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Pubblicato il 10/04/2017

MUGGIO’ : MOSTRA SUI DEPORTATI MILITARI COLLABORAZIONISTI IN AMERICA .ALCUNI ERANO FANTI DI EL ALAMEIN

MUGGIO’- MILANO- “Prigionieri di guerra italiani a Camp Letterkenny-Chambersburg (Pennsylvania) 1944-1945”,è una mostra di foto della seconda guerra organizzata dall’associazione culturale Artè e che sarà inaugurata sabato 22 aprile (fino al 1 maggio) alle 11, presso la Sala Ovale del Comune di Muggiò.

Si tratta di un viaggio che inizia ad El Alamein e racconta la deportazione di tanti prigionieri.
Gli inglesi fecero un numero enorme di prigionieri che la Gran Bretagna, contravvenendo ai trattati di Ginevra, decise di distribuire nel mondo.

Furono 51 mila quelli che finirono negli Usa, tra i quali Mosè Ramazzotti, Alfredo Nobili, Guido Riccardi, Amadio Naboni e Giuseppe Merati, cittadini di Muggiò, destinati a campi di prigionia diversi. Si occupavano di agricoltura, di meccanica, della raccolta del cotone e della manutenzione delle ferrovie, ma dopo l’8 settembre 1943 gli americani proposero ai prigionieri una collaborazione di lavoro: continuavano a vivere nel campo, ma venivano retribuiti in dollari e buoni acquisto per le mansioni svolte, oltre ad avere diritto a 400 grammi di carne al giorno e alla libera uscita sabato e domenica. Tutti quelli di Muggiò furono collaborazionisti insieme al 75-80% degli italiani.

Molti di loro negli Usa avevano anche trovato la fidanzata. Mosè Ramazzotti lavorò come falegname a Letterkenny, contribuendo a realizzare la Chiesa della Pace, oggi monumento nazionale; Alfredo Nobili ballava il tip-tap e alle feste saliva sui tavoli; Guido Riccardi era motorista, risolse problemi di carburazione sui mezzi militari. La fidanzata di Giuseppe Merati venne a Muggiò a riprenderselo, con un abito da sposa in valigia: si sposarono e vissero in Pennsylvania e California.

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