ADDESTRAMENTO

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Pubblicato il 01/12/2006

MISSIONE IN GEORGIA, EX REPUBBLICA SOVIETICA

PARMA- Giulio Savina, nostro redattore ed amico, è un Ufficiale in congedo della Folgore. Da anni lavora per conto di istituzioni internazionali. Ha svolto missioni in tutti i paesi caldi del mondo, dall’Afghanistan dove coordinata attività di sminamento, al Medio oriente alle repubbliche ex sovietiche.
E’ stato osservatore OSCE durante le elezioni in Ukraina.

Nel 2006 è stato richiamato per quattro mesi nella Folgore , a Nassiryah, dove ha operato nel nucleo che addestrava i reparti delle’esercito iraqeno.

E’ rientrato da poco dalla Georgia, dove stava addestrando le guardie di confine. Ci ha inviato un articolo che descrive il lavoro della sua organizzazione internazionale ( e quindi anche il suo), in quei posti :


MISSION TO GEORGIA
BORDER MONITORING OPERATION (BMO)
E
TRAINING ASSISTANCE PROGRAMME(TAP)

L’OSCE(Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa)inizia la sua missione in Georgia nel Dicembre 1992 quando in quel paese, da poco tempo divenuto indipendente, scoppiano ribellioni armate in due aree:Sud Ossetia al nord e Abkhazia a ovest(ambedue le ribellioni furono e sonotuttora sostenute finanziariamente e militarmente dai russi).

Nel 1999 su richiesta del Governo georgiano, il mandato dell’OSCE viene esteso a osservare e riportare qualsiasi movimento sia esso motorizzato o appiedato attraverso il confine della Georgia con la Repubblica Cecena della Federazione Russa. Nel 2002 l’osservazione viene estesa anche ai confini della Georgia con le repubbliche dell’Inguscezia e del Dagestan(Federazione Russa). Lo scopo della missione è quello di disinnescare la tensione nell’area e, in questo modo, prevenire conflitti, e altresì assicurare la protezione internazionale dei rifugiati.

In seguito alle incursioni ed ai bombardamenti(disseminazioni di mine a.u. PFM1) aerei eseguiti dai russi lungo i confini georgiani con la Cecenia alla fine degli anni ‘90 circa 6000 Ceceni(donne e bambini in maggioranza), scampati al genocidio,trovano rifugio nella Valle del Pankisi(Georgia),valle in cui mi sono recato più volte per visitare i profughi e per intervistarne uno di loro che mi raccontasse gli ultimi giorni di vita di Antonio RUSSO, il giornalista free-lance di Radio Radicale,ucciso in Georgia il 14 Ottobre del 2000. Dell’intervista parlerò in un prossimo mio articolo.

Il quartier generale dell’ OSCE Mission to Georgia e della BMO sono siti in Tbilisi, il capo della missione è ancora l’ ambasciatore inglese, Roy REEVE, che non si è molto adoperato per una presenza di Italiani nella Missione. Da Tbilisi il capo della BMO(un Irlandese) e i suoi collaboratori (scelti con criteri discutibili) dirigevano e coordinavano l’attività di 185 osservatori distribuiti in 9 basi dislocate lungo i 286 kilometri dei confini da monitorare.

Dal Marzo 2003 al Dicembre 2004, data di inizio della chiusura della BMO, io ed altri cinque colleghi italiani (Ten. Ftr. Davide VALFRE’, Ten. CC Cillian FANI O’BROIN, Ten. CC Filippo DI CARPEGNA, Ten. Lag. Francesco ANNIS, Alp. Alex LUCCHINI) abbiamo partecipato a questa operazione rappresentando degnamente il nostro Paese. In ogni base OSCE erano effettivi sino a 24 BMs.

Un quarto di loro, a rotazione, per una settimana recuperava la “capacità operativa” a Tbilisi o era in permesso , gli altri tre quarti dei BMs passavano un ciclo operativo di 3 settimane presso la base stessa alternandosi in pattuglie di diverso tipo:

1.pattuglie appiedate di 4- 8 ore, a seguito di inserzione via elicottero o jeep presso un posto di osservazione distante dalla base da 3 a… 9 ore di marcia!

2.pattuglie brevi(1 ora) di ricognizione aerea(elicottero).

3.pattuglie di 4 ore di ricognizione terrestre(a piedi o in jeep).

4.pattuglie di osservazione permanente notturne di 12 ore in tenda o shelter.

5.pattuglie di osservazione permanente di 3-4 giorni in tenda.

Ogni pattuglia era composta da 3 BMs accompagnati permanentemente da un medico e scortati da un numero variabile di militari georgiani appartenenti alle Georgian Border Guards. Tra i membri del team veniva nominato un Patrol Leader.

