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Pubblicato il 21/08/2014

POZZUOLI: L’ ACCADEMIA DEI PILOTI DELL’AERONAUTICA IN LUTTO



Le quattro vittime si erano formate qui e tutti le conoscevano. La Valentini tornava spesso

Nello Mazzone
Pozzuoli. Il Tricolore a mezz’asta e listato a lutto sventola mesto sul Tornado, piazzato all’ingresso dell’Accademia Aeronautica di Pozzuoli. È il tributo ai quattro piloti militari che si sono scontrati nei cieli dell’Appennino e che sono stati allievi della prestigiosa accademia militare che in novant’anni ha formato, tra gli altri, anche l’astronauta Luca Parmitano e decine di capi di Stato maggiore dell’Arma azzurra.

I capitani navigatori Mariangela Valentini, Giuseppe Palminteri e Paolo Piero Franzese, insieme al capitano Alessandro Dotto avevano frequentato da allievi cadetti le aule che dominano la collina di Pozzuoli, a picco sul golfo.

Alessandro Dotto, il più giovane dei quattro, aveva partecipato al corso Drago V nel 2003, mentre Mariangela Valentini era stata tra le prime donne ad arruolarsi, nel corso Borea V del 2001, due anni dopo la decisione dell’allora premier Massimo D’Alema di aprire anche alle donne la carriera militare. Palminteri e Franzese sono stati, invece, compagni nello stesso corso Zodiaco IV del 1999: si sono conosciuti durante le durissime selezioni che ogni anno si svolgono ai primi di settembre per scegliere i magnifici 70.

In lizza tra gli oltre cinquemila giovani che ogni anno fanno richiesta di accedere alla formazione universitaria gestita dall’Aeronautica in collaborazione con la Federico II di Napoli e altri atenei italiani. E la notizia della tragedia dei cieli è stata accolta con dolore e commozione tra i dipendenti militari e civili della struttura inaugurata nel 1962, dall’allora Capo dello Stato Antonio Segni. Don Salvatore, il cappellano militare che tutti da queste parti chiamano in senso affettuoso «Don Sà», si è raccolto in preghiera appena appresa la notizia.

I cadetti, invece, sono tutti in vacanza in attesa della riapertura ufficiale dei corsi.

«Tristezza e cordoglio» è il messaggio del comandante Ferdinando Giancotti che trapela dallo strettissimo riserbo tenuto dall’Accademia. Ma sono in molti a ricordarsi di Giuseppe, Paolo, Alessandro e soprattutto Mariangela: il capitano Valentini, dopo la fase di formazione universitaria, era tornata a Pozzuoli come ufficiale di inquadramento e aveva accompagnato nel marzo dello scorso anno i cadetti nel giorno del solenne giuramento in piazza del Plebiscito.

E in tanti hanno voluto inviare il loro messaggio di vicinanza, di cordoglio, di mestizia. Ma anche di flebile speranza per la sorte dei due piloti dispersi e non ancora identificati. La pagina Facebook ufficiale aperta dall’Aeronautica militare è diventata una sorta di Spoon River dei sentimenti. Messaggi multimediali firmati da ex cadetti, piloti militari in attività, colleghi di lavoro. Ma anche amici e anonimi cittadini che hanno voluto esprimere la loro vicinanza alle forze armate del Paese e all’Aeronautica in particolare. E a scorrere quei 500 e passa messaggi postati sulla bacheca ufficiale si ha il senso della mestizia. «Trovo non poche difficoltà nel cercare di esprimermi a causa del dolore che provo e delle lacrime che sto versando – scrive Simone, compagno di corso di Paolo Franzese – Anche se nutro ancora la speranza che vengano trovati vivi il capitano Dotto e il navigatore Palminteri, va tutta la mia solidarietà a te, capitano pilota Paolo Franzese. La tua perdita è la perdita di chi, nella sua normalità, può essere considerato un vero eroe italiano. È il mio cuore il paese più straziato». «Forza cari colleghi, dai che vi troviamo sani e salvi», hanno scritto invece Stefano Schisano e Alfonso e Vittoria Maione. Dalle valli bresciane al Belice è un rosario di dolore. «Siete Diavoli Rossi e i diavoli rossi tornano sempre a volare», scrive Marco Nobile riferendosi allo Stormo bresciano nel quale era di stanza il capitano Mariangela Valentini, mentre dalla Sicilia, Luca Pulvirenti si stringe alla famiglia dell’Aeronautica militare italiana per la tragedia. Tra i messaggi c’è anche chi si chiede come mai non sia stato possibile localizzare subito i resti dei due velivoli. E c’è pure chi polemizza sulla presunta dotazione «obsoleta» dei sistemi di localizzazione dei Tornado, come il pilota Dario Cucè, mentre Luigi Mitarotonda solleva dubbi sulla efficienza e affidabilità dei sistemi di geolocalizzazione di emergenza, segnalando il caso dei piloti degli F16 di Aviano che porterebbero «con sé il loro telefono cellulare chiuso in una busta ermetica».
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