OPINIONI

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Pubblicato il 22/11/2006

OSSERVATORIO : LA MISSIONE “LEONTE”.


OPERAZIONE LEONTE IN LIBANO

Francesco MERLINO

Concludendo nel precedente numero del nostro mensile la presentazione della nuova missione di pace in Libano abbiamo rimandato i nostri lettori ad una successiva occasione per approfondire gli aspetti relativi alle “ regole di ingaggio “ ed anche, in particolare, “ alla dislocazione, la consistenza ed il tipo di forze schierate da parte dell’Esercito italiano”.

Ora, mentre di seguito ci sarà possibile scendere nei dettagli per quanto attiene questi ultimi aspetti, ci sarà invece possibile solo in parte entrare nel merito appunto delle regole di ingaggio. Infatti – consultato l’Ufficio Pubblica Informazione dello Stato Maggiore della Difesa, che cortesemente ci ha consentito l’accesso agli elementi di riferimento necessari per la stesura di questo articolo, fornendoci la situazione aggiornata alla data del 23 ottobre 2006 – si è dovuto prendere atto che queste regole non possono essere assolutamente divulgate perché la loro conoscenza andrebbe ad incidere pesantemente sulla sicurezza dei militari sul terreno. Non sarà quindi possibile mantenere l’impegno preso, almeno per questo aspetto.

Ci scusiamo quindi con i lettori per essere stati allora poco avveduti ma non ci esimiamo dal porre un interrogativo: se queste regole hanno lo scopo di dettare i comportamenti sul terreno di operazione dei Comandanti ai minori livelli e persino dei singoli combattenti, e quindi dovranno essere sicuramente loro note, come sarà possibile tenerle poi segrete quando diecine di migliaia di uomini, ripetutamente e per lunghi periodi, ne avranno avuto conoscenza? Ci pare proprio il classico italico esempio di “ segreto di Pulcinella “.

Infatti il giornale spagnolo “ El Pais “ ha già ottenuto dagli uomini del contingente del suo Paese in Libano le nuove regole e ne ha puntualmente pubblicato le parti essenziali. Sembra che esse modifichino profondamente in particolare gli aspetti relativi alle condizioni di “autodifesa “ concesse ai “ caschi blu “ e questo per la prima volta nelle missioni ONU. Enzo Jacchia, responsabile del Centro di Studi Strategici italiano commentando, a seguito della cennata pubblicazione, ha scritto: “ nessuna sorpresa, quindi, se diventerà di pubblico dominio che i “ caschi blu “ possono usare forza letale e sparare per primi se hanno notizia di essere oggetto di un attacco imminente. Ancor meno dovremo sorprenderci se l’Esercito libanese non sarà in grado di disarmare individui o gruppi armati e dovranno farlo i soldati dell’ONU, con una conseguente escalation le cui conseguenze sono immaginabili.

Alla …….faccia …….della “ missione di pace “ , perché queste notizie che cominciano a venire a galla sul contenuto delle regole di ingaggio ci riportano ad una non auspicabile diversa realtà. Il secondo impegno riguardava la dislocazione, la consistenza, ed il tipo di forze militari italiane impegnate nella missione che, per la parte nazionale, ha assunto la denominazione di “ Leonte “ ( dall’antico nome del fiume Litani, quello che stabilisce una specie di secondo confine tra Libano ed Israele ).

Dunque, come già scritto, una componente dell’Aviazione dell’Esercito (53 militari), costituita da 4 elicotteri AB 205 di stanza a Naqoura, sede del Comando UNIFIL ( United Nations Interim Force in Lebanon ) a guida francese, svolge da tempo ( 1978 ) compiti d’evacuazione sanitaria, ricognizione, ricerca e soccorso e collegamento tra il Quartier Generale UNIFIL e le unità operative dipendenti. L’Italia, allo scopo di contribuire all’incremento del pacchetto di forze a disposizione di UNIFIL per l’assolvimento dei compiti assegnati, in accordo alla Risoluzione n. 1701 (2006), e al conseguimento degli obiettivi e finalità stabiliti dalle Nazioni Unite per prevenire la ripresa delle ostilità e ristabilire una situazione di pace e sicurezza nel Libano meridionale, partecipa con un proprio contingente militare alla missione internazionale sotto egida ONU, recentemente lanciata.

Questa missione italiana è denominata “ Operazione Leonte ” e ad essa sono autorizzati a partecipare dal Governo italiano ( vds articolo riportato nel precedente numero ) 2.496 militari per settembre e ottobre 2006, 2.680 militari per novembre 2006 e 2.450 per dicembre 2006. In tale ambito, è stata costituita una Joint Amphibious Task Force – Lebanon ( JATF-L ) articolata su un Gruppo Navale ed una Joint Landing Force – Lebanon ( JLF-L ) dispiegata in teatro, nel ruolo di Early Entry Force ( EEF ), per il rinforzo del contingente UNIFIL e dare avvio alle necessarie attività organizzative per la ricezione di successive Follow On Forces ( FOF ) con il ruolo di forza di stabilizzazione e implementazione del mandato delle Nazioni Unite.

