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Pubblicato il 18/04/2018

RASSEGNA STAMPA- ILCORRIERE DELLA SERA PARLA DI ANDREA PACINI GIA’ PARACADUTISTA FOLGORE ORA IN CARROZZINA

CORRIERE DELLA SERA
Il personaggio

17 aprile 2018

«Io, ex parà ora in sedia a rotelle, insegno ai disabili a volare»

Andrea Pacini insegna a lanciarsi nel vuoto ai disabili. L’ex parà della Folgore lavora all’Aerogravity di Pero (MI): una galleria del vento simula una caduta da 4mila metri

di Claudio Bozza

Quando da paracadutista della Folgore ti ritrovi inchiodato su una sedia a rotelle, davanti a te hai due strade: o passi una vita a lamentarti e a rimpiangere quando avevi le gambe, o trasformi la tua incazzatura in energia, per riprenderti quello che il destino ti ha tolto». Andrea Pacini, fiorentino di 34 anni, nonostante le atroci sofferenze della riabilitazione, ha scelto la seconda. Dieci anni dopo quel maledetto incidente in moto, oggi si lancia con il paracadute, da solo Ma non è abbastanza. «Ho avuto bisogno di molto tempo per accettare la mia condizione di disabile – racconta – e non è stato facile, ma alla fine ce l’ho fatta. E adesso, pian piano, mi sto andando a riprendere tutto ciò che pensavo di aver perso».

Biondo, occhi azzurri e un sorriso che ti conquista, Pacini ha lasciato la sua famiglia e il lavoro da impiegato a Firenze per trasferirsi a Milano e vincere una nuova scommessa: insegnare a volare ad altri ragazzi disabili. Come? All’Aerogravity di Pero, dove in un maxi capannone è stata costruita una galleria del vento verticale che, sparando aria fino a 300 chilometri orari, simula la caduta libera da un aereo.

Paura? «Manco a parlarne», ribattono. Sono quasi impazienti: arrivati al primo piano di Aerogravity indossano anche loro le tute da Superman. Guardano il video con le istruzioni e ascoltano il maestro di volo Pacini. «È bellissimo mettere la mia piccola esperienza al servizio di altri ragazzi, per far provare loro questa grande emozione», racconta Andrea. Il frastuono sale: è l’ora di volare. Tappi nelle orecchie, casco, maschera antivento. Ma soprattutto lo speciale tutore che tiene unite e rigide le gambe. I ragazzi di «InSuperAbili» si affacciano con la sedia a rotelle all’imbocco del tunnel: qualche titubanza, un sorriso e poi il tuffo. Con loro ci sono due istruttori e c’è Andrea, che li rassicura. Come a dire: «Tranquilli: ce l’ho fatta io, ce la farete anche voi». Due-tre minuti a testa, per fluttuare fino a quasi dieci metri di altezza. Le emozioni si raccontano dopo: «Volare ti ridà la libertà: è una sensazione bellissima – dice Katia – Noi nella vita proviamo sempre a superare gli ostacoli». E Aurora: «Si riesce a far tutto, basta solo volerlo».

Tutto mentre Pacini sta lavorando senza sosta per conquistare la licenza da paracadutista civile: in Italia sarebbe la prima volta per un disabile. Ma la prima domanda viene spontanea: come atterra una persona che non ha l’uso delle gambe? «Già…», sorride Pacini: «Le mie gambe, durante la caduta, sono tenute rigide da dei tutori. Poi, quando si apre il paracadute, attacco un moschettone a una cinghia, in modo che le gambe arrivino al petto. In pratica, per atterrare, mi raggomitolo…». Iniziare questa avventura non è stato facile: «Nessuno se la sentiva – racconta Pacini – di lanciarsi in tandem con un disabile: una bella responsabilità. Poi ho incontrato Enrico Corsaro e Walther Idra, due paracadutisti molto esperti. A loro devo il coronamento del mio sogno. Così sono tornato a volare».

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