OPINIONI

Condividi:

Pubblicato il 17/02/2018

RAZZA E RAZZISTI di Corrado Corradi

A proposito dello stra-usato ed abusato termine di «razza»

Quanto si é sgolata in questi giorni la Boldrini per farci capire che la razza non esiste e che il razzismo é un sentimento esecrabile (ma che scoperta!)
Cerchiamo quindi di orientarci nel labirinto di argomenti attinenti a quel termine cosi’ attuale, tutt’altro che semplice e frutto di strumentalizzazioni mirate ad accusare chiunque possa essere considerato un avversario politico lanciandogli addosso l’infamante accusa di «RAZZISTA» .

La differenza (solo somatica e, ovviamente non di dignità) tra razze é palese perché si vede ad occhio nudo, quel che risalta come dato empirico é che:
• esiste una razza più o meno bianca (in cui sono inclusi anche gli olivastri maghrebini e i bruni arabi, nonché i mori sud europei e i biondi del nord europa);
• una razza sicuramente nera o negra che dir si voglia (prediligo il termine negra in ossequio al sano orgoglio che i negri provano per la loro negritudine) che presenta caratteristiche morfologiche più uniformi;
• e una razza gialla caratterizzata dagli occhi a mandorla ma non é detto che vi prevalga il colore giallastro (vedi ad esempio i mongoli i quali hanno sempre le gote rosse).
Questa differenziazione sarà anche grossolana ma, se non altro, stabilisce dei parametri di riferimento fisici oggettivi e rilevabili a occhio nudo.

Pertanto, in ossequio al parlar chiaro é bene stabilire alcuni paletti al fine di non travisare una verità che é stata sancita fin dai tempi biblici di Cam, Sem e Japhet e che, pur essendo una evidente generalizzazione e malgrado le sopravvenute variazioni a causa degli incroci che si sono susseguiti nella storia, serve ancora a identificare e collocare ogni persona all’interno di un gruppo umano.

Quando si parla di razza, al fine di non dare spazio a chi vuole usare il termine come una clava da dare sul groppone dell’avversario politico, é bene evidenziare che:
• trattasi di generalizzazione sulla base di visibili caratteristiche fisiche ed esclude ogni metro di giudizio;
• con quel termine non si vuol mettere in discussione la dignità degli appartenenti a quelle diverse razze i quali essendo inequivocabilmente esseri umani sono vestiti della stessa dignità comune a tutti gli uomini che, come sancito anche da una bolla papale redatta ai tempi dei «conquistadores», sono tutti figli di Dio.

Il razzismo, come lo intendiamo nell’accesso moderno del termine, riguardante la differenza fisica tra razze sulla base della quale é stata stabilità una superiorità e una inferiorità, affonda, purtroppo profondamente, le sue radici nella modernità illuminista prima e positivista poi, quindi marcatamente anticattolica.
Ma esiste anche un razzismo spirituale, quello praticato da ebrei e musulmani che considerano inferiore chi ebreo e musulmano non é.

Ed esiste pure un razzismo etico, quello praticato dalle sinistre le quali, in ossequio ad un’autoproclamata superiorità morale e culturale, considerano dei minus chi non la pensa comunista o post comunista o, adesso, politicamente corretto (ormai assurto a movimento politico trasversale).


Mentre il razzismo inteso come superiorità della razza bianca risiede nella positivista certezza del progresso prevalentemente tecnologico, culturale ma anche economico, e sociale (ovvio, sono i filosofi bianchi che si sono inventati l’economia e la sociologia), i razzismi etico e religioso trovano la loro fonte nell’eresia manichea che divide il mondo in buoni e cattivi secondo la logica perversa del aut/aut che nega la zona grigia tra il bianco e il nero (intendo come categorie e non come persone).

