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Pubblicato il 04/07/2018

RASSEGNA STAMPA -A VIPITENO MILITARE CONDANNATO PER TRUFFA AGGRAVATA –

cortesia ALTO ADIGE del 4 Luglio 2018

BOLZANO. Era accusato di aver tratto in inganno l’amministrazione militare per circa due anni lamentando dolori invalidanti a seguito di un’ernia (in realtà molto meno grave di quanto segnalato) con conseguente sindrome depressiva. Il conto emesso dalla Corte dei Conti di Bolzano per danno patrimoniale diretto e conseguenze danno di immagine per le Forze Armate, è salato. Un ex caporalmaggiore degli alpini, al tempo dei fatti in servizio presso il quinto reggimento di Vipiteno è stato condannato a pagare complessivamente 59 mila euro (a cui andranno aggiunti rivalutazione monetaria e spese di giustizia). Il caso fu clamoroso in quanto il militare, originario di Catanzaro, durante un periodo di malattia e di assenza dal servizio per problemi fisici, venne seguito, filmato e fotografato dai carabinieri mentre effettuava lavori per terzi sollevando e trasportando pesi anche rilevanti che mai avrebbero potuto essere compatibili con il presunto dolore patito.

Sotto il profilo penale il militare era già stato condannato con sentenza definitiva (truffa militare pluriaggravata per simulazione di infermità) ad un anno e sei mesi di reclusione (diventata irrevocabile nel marzo di due anni fa) con condizionale subordinata alla prestazione di 200 ore di attività professionale non retribuita a favore della collettività. Ora, come detto, è arrivato il conto anche della magistratura contabile.

A dire il vero le pretese della Procura presso la Corte dei Conti erano state ben più severe dato che la richiesta risarcitoria nei confronti del militare era stata di 126.676 euro. Una somma conseguenza di una doppia valutazione monetaria da parte della Procura contabile: in primis la quantificazione di circa due anni di stipendi percepiti dal caporalmaggiore che aveva documentato la presunta malattia (ernia discale e sindrome depressiva) presentando qualcosa come 39 certificati medici (rilasciati tra il 29 ottobre 2012 ed il 16 maggio 2014) che attestavano l’impossibilità di prestare servizio a seguito del dolore avvertito. La sensibile riduzione della condanna è da mettere in relazione ad una riparametrazione dei periodi di assenza contestabili e dei relativi stipendi incassati. In sentenza la Corte rileva una “ricostruzione imperfetta dei dati probatori” da parte della Procura e quantifica il danno erariale determinato dall’erogazione di stipendi non dovuti nel limite di 42.339,94 euro (a fronte degli oltre 90 mila euro contestati dalla Procura).

In relazione al danno di immagine arrecato alle Forze Armate, i giudici in sentenza rilevano che dagli atti del procedimento “deriva con tutta evidenza la sussistenza del danno all’immagine che ha determinato un vulnus alla considerazione che i cittadini amministrati ripongono sull’operato degli appartenenti alle Forze Armate, con inevitabili ripercussioni sul senso di fiducia nelle istituzioni e sull’efficienza e sull’efficacia dell’azione amministrativa”. In via equitativa in sentenza i giudici quantificano il danno all’immagine nel limite del 40 per cento del danno patrimoniale diretto provocato dal militare “abitualmente dedito – si legge in sentenza – ad una condotta illecita e truffaldina”. Il danno all’immagine delle Forse Armate è stato dunque quantificato in 16.935 euro per una condanna risarcitoria totale a 59.274,94 euro.

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