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Pubblicato il 02/12/2013

MUORE UN LEONE DELLA FOLGORE


ROMA
Si è spento oggi il Leone della Folgore
tenente
GIOVANNI PICCINNI


186° Reggimento
6° Battaglione
17ma Compagnia

Classe 1915, pugliese, con una laurea in Giurisprudenza
arrrivò da Sottotenente a Tarquinia nel 1941.
Partecipò alle Battaglie di El Alamein.
Catturato, fu internato come non cooperatore al POW Camp 306.

10 dicembre 1942, Tripoli
da FOLGORE E SI MORIVA di Raffaele Doronzo

…Senti un pò: dice che quando li hanno catturati, i Folgore erano disposti ordinatamente su due fila, ma già da un pezzo avevano reso inutilizzabili fucili e pistole. Gli inglesi, occorre dirlo, senza cattiveria eccessiva, procedono ad una perquisizione e succede che il S. ten. Piccinni della sua compagnia si accorge di avere ancora il pugnale alla cintola. Svelto se lo sgancia e lo getta sulla sabbia. E’ chiaro che l’hanno visto tutti, inglesi e italiani. E così, un marcantonio da due metri si piazza davanti al mingherlino Piccinni e lo guarda come per dirgli: ora t’arrangio io!
Piccinni ha solo un borsello in mano, ci tiene quelle poche cose care a noi tutti, lettere, fotografie…
L’inglese gli fa cenno di consegnarglielo. Non salta fuori, ben conservato, un paracadute ricamato in oro? Pensa tu; Piccinni è forse l’unico in tutta la Folgore che davvero si è levato il paracadute dalla giubba quando siamo partiti dall’Italia, e se lo teneva nel borsello.
L’inglese appare interdetto. Guarda Piccinni e a gesti gli fa capire che chiede se è suo. Mah, sarà che conosce il latino, perché ti tira fuori un «Folgorius?». Il nostro accenna di sì col capo, e allora vedi l’inglesone raccogliere da terra il pugnale e riagganciarlo al cinturone di Piccinni.


I FUNERALI
Mercoledi ORE 10,30 nella Basilica di San Sebastiano fuori le mura (Via Appia Antica n.136)
Per chi volesse inviare un telegramma:
Famiglia Piccinni
Via Madonna di Fatima n.22
00147 Roma

Abbiamo avuto l’onore di inviargli i nostri saluti nel Novembre 2012 tramite tre paracadutisti romani che lo seguivano. Ecco cosa scrivevamo nel Novembre 2012

ROMA- Nell’ambito dell’iniziativa patrocinata da Congedati Folgore e dal Progetto El Alamein, tre soci della Sez. ANPd’I di Roma, Renato Scarinci – Rodrigo Filippani – Simone Romanini, hanno consegnato al Sottotenente Par. Giovanni Piccinni la spilla riproducente il gagliardetto divisionale custodito nel Sacrario di El Alamein.

Il loro rapporto con uno dei pilastri del Paracadutismo italiano è ormai ventennale: lo avevano conosciuto nei primissimi anni ’90, quando Piccinni gestiva il piccolo museo ospitato nei locali della Presidenza Nazionale; spazio che rimaneva aperto anche nei pomeriggi del martedì e giovedì per permettere ai giovani dell’attigua Sezione romana di apprendere la storia del Paracadutismo nazionale, militare e civile, da uno dei suoi principali testimoni e protagonisti.

Piccinni non è stato “solo” uno degli indomiti “Leoni della Folgore”: notevole e fondamentale fu il suo impegno a favore dell’ANPd’I.

Nato il 10/11/1915 a Capurso (Ba), figlio di un magistrato e di una maestra, si trasferiva in giovane età con la famiglia in Toscana, prima a Montepulciano e poi ad Arezzo.

Iscrittosi in seguito presso l’Università di Firenze, diveniva segretario del Guf aretino, conseguiva la laurea in Giurisprudenza, e partiva per il corso allievi ufficiali di complemento svolgendo il servizio di prima nomina nel casertano.

Richiamato in servizio allo scoppio della guerra, faceva domanda per la Regia Scuola di Paracadutismo di Tarquinia, dove, finito il duro corso previsto, si brevettava nel 1941. Seguiva quindi l’epopea della Divisione Folgore in A.S., ricoprendo durante la grande battaglia di El Alamein – in assenza di ufficiali di grado superiore – il ruolo di comandante f.f. della 17^ Cp/6° Btg/186° Rgt Paracadutisti, e finendo internato dopo il 6 novembre 1942 presso il 306 POW Camp, non prima però di aver ricevuto dal nemico l’omaggio del pugnale d’assalto, noto episodio di cavalleria descritto nei libri di Raffaele D’Oronzo.

In ambito associativo, partecipava alla fondazione della Sez. ANPd’I di Firenze, all’organizzazione dei primi Raduni nazionali e, soprattutto, al recupero ed alla riattivazione della testata giornalistica “Folgore” nel 1956 quando, dopo la cessazione delle pubblicazioni nel 1946, correva il rischio di diventare – come spesso ricordava Piccinni – “il giornale di tutti, tranne dei Paracadutisti” (la frase in realtà era un po’ più “colorita”…).

La gestione della rivista associativa ha costituito forse uno dei momenti più belli ed “eroici” della lunga vita di Piccinni, diviso tra lavoro, famiglia ed Associazione: se infatti rischiava costantemente il licenziamento in tronco (il regolamento interno della banca vietava categoricamente l’assunzione di un qualsiasi incarico a carattere pubblico o associativo, anche se in campo privato e senza fini di lucro), veniva spronato dai reduci e nuovi iscritti a continuare le pubblicazione. Riusciva – tra mille difficoltà pratiche e finanziarie – ad adempiere all’onere assuntosi anche grazie all’aiuto della moglie e delle figlie che, ancora in tenera età, partecipavano la sera alla preparazione della spedizione dei pacchi di riviste che raggiungevano così ogni parte d’Italia.

