Luglio 30, 2014 - Agosto 18, 2014

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MEUCCI ORO ALLA MARATONA DI ZURIGO: LE CONGRATULAZIONI DEL CAPO DI SME
Lunedì, 18 Agosto 2014
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Roma , 17 agosto - Il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale Claudio Graziano, si congratula con il Caporal Maggiore Scelto Daniele Meucci per l'eccezionale risultato conseguito nei Campionati Europei di Atletica leggera in corso a Zurigo, che "testimonia, ancora una volta, lo spirito di sacrificio e di dedizione che giornalmente i soldati infondono in tutte le attività sia sul territorio nazionale sia all'estero nelle principali aree di crisi internazionali".

Il podista dell’Esercito ha trionfato nella gara regina dei giochi, la Maratona, con il tempo di 2h11’8’’, diventando il nuovo campione d'Europa.

Il Caporal Maggiore Scelto Meucci è un atleta del Centro Sportivo Olimpico dell'Esercito, specialista nelle corse di fondo e mezzofondo.
Quella di oggi è la sua prima medaglia d'oro nella Maratona agli Europei dove, due anni fa, vinse la medaglia d’argento nei 10.000 metri piani, mentre nel 2010, vinse quella di bronzo sempre nei 10.000.

 
 
 
 
 
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LUCA BARISONZI CONCLUDE LA SUA IMPRESA SUL MONTE ROSA
Domenica, 17 Agosto 2014
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PARMA- Luca Barisonzi, alpino rimasto tetraplegico in Afghanistan per un agguato e Luca Colli, alpinista, hanno raggiunto questa mattina la Capanna Margherita, a 4.554 metri, il rifugio più alto d’Europa sul Monte Rosa. Si è così concluso il progetto Toccando il cielo, che era inizialmente previsto per il 5 luglio, ma è stato posticipato ad agosto per le condizioni del meteo che non permettevano prima la salita.

I due sono partiti alle 4 di questa mattina dal Rifugio Gnifetti dove hanno pernottato, poi con tutta la cordata, fatta di amici e alpini, hanno raggiunto il Rifugio Regina Margherita. Per compierla hanno usato una carrozzina cingolata americana, che rimarrà allo Spazio Vita dell’Unità spinale di Niguarda. Diceva così, a chi gli chiedeva il motivo: “Due motivi mi spingono a farlo. Come militare, mi sento di portare con me, quel giorno, tutti i feriti e coloro che non sono tornati. E poi, voglio mostrare le abilità della disabilità, la forza che rimane, la voglia di sognare”. Mai nessun alpinista con tetraplegia vi era riuscito.

Ora si dedicherà all’ennesima sfida: allenarsi nel tiro a segno per raggiungere un altro sogno, quello di partecipare alla Paralimpiade di Rio 2016, grazie anche al programma congiunto fra Comitato Paralimpico e Ministero della Difesa per la pratica sportiva fra i militari rimasti con disabilità mentre erano in servizio


 
 
 
 
 
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HERAT: UCCISO IL CAPO DEI SERVZI
Domenica, 17 Agosto 2014
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HERAT- Un commando armato ha ucciso oggi a colpi d'arma da fuoco il responsabile per la provincia di Herat (Afghanistan occidentale) dei servizi di intelligence (Nds).Il capo della polizia di Herat, Abdul Qadir Behsudi, ha detto che Hamid Mirzai è stato abbattuto nel quartiere di Drab Mulk del capoluogo provinciale, Herat City, mentre la sua guardia del corpo è rimasta ferita. Intervenuta sul posto, la polizia ha aperto le indagini ed ha arrestato un sospetto

 
 
 
 
 
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BASE JUMPING N TRENTINO: SECONDO MORTO IN POCHI GIORNI
Domenica, 17 Agosto 2014
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TRENTO- Uno spagnolo è morto mentre praticava base jumping in Trentino. L'incidente è avvenuto nel tardo pomeriggio sul Becco dell'Aquila, sul monte Brento, dove solo poch giorni orsono era morta un'altra paracadutsta. Come hanno ricostruito i soccorritori, l'uomo, 38 anni di Madrid, ha avuto difficoltà son dallo stacco. Testimoni lo hanno visto azionare il paracadute ma era già tropo vicino alle rocce e pochi istanti dopo si è schiantato. Inutile l'intervento degli uomini del soccorso alpino, calatisi sul posto da un elicottero con il verricello.

 
 
 
 
 
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LANCIO IN ONORE DI GIANFRANCO PAGLIA
Domenica, 17 Agosto 2014
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sopra: Conforti, Robuschi e Amatobene,al decollo, con il pilota, paracadutsta e competitore,Stefano Corradini, che da temopo lancia il trio sulle montagne e colline parmensi. Sotto, appena atterrati, hanno salutato Gianfranco Paglia

PARMA- Ieri a Parma, il nostro giornale ha organizzato una amichevole accoglienza alla MOVM Gianfranco Paglia e la Sua Famigla, di passaggio a Parma, dove si sono fermati una notte.
Alle 2015, quasi allo scoccare delle effemeridi, Walter Amatobene, Giovanni Conforti e Paolo Robuschi lo hanno aspettato nonostante il ritardo dovuto ad un lungo viaggo da Caserta, costellato di code e deviazioni, per lanciarsi a sorpresa sulla verticale di una splendida area dell'appennino parmense dove si erano dati appuntamento per una cena con le rispettive consorti.

Felicissimi i suoi Figli, Vittoria - 15 anni- e Antonio di 7 che non si aspettavano lo spettacolo.
Nel cielo i tre hanno volato a lungo con due enormi tricolori ed un fumogeno per salutare l'Amico.Una volta atterrati I paracadutIstI, Stefano Corradini, il pilota, ha salutato Paglia con un volo radente a luci accese ed il movimento delle ali.

Gianfranco Paglia si stava recando in Svizzera, dove da anni la Difesa mette a disposizione sua e degli altri militari con gravi lesioni, uno staff medico riabilitativo per la cura neuro muscolare avanzata ed il mantenimento dei progressi fisici.

Nei giorni che trascorrerà oltre confine, continuerà l'allenamento sportivo per gli INVICTUS GAMES (10-14 settembre) di Londra, giochi riservati ai militari di tutti i Paesi alleati, che hanno riportato ferite invalidanti, organizzati dal
Principe Harry

Chi conosce la carica di simpatia di Ganfranco Paglia e della moglie Giovanna e la dolcezza di Vittoria e Antono, può mmaginare quanto gradevole sia stata la serata.




 
 
 
 
 
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L'INDIA RAFFORZA L A MARINA
Domenica, 17 Agosto 2014
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MUMBAI- Il primo ministro indiano Narendra Modi ha salutato poche ore fa con una cerimonia a Mumbai l'entrata in servizio nella marina del cacciatorpediniere Ins Kolkata, con le sue 6.800 tonnellate la più grande nave militare interamente costruita in India.

"E' un esempio delle capacità tecniche indiane che manderà un forte segnale nel mondo - ha dichiarato Modi - il nostro obiettivo è di rafforzare così tanto il nostro paese nelle sue capacità di difesa, da far sì che nessun paese voglia minacciarci". Dotata di capacità di difesa anti sottomarino, la Kolkata è equipaggiaya con missili di crociera BrahMos sviluppati assieme alla Russia.

Negli ultimi dieci anni, l'India ha avviato un importante programma di ammodernamento delle proprie forze armate. A spingere verso il riarmo è anche la crescita delle forze armate della confinante Cina.

 
 
 
 
 
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CORSI E RICORSI STORICI- IL 16 AGOSTO 1620 I TURCHI MUSULMANI SBARCARONO IN PUGLIA E LA MISERO A FERRO E FUOCO
Sabato, 16 Agosto 2014
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ACCADDE IL 16 AGOSTO DI 394 ANNI FA


Tiziano Samele

Il 16 agosto del 1620, Manfredonia fu attaccata da circa 56 galee turche. I Turchi giunsero in città e misero a ferro e fuoco ogni cosa incontravano. Il saccheggio, le uccisioni e le devastazioni furono ‘terribili’. Furono saccheggiate chiese, rubate opere d’arte, violato e disperso il corpo di San Lorenzo Maiorano, bruciati e distrutti diversi documenti cittadini. Senza distinzione furono uccisi tutti coloro che i Turchi incontravano: donne, bambini, anziani, malati. I più validi vennero trattenuti per essere venduti come schiavi. Le case dei più ricchi venivano saccheggiate, mentre quelle dei poveri
incendiate.

Ma la violenza più atroce fu perpetrata ai danni di chiese e conventi.

Il 17 Agosto fu sferrato l’attacco decisivo al Castello, difeso dal governatore Carafa. La resa fu inevitabile. La fortezza fu consegnata a Pascià Alì, capo della flotta turca che, all’alba del 19 Agosto, levò le ancore, salpando con un ingente bottino. L’episodio è narrato dal Sarnelli e dai cronisti dell’epoca.

Nel monastero delle Clarisse fu rapita la piccola Giacoma Beccarini, orfana di madre e figlia di un alto ufficiale dell’esercito spagnolo. Condotta a Costantinopoli, nell’harem di Topkaki, diverrà la favorita del sultano Ibrahim.

Ventiquattro anni dopo, mentre si recava con il figlio Osman in pellegrinaggio alla Mecca, fu presa prigioniera dai Cavalieri di Malta. Non volle rinnegare l’Islam.

GLI ALTRI SBARCHI DEI TURCHI SUI LITORALI DEL GARGANO
Nel 1600 e nel secolo successivo le incursioni saracene interessarono tutto il Gargano. La Cronica di Giuseppe Pisani, relativa all’ultimo scorcio del Seicento, ci fornisce una drammatica visione dei lidi e delle campagne invase dai Saraceni. Tra i vari episodi, ne citiamo alcuni. 5 luglio 1672 = Più di duecento turchi sbarcarono nella chianca di Marino (Vieste), venuti con tre grandi fuste; fecero schiavi due uomini e una ragazza. «Fu grazia di Dio non farne gran numero – commenta il Pisani – stante la maggior parte metendo li campi et il sbarco fu a due hore dopo fatto giorno» . 16 maggio 1673 = Sul «giale (spiaggia; ndr) di Mileto» alle prime ore dell’alba, era ancora buio, sbarcarono più di trecento turchi da «sei fuste dulcignane». Con bandiere e tamburi entrarono in Sannicandro Garganico. Erano guidati da rinnegati. Fecero schiavi diversi torrieri, sentinelle, «ma anco il sopracavallaro», il quale l’anno precedente era stato già sequestrato al ponte di Varano e riscattato con 115 zecchini. 25 luglio 1675 = Tre fuste di Turchi approdarono vicino alla grotta del Duca, presso Vieste. Diversi cittadini armati, usciti dalla città, combatterono “con la maggior parte di gente di detta compagnia”. A un cittadino originario di Lecce, che si era “accasato in Vesti”, i turchi mozzarono la testa e se la portarono via come macabro trofeo; fecero inoltre 22 prigionieri. 26 giugno 1677 = Alle prime luci dell’alba, «giunsero due fuste turchesche di S. Maura et sbarcarono dalla parte di dietro della Chianca di Marino, fra li confini di Vesti et Peschici, et girarono il piano grande, anco da sopra l’Acqua viva, il piano piccolo, il Morello et li Mezzani et girarono di sopra il monte S. Paulo et s’andarono ad imbarcare nella detta Chianca, con portare quattordeci persone Christiane: dieci homini et quattro donne». Questo sbarco fu clamoroso: mai i Turchi si erano così addentrati nel territorio. Il Pisani riferisce che furono guidati da “rinnegati nativi del Regno” e che, in fondo, il “bottino” fu minimo, da suscitare “gran meraviglia”: i turchi avrebbero potuto senz’altro fare più prigionieri, «perchè v’erano in detti luochi quattrocento persone senz’armi et non furono pigliati più delli sopradetti» . Nelle fuste vi erano dei “renegati nativi del Regno”. 4 settembre 1680 = Verso l’alba, nel tratto di costa tra Peschici e Vieste, sbarcarono 160 Turchi. Si recarono nella chiesa della Pietà, delle Grazie e del Carmine di Vieste, dove ruppero candelieri, carte di gloria, lampade, arredi d’altare e il SS.mo Crocifisso grande. I predoni si diedero al saccheggio e alle solite ruberie: fecero schiavi sei contadini, ammazzarono sette buoi e andarono a bollirne la carne sotto la Gattarella, dove erano ancorate le loro navi; altri assaltarono la Torre di Portonuovo. Finalmente, da Peschici sopraggiunsero due galee veneziane, fra cui la capitana del golfo guidata da Geronimo Garzon. I Turchi, riconosciutala, si imbarcarono celermente sulle loro fuste, dandosi alla fuga verso Levante: lasciarono sulla spiaggia le caldaie ancora fumanti e un barile di polvere da sparo. Era stata la guarnigione spagnola che presidiava il Castello di Vieste a dare l’allarme: alcuni colpi di cannone avevano allertato gli abitanti, ma soprattutto le galee veneziane che controllavano la costa da Sfinale a Peschici. Inseguiti dalle due galee veneziane, i Turchi si rifugiarono a Ragusa vecchia, da dove contavano di ripartire all’assalto di Vieste.Se questo progetto non si concretizzò fu solo grazie alla vigile presenza delle navi della Serenissima sul tratto di mare antistante la costa

 
 
 
 
 
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CAUSE DI SERVZIO PER ASMA BRONCHALE A MILITARE VFB
Sabato, 16 Agosto 2014
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AGRIGENTO- A.V., 36 anni di Agrigento, era stato arruolato nell'Esercito italiano nel 2001 quale volontario in ferma annuale presso il reggimento fanteria Aosta di Messina e successivamente ricoverato per problemi all'apparato respiratorio; dopo alcuni mesi veniva congedato dopo avere subito altri ricoveri. Il giovane, nel 2002, ha chiesto il riconoscimento della dipendenza da causa di servizio della patologia "asma bronchiale allergica" da cui era affetto. Il comitato per le pensioni privilegiate nel 2007 ha escluso l'esistenza di un nesso di causalità tra la malattia e il servizio, e pertanto il Ministero della Difesa ha rigettato la domanda tendente ad ottenere la pensione privilegiata.

Il giovane agrigentino, allora, ha proposto un ricorso davanti la Corte dei Conti, contro il Ministero della Difesa, per il riconoscimento del diritto alla pensione privilegiata.

STRAPAZZI FISICI E PSICHICI PER IL MILITARE LO HANNO PROSTRATO
In particolare gli avvocati Rubino e Di Giorgio hanno sostenuto che "i prevedibili strapazzi fisici e disagi psichici connessi con il servizio militare hanno con certezza determinato il primo accesso asmatico". Supportando il ricorso con una consulenza tecnica di parte a firma del dottore Francesco Geraci, specialista in medicina legale e delle assicurazioni, secondo cui "i fattori inquinanti ambientali e le condizioni presenti nell'ambiente di una caserma, hanno determinato la patologia asmatica".

La Corte dei Conti, nel 2014, ha ritenuto necessaria la consulenza di un organo tecnico, individuato nella commissione medico legale presso la stessa Corte dei Conti; il collegio medico, condividendo le tesi degli avvocati Rubino e Di Giorgio, è giunto alla conclusione secondo cui "la malattia doveva considerarsi dipendente da causa di servizio e che fosse da ristorare con la pensione privilegiata dalla data del congedo a vita".

La Corte dei Conti, ritenendo corretta la valutazione della commissione medico legale, ha accolto il ricorso riconoscendo al ricorrente il diritto al trattamento privilegiato dalla data del congedo a vita e al pagamento della somme arretrate, maggiorate degli interessi e della rivalutazione monetaria. Pertanto, per effetto della sentenza resa dalla Corte dei Conti, verrà erogata la pensione privilegiata a vita con decorrenza retroattiva a partire dal 2002, data del congedo, al giovane agrigentino, il quale potrà avanzare anche pretese risarcitorie ai sensi della Legge "Pinto" sull'eccessiva durata dei processi, essendosi il giudizio protratto per oltre sei anni, ben oltre il limite triennale individuato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo quale corretta durata di un giudizio di primo grado.

 
 
 
 
 
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FANO : MUORE DARIO MANDRAGOLA IN SEGUITO AD AD UN MALFUNZIONAMENTO DEL SUO PARACADUTE
Sabato, 16 Agosto 2014
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PARMA- Dario Mandragola, paracadutista di 40 anni originario di Bergamo, ha perso la vita nel giorno di Ferragosto schiantandosi al suolo durante un lancio con il paracadute.SAveva oltre 500 lanci all'attivo.

E' successo intorno alle 17.30 nella zona dell'aeroporto di Fano, nelle Marche, dove si trovava da alcuni giorni.

Dopo avere sganciato la vela principale per un malfunzionamento, il plotino dell'emergenza non ha trovato l'aria per aprire la vela ausiliaria, essendo finito tra le gambe dello sfortunato paracadutista.

Dario è così precipitato davanti alla recinzione della scuola di paracadutismo, sotto gli occhi attoniti degli amici. Inutile ogni tentativo di soccorso.

Solo due giorni fa un 59enne aveva perso il controllo del proprio paracadute a causa di un malore e, invece di atterrare nell’area del “campo dell’aviazione”, era finito a largo, a 500 metri dalla costa, rischiando di annegare. L’uomo deve la vita a un gruppo di surfisti del Circolo Windsurfing di Sassonia, che lo hanno liberato dall’imbracatura e portato a riva con l gommone del Circolo e poi trasportato al Pronto Soccorso di Fano.

 
 
 
 
 
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CRISTIANI TRUCIDATI E UCCISI : IN ITALIA C'E CHI VUOLE PARTIRE PER DIFENDERLI
Venerdì, 15 Agosto 2014
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MILANO «Pellegrinaggio armato», quinta Crociata,nuova Lepanto.Si sta diffondendo la voglia di partire. Chi lo vuole, ricorda la battaglia del 7 ottobre 1571, quando la Lega Santa sconfisse via mare le flotte musulmano dell’Impero Ottomano.

C’è pure chi, come il giornalista ultracattolico Antonio Socci, critica Papa Francesco, «reticente» di fronte ai «duecentomila cristiani (ma anche altre minoranze) sono in fuga, cacciati dai miliziani islamisti che crocifiggono, decapitano e lapidano i nemici».

LA DESTRA CATTOLICA CERCA DI CONTRASTARE ANCHE LA INVASONE ISLAMICA IN ITALIA
Non ci sono solo le battaglie contro gli sbarchi di immigrati a Lampedusa o quelle contro le moschee a Milano, che presto potranno essere costruite in quattro aree del capoluogo lombardo. La destra italiana sta formando alleanze tra partiti come Forza Nuova, esponenti della Lega Nord o ex esponenti di Alleanza Nazionale: l'obbiettivo è di "contrastare l’avanzata islamica in arrivo dalla Siria e dall’Iraq». La minaccia dell’Isis, la creazione di uno Stato Islamico in medioriente, il Califfato di Abu Bakr Al Baghdadi, affacciato sul Mediterraneo e a pochi chilometri dall’Europa, inizia a scuotere le anime ortodosse e nazionaliste di tutta Europa. A mostrarlo pure l’ultimo reportage di "Vice" del giornalista Medyan Dairieh.

Le destre hanno già da qualche mese iniziato a organizzarsi per aiutare la resistenza al confine tra Iraq e Siria, con aiuti economici e militari per i «regimi laici e militari del presidente siriano Assad e del generale egiziano Al Sisi».

Già da luglio è possibile raccogliere fondi e finanziare le milizie armate di autodifesa dei Cristiani Caldei del patriarca Sako, Assiri, Mandei, Ortodossi e Copti.

A portare avanti l’iniziativa è il fronte dei Fratelli Cristiani coordinato dall’esponente di estrema destra Roberto Jonghi Lavarini. Niente medicine o cibo, ma armi, pistole, fucili, bombe a mano e divise per difendersi, in territori dove l’Isis ha già iniziato a imporre una tassa, come prescrive il Corano, a chi non vuole convertirsi all’Islam e nel caso in cui ci si rifiuti di pagare c’è la condanna a morte.