Questi prima di uscire riceveva gli strumenti occorrenti per la navigazione(mappa, bussola, navigatore satellitare Garmin), per l’osservazione notturna e diurna(binocoli normali, I.R., I.L., a rilevazione termica), per la registrazione(videocamere,macchine fotografiche), per le comunicazioni(radio,telefono satellitare,computer portatile), per le segnalazioni(beeper e sonde in caso di valanghe, bandiere OSCE, pistole lanciarazzi), per il pernottamento(tende) e per il sostentamento del personale(razioni K) che esce in servizio.

In ogni base e a rotazione erano sempre presenti un medico e 2 BMs che curavano le comunicazioni con le pattuglie,con i militari addetti alla sicurezza, con gli uffici della BMO a Tiblisi, stilavano rapporti e richieste varie(logistiche in particolare). In base lavoravano ogni giorno un meccanico che si occupava dei fuori strada(UAZ di fabbricazione russa), dei generatori di corrente in dotazione alla base ed una cuoca che cucinava il cibo per i BMOs. Medici, meccanico e cuoca erano lavoratori locali a contratto OSCE. Le rotazioni del personale da e per Tbilisi ed il trasporto di viveri,materiali e mezzi avvenivano con fuori strada o via elicottero se la base era inaccessibile.

Il personale in rotazione a Tbilisi curava i rapporti della base con gli uffici della BMO, si occupava dell’acquisto dei viveri e delle necessità logistiche. Un BM responsabile per la base di appartenenza si recava al meeting-briefing che si teneva ogni settimana presso gli uffici della BMO. Gli uffici della Missione si occupavano invece delle richieste personali dei BMs( anticipi di denaro sulle mensilità , richieste di visite medico-specialistiche, viaggi di andata e ritorno, posta).

D’inverno , a causa dei passi chiusi dalla neve, l’attività della BMO si ridimensionava ed il numero dei BMs effettivi ad ogni base veniva ridotto da 21 ad 8 unità. A Tbilisi i BMs seguivano trainings vari, dal soccorso alpino via elicottero alle abilità diplomatiche, dal trasporto aereo di beni pericolosi all’apprendimento delle lingue straniere(russo e georgiano).
Due anni di operazione hanno ringiovanito la mente ed il corpo di chi vi ha partecipato, come dimostrano le foto operative scattate durante la BMO.

La naturale continuazione della BMO è stato il TAP (Training assistance programme) che iniziato a Maggio del 2005 si è concluso a Luglio di quest’anno. Il numero dei partecipanti si è notevolmente ridotto(30 membri!) ed io sono stato l’unico italiano a parteciparvi, da Febbraio 2006 a Luglio 2006.

Il programma prevedeva la conduzione di corsi addestrativi per i quadri delle Georgian Border Guards, dando enfasi all’addestramento sul campo, in particolare alle attività di lettura delle carte topografiche, l’uso del GPS, le comunicazioni, la conduzione di pattuglie(appiedate e con gli sci, motorizzate, elitrasportate) dedicate all’osservazione ed al monitoraggio, il soccorso ed il recupero di feriti e dispersi nella neve. Al termine delle 3 settimane di corso i partecipanti al corso venivano valutati con tests scritti e prove pratiche. I migliori partecipanti al corso venivano segnalati come tutors mentre gli altri come proficients. Un ufficiale di collegamento georgiano, che spesso parlava solo russo, curava le liste dei partecipanti al corso e provvedeva alle necessità dei militari.

Il momento più operativo era lo scenario finale: la simulazione di soccorso in caso di valanghe di neve. I militari da noi addestrati dovevano dimostrare praticamente come allestire un posto comando in una zona montana ed innevata, provvedere alla distribuzione dei partecipanti in 4 squadre dedite ognuna ad un’attività: la prima ricercava i sepolti dalla neve con i PIEPS(radio ricetrasmittenti), la seconda provvedeva a sondare la neve con i PROBES, la terza provista di pale spalava la neve che seppelliva i manichini, la quarta, dopo il primo soccorso medico, trasportava le “vittime”(vedi foto) al sicuro.

Ad Agosto di quest’anno è iniziato un nuovo programma dell’OSCE che terminerà a Luglio del 2007 stavolta rivolto all’addestramento della Georgian Border Police,il nuovo dipartimento che prenderà il posto dei militari lungo i confini, delicati, tra Georgia e paesi confinanti, in particolare tra Georgia e Repubbliche della Federazione Russa(Inguscezia,Dagestan,Cecenia).

L’Italia attualmente non ha alcun rappresentante impegnato nel nuovo programma e nemmeno nella intera Mission to Georgia, e ciò a detrimento delle professionalità possedute e dimostrate da noi Italiani in ogni ambito internazionale. Sarebbe opportuno che alla sede centrale OSCE di Vienna qualcuno si prendesse a cuore la causa italiana e si adoperasse per l’inserimento di Italiani nella suddetta Missione. Mi rimane comunque la soddisfazione di aver mostrato ai colleghi “seri” stranieri del BMO e del TAP che l’Italiano ha saputo dare prova di professionalità senza certe cadute di stile dimostrate invece da altri colleghi di altri paesi poco o per niente “seri”.

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