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Pubblicato il 27/08/2014

QUANDO FRANCESCO BARACCA “REGALO'” IL CAVALLINO RAMPANTE ALLA FERRARI

PARMA- A villa Opicina ha sede il Reggimento Piemonte cavallera, comandato dal colonnello Alessandro Scano. I cavalieri portano al collo un fazzoletto rosso al cui centro compare la sagoma di un cavallino bianco rampante;la storia del simbolo della scuderia di Maranello si intreccia a doppio filo con quella del “Piemonte”. Il marchio arrivò sulle Rosse attraverso la famiglia del maggiore Francesco Baracca. Nato il 9 maggio 1888 a Lugo di Romagna, l’Asso degli assi fu ammesso nel 1907 all’Accademia militare di Modena. Uscitone come sottotenente dell’Arma di Cavalleria del Regio Esercito, nel 1909 frequentò il corso di specializzazione alla Scuola di Cavalleria di Pinerolo e l’anno successivo venne assegnato proprio al 2° Reggimento “Piemonte Reale Cavalleria”. Nel 1912 passò in aviazione (che allora era parte dell’esercito) diventando poi il personaggio italiano più famoso della Prima guerra mondiale. In onore del 2° Reggimento “Piemonte Reale Cavalleria”, Baracca fece dipingere sulla fiancata del suo aereo una nuvola bianca con all’interno un cavallino rampante. Inizialmente si dice fosse rosso, ma successivamente divenne nero. Prima d’essere abbattuto il 19 giugno 1918 sul Montello, l’Asso dei cieli risolse in suo favore 34 battaglie aeree (la prima delle quali fu a Medeuzza il 7 aprile 1916). Cinque anni dopo la sua morte, Enzo Ferrari vinse il primo Circuito del Savio alla guida di un’Alfa Romeo RL-Targa Florio. Nell’occasione incontrò Enrico Baracca, padre di Francesco. Successivamente la madre dell’aviatore, la contessa Paolina Biancoli, un giorno gli disse: «Ferrari, metta sulle sue macchine il cavallino rampante del mio figliolo. Le porterà fortuna». L’ingegnere accettò l’invito e la fortuna non mancò di certo, ma se da un lato mantenne per lo stallone il colore nero, dall’altro, decise di aggiungere il fondo giallo canarino simbolo di Modena. Per il cavallino rampante del “Piemonte” quella non fu l’unica incursione nel mondo dei motori. Lo stesso disegno venne adottato tra il 1956 e il 1961 anche dalla Ducati. Il marchio fu scelto dal progettista Fabio Taglioni, perché, come Baracca, anche lui era nato a Lugo di Romagna. Tralasciando il Museo storico militare di Palmanova che la Brigata Pozzuolo potrebbe a breve cedere all’amministrazione comunale della città stellata, va ricordato che a Udine il Terzo Genio guastatori ha allestito all’interno della caserma “Berghinz” un piccolo museo con la storia del reparto. Nelle sale sono conservati cimeli unici di cui il luogotenente Antonio Pitere, curatore e direttore, va orgoglioso. Su tutti ci sono quelli appartenuti a Paolo Caccia Dominioni. Oltre alla copia fedele del suo diario privato, le bacheche espongono diversi suoi manoscritti e disegni originali, ma anche sue cartoline ed il tascapane utilizzato in Africa. Dal deserto libico arriva anche l’asta della bandiera che l’ufficiale aveva nascosto nella sabbia prima di rientrare in Italia. Lui stesso l’aveva recuperata anni più tardi quando tornò in Africa alla ricerca dei morti i cui resti vennero poi composti nel mausoleo di El Alamein. A differenza di quanto si possa pensare, non si tratta di cimeli invisibili. Nei mesi scorsi il colonnello Domenico De Caprio ha siglato un accordo con la Provincia di Udine per inserire il museo nel circuito dei luoghi dedicati a Centenario della Grande guerra. (info per l’accesso: 0432/231584).

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