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Pubblicato il 03/01/2014

RECENSIONI : VIA DA INTERNET , PIAGA SOCIALE


Fuori dalla trappola di INTERNET

Disconnect

Esce il 9 gennaio il film di Rubin sulle derive del web con l’invito a tornare alle vere relazioni

ANGELA CALVINI
Al giovane regista statunitense Henry-Alex Rubin (già candi­dato all’Oscar per il documen­tario Murderball ), l’idea per il suo primo filmDisconnect è venuta a ta­vola. «Ho scritto la sceneggiatura dopo essermi reso conto di come oggi molta gente, durante pranzi o cene, tenga te­lefonini, tablet e quant’altro sul tavolo e non smetta mai di usarli anche men­tre mangia: le persone sono lì tutte in­sieme, ma stranamente non sono pre­senti le une con le altre» spiegava pre­sentando fuori concorso la pellicola al Festival di Venezia nel 2012.

Oltre un anno dopo Disconnect arriva in 160 del­le nostre sale il 9 gennaio, e risulta, ad­dirittura, ancora più attuale. Perché è un film che parla di noi attraverso le sto­rie incrociate di tre famiglie newyor­chesi che assomigliano a quelle di tan­ti (troppi) drammatici casi di cronaca che riempiono i nostri giornali e tg. Un film sulla perdita dell’intimità e dell’in­nocenza nell’era della comunicazione globale, che sottolinea con efficacia la confusione di ruoli, le illusioni e i peri­coli che si nascondono nel web. Che è decisamente la più grande rivoluzione della nostra era, ricca di risorse e pro­spettive, ma risulta interessante che sia proprio un trentenne a coglierne le de­rive più estreme. A partire dalla giova­ne coppia in crisi che, per un’impru­denza della moglie che chatta con uno sconosciuto, si ritroverà con i dati clo­nati e il conto prosciugato. C’è poi l’av­vocato in carriera ( Jason Bateman) che non si stacca mai dal telefonino, tra­scurando i figli adolescenti. Ed il più fra­gile di loro, l’introverso e solitario Ben, amante della musica, finirà vittima di un episodio di bullismo virtuale, umi­liato da alcune foto diramate al popolo di Facebook da due incoscienti com­pagni di scuola. Le conseguenze sa­ranno devastanti. Proprio il capitolo de­dicato ai giovanissimi è quello che fa rabbrividire per veridicità e crudeltà. E mentre un ottimo Frank Grillo, nei pan­ni di un ex poliziotto ora detective del web, si ritroverà a dovere in­dagare proprio in famiglia, una rampante giornalista quaran­tenne cerca di far carriera ri­mestando nel torbido delle chat erotiche. Salvo affezionar­si a Kyle (Max Thieriot, nuova star da tenere d’occhio) uno spa­valdo diciassettenne che prima lei usa per il suo scoop, e poi cerca di sal­vare dal racket dei nuovi schiavi che bat­tono i marciapiedi del web.

Un film forte nei toni e nel linguaggio

Disconnect (negli Stati Uniti è vietato ai minori di 17 anni se non accompagna­ti da adulti, da noi esce senza divieti), u­sati però per donare altrettanta forza al­la questione etica sottesa all’uso di in­ternet. È un mondo di persone sole, tut­te in cerca di una ‘connessione’ emo­tiva virtuale, che porta a perdere di vi­sta la realtà. Il finale, però, è carico di u­manità e speranza con l’invito a ‘di­sconnettersi’ dalle finzioni di internet per tornare a connettersi con le perso­ne che ci circondano.

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