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Pubblicato il 15/03/2014

VIENE DA SERVER NIGERIANI UN SOFTWARE MALEVOLO CHE USA LA RUBRICA MAIL


IL MALWARE CHE SI IMPOSSESSA DELLA POSTA ELETTRONICA E CHIEDE SOLDI A TUTTA LA RUBRICA
Valerio Cattano

Ci sono tutti: giornalisti, magistrati, professionisti. Li accomuna il messaggio disperato e la richiesta d’aiuto che hanno spedito via email a quanti avevano il loro indirizzo. Il testo, più o meno recita così: “Ciao mi trovo all’estero mi hanno derubato, sono disperato, ho bisogno di soldi per poter pagare il biglietto aereo e rientrare in Italia … Ti ridarò tutto al mio ritorno. Se è possibile inviare il denaro tramite Western Union perché è l’opzione migliore. In ambasciata mi hanno dato un passaporto temporaneo ma non il denaro per il biglietto di ritorno… Grazie”. Nessuno, fra loro, ha avuto veramente problemi di quel tipo: è la “stangata nigeriana” (Nigerian Scams) ovvero l’ennesima truffa che corre sulla Rete. LA POLIZIA POSTALE la conosce bene, la “stangata nigeriana” perché quasi sempre dopo che un utente ha denunciato la violazione del proprio indirizzo di posta elettronica, ha pure segnalato che dal suo indirizzo sono partiti messaggi con richiesta di aiuto a tutti i contatti della sua rubrica. Il sistema è proprio questo: grazie a un malware (un virus che contagia in seguito all’apertura di una precedente email o durante la navigazione on line) chi ha brutte intenzioni riesce a impossessarsi di indirizzi email e relativi contatti. È la tecnica del phishing: mentre voi navigate, qualcuno va “a pesca” in maniera massiccia, lancia le sue reti e poi le tira su per vedere cosa ha trovato. IL DANNO non è di poco conto per chi ormai lavora in modo continuativo con la posta elettronica: chi ha portato avanti l’attacco inizia a inviare i messaggi di aiuto ai contatti della rubrica sottratta, e poi cancella non solo la posta inviata ma anche la rubrica stessa. Tutto questo per evitare che l’intestatario della email possa avvertire i suoi contatti che non si trova a Birmingham o Londra, non ha smarrito il passaporto, e non ha bisogno dei soldi degli amici. Alcune volte il “pirata” informatico cambia anche password e impostazione della lingua per complicare ulteriormente le contromisure. Si chiama Nigerian Scams perché le email ricevute dalle vittime della truffa sono spedite da provider africani; dietro ai messaggi ci sono organizzazioni che agiscono su scala mondiale e, sino ad ora, l’hanno fatta quasi sempre franca: le inchieste avviate dalla Polizia Postale si sono arenate per la scarsa collaborazione dei Paesi che ospitano quei provider, inoltre lo strumento con cui il denaro viene inviato non consente accertamenti approfonditi. In una ipotetica classifica delle truffe on line, questa tipologia dell’amico in difficoltà sta rapidamente scalando posizioni. FRA LE TECNICHE più aggressive che viaggiano sempre tramite posta elettronica c’è “Hai vinto un premio”: il messaggio annuncia la vincita di un premio che però non si può ricevere se non si versa la tassa corrispettiva. Ovviamente il premio non arriverà mai. In tempi di crisi poi funziona benissimo “Hai bisogno di un prestito?”. Si fa intravedere alla vittima che è possibile ricevere certe somme con una piccola spesa di avvio della pratica. Manco a dirlo, l’unico a intascare il denaro è il truffatore che se la ride dall’altra parte del computer. Quanti invece sognano di avere un lavoro, o di lasciare il noioso posto in ufficio per un comodo impiego da casa spesso abboccano a “Vuoi lavorare da casa”? La proposta è quella di acquistare prodotti da rivendere a prezzo maggiorato oppure di diventare acquirente “fantasma”, colui che viene pagato per provare servizi e merci delle aziende. Anche in questo caso, si paga la quota per partecipare a un corso. E addio quattrini.

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