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Pubblicato il 20/06/2018

SERBIA: IL 74% DELLA POPOLAZIONE VUOLE LA LEVA OBBLIGATORIA

Il Piccolo ed. Trieste sezione: ATTUALITA data: 20/6/2018 – pag: 10

In Serbia torna la voglia
della leva obbligatoria

Secondo una ricerca il 74% dei cittadini sarebbe favorevole alla “naja”
cancellata nel 2011. Il segretario di Stato alla Difesa apre: «Sospesa, mai abolita»

di Stefano Giantin

BELGRADO–È andata in soffitta, senza troppe lacrime, nel 2011. Ma in Serbia, quasi otto anni dopo, sembra tornare fortissima la voglia della leva militare obbligatoria. Lo ha confermato un sondaggio che ha provocato accese discussioni nel Paese: il Centro per la difesa e la sicurezza ha intervistato un campione di cittadini serbi di tutte le età per verificare se i tempi siano cambiati, rispetto ad alcuni anni fa.Sembrano esserlo. E di molto. La ricerca ha svelato infatti che ben il 74% dei serbi sarebbe oggi favorevole a un ritorno alla “naja”, mentre solo una minoranza del 26% si è detta contraria alla coscrizione obbligatoria. Numeri – che confermano il trend di altre recenti ricerche – che hanno spinto il segretario di Stato alla Difesa serbo, Aleksandar Zivkovic, a fare una sorta di “apertura” alla leva, ricordando che essa è stata solo «sospesa» nel 2011 e non del tutto abolita, in quella che ha definito una «decisione di tempi passati». Che forse non sarebbe stata presa oggi dalla classe politica attualmente al potere. «La Serbia non può essere difesa» solamente da «diecimila soldati professionali», serve una riserva che si può creare solamente attraverso «il servizio militare obbligatorio», ha affermato alla presentazione del sondaggio il generale in pensione Vidosav Kovacevic, citato dal quotidiano Politika, uno dei tanti che hanno dato ampia eco alla notizia.Ma come leggere i dati? L’esercito in Serbia «rimane una parte molto importante della società, la gente ha fiducia» nelle forze armate e questo giustifica «il sostegno» all’idea della leva, spiega al Piccolo l’analista Stefan Surlic. Sostegno che, in questi anni, sarà certamente cresciuto anche grazie a serie Tv come la seguitissima “Vojna akademija” (Accademia militare). Che questo si traduca in trasformazioni politiche – e in arruolamenti – è però tutto da vedere, perché difficilmente tanti giovani oggi vorrebbero passare «sei mesi o un anno nell’esercito: molti studiano o lavorano oppure cercano un impiego e l’esercito non risolve i problemi quotidiani».«Non sono sorpreso – fa eco a Surlic il politologo Boban Stojanovic – perché durante questi anni solo l’esercito ha conservato la fiducia dei cittadini, un culto rimasto inalterato malgrado tutto quanto è accaduto negli ultimi trent’anni». Non si tratta di volere la guerra, aggiunge Stojanovic, ma in Serbia resta radicata l’idea che «si diventa uomo solo dopo aver fatto il servizio militare». Opinioni diverse confermate dal “bombardamento” di commenti sui media online e sui social. «Perdita di tempo», «è sufficiente l’arruolamento volontario», «che vadano ma senza di me, non sono un patriota», alcuni dei commenti negativi. Altri hanno però ricordato che è «meglio la leva che sedere a un caffè tutto il giorno», che «Israele andrebbe preso come esempio, popolazione pronta in caso di pace o guerra» o assicurato che «senza un esercito stabile non c’è un Paese stabile».Comunque la si pensi, il dibattito è aperto da tempo, e non soltanto in Serbia. Anche nella vicina Croazia, l’anno scorso, aveva fatto molto discutere la proposta di reintroduzione della leva, simile a un’ipotesi lanciata a Belgrado nel 2017 e poi rimasta carta morta. Soprattutto, forse, per i costi. Solo in Serbia, secondo stime citate l’anno scorso da Radio Slobodna Evropa, la “naja” graverebbe per 70 milioni all’anno. Un costo non da poco per un Paese che non nuota nell’oro.©RIPRODUZIONE RISERVAT

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