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Pubblicato il 24/04/2020

RASSEGNA STAMPA- INTERVENTO NEL VICENTINO DELL’OTTAVO REGGIMENTO GUASTATORI PARACADUTISTI

Il Giornale di Vicenza
sezione: CRONACA data: 24 aprile 2020 – pag: 24

L’INTERVENTO. Erano senza detonatore ma sono ancora funzionanti

Rimosse a Polegge le prime 4 bombe «Sono pericolose»

I militari artificieri hanno prelevato e fatto brillare gli ordigni: domani e domenica toccherà agli altri 6 «Hanno effetto scheggiante di centinaia di metri»

Nicola Negrin «No no, non è che potrebbero esserlo. Quegli ordigni sono pericolosi». Il maggiore dell’ottavo reggimento genio guastatori paracadutisti “Folgore” di Legnago, Giuseppe La Ianca, parte con la risposta prima che sia finita la domanda. I suoi militari hanno da poco terminato la prima delle tre giornate di intervento nei terreni di Polegge. Hanno prelevato quattro delle dieci bombe da 100 chili spuntate durante la bonifica bellica di un terreno privato e le hanno portate in una cava di Alonte per farle brillare. Erano senza spoletta, come è stato spiegato da sindaco e prefettura, ma erano comunque piene di esplosivo. Come le altre sei che ancora sono sotto i terreni della frazione e che saranno rimosse tra domani e domenica. «Ciò significa – assicura La Ianca – che abbiamo potuto rimuoverle in sicurezza, senza dover evacuare i cittadini, ma non significa che siano oggetti innocui: sono comunque manufatti altamente pericolosi. Sono bombe di settant’anni fa e sono funzionanti. Possono ancora produrre l’effetto distruttivo per il quale sono state progettate». La domanda, a questo punto, sorge spontanea: quale potrebbe essere l’effetto distruttivo? «Se l’esplosione avvenisse in superficie – prosegue – si avrebbe un effetto scheggiante capace di propagarsi per parecchi centinaia di metri. Non è solo una questione di effetto termico-luminoso, ciò che è più pericoloso è l’involucro in ghisa che alla detonazione va a creare delle schegge che si irradiano in tutte le direzioni». Ecco perché, quelle dieci bombe da cento chilogrammi ciascuna di fabbricazione italiana e risalenti alla Seconda guerra mondiale, preoccupano. «Spesso si pensa che la pericolosità di un manufatto sia data dalla sua grandezza, ma anche un ordigno piccolo può essere devastante». Per questo i dieci artificieri, appoggiati dal personale medico e dai mezzi di soccorso della Croce rossa italiana-Corpo militare quinto centro mobile di Padova, sono entrati in azione ieri mattina alle 9 per la prima messa in sicurezza della frazione di Polegge. «Abbiamo prelevato le prime quattro bombe – fa sapere il maggiore – sono state portate in una cava, sono state coperte e poi sono state fatte esplodere in sicurezza con alcune cariche. Tutto è andato per il verso giusto». E tutto dovrà essere ripetuto domani e domenica, quando, sempre a partire dalle 9 saranno prelevate le altre sei bombe rimaste sotto quei terreni che costeggiano il cantiere della futura piazza di Polegge; dove, va ricordato, la bonifica bellica non ha segnalato la presenza di ordigni. Una nuova domanda, a questo punto, sorge spontanea: com’è possibile che dieci ordigni siano stati trovati uno vicino all’altro in un fazzoletto di terra, mentre a pochi metri di distanza non sia spuntato niente? Bombardamenti o recupero post-guerra da parte di qualche privato? «Tutto può essere possibile – conclude La Ianca – perché dopo i conflitti bellici molti contadini, pur di andare avanti, mettevano da parte le bombe incuranti del rischio che stavano correndo. C’erano pure ragazzi che andavano in giro a raccogliere gli ordigni per togliere le parti in ottone e rivenderle. Tutto può essere possibile; anche, quindi, che siano state stoccate. Ne vediamo di tutti i tipi». E non è un modo di dire, visto che da inizio anno l’ottavo reggimento ha eseguito 92 interventi neutralizzando 200 ordigni

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