La componente navale nazionale della JATF-L ( circa 1500 militari ), al comando dell’Ammiraglio di Divisione Giuseppe De Giorgi, è attualmente composta dalla Portaeromobili “Garibaldi”, dalla nave da sbarco “San Marco” e dalla corvetta “Fenice”. Il 2 e 3 agosto la JLF-L è sbarcata presso la spiaggia di Tiro ed il porto di Naqoura e successivamente si è insediata presso la base UNIFIL di Jebel Marun. La JLF-L, composta da circa 1.000 militari al comando del Contrammiraglio Claudio Confessore, vede la partecipazione di personale appartenente al Reggimento “San Marco” della Marina Militare, al Reggimento lagunari “Serenissima” ed unità di supporto ( NBC, genio, ecc. ) dell’Esercito, del plotone di Polizia Militare dei Carabinieri stanziati presso la base Tibnin ( sede del Comando e futura sede del Comando del settore ovest ), di Ma’Araka e di Al Hinniyah. E’ in via di definizione la fisionomia della successiva più ampia FOF che subentrerà nei prossimi mesi all’attuale contingente.

La Brigata “ Pozzuolo del Friuli “ sembra al momento essere l’unità di più probabile futuro impiego sul terreno e, come ha lasciato intendere nei giorni scorsi a Livorno il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, anche la “ Folgore ” sarà della partita. A seguito della rimozione da parte delle autorità israeliane del blocco navale imposto di fronte alle coste libanesi, ed in esito ad una specifica richiesta avanzata dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, il Governo italiano ha approvato l’impiego del Gruppo Navale italiano per contribuire alla costituzione di una “Maritime Task Force” ( MTF ) ad “interim” in supporto alla Marina libanese per il controllo delle acque territoriali.

Dall’8 settembre 2006 l’Italia ha quindi assunto il ruolo di Lead Nation nell’attività di controllo/sorveglianza del traffico mercantile diretto verso le acque territoriali libanesi. Tale attività di riporto/segnalazione di naviglio non identificato/sospetto viene svolta tenendo conto della lista dei mercantili diretti in Libano ( fornita su base giornaliera dalle Autorità della Marina libanese ) al di fuori delle acque territoriali e del sovrastante spazio aereo e vede la partecipazione anche di unità francesi, britanniche e greche.

Allo scopo di mantenere un collegamento costante con i competenti comandi libanesi è stata, inoltre, costituita presso il Quartier Generale di UNIFIL a Naqoura, una “Naval Operation Cell” ( NOC ). Infine, per quanto attiene il contributo italiano, presso il Dipartimento per le Operazioni di Peace-Keeping ( Department of Peacekeeping Operations – DPKO ) dell’ONU a New York, su decisione del Segretario Generale delle Nazioni Unite, è stata istituita una Cellula di Direzione Strategica ( Military Strategic Cell – MSC ) della Missione UNIFIL con funzioni di interfaccia tra il Comandante di UNIFIL ( al momento il Generale francese Pellegrini ) ed il responsabile del Dipartimento.

Attualmente il Direttore della Cellula Militare Strategica è il Generale di Corpo d’Armata italiano Giovanni Ridinò. Il 29 agosto 2006, al termine delle operazioni di imbarco dei materiali e degli assetti del Reggimento “San Marco”, del Reggimento lagunari “Serenissima”, delle unità di supporto ( NBC, genio, ecc. ) dell’Esercito e del plotone di Polizia Militare dei Carabinieri, è partito dall’Italia il Gruppo Anfibio Interforze ( JATF-L ) al Comando dell’Ammiraglio di Divisione De Giorgi. La JATF-L, composta dalla Portaeromobili “ Garibaldi “, dalle navi da sbarco “San Giusto”, “San Giorgio” e “San Marco” e dalla Corvetta “Fenice”, oltre ad assetti aerei organici ( quindi anche gli elicotteri di diverso tipo e gli aerei a decollo verticale “ harriers “ imbarcati sulla “ Garibaldi “ e in dotazione alla Marina Militare ), ha portato a termine, nei giorni 2 e 3 settembre 2006, lo sbarco della JLF-L presso la spiaggia di Tiro ed il porto di Naqoura. Dal 14 settembre 2006 nave “ San Giorgio “ è stata distaccata dalla JATF-L per il successivo rientro in Patria. Il 18 settembre 2006 è stato completato il trasferimento degli assetti della JLF-L e del Comando della stessa nella Base di Tibnin ( futura sede del Comando del Settore Ovest ).

Dal 19 settembre 2006 nave “ San Giusto “ è stata distaccata per il successivo rientro in Patria. Il 7 ottobre 2006 nave “ Fenice” è stata avvicendata dalla fregata “Espero”. . Come si evince chiaramente si tratta di un dispiegamento per ora incompleto e che si sta progressivamente effettuando in tempi apparentemente lenti e con modalità assolutamente prudenti e perfino meticolose a conferma che è palese la consapevolezza che l’impegno si configura lungo e difficile e rischioso tanto da richiedere la massima attenzione fin dalle sue fasi iniziali. Va comunque positivamente evidenziato come, fin da queste prime fasi, le parti in contrapposizione, avendo cessato di fatto le attività belliche, stiano dimostrando di accettare la risoluzione dell’ONU per la cui esecuzione è in corso la dislocazione sul territorio delle Forze militari internazionali di UNIFIL.

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