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Pubblicato il 17/04/2019

RASSEGNA STAMPA- LA DIFESA RESPINGE LE NOTIFICHE DEL MINISTERO DEGLI INTERNI: IN MARE COMANDIAMO NOI E SALVIAMO TUTTI

FOTO :ARCHIVIO DI CONGEDATIFOLGORE.COM


CORRIERE DELLA SERA
17 APRILE 2019
Non prendiamo ordini

dal ministro dell’Interno»
di Fiorenza Sarzanini
Lo Stato Maggiore e la linea decisa con Palazzo Chigi

Roma Accade tutto intorno alle 11 di ieri mattina, quando la nuova direttiva di Matteo Salvini per impedire alle navi con i migranti di entrare nelle acque italiane, viene «notificata» allo Stato Maggiore della Difesa. Ma arriva anche alla Marina e alla Guardia Costiera. L’ordine è perentorio: oltre alla polizia e alla Guardia di Finanza «le Autorità militari e di polizia destinatarie del presente atto ne cureranno l’esecuzione, a partire da ogni possibile forma di notificazione ed intimazione agli interessati, e la stretta osservanza». Quanto basta per scatenare l’ira dei generali che si definiscono «scioccati e indignati per un’ingerenza che non ha precedenti». Poco dopo la ministra Elisabetta Trenta parla con il capo di Stato Maggiore Enzo Vecciarelli e lo scontro istituzionale deflagra.

Il giro di telefonate coinvolge i Comandi, ma anche i consiglieri militari dei vari ministri, compreso quello del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Ci sono contatti anche tra la Difesa e il Quirinale, perché sono stati gli stessi vertici delle forze armate a invocare un intervento del Colle, evidenziando come il capo dello Stato guidi il consiglio supremo di Difesa e dunque sia il capo a tutti gli effetti. L’ordine di Salvini contenuto nella circolare — che nell’intestazione è definita «intimazione» — viene infatti ritenuto «un’ingerenza gravissima perché noi non dipendiamo da lui e soprattutto non abbiamo mai preso ordini dal ministro dell’Interno. Siamo in democrazia, non in un regime totalitario e dunque i soldati prendono disposizioni dai ministri da cui dipendono».

Una presa di posizione che trova sponda anche a Palazzo Chigi. Lo stesso Conte sarebbe infatti infastidito dalle continue mosse di Salvini. «Veri e propri strappi — si fa notare — anche se poi quando si tratta di risolvere i problemi e chiedere all’Europa di prendersi in carico i profughi siamo noi a doverlo fare». E l’irritazione è ancor più forte perché appena qualche giorno fa, quando la crisi libica era diventata emergenza, Conte aveva convocato una riunione d’urgenza con la stessa Trenta e con il titolare della Farnesina Enzo Moavero Milanesi, e poi aveva sottolineato che sarebbe stato lui «a dover gestire ogni situazione in una cabina di regia che dipende esclusivamente da me».

L’ammiraglio

Pettorino a giugno aveva detto: «Noi non abbiamo mai lasciato nessuno in mare»

Al di là della forma — che viene definita «inaccettabile» — c’è poi un problema di sostanza. I compiti indicati nella direttiva non sono assegnati infatti allo Stato maggiore se non in casi eccezionali e definiti, e anche di questo si è discusso nel corso della giornata nei diversi contatti tra la Difesa e Palazzo Chigi. Nella direttiva Salvini scrive che il blocco delle navi deve essere fatto perché «la loro attività può determinare rischi di ingresso sul territorio nazionale di soggetti coinvolti in attività terroristiche o comunque pericolosi per l’ordine e la sicurezza pubblica, in quanto trattasi nella totalità di cittadini stranieri privi di documenti di identità e la cui nazionalità è presunta sulla base delle rispettive dichiarazioni».

La linea dei militari è segnata. Nei contatti che vanno avanti fino a tarda sera dal Viminale si fa notare che «la Marina ha ottenuto finanziamenti per oltre 80 milioni di euro proprio per il controllo del Mediterraneo» ma questo non basta a sedare lo scontro. Anche perché si ricorda che nel giugno scorso, quando Salvini aveva intimato ai militari di non rispondere agli Sos in mare, l’ammiraglio Giovanni Pettorino, comandante della Guardia Costiera, aveva replicato: «Abbiamo risposto sempre, sempre rispondiamo e sempre risponderemo a ciascuna chiamata di soccorso. È un obbligo giuridico, ma anche un obbligo che sentiamo moralmente perché tutti gli uomini di mare, da sempre e anche in assenza di convenzioni, hanno portato soccorso e aiuto a chi si trova in difficoltà in mare. Noi non abbiamo mai lasciato solo nessuno in mare».

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