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Pubblicato il 07/04/2017

RASSEGNA STAMPA: INCHIESTA SU BLINDATURE AUTO A KABUL. SECONDO SUICIDIO DOPO QUELLO DEL CAPITANO CALLEGARO


CORRIERE DELL’ ALTO ADIGE – CORRIERE DELL’ ALTO ADIGE
sezione: Alto Adige data: 07/04/2017 – pag: 1

Colonnello suicida, un giallo

Era coinvolto nell’indagine sui blindati usati a Kabul. Il comandante: ufficiale stimato

Un ufficiale di 50 ann,i Antonio Muscogiuri, è stato trovato stamani senza vita al Comando truppe alpine di Bolzano. Due giorni fa gli era stata notificata dalla procura militare di Roma la richiesta di rinvio a giudizio per l’indagine che lo vedeva accusato di truffa aggravata e peculato nell’ambito della gestione dei contratti di fornitura dei mezzi blindati utilizzati dall’esercito in Afghanistan. Sul tragico gesto sono state aperte due indagini. Nel 2010 un altro ufficiale si tolse la vita quella volta a Kabul e l’episodio fece apire le indagini sui mezzi militari. a pagina 3

CORRIERE DEL VENETO – TREVISO
sezione: Treviso Belluno data: 07/04/2017 – pag: 7

Colonnello suicida dopo la morte di Marco Il padre: «Forse portava con sé un peso» Lo strano suicidio del capitano Callegaro (FOTO)
La denuncia e il giallo della lettera sparita Indaga la Procura, e ora una altro suicidio

ROVIGO Si allunga la scia dei decessi legati all’inchiesta della Procura militare di Roma sulla blindatura – più leggera (e meno cara) di quella pattuita – dei veicoli civili sui quali hanno viaggiato dal 2009 al 2014 ministri, ambasciatori politici e militari in visita al contingente italiano in Afghanistan. Dopo il suicidio sospetto del capitano di origine polesana Marco Callegaro nel 2010 a Kabul, ieri mattina è stato ritrovato il corpo senza vita di uno dei sei indagati nella vicenda, che il 20 aprile arriverà allo snodo dell’udienza preliminare e che riguarda il reato di truffa militare aggravata. Il colonnello di origine pugliese Antonio Muscogiuri, 50 anni, è stato ritrovato ieri mattina impiccato in un ufficio del Comando Truppe alpine di Bolzano dove prestava servizio da alcuni anni. Due giorni fa la procura di Roma gli aveva notificato la richiesta di rinvio a giudizio. Sull’accaduto indagano la Procura bolzanina e quella militare di Verona, ma per ora non sono emersi elementi che possano far pensare a scenari diversi da quello del suicidio. Muscogiuri nel 2010 era a Kabul nella missione italiana ed era il capo del capitano Marco Callegaro di Gavello (Rovigo), che venne trovato morto nella notte tra il 24 e il 25 luglio anch’egli nel suo ufficio all’aeroporto di Kabul, ucciso da un colpo di pistola. Aveva 37 anni. Ed è stato proprio da quel presunto suicidio di sette anni fa che ha preso il via l’inchiesta della Procura militare di Roma. L’inchiesta è stata avviata in seguito alla morte di Callegaro, avvenuta poco dopo il suo ritorno a Kabul – dove prestava servizio come capo cellula amministrativa del comando «Italfor» – da una licenza in Italia. L’inchiesta romana si è occupata della misteriosa sparizione di una lettera del capitano Marco Callegaro inviata dall’Afganistan ai suoi genitori, nella quale si parla di suoi dissidi con tre ufficiali. La lettera venne prelevata da qualcuno a seguito di un furto in casa. Nella missiva si parlava di dissensi legati alla contabilità amministrativa generale del comando «Italfor Kabul». Al suicidio non hanno mai creduto i genitori del capitano, Rina e Marino, e nemmeno la vedova Beatrice Ciaramella che è stata sentita nell’inchiesta della Procura romana ed è assistita dal legale di Bologna Andrea Speranzoni. Se la donna, madre di due figli avuti dal capitano di origini polesane, e l’avvocato preferiscono non rilasciare dichiarazioni, l’ex operaio Marino Callegaro invece non si fa remore. «Anche l’ufficiale che si è tolto la vita a Bolzano avrà avuto la sua famiglia e quello che è accaduto è un grande dolore. Certo che questa scomparsa prosegue il padre di Marco Callegaro pone delle domande, e fa riflettere molto. In questa matassa così ingarbugliata viene da chiedersi perché si è tolto la vita questo ufficiale. Forse portava dentro di sé un peso troppo grande che lo ha schiacciato?». Le indagini avviate dopo la morte di Callegaro, che tra due settimane saranno al vaglio dell’udienza preliminare, hanno portato alla luce un presunto giro truffaldino messo in atto da alcuni ufficiali a Kabul. I sei indagati, ora cinque dopo la morte di Muscogiuri, avrebbero taciuto il dato della difformità del livello di blindatura di tre veicoli commerciali destinati al generale Italian Senior Officer, cioè l’ufficiale italiano più alto in grado in Afghanistan, rispetto alle caratteristiche pattuite nel contratto di noleggio con una ditta afgana. L’intera pratica incriminata – corredata da un certificato di blindatura contraffatto – venne curata dagli uffici amministrativi di Kabul dove Callegaro lavorava come capo cellula. I fatti risalgono al maggio del 2010, due mesi prima della morte di Callegaro, quando gli uffici amministrativi del contingente italiano contestarono alla ditta di noleggio afgana il carente livello di blindatura dei tre mezzi. Antonio Andreotti

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