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Pubblicato il 15/10/2014

RASSEGNA STAMPA: L’ESPRESSO ACCUSA SAIMA DI CONCORRENZA SLEALE SUI TRASPORTI PER LA DIFESA

ESPRESSO 41
sezione: PRIMO_PIANO data: 16/10/2014 – pag: 36
Quelle carrette noleggiate a prezzi d’oro DI EMILIANO FITTIPALDI

DI EMILIANO FITTIPALDI

C’è una carretta del mare bloccata da mesi in un porto di Dubai. Si chiama “Altinia”, e il ministero della Difesa italiano l’ha affittata da un privato pagando circa 5 milioni di euro l’anno. Non un grandissimo affare: la nave – costruita nel 1992 – lo scorso maggio ha preso fuoco mentre navigava nel golfo di Aden, davanti la Somalia, mentre riportava a casa dall’Afghanistan modernissimi blindati Lince, semoventi e altri mezzi del nostro esercito. L’equipaggio è stato per ore in balia dei pirati che pullulano in quelle acque, ed è stato salvato da una fregata cinese: l’incidente fece ridere a crepapelle gli Stati Maggiori e i generali degli altri membri della Nato. “L’Espresso” ha ora scoperto che quell’incendio in sala macchine della vecchia “Altinia” (secondo i cinesi già in panne qualche mese prima sulla stessa rotta) non è un caso o un colpo di sfortuna, ma la conseguenza logica della gestione degli appalti del dicastero guidato dal ministro Roberta Pinotti. Dove da lustri si punta, più che sulla sicurezza e l’affidabilità dei mezzi, sul risparmio estremo. Se qualcuno ritiene che la figuraccia sia solo l’effetto della spending review, altri vanno oltre, sostenendo che il ministero metterebbe a rischio i nostri soldati e i nostri armamenti costruendo bandi di gara disegnati su misura per alcune aziende fidate. Spulciando i vincitori delle gare di Commiservizi (la direzione generale che decide le acquisizioni di beni e altre utilità per i nostri militari, dai viveri alle razioni da combattimento, dal vestiario ai trasporti di truppe e carri armati) si nota subito che è la spa Saima Avandero a fare la parte del leone. Aerei, navi, treni: il trasporto di militari e jeep è cosa loro. Anche l’Altinia è della Saima: l’anno scorso il gruppo fondato nel 1816 da Innocente Mangili e finito di recente sotto il controllo di una holding della Danimarca (la Dsv) ha vinto un appalto da 15,2 milioni di euro l’anno. Oggetto del bando: il trasporto marittimo di materiale, mezzi e personale della Difesa per l’anno 2014. Saima ha proposto alla Difesa la nave finita alla deriva e un’altra ancora più vecchia, la Maior. Il contratto, in realtà, è molto più ricco: il ministero attraverso una procedura negoziata ha la facoltà di allungare il servizio per altri tre anni. «In tal caso» si legge nell’avviso di gara «l’importo presunto complessivo sarà di 61 milioni di euro». Iva esclusa, naturalmente. Una somma che potrebbe arrivare fino a 91,6 milioni, in caso di «ulteriori ed imprevedibili esigenze». Un bel gruzzolo per Saima, che ha spazzato via la concorrenza proponendo un mega-sconto del 38,58 per cento. Ma gli italo-danesi nel 2013 hanno vinto anche altri due bandi: uno da 10,3 milioni l’anno (al quale ha partecipato insieme alle Ferrovie, l’importo massimo per quattro anni totali è stato fissato a 61,3 milioni), e un altro da 22,7 milioni l’anno. Negli ultimi quindici anni i bandi più ricchi di Commiservizi sono quasi sempre stati aggiudicati a loro. Parliamo, solo per quelli siglati negli ultimi mesi, di contratti che possono arrivare a valere fino a 291 milioni di euro. Stavolta, però, qualcuno ha deciso di rivolgersi ai giudici del Tar. L’azienda che ha provato a sfidare il dominio della Saima è la Jas Jet Service Air, che ha fatto ricorso contro il bando di gara con cui la Difesa ha affittato le navi Altinia e Maior, che sarebbe strutturato «in modo da predeterminare di fatto il soggetto che vincerà». Le accuse degli sconfitti sono pesanti, e sono rivolte non solo ai concorrenti, ma soprattutto ai tecnici del ministero che hanno gestito la gara per i due traghetti “classe Ro-Ro” destinati al trasporto di uomini e mezzi. Imponendo misure specifiche alle navi e costi di affitto bassissimi, infatti, la Difesa avrebbe automaticamente tagliato fuori quasi tutte le imbarcazioni disponibili in Europa: a parte altri tre scafi troppo costosi, secondo la Jas risultavano poter concorrere alla gara, guarda caso, solo «la “Maior” e la “Altinia” di proprietà del gruppo Visentini, già usate con successo da Saima per la partecipazione ad altre gare nel 2007 e nel 2009». La Jas nemmeno velatamente parla di un appalto fatto su misura da un bravo sarto. Solo un sospetto, ovviamente. Anche se elenca altri indizi: se nel vecchio bando del 2007 la data di fabbricazione delle navi non doveva essere precedente al 1990, con il passare del tempo il requisito non è cambiato. In caso di aggiornamento dell’età massima, la Maior e l’Altinia non avrebbero mai potuto partecipare alla gara del 2013. «Nella prassi» scrive Jas nel ricorso «navi Ro-Ro di questa età non sono più utilizzate e, pertanto, vengono demolite». La società sottolinea altre incongruenze: se da un lato su navi così vecchie affidabilità e sicurezza rischiano di essere un optional, dall’altro costano poco di affitto, ma hanno premi assicurativi molto più alti e consumi assai maggiori rispetto a traghetti moderni. Nel ricorso, infine, si ipotizza anche che le caratteristiche delle due navi non rispetterebbero alcuni parametri fondamentali (come la capacità di carico e l’altezza del portellone) e si accusa il Rina (il Registro italiano navale) di non aver voluto consegnare la documentazione delle barche commettendo «violazioni di eccezionale e rara gravità». Non è la prima volta che Saima finisce nell’occhio del ciclone: Marco Nese del “Corriere della Sera” nel 2009 scoprì che il gruppo danese forniva alla Difesa aerei low cost tipo gli Ilyushin-76 di una compagnia del Kirghizistan, messi addirittura al bando dalla comunità europea. Vedendo la fine dell’Altinia, sembra che nulla sia cambiato.

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