Le chiese vengono sequestrate per diventare uffici del Califfato. Il network di associazioni è composte da cristiani ultraconservatori, spesso legati a movimenti di estrema destra in europa, tra associazioni francesi vicine al Front National di Marine Le Pen, associazioni di copti egiziani, russi, serbi e svizzeri. Il nemico è l’Islam «wahabita e salafita». Si guarda all’Eurasia di Putin, all’asse dei russi con l’islam sciita e ai moniti di Kiril, diciassettesimao Patriarca di Mosca e Capo della Chiesa Ortodossa Russa contro l’avanzata islamica.

GRILLO DICE DI COMPRENDERE L'ISIS. ANCHE IL PAPA SOTTO ACCUSA
E mentre il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo, attraverso alcuni suoi parlamentari, spiega che bisogna «comprendere il fenomeno Isis», tra le frange di estrema destra la Chiesa romana di Papa Francesco viene definita «decadente e buonista» più attenta a «difendere le minoranze (etniche, religiose e sessuali)» che «ascoltare le tragiche richieste d’aiuto che provenivano dai cristiani di Oriente».

I soldi arrivano su un conto della Bank of Beirut attraverso una onlus parigina collegata alla Fraternità sacerdotale di San Pio X. A «gestirli» sarebbe il Fronte Nazionale cristiano maronita libanese del generale Michel Aoun, già capo di stato maggiore, per conto del presidente del Libano Amin Gemayel.

Il fulcro della protesta è la Fraternità sacerdotale di San Pio X, fondata nel 1970 da monsignor Marcel Lefebvre, arcivescovo morto scomunicato dalla Chiesa di Roma per le sue posizioni ultraconservatrici che lo portarono a rigettare il Concilio Vaticano II e a ordinare, senza il permesso di Roma, quattro vescovi nel 1988.

Nell’ultimo anno si è parlato di loro perché hanno officiato il funerale di Erik Priebke. Accusati di antisemitismo, scomunicati da Giovanni Paolo II e poi in parte riabilitati da Papa Ratzinger, attraverso la loro onlus oltre a inviare armi alla resistenza cristiana vi sarebbe anche un aiuto strategico da parte di ex generali della Folgore italiana. La base è variegata, annovera esponenti di Alba Dorata ma pure quelli del nuovo Fronte Cristiano nato da poco a Parma alle ultime elezioni amministrative.

JONGHI LAVARINI ACCUSA LA SINISTRA PACIFISTA
Jonghi Lavarini attacca la sinistra italiana: «Ma dove sono tutti i pacifisti arcobaleno, anche cattolici progressisti, che manifestano per qualunque altra causa, dalla Palestina all’Ucraina, ma non fanno assolutamente nulla contro l’esodo biblico di oltre 120.000 fratelli cristiani iracheni, cacciati, derubati e massacrati dal fondamentalismo islamico? Noi siamo pronti a risfoderare la spada crociata per difenderli!».

 
 
 
 
 
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I FUNERALI DEL MARESCIALLO PARACADUTISTA BRUNETTO
Venerdì, 15 Agosto 2014
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LIVORNO- I funerali del Maresciallo Girolamo Brunetto,70 anni, paracadutista in congedo del nono reggimento,travolto da un'auto sulla tangenzale di Livoron si terranno nella Chiesa di Corea (quartiere nord della città di Livorno) alle ore 10,30 di sabato 16 agosto.

 
 
 
 
 
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AFGANISTAN:: LA TASK FOPRCE DELLE TRASMISSIONI (C4) RIENTRA
Venerdì, 15 Agosto 2014
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Herat, 15 agosto 2014. Il tenente colonnello Giovanni Di Giovanni ha concluso oggi il suo mandato al comando della Joint Task Force C4, l’assetto interforze del Train Advise Assist Command West responsabile delle comunicazioni nella regione occidentale dell’Afghanistan e dei collegamenti tra il contingente italiano e la madrepatria.

Nel corso di una breve cerimonia alla quale ha presenziato il generale Manlio Scopigno, comandante del contingente italiano in Afghanistan, il tenente colonnello Di Giovanni ha evidenziato “la grande professionalità’ dell’unità che ha saputo garantire un efficace sistema di comunicazioni e di informazioni, indispensabile per l’esercizio della funzione di comando e controllo del Train Advise Assist Command West”.

Ai trasmettitori del 7° reggimento di Sacile (PN) subentrano i militari del 232° reggimento trasmissioni di Avellino.

LE FOTO OFFERTE DAL COMANDO RCWEST

 
 
 
 
 
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GIOVENTU ITALIANA
Venerdì, 15 Agosto 2014
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Parma- Per ricordare a chi è in vacanza che la giungla li attende, ecco una notizia sconcertante di un animale di 21 anni che inveisce e uccide un ottantenne per un posto a sedere su una scalinata. Episodi come questi accadono a migliaia in questa Italia irriconoscible, caOtica e ciaLtrona.



SALERNO-Una lite per un posto su un gradino della piazza del paese, a Olevano sul Tu­sciano, in provincia di Salerno. La rabbia di un ventenne che lancia contro un anziano una pietra e la morte di ben due persone: l’81en­ne, molto probabilmente per le fe­rite riportate, e sua moglie colta da infarto per lo spavento causa­to dall’aggressione subita al ma­rito. Tutto questo è accaduto in un normale pomeriggio di agosto per ragioni che, con la normalità, non hanno davvero niente in comune. Tutto è iniziato martedì scorso, quando Vito Manzi decide di se­dersi su un gradino di piazza Um­berto I. É stato allora che un ra­gazzo comincia a inveire contro l’anziano per quel posto a sedere soffiato all’ultimo istante. Uno scambio di battute feroci e qual­che colpo del ventenne che poi si allontana carico di rabbia. Pochi minuti dopo il giovane torna con un sampietrino tra le mani. Ha pensato che quella pietra potesse aiutarlo a scaricare la rabbia e ad affermare la sua prepotenza. Il tutto avviene sotto gli occhi della moglie di Vito Manzi. Carmela Bu­fano è sul balcone di casa ad assi­stere al diverbio, ma quando ve­de il marito accasciarsi a terra fe­rito e sanguinante si precipita nel­la piazza, dove non riesce neppu­re a soccorrere l’anziano coniuge. Ha un malore e muore mentre i sanitari del 118 caricano Vito Manzi su un’ambulanza. Ad ucci­derla un infarto fulminante. In­tanto, l’uomo veniva trasferito in ospedale a Salerno. Le prime no­tizie non apparivano disperate. Manzi ferito al volto rischiava un occhio, non la vita. Eppure le sue condizioni si sono aggravate im­provvisamente. Ora il 20enne è accusato di omicidio preterinten­zionale.

 
 
 
 
 
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C130 DELLA AERONAUTICA MIOLITARE IN IRAQ PER AVIORIFORNIMENTI
Venerdì, 15 Agosto 2014
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PARMA- L’Italia domani farà partire la sua missione a sostegno delle popolazioni irachene. I ministri degli Esteri, Federica Mogherini, e della Difesa, Roberta Pinotti, hanno dato il via libera a un ponte aereo, con 6 voli, per la distribuzione attraverso l’Unicef di 36 tonnellate di acqua, 14 tonnellate di biscotti proteici, 200 tende da campo e 400 sacchi a pelo.

«L’aereo, che è già in zona, sarà impiegato per far arrivare aiuti umanitari» hanno detto le ministre confermando che il piano prevede due voli domani e altri quattro fino al 20 agosto.

 
 
 
 
 
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MORTO UNO DEI MARINE CHE ORINAVA SUI TALEBANI
Venerdì, 15 Agosto 2014
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WASHINGTON, 15 AGO - Robert Richards, l'ex marine e reduce dell'Afghanistan che era stato incriminaato perchè urinava, insieme a 3 commilitoni sui corpi di talebani, e' stato trovato morto ieri sera nella sua casa nella Carolina del Nord. Aveva 28 anni. La morte e' stata confermata dall'avvocato che lo difendeva nella causa intentata dal corpo dei Marine dopo la diffusione del video incriminato su Youtube. Non sembra suicidio, ha detto. Disposta l'autopsia.

 
 
 
 
 
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LE LIISTE DI PROSCRIZIONE PER I FASCISTI, DOPO IL 1944
Giovedì, 14 Agosto 2014
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PARMA- La rivista internet Slate ha pubblicato alcune fotografie di un documento dell’esercito statunitense del 1944 dove sono elencate dettagliatamente tutte le categoprie di persone che il governo militare in Italia avrebbe dovuto considerare fascisti e quindi rimuovere e isolare dalla vita politica del paese.
Per questo motivo venne stilato questo documento, che indicava dettagliatamente chi era da considerare un fascista e chi no. Alla fine, mettendo insieme tutte le categorie elencate, la lista finiva per includere una larga maggioranza della classe dirigente italiana:

nella lista erano inclusi tutti i dirigenti del partito fascista, tutto il governo, parte della magistratura, tutti i direttori e capiredattori dei giornali, tutti gli amministratori locali e tutti quegli imprenditori che avessero avuto a che fare in un modo o nell’altro con l’amministrazione pubblica (il che, visto l’interventismo nell’economia del regime fascista, significava più o meno tutti gli imprenditori). Gli alleati furono più severi degli italiani, che dopo la fine della guerra con una serie di amnistie e altri provvedimenti sostanzialmente riabilitarono quasi tutti i fascisti che erano riusciti a sopravvivere.

Il documento doveva serviva alla Commissione di Controllo Alleata (ACC), l’organo militare incaricato dell’amministrazione civile nei territori liberati degli eserciti alleati, insediata nel novembre del 1943.

I compiti principali della ACC erano assicurarsi che i vari servizi civili continuassero a funzionare, che la popolazione venisse sfamata e che fosse ragionevolmente protetta dalle malattie e genericamente da altri rischi. In sostanza svolgeva le funzioni di un governo civile, e in alcuni casi lo fece in maniera piuttosto sbrigativa e autoritaria. Tra gli altri compiti, però, c’era anche preparare il terreno per una restituzione dei poteri agli italiani: per fare questo serviva assicurarsi che le persone compromesse con il regime fascista restassero lontane dalle istituzioni.

 
 
 
 
 
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BUON FERRAGOSTO AI 5000 MILITARI ITALIANI IN MISSIONE E AI 4000 DI STRADE SICURE
Giovedì, 14 Agosto 2014
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PARMA- A Ferragosto saranno 5.070 militari italiani impegnati nelle 33 missioni attualmente in atto in 25 Paesi. Tra le principali ricordiamo l'operazione 'Isaf' in Afghanistan, Unifil in Libano, Eulex nei Balcani, Atalanta contro la pirateria nell'Oceano indiano.

Sono 2.530 sono ad oggi i militari in Afghanistan, mentre circa 1000 sono in Libano, nella missione Unifil, per assistere il governo libanese ad esercitare la propria sovranità sul Libano e a garantire la sicurezza dei propri confini, in particolare dei valichi di frontiera con lo Stato di Israele. La missione. inoltre, intende sostenere le forze armate libanesi nelle operazioni di sicurezza e stabilizzazione dell'area

STRADE SICURE
Nell’operazione “Strade Sicure” sono circa 4000 i soldati della Forza Armata impiegati in attività di pattugliamento delle città, di vigilanza ad obiettivi sensibili ed a centri per immigrati e, da ieri, di controllo delle spiagge.
Dall’inizio dell’operazione, i militari dell’Esercito, in concorso alle forze di polizia, hanno sequestrato più di 2 tonnellate di droga, 630 armi e 12.000 mezzi. I militari hanno inoltre eseguitocomplessivamente più di 14500 arresti, controllato oltre 2 milioni di persone ed oltre un milione di mezzi.

Molto intenso il lavoro dei militari nelle provincie di Napoli e Caserta, dove una componente dell’Esercito è impiegata nel controllo della cosiddetta “terra dei fuochi” e dove, solamente nella giornata di ieri, è stato segnalato dai militari un incendio di rifiuti a San Marcellino e rinvenuto un sito di sversamento illecito a Marigliano.

A Rimini i militari dell’Esercito concorrono al controllo delle spiagge in concorso alle forze dell’ordine, un ulteriore attività compresa nell’Operazione “Strade Sicure” sorta a seguito delle recenti disposizioni del Ministero degli Interni.

L’importante impiego dell’Esercito, disposto con apposito decreto del ministero dell’Interno di concerto con il Ministero della Difesa, ha confermato ancora una volta la grande versatilità della Forza Armata, oggi più che mai risorsa a disposizione del Paese sia per la sicurezza nazionale sia per quella internazionale.


 
 
 
 
 
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15 ANNI ORSONO MORIVA RAFFAELE SCIERI AL CAPAR
Giovedì, 14 Agosto 2014
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SIRACUSA- Fiori sono stati deposti ieri sulla lapide commemorativa al largo Scieri in occasione del 15º anniversario della morte del giovane aspirante allievo paracadutista siracusano. Ieri mattina l'assessore Scrofani e il presidente del Consiglio comunale Sullo insieme con la madre di Lele, Isabella Guarino, e il fratello Francesco, hanno consegnato al Prefetto una lettera indirizzata al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dove chiedono giustizia per quello che loro ritengono un omicidio impunito, nonostante le quattro inchieste non abbiano individuato alcun colpevole.

 
 
 
 
 
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MUORE EX CAPO OFFICINA DEL NONO REGGIMENTO PER UNA SERIE SFORTUNATA E TERRIBILE DI COINCIDENZE
Giovedì, 14 Agosto 2014
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MUORE EX CAPO OFFICINA DEL NONO REGGIMENTO PER UNA SERIE SFORTUNATA E TERRIBILE DI COINCIDENZE

LIVORNO. Ha attraversato la Variante Aurelia a piedi, ma è stato falciato e ucciso da un'auto diretta verso Livorno. L'incidente è avvenuto intorno alle 16. Dalle prime indiscrezioni è emerso che la Girolamo Brunetto,70 anni, paracadutista in congedo del nono reggimento , originario del Sassarese, era stato fermato un'ora prima da una macchina della Polstrada che gli avrebbe fermato la vettura perché aveva non aveva con sè il tagliando della assicurazione.Brunetto era stato capo officina al Nno Reggimento Col MOschin, dove aveva trascorso gran parte della sua carriera.

La Polstrada l'ha accompagnato alla fermata dell'autobus, ma invece di salire sul mezzo pubblico avrebbe deciso di tornare a casa a piedi. Questo spiegherebbe, almeno in parte, il motivo per cui l'uomo stesse camminando a piedi lungo la Variante.


Faremo seguito con la data delle esequie.

 
 
 
 
 
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LA MARINA IN SERVIZIO ANTINCENDIO
Giovedì, 14 Agosto 2014
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foto di archivio: nave della Marina Militare usata come piattaforma addestrativa per addetti al soccorso della CRI


PARMA-Ieri un elicottero AB 212 della Marina Militare è decollato dalla base elicotteri di Catania per prestare soccorso in località Calatabiano (CT) dove si era diffuso un incendio.
Giunti sul posto è stata rilasciata una squadra di supporto per il contenimento dell’incendio, in cooperazione con le squadre a terra del Corpo Forestale e Vigili del Fuoco.
L’elicottero ha effettuato in due momenti 21 passaggi riversando acqua per contenere l’incendio.


Ogni estate da oltre 20 anni la Marina Militare contribuisce alla lotta agli incendi boschivi sul territorio nazionale. Dal giugno fino ai primi giorni di ottobre 3 elicotteri AB-212 sono pronti ad intervenire dalle basi aeree di Luni (La Spezia), Grottaglie (Taranto) e Fontanarossa (Catania), sotto il coordinamento della Centrale Operativa Aerea Unificata della Protezione Civile.
La manovrabilità degli aeromobili e la professionalità degli equipaggi di volo consentono di attaccare il fuoco anche in zone particolarmente impervie e difficilmente raggiungibili con i mezzi di terra.
Dal 2009 inoltre, in seguito ad un accordo tra Ministero della Difesa e la Protezione Civile, il concorso della Marina si estende all’impiego di alcuni nostri piloti abilitati alla condotta di aeromobili civili specifici per la lotta agli incendi, come l’elicottero tipo S 64F della flotta aerea dello Stato. Continua così, da oltre 20 anni, il nostro impegno per la salvaguardia del patrimonio boschivo e della collettività.


 
 
 
 
 
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Giovedì, 14 Agosto 2014
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LONDRA - La Gran Bretagna ha dispiegato le SAS nel nord dell'Iraq, dove migliaia di civili sono intrappolati su una montagna dai combattenti militanti sunniti.

Gli agenti della Special Air Service (SAS lavorano con le truppe americane per raccogliere informazioni da circa sei settimane.


 
 
 
 
 
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ESERCITO ITALIANO: TOUR PROMOZIONALE ESTIVO 187° REGGIMENTO PARACADUTISTI
Giovedì, 14 Agosto 2014
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Il tour promozionale estivo dell’Esercito Italiano fa tappa al parco acquatico “Acquavillage” di Cecina (LI), dove personale del 187° reggimento paracadutisti "Folgore" ha catturato la curiosità dei tanti ragazzi che, tra un tuffo e l’altro, si sono fermati a chiedere informazioni circa le opportunità professionali che la Forza Armata propone.
Da giovani in mezzo ai giovani, i paracadutisti hanno chiarito i dubbi sulle diverse prospettive di carriera e sulla varietà di incarichi cui ciascun aspirante soldato può essere avviato. Proprio quest’ultimo aspetto ha destato molto interesse, dato che dal medico, all’ingegnere, al tecnico informatico, al mitragliere, l’Esercito Italiano offre davvero una vasta gamma di possibilità a seconda delle diverse attitudini possedute.
Il tour promozionale estivo del 187° Reggimento proseguirà nei prossimi giorni, con alcune tappe organizzate presso l'Isola d’Elba, in occasione del bicentenario dell’arrivo di Napoleone sull’isola Toscana.


 
 
 
 
 
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FANO: SVIENE IN APERTURA, PARACADUTSTA VOLA N ACQUA
Mercoledì, 13 Agosto 2014
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FANO (Pesaro e Urbino) - Sergio Amatruda, paracadutista di 60 anni,cremonese, dopo essere stato stordito dallo shock di apertura , ha rischiato di annegare volando a favcore d vento verso il mare e "ammarando" a circa 200 metri dalla spiaggia di Sassonia,all'altezza del Circolo windsurfing.
«Lo vedevamo avvicinarsi a noi con una traiettoria anomala e il corpo era chinato in avanti: testa e braccia penzolavano nel vuoto come se fosse privo di sensi». È la testimonianza di un surfista fanese,che per primo, insieme ad un collega ha soccorso il paracadutista in difficoltà, sessantenne cremonese. che ha probabilmente perso i sensi per la violenza dell’apertura. Ricoverato all’ospedale Santa Croce, non ha riportato gravi lesioni.

 
 
 
 
 
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I CARABINIERI RECUPERANO UNA IMPORTANTE OPERA D'ARTE TRAFUGATA DAI NAZISTI: LA CARICA DEI BERSAGLIERI
Mercoledì, 13 Agosto 2014
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di Nunzio De Pinto
CASERTA

I Carabinieri recuperano un’importante opera d’arte trafugata dai nazisti nel 1943.

