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Pubblicato il 09/04/2018

POMEZIA: VOLEVANO VENDERE SISTEMI ANTI DRONE IN MEDIO ORIENTE. ARRESTATI.

Due persone sono state messe ai domiciliari in stato di arresto on l’accusa di produzione ed esportazione non autorizzata di materiale di armamento. Si tratta di un ingegnere svizzero e un imprenditore romano: 5 loro collaboratori sono stati denunciati dalla guardia di finanza. Le indagini delle fiamme gialle della compagnia di Pomezia è coordinata dalla Procura di Velletri.

Il gruppo aveva realizzato un sistema di puntamento e inibizione al volo dei veicoli a pilotaggio remoto attraverso l’uso di una serie di radiofrequenze vietate. Il cosiddetto cacciatore di droni (drone ranger, la foto ne riproduce uno “legale”, ndr), prima di essere esportato all’estero e venduto soprattutto ai Paesi del Medio Oriente, sarebbe dovuto essere testato in Spagna, vicino Madrid. Nessuna richiesta di autorizzazioen era stata presentata al ministero degli Esteri. I clienti erano le forze armate dei Paesi Medio Orientali, con cui erano già stati firmati contratti per circa 3 milioni e 600mila euro per la fornitura di 4 anti-drone. L’operazione ha consentito di interrompere due accordi ancora da definire per la copertura di aree strategiche e bloccare una attività di vendita che sarebbe rapidamente gunta a 36 milioni di euro, se le trattative in corso si fossero concluse tutte.
I finanzieri hanno inoltre scoperto contatti con istituti di credito e multinazionali che avrebbero dovuto concedere le fideiussioni per stipulare contratti in campo militare.
Sequestrati, infine, droni, fucili anti drone e materiale per gli apparati radar inibitori del volo. Soto;: uno dei sistemi legali di cattura o abbattimento dei droni


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