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Pubblicato il 21/10/2018

RASSEGNA STAMPA CASO SCIERI : L’EX CM PANELLA RIMANE AI DOMICILIARI- LE PROVE CONTRO DI LUI

Il Tirreno ed.
sezione: PISA data: 21/10/2018 – pag: 16

«Può inquinare le prove e c’è il rischio di fuga»
l’ex caporale dei parà deve restare agli arresti

Delitto Scieri: in 22 pagine le motivazioni con le quali il Tribunale del Riesame spiega perché l’uomo non può tornare in libertà

PIETRO BARGHIGIANISolidi e gravi indizi di colpevolezza. Non solo per l’attendibilità del teste, ritenuto genuino nelle sue dichiarazioni agli inquirenti e anche quando parla con la madre nella stanza della Procura inconsapevole di essere intercettato. E ci sono in un’evidenza solare anche il rischio di inquinamento delle prove acquisite e il pericolo di fuga. Il Tribunale del Riesame in ventidue pagine spiega perché Alessandro Panella, 39 anni, dal primo agosto agli arresti domiciliari a Cerveteri, non deve tornare in libertà. Può condizionare altri testi e occultare prove. E, soprattutto, da cittadino americano, può tornare nel suo Paese e rinunciare alla nazionalità italiana, come ha anticipato in una delle tante conversazioni agli atti.Nelle motivazioni dell’ordinanza con cui viene respinto il ricorso dei difensori dell’ex caporale dei parà, accusato di aver ucciso con due commilitoni Emanuele Scieri, il 13 agosto 1999, i giudici sottolineano tutti i passaggi che, sia pure ancora nella fase preliminare, diventano elementi solidi nel giustificare la misura cautelare. Intercettato dopo la perquisizione e il sequestro degli anfibi con cui avrebbe preso a calci Scieri nella caserma Gamerra, Panella in attesa dell’interrogatorio in Procura il 26 luglio scorso si confida con i familiari: “Se riesco a usci’, non me rivedono più!”. E ancora, un’altra intercettazione “colpevolista” secondo la lettura del Riesame: “Eh, ma su sta cosa mi sa che ce moro in galera, se davvero riescono ad incastramme…”. I legali Tiziana Mannocci e Marco Meoli una volta lette le motivazioni valuteranno se presentare o meno il ricorso in Cassazione.Sui gravi indizi di colpevolezza, il Riesame non prende per buono solo il lavoro della squadra mobile di Firenze coordinata dal procuratore capo Alessandro Crini e dal sostituto Sisto Restuccia. L’architrave delle accuse è un ex parà che per le angherie subite anche per mano dello stesso Panella tentò due volte il suicidio. La fidanzata all’epoca andò dai carabinieri a raccontare la storia. Si tratta di un trentanovenne romano che da anni vive all’estero. È lui il superteste che la notte del 13 agosto vede i tre indagati (oltre a Panella, Andrea Antico e Luigi Zabara) in caserma. Poco prima avrebbero picchiato Scieri, arrivato il giorno stesso, nell’area del casermaggio per poi costringerlo a salire sulla torre di asciugatura. Poi la caduta, indotta dalla pressione degli scarponi sulle nocche delle mani, e l’abbandono del corpo, coperto con un tavolo. Poco prima delle 14 del 16 agosto il rinvenimento del cadavere. Panella si è sempre difeso sostenendo che lui il 13 non era alla Gamerra. Era in licenza. Il superteste la sera del 13, invece, dice di averlo visto e racconta che tre riferivano di “aver esagerato”, di “averla fatta grossa”, di “non sapere come giustificarsi con il colonnello”, che “qualcuno è caduto”. Sottolinea il riesame: «Tali frasi, pronunciate immediatamente dopo la morte dello Scieri e due giorni prima del rinvenimento del suo corpo, costituiscono la prova evidente del coinvolgimento diretto di Panella e degli altri due soggetti nella morte del militare, del quale in quel momento e sino al 16 agosto 1999 si ignorava la fine e le circostanze della sua assenza in caserma e della morte. Il teste ha poi descritto la grande agitazione che pervadeva il terzetto nel corso di quella notte (“rammento che sudavano freddo. Rammento che parlottavano tra loro”), durante la quale il teste non ricorda che i tre si fossero mai messi a letto: “All’inizio parlavano nei corridoi tra le brande e poi si sono appartati in bagno evidentemente per parlare meglio e in modo più riservato, erano in uno stato di agitazione in cui non li avevo mai visti. Sembrava proprio che non sapessero gestire la situazione da loro creata. Quando si resero conto che io avevo capito che qualcosa era successo, nel dirmi che dovevo farmi i cazzi miei mi fecero anche il gesto di stare zitto e subito il Panella mi disse anche: Guarda che se parli ti ammazzo”». Il giorno dopo li sente ancora parlare tra loro. I tre dicevano che era c’era stata una caduta e uno dire al Panella: “Stavolta hai esagerato”. L’alibi di Panella, «non ero in caserma il 13», viene smentito dai giudici con le sue stesse parole. In un’intercettazione ai genitori che attribuivano il decesso di Scieri il 16 agosto, data in cui il figlio si trovava a Rimini, Panella ribatte testualmente: “No, perché dicono che è successo il tredici, quando io ancora ce stavo…”. L’inquinamento delle prove per il Riesame arriva dalla sparizione degli anfibi del 1999. Una settimana prima della perquisizione li butta. Ne compra altri. E quelli vengono sequestrati. Rassicura il fratello che si mostra soddisfatto: “Che culo. C ‘è scritto che è stato preso a calci.., mica l’hai preso a bascate…”). Una conversazione che «fa comprendere come questi fosse pienamente a conoscenza della condotta delittuosa tenuta dal Panella». Infine, il pericolo di fuga. L’articolo de Il Tirreno sulla proroga delle indagini e l’invio della relazione parlamentare con i nomi dei caporali violenti mette in agitazione Alessandro Panella. Il 20 luglio compra un biglietto per gli Stati Uniti con partenza da Fiumicino il 3 agosto, il 26 va in Procura e fa scena muta. «La ferma volontà esternata da Panella di lasciare l’Italia e di rendere arduo, se non impossibile, un suo rintraccio al fine dell’estradizione lo si evince chiaramente dalla conversazione nel corso della quale dichiara che appena arrivato negli Stati Uniti attiverà la procedura finalizzata alla rinuncia alla cittadinanza italiana, in modo che, divenendo unicamente cittadino americano, sarebbe immune da eventuali richieste dell’autorità giudiziaria italiana». Lo arrestano il primo agosto. E per il Tribunale del Riesame deve ancora stare ai domiciliari

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