CASERTA - I Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Venezia, a conclusione parziale di un’ appassionata indagine, hanno recuperato e sequestrato una pregevole opera pittorica (olio su tela) facente parte della più vasta composizione del dipinto intitolato “Carica dei Bersaglieri” (cm. 300 x 200) realizzato dal pittore Michele Cammarano (Napoli 1835 – 1920), interprete affermato della stagione pittorica risorgimentale. Il quadro fu trafugato dalle truppe dalla Caserma “Catena” di Verona, durante le tragiche giornate che seguirono l’8 settembre 1943. I militari hanno rintracciato il dipinto, un sezione ritagliata dall’opera originaria, presso una casa d’aste di Napoli, grazie alle preziose informazioni contenute nella Banca Dati dei Beni Culturali Illecitamente Sottratti, il più grande database del mondo gestito dal reparto speciale dell’Arma dei Carabinieri, che ha reso possibile i riscontri ed il riconoscimento del dipinto. L’opera da ricercare era anche inserita nel famoso catalogo “dell’opera da ritrovare – repertorio del patrimonio artistico italiano disperso all’epoca della Seconda Guerra Mondiale” (pubblicato dal Ministero degli Affari Esteri e dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali nel 1995). La realizzazione di questo catalogo fu opera del famoso Rodolfo Siviero, già Ministro plenipotenziario della Repubblica Italiana, detective dell'arte che riuscì, nei difficili anni del dopoguerra, a recuperare molte importanti opere d'arte trafugate durante la Seconda Guerra Mondiale. Il dipinto è stato restituito nella mattinata odierna, dai Carabinieri del Tutela Patrimonio Culturale all’8° RGT Bersaglieri di Caserta, che nel 1943 era stanziato appunto presso la caserma “Catena” di Verona, luogo del trafugamento. Il Reggimento, protagonista prestigioso di passati gloriosi fatti d’arme, e, più recentemente, di impegnative missioni in Iraq e Afghanistan, è oggi dislocato in Caserta, presso la caserma “Ferrari Orsi”.
Nunzio De Pinto

 
 
 
 
 
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TERMINA IL CONTRIBUTO DELLA NRDC DI SOLBIATE OLONA ALAL EMERGENZA LAMPEDUSA
Mercoledì, 13 Agosto 2014
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Operazione “Strade Sicure”. Conclusa l’esperienza a Lampedusa per i soldati del 1° reggimento trasmissioni - 11 agosto 2014



SOLBIATE OLONA (VA), 14 LUGLIO 2014 - Terminata, per gli uomini e le donne del 1° reggimento trasmissioni, l’Operazione “Strade Sicure” a Lampedusa. I militari, inquadrati dal mese di giugno 2013 nel raggruppamento "Sicilia Occidentale" sotto il comando del 6° Lancieri d'Aosta, sono rientrati in tarda serata nella città di Milano.

I 68 trasmettitori del 1° reggimento trasmissioni, unità di supporto diretto al NATO Rapid Deployable Corps Italy (NRDC-ITA) di Solbiate Olona, sono stati impegnati nel pattugliamento e nella vigilanza - in concorso con le forze dell’ordine - del Centro di Soccorso e Prima Accoglienza e dei diversi siti sensibili nell'isola.
Tra i momenti più significativi, l'intervento in seguito al naufragio del 3 ottobre 2013, quando un'imbarcazione carica di migranti si inabissò al largo dell'isola provocando 366 decessi. In quell’occasione i militari intervennero tempestivamente con un sistema di osservazione e controllo lungo le coste per avvistare i naufraghi e contribuirono significativamente nel soccorso ai superstiti e nel recupero delle salme dal molo Favarolo


 
 
 
 
 
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CECINA APRE AI LANCI COL PARACADUTE
Mercoledì, 13 Agosto 2014
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PARMA- Orbetello, Cecina e Piombino sono le tre località toscane dove si sono affluiti i paracadutisti "orfani" delle zone lancio del nord e centro Italia chiuse per ferie. Reggio Emilia, Cremona,Montagnana e MOlinella , infatti, sono chiuse per ferie, ma alcuni di quegli aerei si sono trasferiti al mare. Ecco l'annuncio di CECINA, sulla costa livornese:

IL TIRRENO Cecina del 13 Agosto 2014


Lanci singoli e in tandem Aviosuperficie di Cecina, dal 16 al 31 agostoCECINA Per il secondo anno consecutivo sarà possibile provare l'esperienza adrenalinica di un lancio con il paracadute all'aviosuperficie di Cecina al Paduletto. Infatti, l'Avio Club "Enore Belcari" ha raggiunto un'intesa con la scuola di paracadutismo "Albatros" che sposterà la sua attività dal 16 al 31 agosto proprio sull'aviosuperficie di Cecina. Sarà possibile, oltre che a lanciarsi singolarmente per chi possiede brevetto di paracadutismo, provare l'adrenalinica esperienza di un lancio in tandem con un istruttore qualificato. L'esperienza sarà filmata da un operatore e chi lo richiederà, potrà tornarsene a casa con in mano il video. Per info e prenotazioni: 3357286013.

 
 
 
 
 
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I PARACADUTISTI OSPITI SGRADITI SULLA COSTA TOSCANA A PIOMBINO
Mercoledì, 13 Agosto 2014
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IL TIRRENO - pagina Piombino - del 13 Agosto 2014

RIOTORTO- Piombino- Il Pac 750xl, monoelica di fabbricazione neozelandese lungo quasi 12 metri, decolla e atterra una decina di volte al giorno, forse qualcuna in più.

Porta nel cielo della Val di Cornia i paracadutisti dei corsi di Moli DZone e FlyGang: arrivano in quota e poi saltano giù, per un volo mozzafiato su Costa Est, Elba e promontorio di Piombino.

Sono centinaia gli appassionati che, in particolare dal 7 al 22 di questo mese, frequentano l’aviosuperficie di Perelli, proprio accanto al laghetto, dormendo un po’ al Pappasole e un po’ al Diavolino. Sono turismo anche loro. Ma non tutti la vedono così. Perché quel motore da 750 cavalli che porta in cielo i paracadutisti fa rumore.
Parecchio. E, dicono alcuni residenti della zona, quell’aereo sfiora i tetti delle case. «Non ne possiamo più – urla Leonardo Stafforte, che abita proprio accanto al laghetto –. Ogni quarto d’ora, massimo venti minuti, c’è un decollo, un rumore insopportabile. In estate c’è chi vuole riposare anche di giorno, qui non si vive. E poi quell’aereo sfiora le case, siamo preoccupati». Come lui altri residenti del posto che si sono anche rivolti in Comune per chiedere spiegazioni. Il Comune, però, può far poco. Perché l’attività è in regola e ha tutti i permessi, in particolare quello dell’Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile). Ieri l’assessore Martina Pietrelli è stata interessata della vicenda e ha fatto le necessarie verifiche, oltre a mandare una pattuglia dei vigili urbani a vedere da vicino cosa stava succedendo. «Se l’aviosuperficie è in regola per permessi e distanze di sicurezza da strade e ferrovia – ci ha detto – non serve il cambio di destinazione d’uso per il terreno utilizzato. Loro hanno i permessi per il volo diurno. Qualche tempo fa avevano strutture fisse che non potevano starci, ma sono state demolite». E comunque il Comune, per maggior tutela, ha inviato ieri una email all’Enac stesso, e anche all’Arpat per il rumore, per chiedere un sopralluogo sul posto e dare così una risposta precisa alle persone che hanno chiamato per protestare. Da parte loro i gestori della scuola sono tranquilli. E portano avanti la loro attività che, almeno fino al 22 del mese, sarà a pieno regime ogni giorno: «Abbiamo tutte le autorizzazioni necessarie per questo tipo di voli – dice Stefano Volpi, direttore della scuola di paracadutismo – e in questi giorni abbiamo centinaia di appassionati che vengono da noi da mezza Italia. Tutte persone che dormono nelle strutture della zona e poi cenano nei ristoranti, insomma portano soldi in Val di Cornia». Ma il rumore? «Facciamo una decina di decolli al giorno – dice ancora – e l’aereo per salire in quota impiega 5-6 minuti, poi non si sente più. Quindi il disturbo totale nel corso della giornata non arriva ad un’ora. Chiediamo solo un po’ di tolleranza, in fondo è come se ci si lamentasse del passaggio del treno sulla ferrovia. La pista è qui da tanti anni ed è in regola, noi stiamo lavorando e attirando tanta gente nella zona. Non mi pare che sia così male

 
 
 
 
 
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LA BRIGATA GARIBALDI IN AFGANSTAN
Mercoledì, 13 Agosto 2014
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CASERTA- "Non si può dire che l'Afghanistan sia sicuro al cento per cento ma di certo non si può paragonare all'Iraq. Qui l'Italia e gli altri Paesi hanno fatto un lavoro importante, e almeno ad Herat la gente si fida delle istituzioni".

Così il generale Maurizio Angelo Scardino, comandante della Brigata Bersaglieri Garibaldi, durante la breve cerimonia di saluto, tenutasi a Caserta alla caserma 'Ferrari Orsi', del contingente italiano in partenza per Herat in Afghanistan nell'ambito della operazione della Nato "Isaf".

I bersaglieri della Garibaldi avvicenderanno la Brigata "Sassari" e, in pratica, avranno il compito di chiudere il 31 dicembre 2014 la missione Nato iniziata dopo l'invasione dell'Afghanistan e la cacciata dei talebani successive all'attentato delle Torri Gemelle.

Già nel 2006 la Garibaldi chiuse in Iraq la missione 'Antica Babilonia'. "Entro fine anno – spiega Scardino – il contingente italiano nel territorio afghano che oggi conta 2400 soldati, si ridurrà a 800 unità. Altri nostri militari resteranno comunque per offrire consulenza all'esercito afghano (Afghan National Security Force), che però è già stato formato in questi anni dai nostri uomini". Nessun timore che la situazione sul terreno possa esplodere come in Iraq.

"Lasciamo un Paese – prosegue - in cui esistono numerosi gruppi terroristici che però non hanno un'unica matrice, come avviene in Iraq; si tratta perlopiù di bande criminali che si finanziano con il traffico di droga, che noi abbiamo combattuto in questi anni. Perciò la situazione è meno preoccupante, le truppe di Kabul hanno ora la competenza per reprimere tale fenomeno".

É stato fatto molto inoltre sul fronte sociale. "Gli italiani hanno presentato 1300 progetti – dice Scardino – sono stati poi costruiti 44 poliambulatori, un ospedale, un altro per il recupero di tossicodipendenti, abbiamo riportato a scuola in tutto il Paese 9 milioni di bimbi mentre oltre 10 anni fa solo un milione di piccoli frequentava gli istituti. Oggi l'Afghanistan è sicuramente un Paese diverso a molti anni fa, in cui esistono uno Stato con delle istituzioni". Sulle missioni di casa nostra in cui sono impegnati i soldati, ovvero Strade Pulite, conclusa, e Strade Sicure ancora in atto, Scardino dice che "il bilancio è positivo". "L'Esercito – conclude - non serve solo per la difesa del territorio, ma possiede strumentazioni meccaniche e tecnologiche utilizzabili in qualsiasi situazione d'emergenza".



 
 
 
 
 
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MESSAGGI E FOTO AL VOLANTE CAUSANO 35% DEGLI INCIDENTI MORTALI
Mercoledì, 13 Agosto 2014
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Traffico. Selfie e smart alla guida «causano un terzo degli incidenti»
Chi usa contnuam,ente l cellulare al volante è una potenzale fonte di ncdenti mortali e di omicd d pedoni e cclsti

MILANO l’Asa­ps, Associazione sostenitori Polstra­da, chiede «un più efficace contra­sto a un fenomeno pericoloso e sempre più diffuso», vsta la emergenza del loro uso alla guida d ogni tpo d automezzo. .

La assocazone ripropone la campagna 'A volte un sms accorcia la vita'.

L 20%DI AUTOMOBILSTI USA IL CELLULARE ALLA GUIDA AUMENTANDO DEL 25% LA POSSBLTA' DI INCIDENTI
Un suo monitoraggio pro­mosso a fine 2013 aveva rilevato co­me il 12,4% degli automobilisti uti­lizzasse il cellulare alla guida, con punte del 16%. Oggi l’uso del telefo­nino alla guida, commenta il presi­dente Giordano Biserni, «sta diven­tando ancor più frequente, con il ri­corso sempre maggiore a smartpho­ne e tablet, utilizzo di Whatsapp, e di telefonino e tablet per le foto.

Gli in­cidenti senza causa apparente sono in forte crescita: circa il 35%
le fuo­riuscite per sbandamento nei soli incidenti mortali del fine settima­na ». Scattare un 'selfie' alla guida comporta una distrazione media di 14 secondi, «un tempo nel corso del quale un’auto che procede a 100 km/h percorre la distanza di cinque campi di calcio». L’Asaps si appella anche ai responsabili delle forze di polizia e agli stessi agenti su strada «perché il fenomeno venga contra­stato e sanzionato con ancora mag­giore puntualità e severità».




 
 
 
 
 
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DETENEVA 4 PROIETTILI CALIBRO 7,62 : IN CARCERE
Martedì, 12 Agosto 2014
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Napoli, 12 ago. - I carabinieri della stazione di Afragola, nel napoletano, hanno arrestato per detenzione di munizioni da guerra un uomo di 54 anni, gia' noto alle forze dell'ordine.

Durante un servizio di controllo del territorio, i militari hanno perquisito l'abitazione dell'uomo rinvenendo, nascosti nella camera da letto, 4 proiettili 7,62 nato con relativo spezzone di nastro metallico in uso all'esercito italiano. L'arrestato e' in attesa di rito direttissimo.

 
 
 
 
 
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CAMPIONATI DI PARACADUTISMO DI BELLUNO : LA SQUADRA DEL QATAR ASSISTE PARACADUTISTA DISABILE
Martedì, 12 Agosto 2014
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Fra i partecipanti alla tappa bellunese di Coppa del Mondo di paracadutismo c'era anche un ragazzo americano paraplegico, Jarrett Martin. Compete nell'individuale e fa parte di un mixed team che raccoglie gli atleti privi di una squadra.


PARMA-Un caro amico ci ha inviato un artcolo che commenta la partecipazione alle gare di Belluno di Jarret, paracadutista su carrozzina, che compete indivdualmente alle gare di precisione in atterraggio. Ha 23 anni e da 5 è su carrozzna dopo un ncdeente di lancio. Lavora alla "skydve" DUBAI", negli emirati.
Ecco cosa ci scrive R.P. dopo averlo osservato nei tre giorni di gare.


"CI VOGLIONO ATTRIBUTI GROSSI COME UNA CASA PER RIMETTERSI IN GIOCO IN QUESTO MODO!"


Ci vuole un gran carattere per accettare di essere caricati a braccia a bordo di un elicottero. Ci vuole un gran coraggio per farsi aiutare a saltare da un velivolo con l'aiuto di qualcuno.
Ci vuole un gran fegato per andare a cercare il tappetone solo con i
comandi; perché se vai corto, lungo o fuori bersaglio non oso pensare, senza controllo delle gambe, come può essere l'atterraggio.
Ci vuole una passione smisurata per accettare di essere ri-caricati, davanti a tutti, a braccia dal tappetone sulla carrozzella.
Ci vuole una gran serenità dopo il lancio per mettersi a ripiegare il paracadute autonomamente in quelle condizioni.
Non ho veramente parole .... anzi, ne ho una: "ESEMPIO" !!!!
Esempio per chi di noi frigna di fronte a ostacoli che non hanno paragone con la situazione di questo ragazzo.
Esempio per chi di noi si arrende alla prima difficoltà.
Esempio per chi, nell'arco della sua giornata, dice anche solo una volta "Non ce la faccio!".
Per concludere la mia personale stima per i ragazzi della squadra del QATAR che, durante una competizione importante come quella di Belluno, trovano il tempo di assistere questo ragazzo in tutte le OPERAZIONI in aeroporto.






 
 
 
 
 
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46ma AEROBRIGATA: IL SINDACO DI ALTOPASCIO RACCOMANDA DI NON SORVOLARE LE CASE DOPO I LANCI
Martedì, 12 Agosto 2014
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PISA- Negli ultimi tempi si sono intensificati i passaggi aerei sopra il territorio comunale di Altopascio, in particolare a Badia Pozzeveri.

Alcuni cittadini si sono quindi rivolti al sindaco Maurizio Marchetti che ha quindi scritto al Comando della 46esima Brigata Aerea di Pisa, che vola sulla zona per aviolanciare i paracadutisti della Folgore. prevalentemente nella zona chiamata "del Padule".

“Anche prima che venisse una delegazione di cittadini mi ero accorto del problema, cioè di aerei che sorvolano le case facendo rumore e creando apprensione per evidenti motivi di sicurezza, come ad esempio è accaduto lo scorso 6 agosto, tanto per citare un giorno nel quale tutto questo è stato evidente. Naturalmente non abbiamo nulla contro queste esercitazioni - spiega il Sindaco - semplicemente chiediamo che vengano seguite rotte che non passino sopra centri abitati. Una richiesta in tal senso l’avevamo formulata anni addietro, ottenendo quanto richiesto.

Oggi scriviamo di nuovo perché venga presa in considerazione l’opportunità di scegliere traiettorie diverse, ovviamente se tutto questo è possibile. Siamo a disposizione per incontrarci con il Comando e parlarne serenamente”.
La precedente lettera risale al 1998 e in Comune arrivò la cortese risposta dell’allora comandante, Generale Tommaso Ferro, che ricordava che le operazioni venivano svolte nella massima sicurezza, con gli aerei che sorvolavano la zona a una altezza di 350 metri, molto più alta dei limiti di sicurezza codificati.


 
 
 
 
 
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MUORE UN GUASTATORE DI CACCIA DOMINIONI
Martedì, 12 Agosto 2014
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nella foto: 2 Giugno 2014- Il Guastatore Bruno de Lorenzi, scomparso oggi, con la sahariana, davanti al cippo che ricorda Lino Basso, cappellano della Folgore, nei pressi della sua abitazione, nella giornata della Festa del Paracadutista organizzata da ANPDI Vicenza



VICENZA
Questa mattina è mancato Il guastatore di El Alamein
Bruno De Lorenzi


classe 1920, Guastatore d'Africa , ha combattuto ad El Alamein a fianco della Folgore agli ordini del Maggiore Paolo Caccia Dominioni .

Per una commovente coincidenza, il Guastatore De Lorenzi ci ha lasciati nello stesso giorno del suo Comandante!

Lo avevamo incontrato a Montegaldella ( VI) il 2 Giugno in occasione della Festa del Paracadutista organizzata dalla sezione ANPDI di Vicenza. Ci aveva colpito la Sua lucidità e lo sguardo fiero. Indossava il cappello coloniale e sahariana che aveva in dotazione nel deserto e ci ha commosso per come rimpiangeva di non essere rimasto con i suoi Camerati nella sabbia.
Gente d'altra pasta.




 
 
 
 
 
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LIBANO: MILITARE TROVATO MORTO NELLA BASE ITALIAN A
Martedì, 12 Agosto 2014
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Shama (Libano), 12 agosto 2014. Un sottufficiale dell'Esercito italiano è stato trovato privo di vita all’alba di oggi a Shama, nel Libano del sud, all'interno della base militare che ospita il contingente italiano dei caschi blu dell’ONU.

Il militare, originario di Palmanova (UD),Luigi Sebastianis era nato il 3 ottobre 1969 e fino all'anno 1993 aveva visuto a Mortegliano (Udine). Era sposato e padre di due figli. Prestava servizio in Patria presso il battaglione logistico “Ariete” di Maniago (PN). Era in Libano dallo scorso mese di maggio e lavorava presso il Combat Service Support Battalion. Dai prmi accertamenti risulterebbe deceduto in seguto ad un colpo partito accdentalmente dalla pistola del sottufficiale.



 
 
 
 
 
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BRUNICO : RADUNO DELLE CAMPAGNOLE
Martedì, 12 Agosto 2014
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BRUNICO- Sabato 16 e domenica 17 agosto ci sarà a BRUNICO il primo raduno assoluto per la provincia di Bolzano dedicato esclusivamente alla "Fiat Campagnola", la jeep all'italiana che segno un'epoca, quella del secondo Dopoguerra, come veicolo fuoristrada, da lavoro e da intervento sia per l'Esercito italiano che per tutte le altre organizzazioni di soccorso e di intervento. Il raduno, previsto per la serata di Ferragosto e per l'intera giornata del sabato successivo, è destinato alle "Campagnole" originali, sia di proprietà privata che di enti o amministrazioni pubbliche, e qualunque sia l'uso per il quale esse sono state costruite. Non mancherà neppure la sfilata cittadina ed il tradizionale giro di "ricognizione" che, trattandosi di Brunico non poteva non includere la vetta del Plan de Corones e la foto ricordo sotto la campana "Concordia".

Tutto ciò è in programma per la giornata di sabato 16 agosto, dopo il raduno ufficiale in piazza Municipio da dove si partirà, in direzione Valdaora e Passo Furcia per raggiungere la vetta del Plan de Corones, percorrendo quanto più sterrato possibile.




 
 
 
 
 
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STATURA E TATUAGGI E PIERCING : LIMITAZIONI DEI CORPI ARMATI DELLO STATO E NON SOLO
Martedì, 12 Agosto 2014
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PARMA- Le istituzioni militari e civili dello Stato, ma anche alcune compagnie aeree private, contrastano la diffusione dei tatuaggi e degli anelli conficcati nella pelle.