Personalmente non credo nel trito e ritrito adagio per cui «non si puo’ fermare il progresso» e meno ancora credo che quello che viviamo adesso sia «il progresso», anzi, ritengo che in molti campi dello scibile umano stiamo regredendo.
Personalmente rigetto i dogmi dell’illuminismo e meno ancora sono un positivista, infatti, credo che la razza alla quale mi trovo ad appartenere, anche se più evoluta sul piano tecnologico, economico e, per certi aspetti, pure sociale, abbia la stessa dignità delle altre e, per certi aspetti, le altre manifestano usi che ritengo più civili (basti pensare al divieto relativi all’adozione di figli da parte di copie omosessuali); pertanto non posso essere annoverato tra quei razzisti che considerano la razza bianca superiore anche se non posso non riconoscere che, fatta la tara delle nefandezze che per natura hanno compiuto e continuano a compiere tutte le civiltà, quella veicolata dalla nostra razza, almeno fino agli inizi del XX ha deposto sui territori da lei toccati un lascito notevole in termini di progresso.
Non sono un razzista etico, anzi, io sono la vittima di quel razzismo che mi accusa di esserlo solo perché rilevo che nel modo esistono uomini e civiltà differenti e che mi rifiuto di chiamare un negro «uomo di colore» come se il suo colore marrone fosse censurabile e che lui non provasse orgoglio per la sua negritudine (esiste un interessante pubblicazione mensile dei padri missionari comboniani che si intitola «nigrizia», che siano nu poco poco razzisti anche i missionari?)


E non sono nemmeno manicheo, anzi, essendo cattolico considero eretico colui il quale ragiona in quei termini. Per questo non posso essere un razzista religioso e infatti sono convinto che qualsiasi manifestazione spirituale, per cui un uomo si rivolge a Dio (il suo Dio) con la gestualità che gli é propria, abbia dignità pari alla mia spiritualità (cio’ non mi impedisce di essere convinto che Dio sia cattolico).


Pero’, da uomo che si sforza di fare in modo che il suo «si» sia un «si» e il suo «no» sia un «no», non posso non rilevare che :
L’africano ha il naso schiacciato, i capelli ricci, la pelle marrone con i palmi delle mani più chiari e gli occhi sono per lo più marrone scuro;
I cinesi, i giapponesi, i coreani, i vietnamiti, ma anche gli esquimesi hanno gli occhi a mandorla, generalmente di colore nero, i capelli mori e lisci e la pelle tendente al giallo (anche se con tonalità a volte molto differenziate) ;
Gli arabi, sono generalmente olivastri, hanno il naso adunco, i capelli neri (quando non canuti per la vecchiaia) e gli occhi generalmente marroni o, più raramente, verdi. Gli europei, sono generalmente chiari, hanno i capelli biondi, castani, mori e anche rossi, il naso puo’ essere camuso (basta pensare a Socrate) o adunco, gli occhi hanno colori diversi che vanno dal marrone al celeste.
Sono io un razzista se rilevo queste differenze somatiche?
Sono io un razzista se dico che, fortunatamente, perché il buon Dio ha voluto cosi’, non esiste un uomo uguale all’altro e meno ancora una civiltà uguale ad un’altra ?
No, non sono razzista per una ragione molto semplice: é la realtà che vuole la differenza ed é razzista chi la nega e che considera razzista chi non la pensa come lui.
No, non sono razzista, e se qualcuno mi considera tale me ne faro’ una ragione, anzi me la sono già fatta, più o meno come se l’era già fatta chi é finito affogato nei canali della Vandea, annegato perché non la pensava come gli egualitari e libertari fratelli rivoluzionari che l’hanno affogato perché non la pensava come loro; oppure chi ha passato una lunga vacanza nei gulag sovietici o nei lager nazisti, o anche menato da pacifici antirazzisti dei centri sociali o ancora chi é stato ghettizzato dal parlar corretto che costituisce l’ultima divisa della defunta ideologia comunista.
Tutti vittime dell’antirazzismo

Voltaire diceva più o meno : «non sono daccordo con le tue idee ma mi battero’ sempre affinché tu possa esprimerle», ritengo che sia una bella intenzione, peccato che quel gran furbone di filosofo illuminista non l’abbia mai applicata quella intenzione che l’ha reso cosi’ famoso (qualche malalingua dice addirittura che avesse investito molti soldi nel commercio di schiavi) ovvio, era un antirazzista egualitario e libertario che considerava tutti uguali tranne chi professava la religione cattolica.

Leggi anche