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Pubblicato il 15/06/2018

PARACADUTISTA DELLA FOLGORE PASSATO IN POLIZIA SALVA UNA ANZIANA BLOCCATA DALL’ACQUA NEL SOTTOPASSO

SIMONE CINGOLANI,PER 6 ANNI PARACADUTISTA DELLA FOLGORE ( primo a destra nella foto, ndr) POI TRANSITATO ALLA POLIZIA HA SALVATO INSIEME AI COLLEGHI UNA SIGNORA INTRAPPOLATA IN AUTO IN UN SOTTOPASSO


ANCONA- Due persone , nel pomeriggio di ieri, sono rimaste intrappolate dentro un’auto sommersa quasi per intero, in un sottopassaggio allagato.
Sono intervenute tre volanti della polizia. Un agente , vista la situazione, è entrato in acqua per verificare se ci fossero persone all’interno.

Lasciamo parlare Simone ed i suoi colleghi :

“Ho visto le dita delle mani che spuntavano da una piccola fessura del finestrino abbassato e ho capito che la situazione era davvero grave. Ci siamo immersi perché l’acqua era arrivata al limite”. Il vice ispettore Benedetto Fanesi, 40 anni, capoturno delle volanti, racconta così il salvataggio delle due donne bloccate nell’auto sommersa dall’acqua in un sottopasso, durante il nubifragio che ha colpito la periferia di Ancona. Insieme ai colleghi, l’assistente capo Pietro Golia, 42 anni, pugliese, gli assistenti Marco Cropo (siciliano, 37 anni) e Diego Ravarelli (34 anni, di Ancona), gli agenti scelti Simone Cingolani (33 anni, di Ancona) e Andrea Fioretti (33 anni, di Morro d’Alba), ha salvato le due donne a bordo, madre e figlia, dall’annegamento. ”

Simone Cingolani:
«Nel primo tratto riuscivo a camminare, con l’acqua all’ombelico; poi andava giù di netto e iniziavano i vortici dai tombini che risucchiavano acqua, pure intasati com’erano. Non era uno stagno, non avevo stabilità. Arrivato all’auto ho intravisto il seggiolino di un neonato sul sedile posteriore. Il vetro era appannato, l’ho spaccato con lo sfollagente e per fortuna non c’erano bambini. C’erano invece le due donne aggrappate per tenere il viso in alto, attaccato al tettuccio per prendere boccate d’aria: ne era rimasta pochissima».
Si era portato lo sfollagente?
«È l’unica cosa che ho portato. Se devo rompere il lunotto, ho pensato, può servirmi. Ho sganciato il cinturone con l’arma, le manette, la torcia… Ho riposto tutto in sicurezza nell’auto, ho preso le chiavi e lo sfollagente e sono entrato in acqua».
«Le portiere erano chiuse dall’interno. Ho spaccato subito il finestrino posteriore e ho visto che non c’erano bambini, poi ho passato la mano e ho tirato su il blocco della portiera davanti».
Avevano le labbra viola perché l’acqua era gelida, e nessuna diceva una parola. Dal lato passeggero, da cui siamo arrivati, c’era la donna anziana. L’abbiamo tirata giù per prima. È stato più difficile con la figlia, ancorata al volante per la paura. Era un corpo a peso morto, temeva di annegare e non riusciva ad affidarsi, era completamente bloccata. L’abbiamo trascinata a forza. Un signore che abita lì vicino ci ha dato asciugamani per coprirle. Non erano in loro, rifiutavano persino le cure. Chiamavi i soccorsi e la figlia diceva: ” No, no, vado a casa… Porto a casa mamma”».
Sono riuscite a ringraziarvi?
«Un grazie e un sorriso. Va bene così: siamo un turno affiatato, eravamo tre volanti e nessuno si è tirato indietro. Tutti hanno fatto la loro parte, e anche più».


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