Oltre che nelle Forze armate, anche chi chiede l'assunzione in alcune compagnie aeree subirà dei controlli: da assistente di volo, tatuaggi e piercing in vista non sono ammessi, ad esempio, in Ethiad, la nuova padrona di Alitalia.

Nel mondo low-cost Easyjet e Ryanair mettono limiti , oltre che ai tatuaggi e piercing, anche alle proporzioni del personale: altezza minima 1,58 e massima 1,90, con peso che deve essere «proporzionato», citiamo testualmente.

statura
Misure minime per l'arruolamento nelle forze armate: 1,65 per gli uomini e 1,61 per le donne.
Per diventare ufficiali dei Carabinieri si deve avere una statuta minima di 1,70 per gli uomini e 1,65 per le donne.

Polizia di Stato, Polizia Penitenziaria, Esercito e Carabinieri non arruolano portatori di tatuaggi visibili copn l'uniforme indossata e talvolta anche se occulti. I decreti che regolano l'ammissione a concorso, specificano che i tatuaggi non sono ammessi «quando per la loro sede o natura siano deturpanti, o per il loro contenuto siano indice di personalità abnorme».


 
 
 
 
 
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IL GENERALE BERTOLINI ANALIZZA CIO' CHE STA ACCADENDO IN IRAQ
Martedì, 12 Agosto 2014
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LA NAZIONE del 12 AGOSTO 2014


La disfatta delle truppe di Bagdad «Esercito lacerato dalle rivalità interne»

INTERVISTA IL GENERALE BERTOLINI: CONTRASTO DI ETNIE E RELIGIONI

Lorenzo Bianchi

Il Genarale Marco Bertolini , comandante del Centro operativo interforze del ministero della Difesa, propone una spiegazione di largo respiro per il successo travolgente dei miliziani qaedisti dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante, l'autoproclamato Califfato islamico guidato da Abu Bakr al-Baghdadi.

«Stanno riempiendo -è la sua tesi- un vuoto che si è creato».

Si riferisce alla liquefazione dell'esercito iracheno?

«L'Iraq è un'area davvero difficile, un mosaico composito dal punto di vista etnico e religioso. I fondamentalisti si allargano commettendo atrocità. È in atto una sfida cruciale».

Insomma assistiamo all'ultimo atto della lunga guerra intestina che lacera il Paese.

«Ci sono i sunniti in lotta con gli sciiti appoggiati dall'Iran e poi una importante componente cristiana combattuta dai fondamentalisti islamici sunniti. A nord c'è la comunità curda. Tutto questo si riflette...».

Anche sulle Forze Armate.

«Esattamente, perché sono altrettanto composite. Ai tempi di Saddam Hussein i sunniti nella sostanza detenevano il potere e Saddam governava tutti con il pugno di ferro».

L'esercito di Bagdad a Mosul e a Tikrit, di colpo, si è liquefatto.

«Già da prima incorporava tre entità etniche e religiose. Se vuole un paragone con il passato, è accaduto quello che era successo alla ex Jugoslavia quando è caduto Tito. Chi ha la forza la esprime».

L'esercito aveva anche armamenti americani?

«Gli statunitensi sono stati a lungo nel Paese. In ogni caso chi vince si piglia tutto, questa è la regola di tutte le guerre in tutte le epoche».

Resta la circostanza che la disfatta delle truppe di Bagdad è stata clamorosa e inattesa.

«Alla caduta di un regime dotato di molta forza segue sempre un periodo di debolezza e di anarchia. È già successo in altri posti. In ogni caso tutto questo avviene nel quadro di una vera guerra fra i sunniti e gli sciiti».

Sembra che negli ultimi giorni si siano trovati in qualche difficoltà anche i valorosi combattenti curdi, i famosi e celebrati Peshmerga. «Noi giudichiamo da quello che apprendiamo dalla televisione e dai resoconti dei media. Un altro conto può essere la realtà sul campo».

 
 
 
 
 
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CHE SUCCEDE IN IRAQ
Martedì, 12 Agosto 2014
by webmaster


di Andrea Milluzzi


Se non bastassero le formazioni dello Stato Islamico a poche decine di chilometri dalle sue mura, Baghdad deve fare i conti anche con i reparti speciali dell'esercito e della polizia schierati appena fuori la zona verde. Il cuore della capitale irachena rischia di subire il golpe militare di Nouri al-Maliki, che vuole ottenere il mandato per formare il suo terzo governo consecutivo nonostante non sia riuscito a mettere insieme una maggioranza autosufficiente dopo le elezioni del 30 aprile scorso.

Chi governa a Baghdad?

La maggioranza relativa del suo partito "al-Dawa" (il diritto) non gli ha garantito la forza necessaria per tenere unita la coalizione sciita (Stato di diritto) che lo supportava e che adesso si sta sfaldando. Il primo e decisivo affondo contro la sua premiership è giunto qualche giorno fa dall'Ayatollah Ali al-Sistani, massima carica religiosa degli sciiti, che lo ha indirettamente invitato ad un passo indietro, seguito poi da alcuni esponenti dello stesso "al-Dawa" e infine da Ali Khamenei, Guida Suprema dell'Iran, indispensabile alleato che però è sempre stato più vicino al partito "supremo consiglio islamico iracheno" che a quello di al-Maliki.

Rimasto solo, il premier uscente ha mostrato gli artigli, rispondendo a tono agli ex alleati, chiedendo la destituzione del Presidente Fuad Masum (curdo) perché avrebbe violato la Costituzione nel rifiutargli l'incarico (come ha riconosciuto anche la Corte Costituzionale) e poi schierando i suoi fedelissimi appena fuori dai luoghi del potere, la Green Zone appunto. Sia il Dipartimento di Stato statunitense che l'Onu hanno subito difeso e appoggiato l'operato del Presidente Masum, auspicando la rapida formazione di un governo di unità nazionale con un altro primo ministro che sappia compattare l'Iraq minacciato dall'avanzata dello Stato Islamico. Il presidente ha nominato premier Haider Al-Abadi, attuale vice presidente del parlamento e membro del partito di Maliki. Segno che l'ormai ex premier ha perso la partita? Probabile, come ha detto l'ex ministro degli Esteri iracheno, il curdo Zebari, al Washington Post, "Non è più tempo di colpi di Stato, la sua mossa si è ritorta contro di lui".

Mentre la capitale subisce i giochi di palazzo, la situazione nel Nord del paese è in costante evoluzione: i villaggi passano da una mano all'altra, si formano nuove alleanze e si accresce l'emergenza umanitaria.

Chi controlla cosa in Iraq

Nonostante le rassicurazioni di al Baghdadi, leader delle milizie dello Stato Islamico, che aveva sempre assicurato di non avere intenzione di attaccare i territori curdi, le zone di confine fra la Regione autonoma e il Nuovo Califfato sono divenute terreno di battaglia. Giovedì scorso le truppe curde si sono ritirate dai villaggi a maggioranza cristiana di Qaraqosh, Telskuf, Bar Tella e Hamadaniya.

La capitale Erbil non corre finora il pericolo di essere attaccata dall'Is, ma il presidente statunitense Barack Obama ha ordinato raid mirati per proteggere la città, dove gli Usa hanno le loro sedi diplomatiche. I droni statunitensi hanno bombardato le postazioni militari dell'Is a Gwer e Mahmour, a una trentina di chilometri da Erbil. Quattro blitz Usa venerdì e altri cinque domenica hanno aperto la strada ai combattenti curdi che hanno riconquistato le due città e parte di Shingal.

Contemporaneamente però lo Stato Islamico ha attaccato e conquistato la strategica diga di Mosul e Jawlala, paese vicino a Kirkuk, sul lato opposto della regione curda. Le principali città curde Erbil, Suleymanyah e Kirkuk (controllata dai curdi dopo gli iniziali attacchi dell'Is) non hanno subito offensive dirette, ma gli insorti spingono alle loro porte. Il fronte di Baghdad sembra invece più calmo, con i miliziani di al-Baghdadi fermi a Baquba, qualche decina di chilometri a Nord della capitale. Si combatte ancora in Siria, la "terra d'origine" del Califfato che vorrebbe mettere le mani sulla strategica provincia di al-Hasakhia.

Chi combatte chi

Lo Stato Islamico accresce quotidianamente le sue fila. Grazie alle ingenti risorse economiche assicurate dalle banche rapinate, dai finanziatori di altri paesi mediorientali, ma anche dalla vendita di risorse naturali, al-Baghdadi riesce a offrire un salario di 600 dollari mensili ai suoi combattenti.

Insieme alle truppe del nuovo Califfo si sono schierate alcune tribù locali ostili al governo al-Maliki e i reduci dell'esercito di Saddam Hussein e del suo partito ba'th. Qaraqosh, per esempio, non è stata conquistata dall'Is ma dalla tribù sunnita Khata'ib Tawrat al-Ahsreen. L'esercito iracheno non riesce ad andare oltre qualche sporadico bombardamento e sono sostanzialmente i soli curdi, che presto potranno contare sulle armi fornite direttamente dagli Usa, a fronteggiare gli insorti.

La novità è che l'emergenza ha unificato tutte le organizzazioni militari o paramilitari curde e ha richiamato combattenti da Turchia, Iraq e Siria in quella che qualcuno già si azzarda a chiamare la prima guerra di indipendenza del Kurdistan. I siriani dello Ypg (unità di protezione del popolo) e dell'Hpg (forze di difesa del popolo) hanno messo da parte le loro divisioni politiche e si sono schierati al fianco dei peshmerga iracheni che hanno accolto anche alcune formazioni del Pkk dalle montagne turche. Se non esistono più confini per i miliziani dello Stato Islamico lo stesso si può dire per i curdi, nonostante decenni di scontri e rivalità politiche.

Chi fugge e da dove

Il dramma in corso riguarda soprattutto le minoranze etniche e religiose del Nord dell'Iraq. La presa di Mosul a metà giugno aveva già provocato l'esodo di mezzo milione di persone, ma negli ultimi giorni il numero è aumentato. Da Qaraqosh e dintorni sono scappati circa 100.000 cristiani, ma sono le minoranze turkmena, sciita e soprattutto yazida a dover sopportare la persecuzione più violenta. Da domenica 3 agosto i villaggi degli Yazidi sono caduti in mano all'Is e circa 10.000 di loro sono bloccati sulle montagne dello Shingal, senza cibo e acqua a più di 50 gradi. In attesa degli aiuti umanitari che i droni Usa dovrebbero paracadutare sul posto, fonti mediche raccontano che ogni giorno muoiono dalle 10 alle 15 persone per disidratazione. Altri 30.000 sono riusciti a fuggire grazie ai corridoi verso il Kurdistan siriano e quello iracheno che i peshmerga e lo Ypg sono riusciti ad aprire. Human Rights Watch e The Guardian hanno pubblicato i racconti di fosse comuni con donne e bambini seppelliti vivi e di tutte le altre sofferenze subite da questa millenaria popolazione.

 
 
 
 
 
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TORINO: QUATTRO SI LANCIANO COL PARACADUTE DAL GRATTACIELO IN COSTRUZIONE DELLA REGIONE PIEMONTE
Martedì, 12 Agosto 2014
by webmaster

Paracadutisti sul palazzo della Regione Piemonte

Quattro persone, nella notte ieri, si sono lanciate col paracadute dal grattacielo in costruzione che ospiterà la Regione Piemonte . La azione è andata in scena intorno alle quattro. L'edificio è sorvegliato 24 ore su 24, ma ciò non ha fermato paracadutisti che, saliti all'ultimo piano, si sono lanciati con paracadute ad ala-

 
 
 
 
 
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FANO: CHIUSI I CAMPIONATI DI PARACADUTISMO RW
Martedì, 12 Agosto 2014
by webmaster


FANO-Si sono conclusi domenica 10 agosto i Campionati italiani di paracadutismo, ospitati dalla scuola fanese ALIMARCHE con il sostegno dell'associazione Turbolenza.
Oltre 100 atleti, suddivisi in tre discipline - RW4 o lavoro relativo a 4 elementi, Free FLY e Free style.

Nella Categoria Assoluti di RW4 si confermano campioni italiani gli Ex3mo, Antonella Chiarin, Placido Udine, Fabio Lorenzetti, Marco Arrigo e Massimo Fiorini, per il 4o anno consecutivo. Secondo posto al team Energy di Cumiana e terzo posto ai Nytro di Casale.

Gli Ex3mo sono di nuovo in partenza: dal 25 al 31 agosto li aspettano i Mondiali a Prostejov, Repubblica Ceca.

Saranno accompagnati dai vincitori del Free FLY, anche qui una conferma, il team Skydive Thiene, argento per il team Bertrand Freefly team. Terzo posto ai Vuoiunafoto di Skydive Fano.

Categoria Esordienti

Delta Casale
C4 BFU Reggio Emilia
Zero Cumiana

Categoria ROOKIE

Il Muratore Skydive Salerno
Gamblers Skydive Venice
FuoriGiri BFU Reggio Emilia

Buona la performance del giovane team di Free style, 8team, disciplina che torna ai campionati seppure con una sola squadra dopo qualche anno di assenza.
Miglior video Michele Alba dei Gamblers Skydive Venice.
Il più giovane competitore, Michele Silvi (21 anni), team Il Muratore Salerno.

A sorpresa, in una pausa del campionato, è stato organizzato anche il tentativo di record in caduta libera, posizione head up, seduti a testa in su, in Italia non ancora realizzato.
Doppio record in un giorno che fissa il primato alla formazione ad 8 elementi, di seguito descritta.
Nuovo record di head up:8ways
Base Armani Andreotti Jockerfly
Stingers Luca Rosa Lele Ki Castioni Jacob Polastri
Video Massimo Fiorini.




 
 
 
 
 
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CAMPIONATI DI PARACADUTISMO DI BELLUNO;: PRIMNO POSTO NAZIONALE E TERZO POSTO NELLA MANCHE DEI MONDIALI PER LA NAZIONALE ITALIANA COMPOSTA DA MILITARI
Lunedì, 11 Agosto 2014
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di R.P.
BELLUNO-Da venerdì 8 a domenica 10 agosto si e' svolta presso l'aeroporto Arturo dell'Oro di Belluno la 4° prova di World Cup Series, valevole anche come Campionato Italiano di Paracadutismo. Quarantanove squadre composte da 5 atleti si sono confrontate nella specialità della precisione in atterraggio
La competizione si e' sviluppata su 8 manche su 3 giornate di gara con condizioni meteorologiche, tipiche delle zone montuose, che hanno messo a dura prova i competitori.
L'Esercito ha preso parte alla gara con due squadre complete, di cui una e' la Nazionale, ed altri quattro elementi che sono andati completare altre squadre.
Gli atleti dell'Esercito hanno avuto un netto predominio nel Campionato Italiano e si sono anche messi in mostra nella World Cup Series con un terzo posto di squadra guadagnato all'ultima manche alle spalle di una fortissima Repubblica Ceca, che ha sempre guidato la gara, e della fortissima Slovenia, la squadra del momento.
Da segnalare anche la presenza del Serg. Daniela D'Angelo (insieme ad una atleta danese, due austriache ed una polacca) nella squadra "International Women" che ha vinto la classifica a squadre femminile.
Il prossimo impegno degli atleti dell'Esercito sara' a Banja Luka (Bosnia) dal 15 al 23 Agosto 2014.

Risultati:

Campionato Italiano a squadre
1° Esercito
2° Esercito 2
3° Carabinieri

Campionato Italiano maschile
1° Vittorio Guarinelli (Scuola Nazionale)
2° Paolo Filippini (Esercito)
3° Francesco Gullotti (Esercito)

Campionato Italiano femminile
1° Milena Zanotti (Esercito)
2° Daniela D'Angelo (Esercito)
3° Annalisa Di Tecco (Esercito)

Campionato Italiano Combinata
1° Giuseppe Tresoldi (Esercito)
2° Fabio Filippini (Esercito)
3° Luigi Conga (Esercito)

Podio World Cup Series squadre uomini
1° Repubblica Ceca
2° Slovenia
3° Italia (Esercito)

Podio World Cup Series squadre donne
1° International Women
2° Polonia
3° Italian Women




 
 
 
 
 
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REGGIO EMILIA : "TRASFERTA" ESTIVA PER IL GENERALE MARCO BERTOLINI
Domenica, 10 Agosto 2014
by webmaster



REGGIO EMILIA- L'aereoporto di Reggio Emilia è stato la "palestra" di paracadutismo della Famiglia Bertolini, un nome assai noto ai paracadutisti: in quella aviosuperfice i tre fratelli Marco, Paolo e Giovanni hanno iniziato l'attività lancistica sia vincolata che in caduta libera ed è a Reggio Emilia che Roberto Bertolini, figlio di Marco, ha deciso di fare un lancio in tandem.
Accompagnato dal Padre Marco e dallo zio Giovanni, con "video e foto man" d'eccezione, Paolo Haim, direttore del centro BFU, il lancio è avvenuto Sabato pomeriggio 9 agosto.
Tutto è andato perfettamente: non avevamo dubbi, visto che il team era davvero "il top di gamma"; ai comandi del pilatus c'era il pilota Caffino, ed un altro pilota,Gianfranco Giglietti, ha reindossato il paracadute per stare insieme ai vecchi amici . Il Tandem era nelle mani di Cesare Bertoni.
Michele Calvi, amico di famiglia e Giovanni Bertolini, lo zio, hanno seguito padre e figlio in volo.

"Sempre bello lanciarsi a Reggio Emilia" ha confermato Marco Bertolini che, lasciata la uniforme al COI,di cui è comandante, è riuscito a sfruttare uno dei rarissimi giorni di riposo per "un salto" ( scusate il gioco di parole) in famiglia. Dal sorriso di Roberto Bertolini all'atterraggio, siamo certi che non si fermerà a qel volo.


 
 
 
 
 
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FANO- CAMPIONATI DI PARACADUTISMO RW
Domenica, 10 Agosto 2014
by webmaster


RAVENNA - Stanno per concludersi i campionati di "swoop", a Ravenna La prova è stata conquistata dai fratelli Armando e Mario Fattoruso, sponsorizzati da "IL MURATORE", Mario Tedesco, che si piazzano al primo e secondo posto.


FANO- Si chiudono stasera a Fano i campionati di Freestyle e "lavoro relativo RW4" dedicata a paracadutisti non appartenenti al circuito FAI. Vince la sqadra "MRATORE" nella specialità "rookye RW". I componenti:G. BREDICE, D. ALOIA, D. DELLA MONICA, M. SILVI.

 
 
 
 
 
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ENAC: ESERCIZI PIU' SELETTIVI PER GLI ASPIRANTI ISTRUTTORI E PROVA VIDEO PER LE LICENZE
Domenica, 10 Agosto 2014
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PARMA- Enac ha emanato recentemente una circolare integrativa che identifica le prove in aria per gli allievi istruttori e specifica che per le licenze varrà la prova video degli esercizi. Il paracadtista Antonello Gallisai ce la segnala:

>center> LEGGETE LA CIRCOLARE

 
 
 
 
 
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OPINIONI: QANTO COSTANO SBARCHI E IMMIGRATI ILLEGALI
Domenica, 10 Agosto 2014
by webmaster



PARMA- La fondazione Leone Moressa, centro studi sull'economia della migrazione, ha avuto il coraggio di dire la verità: la spesa per gli immigrati è 12 miliardi l'anno , e porterà l'Italia in bancarotta.
I capitoli più costosi: la sanità (3,6 miliardi), la scuola (3,4), assegni familiari, pensioni e sostegni al redditi 1,6 miliardi, la giustizi 1,75 miliardi.

IL RESTO IN OPINIONI

 
 
 
 
 
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FOTO DI VIAGGIO di Luca Fanetti
Sabato, 9 Agosto 2014
by webmaster


 
 
 
 
 
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MOSCA RENDE GLI ONORI AI SUOI PARACADUTISTI DI OGNI TEMPO
Sabato, 9 Agosto 2014
by webmaster




di Luca Fenetti

Sabato 2 agosto, Mosca, Piazza Rossa.
Mi trovo in vacanza e un cielo turchese mi accoglie in questa ex città di oltrecortina di ferro.
Un leggero venticello e una temperatura estiva mi invita sulla piazza vista tantissime volte nei film di spionaggio e letta in altrettanti libri.
Amando la storia non posso che essere affascinato dai ricordi che mi fa afffiorare : le parate del Pcus, gli uomini del kgb che seguono senza troppa discrezione un diplomatico USA, gli amori che nascono e finiscono sotto le cupole di San Basilio

La piazza e' transennata e ci sono dei varchi con i metal detector dove gli Omon in mimetica e la polizia ci perquisiscono lo zainetto prima di farmi entrare.

