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Pubblicato il 26/04/2019

SULMONA- 60 AGENTI DI POLIZIA PENITENZIARIA SI CANDIDANO ALLE ELEZIONI . COSA NON SI FA PER UN MESE DI ASPETTATIVA (VACANZA)

Fuga dal carcere, 60 agenti si candidano

Da domani in lista solo per ottenere un mese d’aspettativa e riposarsi dal lavoro. La denuncia parte da Sulmona
Verso le comunali»Il caso in Regione

Il Centro (ed. Pescara) pag. 12 del 26/04/2019


di Lorenzo Colantonio

SULMONA- Sessanta agenti di polizia penitenziaria si candidano alle comunali. Accade nel supercarcere di Sulmona. La notizia si è diffusa ieri, a pochissimi giorni dal termine per la presentazione delle liste che scadrà domani alle 12. Candidati non per essere eletti ma per beneficiare di un mese d’aspettativa speciale, cioè di riposo da un lavoro usurante, vissuto in un continuo stato di forte tensione.
Non accade solo nel carcere di Sulmona, anche negli altri istituti di pena è prevedibile lo stesso fenomeno, quest’anno più accentuato che in passato. Una corsa alla candidatura che creerà un’emergenza carceraria senza precedenti e costringerà le varie direzioni a invocare persino l’intervento dell’esercito. La denuncia arriva da Mauro Nardella, sindacalista Uil impegnato professionalmente nella polizia penitenziaria sulmonese.ORA PIÙ CHE MAI. Da anni spuntano candidature di questo tipo. Sono legali? «Sì, lo sono grazie all’articolo 81 della legge 121 del 1981 che permette di svestire i panni di rappresentanti in uniforme dello Stato per il periodo che va dall’accettazione della candidatura fino al venerdì antecedente la domenica elettorale», spiega Nardella. ANNI DI PIOMBO. Tutto è da ricondurre agli inizi degli anni Ottanta, quindi al varo della legge di riforma della Polizia di Stato. Erano anni di piombo in cui molti bersagli del terrorismo erano rappresentati dai servitori dello Stato. Ma per i legislatori di allora, la divisa avrebbe anche potuto intimorire l’elettorato attivo. Da lì è nata la necessità di svestire le forze armate, in caso di candidatura, per non condizionare gli elettori.«Ma al giorno d’oggi questa norma è superata. Ben altre professioni sarebbero in grado di condizionare, e non poco, il voto popolare», afferma il sindacalista. Ci sono altri vincoli per i poliziotti-candidati? «Un poliziotto scelto dal popolo», risponde Nardella, «non può prestare la sua opera politico-amministrativa nella stessa circoscrizione nella quale è stato eletto. È un paradosso tutto italiano».

GLI EFFETTI. Peserà molto sull’economia del servizio l’assenza di molti agenti penitenziari? «Quest’anno più che mai. Non so quanti vorranno candidarsi. Tuttavia, per come si sono messe le cose», continua il sindacalista, «credo che mai come quest’anno si rischierà di scrivere una pagina nerissima nell’ambito se non altro degli istituti di pena aquilani. Non lo dico riferendomi al numero di papabili candidati, che ovviamente non conosco, ma rifacendomi al dato statistico del medio periodo. Lo faccio elencando tutte le esplosive situazioni che, nelle varie realtà della regione, si sono nel frattempo frapposte e che non consentiranno di sopperire, così come è stato fatto in passato, all’assenza di chi ha scelto di intraprendere questo percorso».
PERCHÉ ACCADE. Oggi, per ottenere un discreto periodo di congedo ordinario, senza ricorrere all’escamotage della candidatura, si devono pregare tutti i santi. Un riposo che l’amministrazione non riesce a garantire se non nell’ordine di tre o al massimo quattro giorni nel periodo ordinario. «Il tutto malgrado ci sia gente che ha accumulato oltre 150 giorni di ferie».« Avere più di 50 anni di età e 35 di servizio, per un mestiere che non andrebbe fatto per più di 25 anni, non aiuta assolutamente», sostiene Nardella. «Senza considerare il fatto che il nuovo modello di programmazione dei servizi, denominato “gus web”, non consentirà di derogare alle norme pattizie ovvero di andare oltre l’orario e i turni ordinari portando, come conseguenza, l’impossibilità di coprire tutti i posti di servizio con gli uomini che si necessita avere».UNA CAPORETTO. È peraltro notizia di questi giorni la disposizione impartita dall’amministrazione penitenziaria di ridurre drasticamente il ricorso al lavoro straordinario per via di un monte ore sempre più esiguo. Insomma, quello che si prospetta da sabato fino al 26 maggio è una Caporetto per gli istituti di pena aquilani. E non solo.IL RIMEDIO. «Sarà come il cane che si morde la coda», sottolinea il sindacalista. «Per chi dovrà prestare servizio sarà dura affrontarne le conseguenze e gli inevitabili carichi di lavoro. Carichi che non potranno che ricadere negativamente sui futuri diritti soggettivi che sarà sempre più difficile assicurare al personale». Qual è, secondo Nardella, un possibile oltre che definitivo rimedio alla fuga per le urne? «Far vivere ai poliziotti la libertà di potersi prestare al servizio delle amministrazioni locali svincolati da una legge troppo vecchia per esistere ai giorni d’oggi. E quindi eliminare quel fastidioso articolo 81».

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