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Pubblicato il 06/09/2018

“NON C’ENTRO NULLA COL CASO SCIERI”- LA DIFESA DELL’EX CAPORALMAGGIORE PANELLA

sopra: l’ex cm Panella in primo piano con occhiali- foto internet


LA NAZIONE del 6 settembre 2018
CRONACA PISA pag. 7
«Non ho ucciso Emanuele Scieri» L’ex caporale arrestato: «Liberatemi»


Udienza ieri davanti al Riesame. La decisione nei prossimi giorni

«CON LA MORTE di Emanuele Scieri io non c’entro nulla». Lo ha ripetuto davanti ai giudici del tribunale del riesame di Firenze l’ex caporal maggiore Alessandro Panella, arrestato nelle scorse settimane, e ora ai domiciliari, con l’accusa di concorso in omicidio volontario, insieme ad altri due ex commilitoni, indagati per lo stesso reato ma liberi (Luigi Zabara e Andrea Antico), per la morte di Emanuele Scieri, il giovane parà della Folgore morto nella caserma Gamerra di Pisa il 13 agosto 1999, anche se il suo corpo fu ritrovato solo tre giorni dopo. PANELLA ha scelto la formula delle dichiarazioni spontanee consegnate per scritto ai magistrati del Riesame ripetendo le stesse dichiarazioni che aveva fatto al gip pisano, Giulio Cesare Cipolletta, in sede di interrogatorio di garanzia. I suoi difensori, Tiziana Mannocci e Marco Meoli, hanno chiesto la revoca della misura cautelare o, in subordine, l’attenuazione della misura afflittiva. Il pubblico ministero, Sisto Restuccia, ha invece chiesto la conferma della misura cautelare ai domiciliari. Il tribunale del riesame si è riservato e renderà nota la propria decisione nei prossimi giorni. Probabilmente già entro questa settimana. IN SOSTANZA, la difesa ha contestato la ricostruzione della procura affermando l’insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza relativi alle relazioni peritali che convergono su «un’ipotesi di omicidio volontario, in realtà tutta da dimostrare, ma anche di inquinamento probatorio e pericolo di fuga» di Panella, che ha anche la cittadinanza americana e quindi «stava organizzando il suo viaggio di ritorno in California dove vive stabilmente da 10 anni». I legali, inoltre, contestato l’interpretazione delle frasi captate con le intercettazioni ambientali «perché quelle parole vanno analizzate in tutto il contesto e non estrapolate dallo stesso». Infine, Mannocci e Meoli hanno sottolineato che «il deposito delle intercettazioni è avvenuto successivamente all’esecuzione della misura e non prima come avrebbe dovuto essere fatto e che nell’applicazione della misura cautelare non è indicato alcun termine di durato per l’eventuale inquinamento probatorio». Gab. Mas.

Il Tirreno ed.
sezione: PISA data: 6/9/2018 – pag: 15

il giallo della gamerra

L’ex caporale accusato dell’omicidio Scieri
«Ribadisco la mia totale estraneità ai fatti»

Panella ripete ai giudici chiamati a decidere la conferma del suo arresto che la sera del 13 agosto ’99 non era in caserma

Pietro Barghigiani / PISA«Ribadisco la mia totale estraneità ai fatti». Alessandro Panella, agli arresti domiciliari dal primo agosto con l’accusa di omicidio volontario in concorso per la morte del parà Emanuele Scieri nella Gamerra il 13 agosto 1999, ieri mattina ha ribadito la sua innocenza davanti al Tribunale del Riesame di Firenze. Ha preso la parola dopo l’intervento dei suoi difensori, gli avvocati Tiziana Mannocci e Marco Meoli, sollineando quello che ha scritto in un memoriale consegnato ai giudici (presidente Genovese a latere Limongi e Magi). Lui con la fine di Scieri non c’entra niente, ha ribadito nel corso dell’udienza in cui è stato discusso il ricorso dei suoi legali per la revoca dell’arresto. Mannocci e Meoli hanno rilevato l’assenza di gravi indizi di colpevolezza per mantenere la misura cautelare a carico del loro assistito. «Non c’è un pericolo di fuga» è stato il nucleo della loro istanza e anche a livello di materiale probatorio, secondo i legali, non ci sarebbe la possibilità di inquinamento da parte dell’indagato. L’arresto è stato chiesto e ottenuto dalla Procura temendo la fuga del 39enne di Cerveteri che aveva acquistato per il 3 agosto un biglietto di sola andata per San Diego, via Chicago. Il 26 luglio si era avvalso della facoltà di non rispondere davanti al procuratore capo Alessandro Crini e al sostituto Sisto Restuccia. In auto la polizia – squadra mobile e sezione criminalità organizzata di Firenze – aveva messo delle cimici con cui erano state registrate le conversazioni dell’indagato con i familiari. Frasi che per l’accusa avevano un tenore autoaccusatorio. Una su tutte: «Se stavolta riescono a incastrarmi mi sa che ci muoio in carcere».Panella ha spiegato che la sua vita ormai è negli Stati Uniti. Che non voleva scappare, ma solo tornare alla quotidianità di un’esistenza (vive negli Usa da 12 anni) che lo aveva visto studiare e laurearsi in economia negli States oltre a sposarsi – nel frattempo si è separato -, comprare casa e lavorare nel settore alberghiero e delle traduzioni. Da anni ha la doppia cittadinanza e l’ennesima intercettazione in cui dice di voler rinunciare a quella italiana appena rientrato a San Diego non ha giocato a suo favore.Affrontato l’aspetto della fuga ipotizzata dall’accusa, l’ex caporale è entrato nel merito delle contestazioni con una risposta senza sfumature: «Quella sera non ero alla Gamerra, mi trovavo in licenza e non c’entro con la morte di Scieri». Una posizione granitica nel ribadire un distacco dai fatti già espresso in occasione dell’interrogatorio di garanzia con il gip Giulio Cesare Cipolletta. Per gli avvocati Panella non deve stare agli arresti. Se si vuole conciliare l’esigenza delle indagini e la garanzia della persona esistono soluzioni meno invasive. Dall’obbligo di dimora nel comune di residenza alla presentazione in caserma per la firma quotidiana o settimanale. E anche il divieto di espatrio è un’alternativa auspicata.Opposta è stata la lettura dei fatti da parte del pm Restuccia. Non solo ha ripercorso le tappe di un’indagine che poco dopo i fatti venne archiviata. Ma il magistrato ha contestualizzato il clima di terrore vissuto nella Gamerra per il potere, esercitato senza controlli dei vertici, dai “nonni” sulle reclute. L’ipotesi è che i tre indagati (oltre a Panella, Andrea Antico e Luigi Zabara) abbiano preso di mira Scieri il giorno stesso in cui arrivò in caserma, il 13 agosto 1999. La sera fu picchiato e poi costretto a salire sulla scala di asciugatura dei paracadute. Qualcuno con gli scarponi gli fece pressione sulle nocche delle dita fino a farlo cadere da un’altezza di una decina di metri. Quindi il corpo venne coperto da un tavolo. Il pm ha chiesto la conferma degli arresti spiegando quanto «l’indagato sia incline a compiere atti di prevaricazione». Il Tribunale deciderà a breve. —

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