Eccomi finalmente nella Storia dal '45 al '91 anno in cui l' URSS cessò di esistere per ritornare Russia; attorno a me decine e decine di baschi azzurri si stanno radunando per una qualche manifestazione: cosa sarà ? Poiché nessuno parla inglese chiedo a una troupe TV e, indicando il mio tatuaggio della Folgore che ho sulla spalla vengo a sapere che si tratta proprio di una manifestazione di parà; intorno a me vedo Veterani dell Afganistan e della Cecenia si abbracciano rumorosamente e la scena colpisce nel profondo.
Chi in mimetica, chi in maglietta bianca a strisce blu, chi in drope ma tutti con il casco azzurro in testa !
Dai vecchi coi baffoni e una miriade di medaglie scintillanti che nei primi ottanta han combattuto i Mujaidin ai giovani che hanno visto le devastazioni di Grosnj in Cecenia.
In fondo alla piazza Rossa un plotone di paracadutisti attende la banda per scattare sugli attenti e rendere gli onori a questi uomini che sia sotto la falce e martello, sia sotto l'aquila bicefala russa han versato il loro sangue per la Patria.

E mi prende allora la tristezza perché penso ai ragazzi della Folgore di ogni tempo a cui, in Italia, è tolta questa gioia di poter sfilare a petto in fuori ai Fori Imperiali altrimenti le anime scic-progressiste italiane griderebbero allo scandalo !
E alla fine della cerimonia tutti i paracadutisti, vecchi, giovani, decorati e non hanno lasciato la Piazza al canto dei loro inni di guerra.




 
 
 
 
 
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CAMPIONATI MONDIALI DI BELLUNO: IN GARA ANCHE UN RAGAZZO SENZA USO DELLE GAMBE
Sabato, 9 Agosto 2014
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BELLUNO Fra i partecipanti alla tappa bellunese di Coppa del Mondo di paracadutismo c'è anche un ragazzo americano paraplegico, Jarrett Martin. Compete nell'individuale e fa parte di un mixed team che raccoglie gli atleti privi di una squadra. Con lui c'è sempre una persona che gli dà l'assistenza necessaria per salire in aereo e per lanciarsi, perché Jarrett è paralizzato dalla vita in giù per colpa di un incidente durante un lancio. Aveva 18 anni quando la sua vita è cambiata, ora ne ha 23 ma continua a lanciarsi. «Lo avevo conosciuto a Dubai, dove lavora», spiega Corrado Marchet. «Lavora allo skydive di Dubai dove si occupa dei paracadute». Li piega, li cuce quando è necessario. La sua è la passione di una vita: ha cominciato a lanciarsi quando aveva appena 9 anni, a 16 aveva all'attivo oltre mille lanci. A 18 un incidente alle Hawaii lo ha costretto a vivere per sempre su una sedia a rotelle, ma Jarrett non ha lasciato il paracadutismo. Gareggia, insieme agli atleti normodotati, facendosi aiutare per salire in aereo, lanciarsi, per allontanarsi dal materasso e rimettersi sulla sua carrozzella. Ieri all'aeroporto Arturo Dell'Oro il suo volo ha lasciato senza parole chi ha avuto la fortuna di vederlo. «È la prima volta che viene a Belluno a fare la nostra gara, siamo orgogliosi di averlo tra gli atleti iscritti», conclude Marchet

ITALIA PRIMA DOPO TRE MANCHES
Italia in testa dopo tre manche, la forte Slovenia è solo quinta.
È scattata ieri la tappa bellunese della Coppa del Mondo di paracadutismo, specialità precisione.
L'Italia è partita bene, merito di una giornata quasi perfetta di Fabrizio Mangia (due salti perfetti e uno con una penalità) e Giuseppe Tresoldi (2 penalità per lui).

La Slovenia, leader della classifica mondiale, chiude una brutta prima manche (12 penalità): gli atleti sloveni hanno faticato a prendere le misure del bersaglio, mai centrato nella prima prova.

Il team italiano è primo, seguono Repubblica Ceca (15 penalità) e Polonia (17). A livello individuale, c'è stato l'exploit di Yousef Haidar Al Sanqoor (Emirati Arabi Uniti), unico a fare tre salti perfetti. Hanno solo una penalità, però, gli azzurri Fabrizio Mangia, Giuseppe Tresoldi e Giorgio Squadrone. Fra le donne, Milena Zanotti è seconda. Squadre. 1. Italy national team 14 penalità; 2. Repubblica Ceca 15; 3. Polonia 17; 5. Italia 3 20; 5. Slovenia 20;15. Carabinieri 33; 19. Scuola nazionale blu 49; 20. Freeteam Italia 52; 25. Italia women 60; 34. Scuola nazionale yellow 72; 38. Mix Belluno International 1 85; 49. Mix Belluno international 2 152. Uomini. 1. Yousef Haidar Al Sanqoor (Emirati Arabi) 0 penalità; 2. Rafal Zgierski (Polonia), Fabrizio Mangia (Italy national team) 1; 8. Giorgio Squadrone (Italy 3), Giuseppe Tresoldi (Italy national team) 2; 21. Gianluca Rizzati (Freeteam Italy), Vittorio Guarinelli (Italy 2 Scuola nazionale blu), Fabio Filippini (Italy 3), Paolo Filippini (Italy national team), Marco Pizziconi (Carabinieri) 3; 40. Marco Martin (Carabinieri), Francesco Gullotti (Italy national team), Daniele Bianchi (Carabinieri), Luigi Pinchieri (Italy national team), Massimo Agnellini (Italy 3) 4. Donne. 1. Pernille Lykke (International women) 0 penalità; 2. Milena Zanotti (Italy women) 1; 9. Daniela D'Angelo (International women) 7; 9. Annalisa Di Tecco (Italy women) 7. Master 1. Pernille Lykke (Danimarca) 0 penalità; 2. Giuseppe Tresoldi, Giorgio Squadrone 2; 4. Gianluca Rizzati, Vittorio Guarinelli, Paolo Filippini 3. Junior. 1. Bonifac Hajek (Repubblica Ceca) 2 penalità.

 
 
 
 
 
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AL MEETING DI RIMINI PARLA IL GIORNALISTA DI GERRA GIAN MICALESSIN
Sabato, 9 Agosto 2014
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RIMINI - al Meeting ospite Micalessin:
«Vi racconto la mia vita da reporter che ho sognato fin da bambino»

di Rodolfo Casadei

«Il mio incubo era l’Armata Rossa. Fin da piccolo leggevo reportage su Vietnam e Afghanistan. Oggi faccio l’inviato di guerra». A tu per tu con Gian Micalessin

Una bella fortuna per il Meeting di Rimini poter contare da anni sul contributo di Gian Micalessin, uno dei migliori inviati speciali e corrispondenti di guerra del panorama giornalistico italiano. I suoi reportage sono apparsi su Channel 4, TF1, France 2, Tsi, RaiNews24, Rai 1, Rai 2, Canale 5, La 7. I lettori di Tempi lo conoscono bene per i suoi servizi dalle aree calde del mondo.

Da un decennio insieme a Roberto Fontolan (Avvenire, Il Sabato, Il Sole24Ore, Rai) dà vita alla serie “Storie del mondo – Rassegna di reportage internazionali”. E dopo dieci anni ha voglia di fare un abbozzo di bilancio di quanto fin qui fatto.

«La prima considerazione da fare è che per 10 anni abbiamo riempito le sale del Meeting, contraddicendo l’opinione dominante che questo genere non “tira”.

In Italia si continua a dire che i documentari e le storie del mondo interessano poco e fanno poca audience, ma al Meeting per una serie di ragioni siamo in controtendenza. L’anno scorso per quattro sere abbiamo riempito una sala da 1.200 posti. Un pubblico selezionato e sensibile a certi temi come quello del Meeting è interessato.

Questo implica che anche la televisione italiana, soprattutto quella pubblica, dovrebbe puntare a un’informazione che guarda a questo tipo di prodotti, per un pubblico più attento e più selezionato».

“Storie del mondo” ha un suo Dna, una cifra intellettuale e stilistica ben riconoscibile. «Insieme a Roberto Fontolan, il vero ispiratore dell’iniziativa, puntiamo sempre a raccontare storie che mettono in evidenza l’umano nelle persone e nei popoli. Cerchiamo storie che abbiano un alto grado di umanità e di conflittualità umana al proprio interno. Perché questo è ciò che genera più attenzione e più capacità da parte del pubblico di riconoscersi nelle storie che raccontiamo, nei particolari sentimenti dei protagonisti. La rassegna è il tentativo di spiegare quello che succede nel mondo attraverso storie di esseri umani».

Sono passati più di trent’anni da quando Gian Micalessin ha cominciato il lavoro di inviato e corrispondente di guerra. Molte cose sono cambiate, molte sono rimaste uguali. «Il compito dell’inviato continua a essere lo stesso: aprire un canale di comunicazione fra chi sta lontano e chi sta al centro di un dato avvenimento. Molto spesso il canale è rappresentato da una storia di esseri umani. Solamente aprendo questo canale su cui scorrono sentimenti comuni ed emozioni tu riesci a far partecipare chi sta lontano a quello che succede, al dramma di chi vive quell’esperienza. Questo internet per un verso e le agenzie di stampa per l’altro non riescono a farlo. Lo può fare solo l’inviato, e le cose continuano a stare così. Quello che è cambiato, è anzitutto la velocità dell’informazione. Quando ho cominciato a fare questo lavoro nel 1983 con Almerigo Grilz e con Fausto Biloslavo, stavo via mesi. Per un reportage in Afghanistan stemmo via due mesi e mezzo. Tornammo e vendemmo quel reportage girato fra le montagne dell’Afghanistan alla Cbs, che ne mise in onda 20 minuti. Era un reportage vecchio di due mesi e mezzo: oggi sarebbe impensabile riuscire a vendere materiale di questo tipo, perché l’informazione è diventata frenetica. Oggi un reportage non può essere più vecchio di una settimana. I tempi dell’informazione si sono accorciati, sono diventati frenetici. L’informazione ha acquistato in freschezza, ma ha perso in spessore, e raramente coglie la complessità».

Vocazione ai fronti caldi
Per Micalessin il giornalismo, e in particolare quello di guerra, è una vera e propria vocazione, “sentita” sin da bambino. «Da piccolo, anche quando eravamo in vacanza, costringevo mio padre a portarmi davanti a un televisore alle 20, quando veniva trasmesso il telegiornale, per poter vedere i reportage di Marcello Alessandri sulla guerra del Vietnam. A dodici anni ho letto uno dopo l’altro i romanzi di Oriana Fallaci. A 19 già sognavo di partire per l’Afghanistan: stavo finendo il liceo e i sovietici avevano invaso quel lontano paese. Leggevo i reportage di Ettore Mo e scoprivo quella strana guerra dove le popolazioni civili si ribellavano perché i sovietici gli impedivano di studiare la religione a scuola. Poi va ricordato che per lavoro mio nonno aveva navigato per tutta la vita, e quand’ero bambino mi raccontava storie di paesi lontani. Infine, io ero nato e vivevo in una città di confine, Trieste, a 10 minuti di auto da una frontiera che allora coincideva con la Cortina di ferro. Mentre il resto d’Italia non ne aveva consapevolezza, noi vivevamo con l’incubo di essere invasi dall’Armata Rossa e di restare dietro le linee italiane in un ipotetico conflitto. Per questo in noi c’era una naturale attenzione a quello che succedeva sui confini. Quando l’Armata Rossa, l’esercito che turbava i miei sogni di bambino, invase l’Afghanistan, subito pensai che quella sarebbe stata la prima guerra che avrei raccontato».

Oggi grazie alle nuove tecnologie e ai social network una quantità enorme di notizie e di filmati di provenienza internazionale si riversa sul pubblico. Sono nate figure come il citizen journalist (giornalismo partecipativo, ndr), e persino i combattenti jihadisti producono documentari. Ma la figura dell’inviato resta insostituibile.

«Quando andavamo in giro negli anni Ottanta, i committenti ci dicevano: “Portateci le sparatorie, i morti, le armi in mostra”.

Oggi questo non ha più senso come lavoro dell’inviato, perché se ne trovano a bizzeffe sul web. Il problema è che questa abbondanza si rivela anestetizzante: non dà più nessuna emozione vedere un morto online. Quello che invece deve fare l’inviato, è farti capire che cosa c’è dietro a ciò che succede. L’esempio più significativo che mi viene in mente è quello della Siria. Fino al 2012 sembrava che il regime di Bashar el Assad, da quello che ci raccontava un’informazione completamente omologata, fosse sul punto di cadere e che in quel paese fosse in corso una guerra combattuta da un gruppo di specchiati democratici amanti della libertà contro una dittatura che massacrava tutto il popolo. Bastava andare in Siria per accorgersi che non era così. Ma che ci si trovava di fronte a una spietata guerra civile dove non c’erano buoni né da una parte né dall’altra, e dove il 50 per cento della popolazione stava ancora con il dittatore perché lo considerava il male minore rispetto a bande di tagliagole, assassini e massacratori. Tutto questo non traspariva dalle notizie e dai filmati sul web, anzi si capiva esattamente il contrario. Cioè l’immagine di un regime che non avrebbe resistito alla rivolta popolare e sarebbe caduto. maloula-cristiani-hA tre anni di distanza vediamo che quel regime è ancora in piedi e che la maggioranza della popolazione lo sostiene ancora. E vediamo pure che quelli dell’altra parte non erano dei democratici, ma in gran parte dei fanatici musulmani. Senza gli inviati non saremmo arrivati a questa comprensione».

Curiosità e coraggio

Resta un’ultima domanda da rivolgere a Micalessin, quella che gli fanno i colleghi più giovani: di che cosa ha bisogno un inviato dentro di sé, e di che cosa ha bisogno fuori di sé, nel senso della strumentazione necessaria. «Dentro di sé deve avere tanta curiosità e la capacità di godere del proprio lavoro. Deve chiedersi sempre perché qualcosa succede, chi c’è dietro a quello che succede. Le cinque domande principali restano valide: chi, cosa, come, quando e perché. Per quanto riguarda la strumentazione, non ci vogliono grandi cose. Un taccuino e una penna sono ancora oggi quello che basta, perché è ciò che serve quando sei sul terreno, per appuntarti quello che succede attorno, per segnarti i nomi, per non dimenticare nulla. Gli strumenti per trasmettere il tutto vengono dopo. Quel che serve veramente è la curiosità e la voglia di capire». Chi parteciperà all’edizione di quest’anno di “Storie del mondo” non resterà deluso. Ci sono alcuni documentari da non perdere. Uno del giornalista spagnolo Fernando De Haro sulla difficile situazione dei copti in Egitto; uno sulle volontarie che soccorrono i migranti lungo la frontiera fra Stati Uniti e Messico; uno sulla visita di papa Francesco in Terra Santa e uno dello stesso Micalessin su Maloula, l’antica cittadina cristiana in Siria contesa fra jihadisti e governativi.


 
 
 
 
 
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Sabato, 9 Agosto 2014
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LA NAZIONE di Ravenna del 9 agosto 2014
RAVENNA SPORT pag. 5
Atterrare ai 100 all'ora sull'acqua col paracadute, facendo anche lo slalom

Canopy piloting' All'aeroporto La Spreta si disputano oggi e domani i campionati italiani della spettacolare disciplina, in gara un ravennate
Ravenna COL naso all'insù. L'aeroporto La Spreta di Ravenna ospita oggi e domani i campionati italiani di canopy piloting', disciplina di nicchia del paracadutismo sportivo che, in voga da una ventina d'anni, utilizza vele di dimensioni ridotte per consentire una più rapida velocità di atterraggio, unita ad una altissima spettacolarità. Sono una ventina i partecipanti di questo appuntamento, organizzato dalla scuola di paracadutismo Skydive Pull Out Ravenna, provenienti anche da Ucraina, Spagna, Danimarca e Svizzera. Sono le elevate velocità con le quali si tocca il suolo (spesso superiori ai 100 chilometri all'ora) a rendere spettacolari gli atterraggi e le evoluzioni su uno specchio d'acqua che garantisce la sicurezza. Ogni prova prevede infatti che l'atterraggio avvenga in acqua, col paracadutista (e la sua vela) a destreggiarsi attraverso un percorso di porte. Il parametro principale è la velocità, dunque il concorrente deve concludere il percorso nel più breve tempo possibile. Le prove sono tre, e comprendono anche la precisione e la capacità di atterrare nel punto più lontano dalla porta d'ingresso. La somma dei tre punteggi determinerà il vincitore. L'unico ravennate in gara è Mattia Fenati, più di 1.600 lanci in carriera, coach di paracadutismo, campione italiano wingsuit 2013 categoria intermediate', reduce dal 20° posto assoluto, e dall'8° specialità, nella disciplina dello swoop' (conduzione della vela) disputata in Florida: «Anche chi non è pratico di paracadutismo spiega Fenati può intuire che il canopy piloting' deve il suo successo alla spettacolarità e all'eccellente preparazione tecnica dei piloti. È poi necessaria una grande esperienza, tanto che molte federazioni fissano nel limite minimo di mille lanci il nulla osta per partecipare a gare di questo genere». Il programma prevede per questa mattina di buon'ora l'inizio delle gare, che si concluderanno alle 19 e domani le gare riprenderanno alle 8 e si concluderanno alle 19. ro. ro.

 
 
 
 
 
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CAMBIO DI COMANDO AL REPARTO COMANDO E SUPPORTI TATTICI
Venerdì, 8 Agosto 2014
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di Paolo Frediani


LIVORNO-Questa mattina, alla Caserma Rugiadi di Livorno è avvenuta la cerimonia dell'avvicendamento del Comando al Reparto Comando e Supporti Tattici "FOLGORE" alla presenza del Comandante della Brigata "FOLGORE", Gen. Lorenzo D'Addario e di tutti i Comandanti di Reggimento della B. Par. "Folgore" , del Medagliere Nazionale dell'A.N.I.E. e dei Labari dell'ANPd'I,del NASTRO VERDE e dell'U.N.S.I. In una mattina finalmente estiva, il Comandante, Ten. Col. Gabriele Ceraso ha passato il Comando al Ten.Col. Luigi Corlianò, dopo un biennio denso di attività addestrativa di specialità: dai contributi all'operazione "strade sicure", in supporto al Comando di Piazza di Firenze, retto dal 183° Rgt. "NEMBO", fino all'ultima esercitazione nella Z.L. di Tassignano dove è stato testato l'aviolancio dei carichi in assetto modulare, che hanno permesso così di di sanare un gap capacitivo emerso nell'esercitazione 2013 e l'esercitazione Sagitta, finalizzata alla realizzazione di un posto Comando di Brigata.

"Non sottaccio - ha detto il Comandante Ceraso - che all'inizio, per me che provenivo da un decennio di permanenza nell'ambito dello Stato Maggiore della Brigata "Folgore",non fu particolarmente semplice. Il lungo tempo passato a dipanare problematiche di varia natura, in particolare di carattere finanziario, gestionale e burocratico, mi avevano distanziato da quella che è la nostra realtà di esistere: il rapporto con il paracadutista. E, se la cosa non fosse di già di per se sufficientemente complessa, dovetti fare i conti con il fatto che molti di voi erano già provati professionisti, con numerose missioni alle spalle, e non più quegli spensierati ragazzi di leva che avevo avuto il piacere di addestrare durante il mio capitanato". "Ma grazie a voi tutti -ha proseguito - sono riuscito in breve tempo a recuperare questo divario. Almeno lo spero!"

"Voi siete colo che in umile silenzio garantiscono il comando, controllo e sicurezza del Comando della nostra amata Grande Unità elementare: La Folgore.

Poi rivolto al Ten. Col. Luigi Corlianò:"Caro Luigi a Te lascio, quindi, questo stupendo Pegaso alato, cavalcalo con la maestria tua fino alle massime quote e che questi ti conceda voli mirabili!"

