ADDESTRAMENTO

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Pubblicato il 18/12/2012

MEDICO MILITARE CON L’ESERCITO IN AFGANISTAN E IN ANTARTIDE


ANTARTIDE: IL MONDO AI CONFINI DEL MONDO
(a cura di Doctor T.)



L’Ufficiale medico dell’EI che ci ha inviato l’articolo seguente ha una lunga esperienza di missioni fuori area, avendo compiuto tre “giri in Afghanistan (Kabul, Herat, Farah). Tra il 2011 e il 2012 ha preso parte alla Spedizione in Antartide in qualità di medico chirurgo della campagna antartica, avendo il compito di tutelare e preservare la salute di tutto il personale logistico e scientifico presente nella base italiana “Mario Zucchelli” e di fornire costante assistenza medica durante le varie fasi operative delle attività di ricerca sul territorio antartico. L’articolo che segue riporta i suoi commenti, annedoti e curiosità sulla esperienza più unica che rara, ed è corredato da alcune fotografie dell’ambiente Antartico.

MILANO- Quando si sente parlare di Antartide, la mente subito corre verso terre diametralmente opposte alle nostre, situate alle latitudini più estreme, tra distese di ghiacci perenni ed affascinanti paesaggi innevati, luoghi in cui venti gelidi e climi inospitali, impediscono lo sviluppo di una qualsivoglia civiltà o società moderna. In generale l’Antartide è idealizzato, immaginato, ma a parte qualche generica reminiscenza scolastica di “deriva dei continenti”, è una terra per i più sconosciuta (al punto che nell’immaginario collettivo è spesso erroneamente collocata al Polo nord); allo stesso tempo, tuttavia, suscita grande curiosità nel pubblico non specialistico, eccezionale interesse nel campo della ricerca, e probabilmente un pizzico di sana invidia nei confronti di chi ha l’opportunità di recarvisi.
E’ proprio in questo contesto che opera la comunità scientifica italiana per conto del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA), la cui attuazione è demandata all’ Ente per le Nuove Tecnologie, l’Energia e l’Ambiente (ENEA), in cooperazione con altri organi competenti nel settore della Ricerca.
Al fianco ed in supporto degli enti di ricerca impegnati in Antartide, le Forze Armate italiane svolgono un determinante ruolo nelle varie fasi di pianificazione di attività, nelle modalità operative e di assistenza logistica e sanitaria, in favore del personale ivi presente ed operante. In qualità di Ufficiale Medico dell’Esercito Italiano, ho avuto l’onore nonchè l’entusiatico piacere, di prestare servizio nel corso della XXVII Spedizione in Antartide, presso la Base Italiana “Mario Zucchelli”, situata sulla costa di Baia Terra Nova, nel Mare di Ross ed attiva ogni anno durante l’estate australe, vale a dire nel periodo compreso tra novembre e febbraio.
Provenendo dal continente temperato, dopo un lungo viaggio di oltre 48 ore, l’impatto con il continente ghiacciato è sicuramente sorprendente già all’arrivo. I velivoli che trasportano personale e merci, infatti, appositamente dotati di slitte al posto delle ruote convenzionali, atterrano e scivolano sul pack, ovvero la superficie congelata del mare antartico. Il clima rigido ed il freddo secco e pungente sono immediatamente percepibili, ma il vestiario in dotazione tra cui tuta antartica, stivali da -70 °C e guanti termici, assolvono egregiamente il compito per cui son deputati, persino per chi come me proviene dalle assolate e calde terre pugliesi.

Le temperature a Baia Terra Nova, mitigate dal sole costante durante le 24 ore, variano da pochi gradi sotto lo zero sino a punte di -10°C. Si riveleranno tuttavia “temperate” se rapportate alle stesse affrontate successivamente nel corso della spedizione. Periodicamente infatti, fornendo assistenza medica in favore di team di ricercatori impegnati in attività di campionamenti e raccolta dati, ho avuto l’opportunità di esplorare svariati siti d’interesse geologico, atmosferico, biologico o microbiologico, in località note come Drigalsky Glacier, Edmonson Point o Inexpressible Island, alcune delle quali particolarmente affascinanti dal punto di vista paesaggistico, ma altrettanto impervie e climaticamente inospitali con picchi sino a -45°C, non c’era da meravigliarsi a quel punto se persino ciglia e sopraciglia andassero incontro a congelamento.
L’Antartide è noto altresì per la sorprendente varietà di pinguini che lo abitano. Località come Cape Washington o Adelii Cove, sono straorinari siti in cui risiedono numerose colonie stanziali di “Pinguini Imperatore” nel primo caso e “Pinguini di Adelia” nel secondo, differenti per dimensioni e sfumature cromatiche.

L’impatto visivo è emozionante: a perdita d’occhio, su uno sfondo bianco candido, sono centinaia, migliaia, decine di migliaia, uno di fianco all’altro per fronteggiare freddo e gelo; impacciati e buffi sul ghiaccio, sfoggiano eccezionali doti da nuotatore una volta in acqua, non si fa in tempo ad ammirarli tutti che il primo è già lì ad un metro che mi osserva, incuriosito dalla mia presenza tanto quanto me dalla sua.
L’Antartide è l’unico continente ancora in gran parte inesplorato. Caratteristiche fisiche, distanza da fonti d’inquinamento ambientale, posizione geografica e pressochè assenza di perturbazioni antropiche, ne fanno uno dei luoghi privilegiati per un’osservazione globale del pianeta, una comprensione delle dinamiche che lo hanno caratterizzato nel passato, ed una proiezione delle dinamiche future. Dall’Antartide infatti, si esporta soltanto conoscenza nei vari settori della ricerca inerenti i fenomeni atmosferici, il magnetismo terrestre, l’evoluzione della crosta terrestre, l’adattameno umano ed animale, la biologia e l’astronomia. L’Antartide è negli ultimi anni divenuto persino meta turistica per coloro i quali provenienti dalle coste di Nuova Zelanda, Tasmania o Argentina, effettuano brevi visite lungo la costa o presso le Basi o i siti consentiti, e se Phileas Fogg impiegò 80 giorni per compiere il giro del mondo, sappiate che al Polo Sud è sufficiente un solo minuto ed in un passo avanti o indietro che sia, sarete soltanto voi a decidere di cambiare ora, giorno e data.

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