La pubblicazione di “Folgore” portò “a cascata” una serie di conseguenze positive: nel 1960 si riuscì a censire circa 17500 nominativi di paracadutisti presenti sul territorio nazionale (tra reduci, sportivi, alle armi e congedati) ed a tutti venne inviata “una tantum” il giornale associativo, portando gli iscritti all’ANPd’I da 3500 ad 8000.

Sempre attraverso le colonne di “Folgore” veniva l’invito alla costituzione di nuove sezioni e nuclei in Italia e persino all’estero, il collegamento alle similari testate giornalistiche straniere (tra le altre “Para Presse”, “Paras”, “Beret Rouge”, Boina Negra”, “Der Deutsche Fallschirmjaeger”), il rafforzamento dei rapporti tra Associazione e Ministero della Difesa (che acconsentiva a fornire gli elenchi della forza paracadutista in congedo, aumentando così l’anagrafe dei paracadutisti censiti e permettendo successivamente la trasmissione dei nominativi alle Sezioni che provvedevano a contattare ed associare i paracadutisti alle armi e congedati). Importante anche la vendita a costo di fabbrica di materiale di interesse associativo (come stivaletti, baschi, libri, gadgets e quant’altro) nella “bancarella del paracadutista”, il sostegno alla Presidenza Nazionale nell’organizzazione di Assemblee e Raduni, etc.

Molteplici furono anche le iniziative di contorno sponsorizzate da “Folgore”: tra le tante : la campagna volta alla concessione delle Medaglie d’Oro alle bandiere dei Reggimenti della Divisione Folgore, il confezionamento e dono del Medagliere alla Presidenza Nazionale, la fondazione a Firenze del Museo Storico del Paracadutismo (raccolta di documenti fotografie cimeli ed uniformi, trasferito poi a Roma presso la Presidenza Nazionale e parzialmente confluito, una volta dismesso agli inizi degli anni 2000, nel Museo delle Aviotruppe presso il C.A.Par. di Pisa).

Nel 1962 la redazione di “Folgore” veniva spostata a Roma, e tutto il materiale (testata, schedari, macchine, mobili e raccolte stampa) veniva consegnata in maniera definitiva e gratuita da Piccinni alla Presidenza Nazionale, con il solo impegno di non cessare la pubblicazione onde evitare il ripetersi del rischio già corso dal 1946 al 1956. Muto testimone di questa donazione, dovrebbe ancora sopravvivere, negli impolverati sotterranei di via Sforza, un archivio di circa 100.000 targhette metalliche (ordinate in ordine alfabetico e per provincia) corrispondenti all’”anagrafe paracadutistica” completata nel triennio 1960-1962.

Un trasferimento lavorativo a Roma, portava Piccinni ad una collaborazione sempre più stretta con la Presidenza Nazionale, intensificata quasi a livello giornaliero una volta giunto al pensionamento dall’istituto di credito.

Piccinni diveniva così un instancabile factotum, curatore del Museo, ed intimo amico dell’indimenticabile I.P. Giorgio Morandi, vero deus ex macchina della Segreteria Tecnica Nazionale. E tutto questo mantenendo la modestia ed il “basso profilo” che lo hanno sempre caratterizzato (si noti che, per un disguido burocratico, il S.Ten Par. Giovanni Piccinni non ha mai ricevuto la Croce di Guerra di cui sono stati insigniti tutti i combattenti della Divisione Folgore), accontentandosi solo di dare “dietro le quinte” il suo contributo (e quanti lo hanno conosciuto sanno non indifferente) alla crescita ed alla gestione dell’Associazione, nel perpetuare il Ricordo dei Caduti, gli Onori ai Reduci, la testimonianza delle Tradizioni presso le giovani leve del Paracadutismo.

Agli inizi degli anni 2000, Piccinni è stato costretto prima a dilatare e poi a sospendere i suoi impegni associativi per problemi di salute che, complice l’età, si sono aggravati nell’ultimo decennio: la sua forte fibra di combattente lo ha portato ad uscire indenne da una serie di ictus ravvicinati che però lo hanno indebolito nel fisico.

Oggi, a 97 anni compiuti da pochi giorni, passa le sue giornate nella casa di Roma, attorniato dai suoi libri e circondato dall’affetto dei familiari ed, a volte, dei pochi paracadutisti che non lo hanno dimenticato.

Una crudele malattia senile gli impedisce di parlare, ma rimane lucido ed i suoi occhi chiari suppliscono alla parola con lampi e sguardi intensi, accompagnati da luminosi sorrisi che da soli valgono più di mille discorsi.

L’omaggio della spilla coniata da Congedati Folgore per un degno rappresentante di una categoria di Uomini che – citando Nino Arena – hanno sempre anteposto la Nazione all’ideologia, la salvezza del Paese all’interesse personale, il Valore militare alle situazioni di comodo, l’Onore alle soluzioni di compromesso; che disinteressatamente hanno fatto in anticipo il bilancio preventivo del “tutto dare” e “niente avere”; che consapevolmente hanno accettato e non eluso la possibilità dell’estremo sacrificio – sul campo di battaglia e nell’impari lotta contro un avversario oltremisura superiore per mezzi e risorse umane – delle loro giovani vite; che non sono stati spinti da ideali monarchici o repubblicani, ma solo dalla volontà di realizzare il bene ultimo dell’Italia.

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