Poi ringraziando tutti gli Ufficiali,Sottufficiali, Paracadutisti e Personale Civile del MInistero per questa entusiasmante esperienza ha augurato a tutti le migliori fortune.
Il Comandante D'Addario, dopo averlo ringraziato per il pregevole lavoro svolto ha rivolto parole di elogio a tutto il personale del Reparto Comando esortandolo a continuare anche con il nuovo Comandante Corlianò, rientrato da poco nei ranghi della Brigata.



 
 
 
 
 
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L'ORDINARIO MILITARE USA IN ITALIA
Venerdì, 8 Agosto 2014
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SANREMO - Mons. Timothy Paul Broglio, Arcivescovo Ordinario Militare negli Stati Uniti, sarà a Santo Stefano al Mare, luogo rivierasco al quale è molto legato.
Mons. Broglio, Ordinario Militare, ha giurisdizione ecclesistica sui cappellani militari, su tutti i militari di religione cattolica ed i loro parenti conviventi, sul personale di servizio dell'esercito degli Stati Uniti, incontrerà le forze militari (Carabinieri, Polizia Municipale, Marina Militare) che operano in Santo Stefano al Mare.
Venerdì 15, Solennità dell'Assunta, alle ore 10,30 celebrerà la Santa Messa nella Parrocchia e, nel pomeriggio farà ritorno a Washington.

 
 
 
 
 
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IL SESTO REGGIMENTO DI MANOVRA GUADAGNA LA STELLA SUL BREVETTO
Venerdì, 8 Agosto 2014
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Primo nucleo logistico 6^ Re.Ma. con capacità di supportare operazioni aviolanciate



Pisa, 08 Agosto, con il Comandante, Col. Pietro LO GIUDICE e al grido di: “SESTO, FOLGORE!”, i primi trenta uomini del 6° Re.Ma. hanno oggi effettuato il loro 5° lancio dai velivoli militari meritando l’agognato brevetto di paracadutista militare. L’attività si colloca in un più ampio processo di riqualificazione avviato dal 6° Reggimento di Manovra, rientrato da un anno nella Brigata paracadutisti Folgore.

Gli autieri hanno dovuto superare tre mesi d’ inteso corso che precedono i lanci di oggi, nei quali con gli istruttori della Brigata si sono perfezionati sia nell’addestramento individuale al combattimento che nelle procedure tecniche proprie dell’attività aviolancistica.

L’addestramento è stato superato con slancio e determinazione, e la conquista del brevetto costituisce un traguardo che rinsalda le tradizioni e i valori propri del Battaglione Logistico Folgore. È stato costituito il primo nucleo logistico del 6^ Re.Ma. con capacità di supportare le operazioni aviolanciate della Brigata paracadutisti Folgore.



 
 
 
 
 
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L'ITALIA UNA DELLE VITTIME DEL CYBER SPIONAGGIO NEL MIRINO DEGLI HACKER
Venerdì, 8 Agosto 2014
by webmaster


L’Italia è al tredicesimo posto della classifica dei paesi vittime di un massiccio attacco di cyber-spionaggio.


PARMA- Si chiama "Epic" la prima fase dell’infezione multistadio della campagna Turla Turla, nota anche come Snake o Uroburos ovvero una delle più sofisticate campagne di cyber-spionaggio ancora in corso.

La prima indagine pubblicata su Turla/Snake/Uroburos non aveva risposto ad una domanda molto importante: come vengono infettate le
vittime?

Gli ultimi risultati dell’indagine di Kaspersky Lab su questa operazione rivelano che l'attacco Epic è la fase iniziale del processo di infezione delle vittime di Turla.

Il progetto "Epic" è stato usato sin dal 2012, con il livello più alto di attività registrato nei mesi di gennaio e febbraio del 2014. Più recentemente, Kaspersky Lab ha rilevato questo tipo di attacco contro uno dei suoi utenti il 5 Agosto 2014.

Gli obiettivi presi di mira da "Epic" appartengono alle seguenti categorie:

enti pubblici
Ministero dell'Interno,
Ministero del Commercio,
Ministero degli Affari Esteri,
Agenzie di intelligence,
ambasciate,
forze armate,
istituti di ricerca e istruzione e aziende farmaceutiche.

In totale, gli esperti di Kaspersky Lab contano diverse centinaia di indirizzi IP, tutti vittime della campagna in più di 45 paesi.
La Francia risulta la più colpita seguita da Stati Uniti e Iran. L’Italia è al tredicesimo posto della classifica dei paesi vittime di questo massiccio attacco di cyber-spionaggio.

Come avviene l'attacco

I ricercatori di Kaspersky Lab hanno scoperto che per infettare le vittime, gli hacker che si celano dietro Epic Turla, utilizzano attacchi del tipo exploit zero-day ( un ordine di malware, di partenza di codici infettivi all'interno di un trojan, ndr), di social engineering ( studio dei comportamenti di un gruppo, un forum, un team di dipendenti, per poi infettare i siti o le applicazioni che loro frequentano) e tecniche di watering hole, ovvero la messa a disposizione di downloads apparentemente inoffensivi quali flasplayer etc .


water hole” significa letteralmente “pozza d’acqua” o “abbeveratorio”, considerata come un’evoluzione del social engineering, vale a dire lo studio del comportamento di un utente al fine di procurare informazioni utili. Di fatto il water hole attack è una tecnica di phishing molto elaborata che ha come target utenti molto esperti e gruppi specifici
Gli hacker ne studiano le abitudini , cercano di capire come si muovono sulla rete, a quali risorse attingono con regolarità per poi andare a colpire proprio quei siti che usano abitualmente e che reputano sicuri poiché non solo sono sempre stati utilizzati come fonte fondamentale per il reperimento delle informazioni, ma sono soprattutto di emanazione di aziende affidabili”. In sostanza l’utente entra nella trappola da solo.



In passato, sono stati utilizzati almeno due exploit zero-day: uno per la Escalation of Privileges (EOP) in Windows XP e Windows Server 2003 (CVE-2013-5065), che permette alla backdoor Epic di ottenere i privilegi di amministratore di sistema ed operare senza restrizioni; l’altro è un exploit in Adobe Reader (CVE-2013-3346), che viene utilizzato all’interno di allegati di posta elettronica nocivi.

Ogni volta che l’utente, ignaro di tutto, apre un file PDF dannoso su un sistema vulnerabile, la macchina verrà automaticamente infettata, permettendo al criminale di ottenere il controllo immediato e completo del sistema.

Per infettare le vittime i criminali utilizzano sia le email spear-phishing dirette che gli attacchi watering hole. Gli attacchi identificati in questa operazione si dividono in diverse categorie a seconda del vettore di infezione iniziale utilizzato per danneggiare la vittima: Spear-phishing e-mail con exploit Adobe PDF (CVE-2013-3346 + CVE-2013-5065)

Social engineering
per ingannare l'utente e spingerlo ad attivare gli installer del malware con estensione "SCR", a volte archiviati in RAR

Attacchi watering hole utilizzando exploit Java
(CVE-2012-1723), exploit di Adobe Flash (sconosciuti) o exploit di Internet Explorer 6, 7, 8 (sconosciuti)

Attacchi watering hole che si basano su tecniche di social engineering per ingannare l'utente spingendolo ad attivare falsi "Flash Player" installer di malware

 
 
 
 
 
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MUORE UN VERO PARACADUTISTA IN CONGEDO
Venerdì, 8 Agosto 2014
by webmaster






PARMA
ha perso ieri mattina l'ultima battaglia di una guerra che combatteva con coraggio, lucidità e schiena dritta, il paracadutista in congedo

GIOVANNI MARIA MARRONI



Classe 1963,parmense, aveva servito nel 183mo Reggimento.
Socio ANPD'I di Parma, si era ammalato da qualche tempo ma frequentava ugualmente con regolarità la sezione a cui si era avvicinato dopo avere contattato il nostro giornale, in occasione di alcuni eventi da noi organizzati.

Nonostante i dolori e la sofferenza, era sempre collaborativo e sorridente. Rispondeva con lucida fermezza a chi gli chiedeva notizie della malattia, senza autocommiserarsi.
Uno dei suoi più graditi compiti era quello di accompagnare, senza alcuna defezione, ad ogni cerimonia o incontro conviviale, il Leone di Alamein Antonio Guerra ( nella foto insieme a Giovanni).

Giovanni era presente anche a Fontanellato, il 25 Maggio, con il "suo" Reduce, il volto già segnato dalla sofferenza, ma sempre con il sorriso pacato che lo contradistingueva e la voce ferma. Quel giorno chiedemmo la protezione della Santa Vergine per i Paracadutisti ammalati e sofferenti. Lui era molto concentrato nella preghiera. Forse sentiva l'imminenza del Suo ultimo volo.
Solo sette giorni orsono scambiava battute con altri soci incontrati in città, poi l'Ospedale e la Fine.

Giovanni era un mio Amico, silenzioso e leale; un solido e sicuro riferimento quando c'era necessità di collaborare ad uno dei tanti eventi organizzati insieme.

Ciao Giovanni: ti riabbraccio ora, dopo averlo fatto a Fontanellato . Avevo già pregato per Te e continuerò a farlo affinchè tu possa finalmente riposare tra le braccia della Santa Vergine, accompagnato da San Michele Arcangelo. Lì avrai restituito quel moltissimo di buono che hai seminato con il Tuo silenzioso esempio, prezioso anche per me. Rimpiango di non averti potuto frequentare di più.

Consoleremo i Tuoi Familiari, consoleremo il Leone Guerra, Tuo "padre spirituale".

Cercherò di essere all'altezza del Tuo silenzioso e nobile esempio.

walter


Il Rosario si terrà Venerdì sera presso la chiesa parrocchiale di Felino alle ore 20.30-



FOLGORE!!!






 
 
 
 
 
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MILIONI DI CRISTIANI TRUCIDATI NEL MONDO
Venerdì, 8 Agosto 2014
by webmaster

Dall'Egitto alla Nigeria uccisi milioni di fedeli


Lo chiamavano esodo nascosto. Ora è alla luce del sole. Lo è ad esempio in Iraq, nella zona di Mosul, nella piana di Ninive, dove i cristiani terrorizzati dalle minacce di morte del califfato lasciano le loro case. Il loro esodo rappresenta la prova evidente che i cristiani sono la religione più perseguitata del mondo.

Un dato lo conferma: l’80 per cento delle persone uccise a causa della loro religione ad oggi nel mondo sono cristiani. Si stima che il cristianesimo abbia avuto 70 milioni di martiri, di cui 45 milioni nel XX secolo. E secondo i dati OCSE, ogni cinque minuti un cristiano muore a causa della sua fede.

EGITTO

L’esodo nascosto è cominciato a venire alla luce nel Capodanno 2011, quando un attacco suicida alla Chiesa copta di Alessandria d’Egitto veva causato 21 morti e oltre 100 feriti. Si era alla vigilia della Primavera Araba, l’ondata di estremismo non piacque nemmeno alle religioni della regione, che si erano mobilitate in favore delle chiese cristiane. Benedetto XVI aveva preso una posizione netta, aveva definito gli attentati una offesa di fronte a Dio. Iniziò lì anche l’inverno diplomatico con le autorità egiziane.

L’università di Al Azhar chiese formalmente a Benedetto XVI di non intromettersi negli affari interni dell’Egitto.

TURCHIA

Ci sono stati due omicidi nel corso di pochi anni. Nel 2006, don Andrea Santoro, un ssionario «fidei donum», viene miucciso da un sedicenne sconvolto per le vignette satiriche su Maometto comparse su una rivista danese. Quattro anni dopo, l’uccisione di mons. Luigi Padovese, vicario apostolico d’Anatolia, alla vigilia del viaggio di Benedetto XVI a Cipro, isola divisa tra una Repubblica aderente all’Unione Europea e una Repubblica turca, dove le Chiese cristiane vengono sconsacrate e depredate.

NIGERIA .

Da anni i fondamentalisti di Boko Haram attaccano le chiese cristiane la domenica, rapiscono fedeli, uccidono. Iniziative terroristiche che hanno suscitato anche l’indignazione di Papa Francesco, il quale – quando a maggio di quest’anno sono state rapite delle studentesse cristiane – si è unito agli appelli internazionali via Twitter: «Uniamoci tutti nella preghiera per l'immediato rilascio delle liceali rapite in Nigeria. #BringBackOurGirls». In un clima di tensione che ha sempre più i contorni della guerriglia, si stima che i cristiani uccisi in Nigeria nel solo 2013 sono stati 1200. Un dato terribile: sono stati più i cristiani uccisi in Nigeria che neil resto del mondo. Ma è dal 2007 che i cristiani non vivono facilmente nella nazione. Da allora ad oggi, sono più di 700 le chiese attaccate.

PAKISTAN

Preoccupa la situazione dei cristiani in Pakistan. Nessuno si ricorda più di Asia Bibi, imprigionata da cinque anni, condannata per blasfemia, in attesa del processo di appello. Ma la legge sulla blasfemia in Pakistan ha già un martire: Shahbaz Bhatti, ministro delle minoranze, ucciso a marzo 2011.

COREA DEL NORD

Andando più verso oriente, c’è il caso della Corea del Nord, dove nel corso degli anni ne sono stati uccisi almeno 300 mila, almeno considerando i dati provenienti dagli esuli e le immagini aeree delle zone cristiane, ormai spopolate. Papa Francesco, in viaggio in Corea del Sud la prossima settimana, sicuramente pregherà anche per la parte Nord del Paese.

CINA

Un grande sogno di Papa Francesco è invece andare in Cina. Non c’è andato ancora mai nessun Papa, non ci sono nemmeno le relazioni diplomatiche. E negli ultimi tempi, nella regione dello Zhejiang, sono state abbattute diverse chiese. Ordine del Segretario del Partito Comunista, che proprio non voleva vedere la «skyline» della città di Baiquan con croci ed edifici non in linea con il piano urbanistico che dovrebbe, nelle intenzioni dell’amministrazione, «abbellire il territorio».

Altre persecuzioni. Si tratta di una panoramica ampia, che non copre molti Paesi. Ovunque, c’è un cristiano perseguitato. In Siria – un’altra guerra che sembra ormai dimenticata – i cristiani sono tra quelli più a rischio, e ancora non ci sono notizie di padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita che da trent’anni promuoveva il dialogo interreligioso in Siria e che lì è stato rapito il 27 luglio 2013 da terroristi islamici, mentre un altro gesuita, Frans van der Lugt, è stato ucciso il 7 aprile scorso: era uno degli ultimi religiosi rimasti ad Homs. E ancora: il califfato stabilito di recente a Bengasi, in Libia, ha causato altri esodi di massa dei cristiani; in Sudan, la storia di Meriam si è risolta con un lieto fine che non era affatto scontato.

Le cifre. La panoramica potrebbe continuare. Ma basta un numero, diffuso da Open Doors, una organizzazione americana non confessionale: nel 2013 i martiri della croce sono stati 2.123. Il doppio del 2012, quando a morire in nome di Cristo erano stati 1.213. La classifica del 2013 metteva al primo posto la Siria, al secondo la Nigeria, al terzo il Pakistan, al quarto l’Egitto. Tutti paesi che sono ancora alla ribalta delle cronache, anche se la drammatica situazione dei cristiani in Iraq è destinata a far balzare il Paese in cima a questa speciale e terribile classifica.

Andrea Gagliarducci

 
 
 
 
 
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GLI ALLIEVI SOTTUFFICIALI RIPULISCONO LA MADALENA
Venerdì, 8 Agosto 2014
by webmaster


LA MADDALENA Il comando della Scuola sottufficiali della marina italiana ha portato avanti una interessante iniziativa finalizzata all’educazione ambientale, all’interno dello stabilimento elioterapico della Marina militare di Isola Chiesa. Molti volontari, tra cui tanti bambini, ragazzi e adulti, ma anche militari, hanno proceduto al recupero del materiale abbandonato e in particolare trascinati dai venti e dalle correnti nella spiaggia e nei bassi fondali. Una attività intensa. Dopo alcune ore di lavoro sono stati riempiti dieci grossi sacchi di rifiuti. All’interno ogni tipo di materiale. Moltissima plastica, bottiglie di vetro, giocattoli, lattine, copertoni di bicicletta e di auto. Ma anche un paio di stivali, una scala di ferro, vetri macchine. Ci sono volute due ore prima che i ragazzi finissero di passare al setaccio le aree, sia a mare che a terra. «L’obiettivo della nostra iniziativa – ha detto il comandante Claudio Gabrini, che ha coordinato l’operazione di pulizia – ha un significato molto più profondo della semplice operazione di raccolta dei rifiuti. La finalità è tramandare alle future generazioni la cultura del rispetto dell’ambiente e insegnarle il rispetto delle bellezze del territorio maddalenino. Una iniziativa questa che è in perfetta linea con le tradizioni della Marina militare, che da sempre è impegnata nell’educare alla tutela del mare

 
 
 
 
 
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IN ARRIVO LA PISTOLA INTELLIGENTE
Giovedì, 7 Agosto 2014
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PARMA-Ernest Mauch ha realizzato per la tedesca Heckler&Koch le armi più efficientii del mondo, come l'Hk416 (foto sopra) in dotazione alle forze speciali Usa. Il 58enne progettista di armi tedesco ha progettato una pistola intelligente, la iP1, in grado di sparare solo se impugnata dal legittimo possessore. A permetterlo un dispositivo wireless collocato sulla pistola che dialoga con un orologio speciale. In questo modo, diche il costruttore Armatix, si potrebbero impedire i troppi incidenti e impedire l'uso delle armi rubate."Mi fa soffrire, sono le vite di persone che non avrebbero mai pensato di essere uccise da un'arma", afferma Mauch. Ma questo suo 'pentimento' ha fatto infuriare le lobby delle armi americane che temono che questo dispositivo possa diventare obbligatorio ed hanno organizzato proteste fuori dai negozi in California ed in Marylanda che hanno tentato di vendere questo tipo di armi.


 
 
 
 
 
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DOMANI L'ANNIVERSARIO DELLA PRESA DI GORIZIA
Giovedì, 7 Agosto 2014
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GORIZIA-Ricorre domani il novantottesimo anniversario (era il 1916) della presa di Gorizia durante la Grande guerra, nel corso della sesta battaglia dell’Isonzo. Un episodio ribattezzato dagli storici «redenzione di Gorizia».

La Lega Nazionale 1891 accoglie l’invito del Comune ad essere presente alla cerimonia in programma alle 10 al Parco della Rimembranza.
La data anticipa la conclusione della guerra 1915-18.
Quel giorno di 98 anni fa vide nel sottotenente Baruzzi il principale artefice nell’issare la prima bandiera italiana nella città di Gorizia. La mattina dell’8 agosto, al comando di un reparto di bombardieri a mano, entrava in un camminamento austriaco, con soli 4 soldati, irrompendo nel sottopasso ferroviario di Piedimonte, trasformato in un fortino austro-ungarico, intimando la resa a ben 200 soldati nemici. L’esercito italiano entrò a Gorizia il giorno dopo dal ponte di Piuma».


 
 
 
 
 
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ILNONO REGGIMENTO RICORDA IL PRIMO MARESCIALLO INCURSORE SILVIO BAGLIONI
Giovedì, 7 Agosto 2014
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LIVORNO- Il 02 agosto scorso , una rappresentanza del 9° Reggimento d'assalto paracadutisti "Col Moschin", comprendente il Comandante di Reggimento Col. Addis Pietro, si è recata nel comprensorio del Sella, alle pendici del Sassolungo per commemorare, ad un anno di distanza, la scomparsa prematura del primo Maresciallo Incursore Silvio Baglioni (già Medaglia d'argento al Merito dell'Esercito). durante una ascensione alpinistica su quelle pareti.
In allegato trova due foto dell'evento.

 
 
 
 
 
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AFGANISTAN: RIENTRA LA TASK FORCE GENIO DELLA SASSARI
Giovedì, 7 Agosto 2014
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MISSIONE COMPIUTA PER LA TASK FORCE “GENIO” DEL CONTINGENTE ITALIANO DI ISAF

Herat, 7 agosto 2014. Garantire la mobilità delle truppe della coalizione di ISAF e delle forze di sicurezza afgane, proteggere la popolazione civile dalla minaccia degli ordigni esplosivi improvvisati (IED), potenziare il livello di protezione della base e contribuire allo sviluppo delle capacità militari dei genieri afgani al fine consentirne la piena autonomia.

Sono questi i compiti che i militari italiani della Task Force “Genio", su base 5° reggimento genio guastatori di Macomer (NU), hanno svolto per sei mesi nella regione occidentale dell’Afghanistan in cui opera il Train Advise Assist Command West, il comando del contingente italiano di ISAF a guida brigata “Sassari” responsabile del consolidamento del processo di transizione in corso nel paese asiatico che, entro la fine del 2014, vedrà l’assunzione di responsabilità della sicurezza da parte delle autorità locali.

Per scongiurare la minaccia degli ordigni esplosivi improvvisati e garantire la libertà di movimento lungo gli itinerari stradali, la Task Force “Genio”, comandata dal tenente colonnello Stefano Messina, ha condotto specifiche attività denominate “C.A.R.C.O.”, acronimo di “Combined Arms Route Clearance Operations”, operazioni che consistono nell’individuazione e disattivazione degli “Ied” mediante l’impiego sul terreno, oltre che della componente genio, di assetti della Transition Support Unit (su base 152° reggimento fanteria “Sassari”), di personale specializzato nell’interagire con aerei ed elicotteri in missione di supporto tattico alle forze di terra e di velivoli a pilotaggio remoto “Predator”.

I militari della Task Force “Genio”, di cui fanno parte anche assetti dell’esercito statunitense ed ucraino, hanno percorso 19.147 chilometri, condotto 83 attività di bonifica di ordigni esplosivi e 144 “C.A.R.C.O.”, effettuato 26 ricognizioni tecniche, ispezionato 240 canali di drenaggio delle acque (culverts) e utilizzato alcuni sistemi sperimentali di nuova generazione quali, ad esempio, il mini Unmanned Aircraft System (UAS) “Bramor”.
Numerose sono anche le iniziative promosse dalla Task Force “Genio” per lo sviluppo delle capacità militari e l’acquisizione della piena autonomia delle forze di sicurezza afgane, tra le quali si segnalano la realizzazione della “Striscia Counter-IED”, un’area addestrativa nella quale i genieri afgani potranno esercitarsi nell’acquisizione e nel perfezionamento delle conoscenze teorico-pratiche per il contrasto della minaccia degli ordigni esplosivi improvvisati.
Ai militari del 5° reggimento genio guastatori di Macomer subentrano i genieri del 21° reggimento guastatori della brigata bersaglieri “Garibaldi” di stanza a Caserta.

LE FOTO OFFERTE DAL COMANDO RCWEST

 
 
 
 
 
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DOPO LA CINA ANCHE GLI USA INVESTONO MASSICCIAMENTE IN AFRICA
Giovedì, 7 Agosto 2014
by webmaster

Gli stati uniti hanno varato un piano di investimenti economici pari a 37 miliardi di dollari e di accordi militari per sottrarre il continente africano alla crescente influenza della Cina.

Gli Usa sosterranno “l'impegno dell'Africa per la pace e la sicurezza” con un investimento di 110 milioni di dollari l'anno per cinque anni. I fondi serviranno per aumentare la capacità delle forze armate africane di implementare rapidamente forze di pace in risposta ai conflitti emergenti. I Paesi coinvolti sono Senegal, Ghana, Etiopia, Ruanda, Tanzania e Uganda. Verranno addestrate anche “forze speciali” all'interno degli eserciti di questi paesi perché possano essere impiegati rapidamente nei teatri di crisi.
In Italia , a Vicenza, è stato basata dal 2012 una unità a disposizione di AFRICACOM, ovvero il comando di forze di reazione rapida da impiegare per emergenze in quel continente, basato a Stuttgart. Le forze partite da Vicenza hanno svolto una lunga esercitazione in Camerun, con aviolanci di massa ed azioni di controinterdizione.



 
 
 
 
 
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MUORE BASE JUMPER IN FRANCIA
Giovedì, 7 Agosto 2014
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MAGLAND-CHAMONIX- ALTA SAVOIA FRANCESE- Un elvetico di 34 anni e' morto ieri mattina nelle Alpi francesi in un incidente di Base jumping, verificata verso le 10,30 quando l'uomo si era appena lanciato dalle scogliere di Magland ( foto), una localita' dell'Alta Savoia, molto frequentata dai praticanti di Base jumping. "Sembrerebbe che il paracadute non si sia aperto correttamente, in autorotazione", hanno precisato i pompieri. L'uomo, che era residente in Francia nella localita' sciistica di Mont-Saxonnex, ha urtato la roccia prima di cadere a terra. A causa dell'elevata pericolosita' di questo sport, molti Paesi lo hanno dichiarato illegale; le morti perr Base jumping tra il 1981 e la fine del 2011 sono stimate in 180, ma molti base jumpers ritengono che siano anche di piu'.

 
 
 
 
 
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IL CAPO DEL COMFOTER RENDE OMAGGIO ALLE BANDIERE AVES DI VITERBO E ARTIGLIERIA DI BRACCIAMO
Giovedì, 7 Agosto 2014
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Il Generale di Corpo D’Armata Roberto Bernardini, che cederà il Comando delle Forze Operative Terrestri e cesserà il servizio attivo il prossimo 15 settembre, si è recato oggi in visita al 1° Reggimento AVES “Antares” in Viterbo.
L’Alto Ufficiale che, nel grado di Colonnello, ha comandato il reparto dal 6 settembre 1996 al 9 marzo 1998, ha reso omaggio allo Stendardo da Combattimento del reggimento, insignito della Medaglia d’Argento al Valor dell’Esercito.
La visita è proseguita al Comando Aviazione Esercito dove il Gen. Bernardini, decano dell’Aviazione dell’Esercito, ha salutato la bandiera di guerra della Specialità.
Successivamente il Comandante delle Forze Operative Terrestri si è recato presso il Comando Artiglieria dell’Esercito in Bracciano dove ha reso omaggio alla bandiera di guerra dell’Arma di Artiglieria, nei cui ranghi aveva iniziato la propria carriera militare.





 
 
 
 
 
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HERAT: IL CENTRO DI COORDINAMENTO CON LE FORZE AFGANE CAMBIA COMANDANTE
Giovedì, 7 Agosto 2014
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Herat - Il colonnello Gian Pietro Marrone ha lasciato ieri la guida dell’unità di consulenti militari italiani dell’ Operations Coordination Center Regional (OCCR) di Herat, il centro di coordinamento operativo regionale delle forze di sicurezza afghane.

Durante la cerimonia, svoltasi alla presenza del comandante del Train Advise Assist Command West, generale Manlio Scopigno, e del direttore dell’OCCR, generale Raz Mohammad Oriakhil, il colonnello Marrone ha tracciato un bilancio dei sei mesi trascorsi a capo dell’unità italiana incaricata di esercitare attività di assistenza e di consulenza nei confronti dei rappresentanti delle forze di sicurezza afghane e dei principali esponenti della Direzione Nazionale per la Sicurezza effettivi al centro.

Il ruolo giocato dall’ Operations Coordination Center Regional è stato fondamentale in occasione dei due turni di ballottaggio elettorale in cui i responsabili afghani dell’OCCR, assistiti dai militari italiani, hanno coordinato le forze di sicurezza locali nel garantire il regolare andamento delle elezioni presidenziali, presupposto fondamentale per il progresso sociale, economico ed istituzionale del Paese.

 
 
 
 
 
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MALTA RICEVE IL PRIMO ELICOTTERO 1W 139
Giovedì, 7 Agosto 2014
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PARMA-Le Forze Armate di Malta hanno oggi celebrato, durante una cerimonia ufficiale, la consegna del loro primo elicottero Finmeccanica – AgustaWestland AW139. L’elicottero, consegnato lo scorso giugno, sarà impiegato per missioni di pattugliamento marittimo e di ricerca e soccorso.

Malta riceverà inoltre un secondo elicottero AW139 a dicembre ed esiste un’opzione per una terza unità.
L’AW139 è stato scelto dalla competenti autorità maltesi dopo valutazione di prodotti concorrenti, ed è stato giudicato come quello maggiormente in grado di soddisfare le esigenze operative del Paese grazie alle sua capacità, prestazioni e rapporto costo/efficacia senza confronti nella sua categoria e in queste specifiche applicazioni. L’azienda fornirà a Malta anche servizi di supporto e addestramento.
Con questa consegna Malta si aggiunge alla lista di paesi in tutto il mondo che ha già scelto e impiega l’AW139 per questo tipo di missioni tra cui Italia, Regno Unito, Spagna, Giappone, Corea del Sude altri. In Italia in particolare tra i principali operatori si ricordano l’Aeronautica Militare, la Guardia Costiera, la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato.
Cresce anche la flotta mondiale di AW139, oggi sempre più vicina alle 700 unità, mentre sono quasi 800 gli elicotteri di questo modello ordinati da più di 200 clienti in oltre 60 paesi per lo svolgimento di un’ampia gamma di missioni operative. Circa la metà degli elicotteri ordinati sono destinati a coprire la generalità di compiti di pubblica utilità come pattugliamento, ricerca e soccorso in mare e in montagna, eliambulanza, antincendio, protezione civile, pubblica sicurezza.

 
 
 
 
 
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RASSEGNA STAMPA: ALLARME IN TUTTO L'OCCIDENTE. CELLULE TERRORISTICHE NUMEROSE E PRONTE
Mercoledì, 6 Agosto 2014
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L'ESPRESSO del 6 AGOSTO 2014




È allarme in tutto l'Occidente


«La guerra in Afghanistan degli anni Ottanta ci ha dato al Qaeda, quella che si combatte oggi in Siria potrebbe generare qualcosa di peggio», ha scritto Bruce Riedel, per oltre 30 anni analista della Cia: «L'afflusso di combattenti stranieri in Siria per combattere contro la dittatura di Bashar Assad sta diventando il più ingente nella storia del jihad mondiale».

Certo, non è l'unica meta dei terroristi globali, ma la Siria è senza dubbio il centro della nuova guerra. Negli ultimi tre anni, secondo un rapporto pubblicato a giugno dal newyorkese Soufan Group, sarebbero arrivati 12 mila miliziani stranieri, contro i 20 mila che andarono a combattere i sovietici in Afghanistan in circa un decennio.

Il contingente principale, è rappresentato dagli arabi: circa 3 mila tunisini, 2500 sauditi e 1500 marocchini.

Un quarto del totale, circa 3 mila, sono però occidentali, e 300 di questi, secondo alcune fonti, sarebbero tornati in Europa. Gli occidentali combattono soprattutto per tre gruppi anti-Assad, tutti e tre fondati da membri di al Qaeda: Stato islamico dell'Iraq e della Siria (Isis), al Nusra, Ahrar al Sham. Età media tra i 18 e i 29 anni, per il 18 per cento donne, per il 6 per cento convertiti, sempre secondo il Soufan Group.

La maggioranza sarebbe rappresentata da ragazzi problematici, sbandati, con una conoscenza rudimentale dell'Islam, in cerca di un'identità e di uno scopo o di un'avventura e una fuga dall'Occidente. Come vediamo qui sotto, i principali Paesi occidentali hanno lanciato l'allarme, perché temono che quei loro concittadini, una volta tornati a casa, possano fare proseliti o compiere atti di terrorismo, come è giù successo in Belgio a maggio.
Russia: 800 jihadisti in Siria
Peter Neumann, esperto del King's College di Londra, ha fatto notare al "Financial Times" quanto sia più efficace in battaglia un ceceno rispetto, parole sue, a «qualche culone di Luton». E infatti, tra tutti gli occidentali che partono per la Siria, i russi del Caucaso sono considerati i più pericolosi, perché molti hanno combattuto in Cecenia una guerra sanguinosissima contro le autorità russe. Il presidente Vladimir Putin considera i reduci di ritorno dalla Siria «una minaccia reale», consapevole anche che proprio il suo governo è tra i principali sponsor di quell'Assad contro cui combattono i jihadisti.
Francia: 700
È francese il simbolo del nuovo incubo europeo. Si chiama Mehdi Nemmouche, è nato 29 anni fa a Roubaix da genitori algerini, dopo un'adolescenza irrequieta passata più volte in galera si è arruolato nell'Isil, e al ritorno, nel maggio scorso, è stato lui a uccidere quattro persone al museo ebraico di Bruxelles. Anche per questo la Francia è oggi uno dei Paesi in prima linea nel contrasto di questo fenomeno. Come la Norvegia e gli Stati Uniti, ha approvato delle leggi che criminalizzino anche gli atti preparatori commessi da chi ha progetti terroristici. Lo ha fatto già nel 2012, sull'onda dell'uccisione di sette persone da parte di un ragazzo di Tolosa che si era addestrato in Afghanistan e Pakistan, Mohamed Merah. Grazie a queste leggi, a marzo sono stati condannati a tre e cinque anni di prigione tre ragazzi che stavano partendo per la Siria. Il governo ha anche aperto un sito e un numero verde a cui possono rivolgersi quanti sospettano che dei loro amici o parenti vogliano darsi al jihad. A gennaio il socialista Manuel Valls, allora ministro degli Interni e oggi primo ministro, aveva detto che i terroristi di ritorno rappresentano «senza dubbio il peggior pericolo che dovremo affrontare nei prossimi anni, è un fenomeno di dimensioni senza precedenti».
Regno Unito: 400
«L'Isil sta pianificando attacchi anche sul suolo britannico», ha avvertito il primo ministro David Cameron il 18 giugno. Nei primi tre mesi del 2014 sono state 40 le persone fermate «per attività legate alla Siria», mentre erano state 25 in tutto il 2013. Tra gli arrestati al ritorno da Damasco ci sono anche due uomini di Birmingham, che erano stati denunciati alla polizia dalla madre di uno dei due. Il Regno Unito ha confiscato il passaporto a 14 persone per impedire loro di raggiungere il Medio Oriente, e ha dato il via a un programma che permette di detenere chi ritorna dalla Siria. Cressida Dick, una delle principali responsabili dell'antiterrorismo, ha detto che il Regno Unito dovrà convivere per anni con le conseguenze di quel conflitto.
Germania: 270
C'era anche un rapper nella colonna tedesca in Siria. Si chiamava Denis Mamadou Cuspert, in arte Deso Dogg, e mentre combatteva per l'Isis è stato ucciso da un attacco suicida compiuto dal gruppo jihadista rivale, al Nusra. Che l'Isil tenga molto al "mercato" della locomotiva d'Europa è provato dal fatto che ha pubblicato su Twitter anche un video in tedesco. Il governo è consapevole dei rischi, e infatti a metà giugno il Ministro degli Interni Thomas de Maizière ha dichiarato che i jihadisti di ritorno dal Medio Oriente non sono più «una minaccia stratta, ma un pericolo mortale». Anche qui Il governo ha introdotto programmi e numeri verdi per aiutare le famiglie dei musulmani radicali, che secondo le autorità sarebbero circa 43 mila.
Dalla Spagna agli Usa
L'allarme resta alto anche in molti altri Paesi occidentali. Lunedì scorso la Spagna ha arrestato due cittadine di 14 e 19 anni, sospettate di volere aggregarsi all'Isil passando per il Maghreb, mentre a fine maggio la stessa sorte era toccata nell'enclave di Melilla a sei uomini, accusati di voler reclutare terroristi per la Siria. La Bosnia ha stabilito che condannerà fino a dieci anni di carcere chi proverà ad andare a combattere una guerra all'estero. A fine luglio, in Norvegia, il capo dei servizi segreti aveva detto di temere un attacco terroristico proprio ad opera di un reduce. In America ha infine fatto scalpore il caso di Moner Mohammad Abu-Salha, teenager della Florida pazzo per il basket che a maggio, per al Nusra, ha guidato un camion pieno di esplosivo contro un ristorante in Siria.
Daniele Castellani Perelli


 
 
 
 
 
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RASSEGNA STAMPA
Mercoledì, 6 Agosto 2014
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L'ESPRESSO del 6 AGOSTO 2014

ALLARME SICUREZZA


I TERRORISTI DELLA PORTA ACCANTO


Erano barbieri a Milano o muratori a Bologna. Ora sparano in Siria e in Libia. Ma alcuni tornano. E si teme possano portarci la guerra in casa. Ecco le loro storie
DI PAOLO BIONDANI
FOTO DI ANDREA PAGLARULO

Uno faceva il barbiere a Milano. L'altro lavorava in una cooperativa di pulizie in provincia di Varese. Il terzo sfacchinava come muratore in nero nei cantieri tra Bologna e Padova. Molti si sono spaccati la schiena come braccianti nelle campagne tra Sicilia e Lazio. Qualcuno viveva di espedienti a Torino, Milano o in altre città del Nord, tra spaccio di strada, rifugi-dormitorio, documenti falsi e carcere. Ma i più rispettavano la legge e lavoravano onestamente in negozi, ristoranti e piccole imprese sparse per mezza Italia. Nel gruppo c'è anche uno studente-modello nato e cresciuto a Biella. E non manca qualche cittadino italiano di fede islamica.

Ad accomunare storie personali così diverse sono i punti di partenza e arrivo dei protagonisti: tutti hanno vissuto per anni (o da sempre) in Italia, ma in questi mesi sono partiti per andare a combattere nei fronti di guerra più terrificanti del pianeta. Soprattutto in Siria e in Libia. Dove si sono uniti alle milizie islamiste più sanguinarie. Il fenomeno sta assumendo proporzioni che allarmano le forze di polizia di tutto l'occidente. L'incubo è che tra le migliaia di volontari della nuova jihad internazionale, i più esaltati possano tornare in Europa, magari in Italia. Con un'esperienza di battaglie, eccidi e attentati in grado di trasformarli in micidiali macchine da guerra.



"L'Espresso" ha ricostruito, sulla base delle prime informazioni raccolte dalle nostre forze di polizia, 16 casi di integralisti islamici che, dopo aver vissuto per anni nel nostro Paese, sono andati a combattere in Siria o in Libia. Gran parte di questi "jihadisti d'Italia" hanno scontato diversi anni di carcere duro in Lombardia, Calabria o Sardegna e anche per questo potrebbero nutrire un odio speciale contro le nostre istituzioni. L'allarme a livello continentale è scattato con la strage del 24 maggio 2014 al museo ebraico di Bruxelles, che è costata la vita a quattro innocenti: il primo attacco terroristico in Europa perpetrato da un reduce dalla guerra in Siria. Mehdi Nemmouche, 29 anni, arrestato pochi giorni dopo a Marsiglia, portava ancora con sé il mitra con cui aveva sparato tra la gente in Belgio: un kalashnikov avvolto in un lenzuolo bianco con la scritta dell'Isil, la sigla del famigerato "Stato Islamico dell'Iraq e del Levante". Cresciuto in Francia, più volte arrestato per furti e rapine, il giovane si era radicalizzato in carcere. Scontata anche l'ultima condanna, nel dicembre 2012 ha raggiunto clandestinamente la Siria, dove ha combattuto per più di un anno con quell'esercito integralista sunnita, che ha ormai conquistato anche il nord dell'Iraq proclamandovi un califfato. Dopo la strage il procuratore federale di Bruxelles ha dichiarato che le indagini antiterrorismo «sono ormai monopolizzate dalla necessità di seguire i rientri dalla Siria di diverse decine di cittadini belgi», mentre «i candidati a partire sono centinaia». Molti degli attentati più cruenti commessi dopo l'11 settembre 2001, come le stragi di Casablanca, Madrid, Londra o Mumbai, sono stati organizzati o eseguiti da terroristi indottrinati in Afghanistan, Pakistan, Yemen e altri fronti del jihad internazionale. Ora il dilagare delle guerre civili e del terrorismo religioso dalla Siria all'Iraq, dalla Libia alla Somalia, sta formando nuove leve di combattenti che rischiano di raggiungere dimensioni incontrollabili. Secondo una stima di Europol, sono «almeno 2300» gli estremisti partiti dall'Europa per fare la jihad in Siria. I Paesi ritenuti più a rischio sono Francia e Germania, ma il nostro è tutt'altro che immune. E sconta anche il problema degli imam predicatori d'odio come quello della moschea di San Donà di Piave espulso dopo le frasi contro gli ebrei: «Allah, uccidili tutti». In Italia nel giugno 2013 ha fatto scalpore la scoperta che un ragazzo genovese, Giuliano Delnevo, è morto a 24 anni combattendo nella zona di Aleppo al fianco dei miliziani di Al Nusra. Convertito all'Islam nel 2008, il giovane italiano predicava su Internet con il nome di Ibrahim ed era partito per la guerra santa in Siria alla fine del 2012. Dopo la strage di Bruxelles, il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, ha chiarito che, secondo le nostre forze di polizia, sono almeno 30 i residenti in Italia (cittadini o stranieri) che sono partiti per la guerra in Siria: otto di loro risultano morti in battaglia, come Giuliano. Le vite dei sedici "jihadisti d'Italia" identificati da "L'Espresso" sembrano un libro di storia contemporanea.



Adel Ben Mabrouk, nato nel 1970 in Tunisia, è emigrato giovanissimo in Italia, dove è vissuto in pace fino al fatidico 2001. Faceva il barbiere, abitava a Milano e frequentava la moschea di viale Jenner. La polizia italiana è rimasta molto sorpresa nel ritrovarlo rinchiuso a Guantanamo dal 2002. Secondo i servizi americani, Adel si era unito al gruppo qaedista tunisino in Afghanistan. Nel novembre 2009, dopo otto anni di prigionia senza processo, l'amministrazione Obama lo ha rimandato in Italia grazie a un accordo con il governo di Berlusconi e Maroni. A Milano, nel frattempo, Adel era rimasto coinvolto in un'inchiesta nata dalle rivelazioni di due pentiti islamici, che ovviamente potevano parlare di lui solo fino al 2001, per cui è stato riarrestato. Al processo anche quelle accuse si sono ridimensionate: Adel è stato condannato solo a due anni. Tornato libero, è stato espulso in Tunisia, dove nel 2011 è iniziata la rivoluzione che ha abbattuto la dittatura di Ben Alì, riportando in libertà tutti gli oppositori detenuti, compresi gli islamisti. Per mesi di lui non si è più saputo nulla. Ora si scopre che l'ex barbiere di Milano ha lasciato Tunisi per andare a combattere con Al Nusra in Siria, dove secondo notizie ufficiose risulta morto in battaglia nell'agosto 2013. Di certo l'assurda prigionia senza difesa né processo a Guantanamo non l'ha curato. Anzi, in casi come il suo potrebbe aver trasformato un pesce piccolissimo in uno squalo. Alla giustizia italiana invece, per motivi opposti di sottovalutazione e impreparazione, potrebbe creare qualche imbarazzo la strada del jihad seguita da Nasri Riad Barhoumi, conosciuto con il nome di battaglia di Abu Dujana: dall'Italia all'Afghanistan; poi da Guantanamo a Milano; e ora dalla Tunisia alla guerra in Libia.




Fino al 1998 Nasri viveva fra Padova e Bologna. All'improvviso ha lasciato casa e lavoro ed è diventato, secondo le indagini di polizia e carabinieri, il capo della cosiddetta «casa dei tunisini» a Jalalabad: il centro di reclutamento dei suoi connazionali attratti dall'Afghanistan di Osama Bin Laden. Catturato dagli americani dopo l'11 settembre, "Nasri l'italiano" è rimasto prigioniero per otto anni prima a Bagram e poi a Guantanamo. Anche lui trasferito e riarrestato in Italia, era stato condannato a sei anni in primo grado, ma poi i giudici d'appello lo hanno clamorosamente assolto. Sentenze così ipergarantiste, commentavano gli investigatori sconfitti, rischiano di avere il paradossale effetto di giustificare le operazioni fuorilegge della Cia. Fatto sta che Abu Dujana, tornato libero in Tunisia, è entrato nell'ala militare di Ansar Al Sharia, la fazione più forte, e ora è segnalato tra i capi di una milizia islamista infiltrata nella guerra civile che sta devastando la Libia. Per misurare la pericolosità della situazione, basta ricordare che Ansar Al Sharia è il gruppo terroristico accusato, tra l'altro, di aver organizzato l'attacco dell'11 settembre 2012 a Bengasi in cui fu ucciso l'ambasciatore americano. Il suo leader è lo sceicco Seifallah Ben Hassine, detto Abu Ayad, già imam a Londra e ora super-ricercato: anche lui è un reduce dall'Afghanistan. Per l'esattezza, aveva preso il posto di "Nasri l'italiano" come reclutatore dei tunisini a Jalalabad. Tutta la cupola di Ansar Al Sharia ha forti legami con l'Italia. Il braccio destro dello sceicco Abu Ayad è un altro tunisino vissuto per anni in Lombardia: Sami Essid Ben Khemais, sulla carta piccolo imprenditore delle pulizie a Gallarate. In realtà era "l'emiro" per l'Italia di una cellula di veri terroristi che progettavano stragi in Europa: la polizia tedesca sequestrò ai suoi complici, da lui ospitati anche a Milano, trenta chili di Tatp, lo stesso esplosivo artigianale che fu usato, tra l'altro, dai dodici kamikaze che nel 2003 provocarono 45 morti a Casablanca. L'emiro Essid da Gallarate è tornato in Tunisia dopo aver scontato otto anni di carcere duro in Italia. In aula con lui, a Milano, fu processato Mohamed Aouadi, un muratore allora ventisettenne, alto e stralunato, soprannominato «pennellone», condannato a quattro anni come l'ultima ruota del carro. Ora è detenuto come superterrorista a Tunisi: secondo l'accusa quell'ex gregario italo-tunisino, addestrato in Libia, è entrato nella "squadra omicidi" di Ansar Al Sharia che nel 2013 ha assassinato, con la stessa arma, i leader della sinistra Balaid Chokri e Mohamed Brahmi. Due delitti eccellenti che hanno rischiato di far precipitare anche la Tunisia nella guerra civile. A Milano, nel 2004, fu arrestato anche Osman Rabei, l'ideologo del gruppo terroristico della strage di Madrid: ospite di ignari parenti italo-egiziani, stava indottrinando un ventenne aspirante kamikaze e gli parlava di colpire Roma, ma la Digos lo ha fermato prima. In Italia l'unico terrorista islamico che si è fatto esplodere davanti una caserma, nel 2009 a Milano, non aveva collegamenti internazionali: si era indottrinato da sé, su Internet. Si chiama Mohamed Game, è nato in Libia 40 anni fa, è rimasto gravemente menonato e sta scontando una condanna definitiva fino al 2023. Tutti gli altri jihadisti finora arrestati in Italia sono stati invece processati per il reato-barriera di «terrorismo internazionale», che colpisce chi recluta militanti per fare attentati anche contro i civili, ma all'estero. Ora però l'avanzata del jihad dal Nord Africa al Medio Oriente crea una doppia minaccia anche per l'occidente: gli scenari di guerra globale rischiano non solo di esaltare i potenziali "terroristi fai-da-te" come il milanese Game, ma anche di favorire il ritorno in Europa dei miliziani organizzati e ormai addestrati a combattere nelle guerre più spietate. Tra i sedici jihadisti d'Italia che ora hanno un nome e un volto, metà sono andati a combattere in Libia, spesso passando dalla Tunisia, gli altri in Siria, dove si sono schierati fino al 2012 con Al Nusra, poi con l'Isil. Le reti di reclutamento però potrebbero essere collegate: almeno tre combattenti, dopo essere usciti dalle carceri italiane, sono stati segnalati prima in Siria e poi in Libia, o viceversa. Per ora nessuno dei jihadisti di casa nostra sembra pensare all'Italia: tutti concentrati nelle guerre all'estero. Il ritorno dei reduci, però, è già una realtà: le nostre forze di polizia hanno cominciato da mesi a schedare riservatamente i primi integralisti che hanno iniziato a rientrare in Italia dai fronti di guerra. Per ora si tratta di casi individuali, che non risultano collegati ad alcuna organizzazione terroristica e che non coinvolgono personaggi già inquisiti né esponenti conosciuti del jihad internazionale. L'ultimo episodio è di pochi giorni fa: alla fine di luglio, fra Trieste e Venezia, è stato pedinato, fermato e interrogato un cittadino italiano di 21 anni, nato e cresciuto a Biella da una regolarissima famiglia di origine marocchina. Non aveva alcun precedente penale, non era conosciuto neppure come integralista e ha un curriculum da studente modello, ben integrato e naturalizzato in Italia dai suoi genitori, emigrati molti anni fa dal Marocco in Piemonte, dove hanno sempre lavorato onestamente. Il classico bravo ragazzo, insomma. Che ha fatto solo una vacanza molto strana: un'estate di guerra in Siria.
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EL ALAMEIN: ASSALTO A POSTO DI BLOCCO DELLA POLIZIA.
Mercoledì, 6 Agosto 2014
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MARINA DI EL ALAMEIN- Un posto di polizia è stato attaccato, messo a fuoco e alcuni agenti sono morti: lo riferiscono media egiziani citando un portavoce del ministero dell'Interno che non ha precisato il numero delle vittime.

L'attacco è stato portato nella zona di Marina El Alamein, sulla strada costiera, che è stata bloccata per agevolare la caccia agli assalitori per ora sconosciuti.

Secondo il sito dell'autorevole quotidiano Al-Ahram che cita il portavoce del ministero dell'Interno, Hani Abdel Latif, si è trattato di uno scontro a fuoco tra forze di sicurezza e terroristi che ha fatto un imprecisato numero di vittime da entrambe le parti quello consumatosi stasera nel nord dell'Egitto.

Altre fonti confermano che ad essere attaccato è stato un posto "di blocco" della polizia e auto sono andate a fuoco a seguito del lancio di un ordigno.

Lo scontro è avvenuto sulla trafficata via che collega diversi resort turistici molto popolari e fa parte del percorso seguito anche dai volontari del progetto El Alamein. In precedenza un assistente del ministro dell'Interno aveva detto che a morire erano stati tre terroristi e un poliziotto. Il funzionario aveva riferito che le forze sicurezza stavano intervenendo per bloccare un'auto piena di armi ed esplosivi sulla strada Matrouh-Alamein che, proseguendo, porta in Libia.

L'Egitto è alle prese con il terrorismo islamico soprattutto nel Sinai, nell'est. L'incidente ha rilievo perché accaduto nel settore del paese che confina con la Libia ormai quasi fuori controllo.

 
 
 
 
 
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ITACA 2: IL COI CONTINUA IL RIENTRO DEI MATERIALI ITALIANI. AMERICANI ED INGLESI DISTRUGGONO O VENDONO SUL POSTO
Mercoledì, 6 Agosto 2014
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Camp Bastion-Helmand-Afganistan- alcune tra le apparecchiature in vendita: un camion, una lavanderia da campo alimentata con generatore , containers frigo e tende


PARMA- Abbiamo parlato più volte della imponente operazione "ITACA2" ovvero del rientro dei materiali che l'Italia ha accumulato in dieci anni di presenza in Afganistan. Se ne occupa il COI, comando operativo interforze, così come ha gestito tutti gli spostamenti di di mezzi e uomini in questi anni, verso i teatri operativi.
Entro la fine dell'anno la missione dovrà essere terminata: la nostra presenza si è ridotta a circa 2000 soldati; sono state chiuse tutte le basi minori, trasferite alle forze locali.

In questi giorni sono stati smontati dagli specialisti gli ultimi 4 CH-47 che rientreranno prossimamente in Italia a bordo degli Antonov noleggiati dalla Difesa, organizzati da uno spedizioniere privato. È stato calcolato che in quasi otto anni d'impiego operativo sopra i cieli dell'Afghanistan i CH abbiano trasportato 6.600 tonnellate di mezzi e materiali, per un totale di 5.600 ore di volo effettuate. Uno dei primi interventi sarà quello delle manutenzioni straordinarie. Il chinook sarà presto sostituito con versioni più moderne e sono in corso gli ordini, ma i Lince, I Buffalo e tutto il resto è stato sottoposto ad un impiego operativo intenso e andranno spese tanti soldi per i "tagliandi".


Due mesi fa erano rientrati gli aerei da combattimento Amx: dapprima furono schierati i Tornado. In sei anni di attività, hanno effettuato 3.583 sortite per un totale di 10.526 ore di volo. L'ultima operazione qualche giorno prima del rientro: hanno colpito e distrutto un ripetitore radio posizionato sui rilievi meridionali del distretto di Gulistan e utilizzato dai talebani per coordinare gli attacchi contro le forze di sicurezza afghane.

ITACA 2: LA PIU' IMPONENTE OPERAZIONE LOGISTICA DALLA SECONDA GUERRA MONDIALE
Finora sono già rientrati 2 elicotteri da trasporto CH-47 e 3 elicotteri da combattimento A129 Mangusta, 4 aerei Amx dell'Aeronautica, 5 grossi mezzi antimina Buffalo e Cougar del Genio, 420 blindati leggeri Lince, 9 blindati pesanti Freccia, 17 cingolati Dardo. Nel complesso sono state rimpatriate 11.000 tonnellate tra mezzi e container.
Uno sforzo anche economico, solo parzialmente rimasto "in casa" ovvero gestito direttamente o con mezzi propri delle forze armate: mancano aerei e navi militari ed è necessarioi, come per altri eserciti, rivolgersi a fornitori privati.Nel caso italiano , ma non solo, si è preferito utilizzare la "mediazione" di civili.


LE ECCELLENZE LOGISTICHE MILITARI SI RIVOLGONO A SPEDIZIONIERI CIVILI
Dal'inizio della missione i precedenti ministri hanno stipulato convenzioni di assistenza al trasporto con spedizionieri civili.
Uno di questi, che assorbe la grande maggioranza del lavoro, si chiama SAIMA SPA, che non possiede nemmeno uno dei mezzi impiegati.
Lo spedizioniere è un "architetto del trasporto", come recita la formula che definisce la professione, ed immaginiamo che sia questo il motivo che ha indotto i ministri precedenti ad affidare questa sorta di "esclusiva", talvolta contestata dall'altro operatore JAS (capitale giapponese) , che ha preteso ed ottenuto una piccola fetta di lavoro.

Gli espertissimi uomini del COI, le cui competenze d sono di altissimo profilo e fortemente specializzate, non avrebbero alcun problema a "trattare" prezzi, arrivi e partenze ( e carichi) direttamente con le compagnie aeree e marittime, ma in virtù del contratto esistente devono rivolgersi al "mediatore" SAIMA che nel frattempo è stato venduto ad una società danese; da 1 anno infatti SAIMA , azienda italiana, appartiene alla DSV, la cui sede è a Copenhagen. Dopo l'incorporamento, Saima ha cambiato nome dappertutto tranne che in Italia, per salvaguardare i contratti in corso. E' naturale che il mediatore, per giunta semi-esclusivo, pratichi tariffe maggiorate rispetto a quelle che potrebbe ottenere il cliente che volesse trattare direttamente con i vettori.

I NUMERI DEGLI SPOSTAMENTI
Secondo gli esperti del COI , Itaca 2 è circa al 60%: sono state caricate sinora 16 navi commerciali; 684 voli privati Ilyushin 76, 1 volo del C17; 1 volo di un Antonov 124; 9 voli dei nostri C-130, dedicati al trasporto di armi, munizioni ed esplosivi.


AMERICANI ED INGLESI ABBANDONANO, DEMOLISCONO O VENDONO SUL POSTO
Gli americani demoliscono sul posto: dovendo smantellare ben 800 basi, hanno semplicemente distrutto 300 mila tonnellate di materiali. Veicoli, generatori, mezzi corazzati, container, mobili. Tutto è finito polverizzato sotto i cingoli di mezzi pesanti. Non hanno voluto lasciare materiali che potevano finire nelle mani degli insorti; non ritenevano di dare altro alle forze armate afghane.

Gli inglesi hanno aperto un
SITO WEB che mette in vendita apparati non sensibili, che l'acquirente dovrà prelevare sul posto, assistuito da uno spedizioniere esclusivista ( anche loro!!!)

L'Italia preferisce riportare a casa il più possibile, per evitare il riacquisto in patria. È stato stimato che la Difesa dovrà noleggiare ancora sul mercato privato altre 5 navi commerciali; 288 viaggi dell'Ilyushin 76; 6 voli del C17; 6 voli dell'Antonov 124; una quarantina di voli del nostro C-130.



 
 
 
 
 
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KFOR: IL GENERALE FARINA INCONTRA IL CAPO DI STATO MAGGIORE SERBO
Mercoledì, 6 Agosto 2014
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PRISTINA-Il Capo di Stato Maggiore della Difesa della Serbia, generale Ljubisa DIKOVIC incontra il comandante KFOR a Pristina.

Il Comandante di KFOR, Generale di Divisione Salvatore Farina, ha ricevuto nei giorni scorsi la visita del Capo di Stato Maggiore della Difesa della Serbia Generale Ljubisa DIKOVIC nella base militare di Camp Film City sede del Comando KFOR a Pristna in Kosovo.

L’incontro fa parte del programma di periodici colloqui di alto livello previsti dal denominato Accordo Tecnico-Militare (Military Technical Agreement) altrimenti conosciuto come il “Trattato di Kumanovo” siglato nel 1999 alla vigilia dell’ingresso delle truppe NATO in Kosovo.

E’ la quinta volta che il Generale Farina incontra Capo di Stato Maggiore serbo da quando, nel settembre dell’’anno scorso, ha assunto il comando della Kosovo FORce.

Nel corso dell’incontro tra i due Generali sono stati trattati importanti temi di attualità come la situazione della sicurezza in Kosovo e nell;area dei Balcani e l’importante ruolo svolto delle unità KFOR come "terze responsabili" a sostegno della Polizia del Kosovo e degli agenti della missione dell’Unione Europea EULEX.

Il generale Farina ha poi aggiornato il generale Dikovic sulle moltissime attività che la forza multinazionale conduce in Kosovo sottolineando che il trend è molto positivo per quanto riguarda le condizioni di sicurezza in tutto il territorio compreso il nord, area nella quale KFOR continua a mantenere una permanente presenza volta a garantire un ambiente sicuro e le necessaria libertà di movimento a tutti i cittadini ed alle Organizzazioni Internazionali e locali che operano in quella parte del territorio.

Durante l'incontro è stato affrontata anche l'importante questione del monitoraggio della Linea di Demarcazione Amministrativa (Administrative Boundary Line) che separa il Kosovo dalla Serbia secondo le disposizioni contenute nel citato MTA.

Nella fattispecie il Comandante di KFOR ha confermato che la situazione è calma e stabile lungo i circa 350 chilometri della ABL.

In sintesi nessun incidente di rilievo, evento speciale o violazione che abbiano messo in discussione la sicurezza e la libertà di movimento è stato registrato di recente: la costante attività di monitoraggio svolta dalle forze multinazionali di KFOR, l’eccellente livello di cooperazione tra i membri della KFOR appartenenti alla Commissione Militare Congiunta (Joint Military Commissin) e le controparti delle Forza Armate della Serbia (Serbian Armed Forces), nonché le attività di “pattugliamento sincronizzato” svolte quotidianamente lungo la ABL dai militari di KFOR e quelli delle SAF hanno contribuito a mantenere un clima sereno, positivo e collaborativo.

I due alti ufficiali hanno confermato che questa proficua cooperazione è destinata a continuare anche in futuro.

Durante la colazione di lavoro i due comandanti hanno anche discusso l'importante cooperazione tra KFOR le SAF nel più ampio quadro della sinergia di intenti con le altre Forze Armate dei paesi vicini allo scopo di migliorare la generale situazione di sicurezza nella più ampia area dei balcani.

Nel pomeriggio, a margine della riunione, nella base di Camp Bondsteel sede del Comando del Multinational Battle Group East, è stata giocata un’amichevole di calcio tra la compagine di KFOR e la squadra delle SAF che si è conclusa 4 a 1 in favore della squadra dei militari serbi, un’occasione informale fortemente favorita dai due comandanti per milgliorare la fiducia reciproca. Questa é stata la pertita di "ritorno" dopo la prima giocata in serbia nell’aprile scorso e vinta dalla squadra serba con il risultato di 3-1.

Nell’ambito di quanto disposto dal MTA il comandante di KFOR si riunisce regolarmente con il Capi di Stato Maggiore della Difesa dei quattro paesi viciniori l’area di responsabilità di KFOR vale a dire Albania, FYROM, Montenegro e Serbia.

Il Generale Farina nel corso degli ultimi mesi ha visitato Belgrado, Tirana, Skopje e Podgorica e ha, viceversa, simora ospitato presso il comando KFOR in Pristina il Capo di Stato Maggiore della Difesa della Serbia nel mese di gennaio , il Capo di Stato Maggiore delle Difesa dell’Albania lo scorso marzo ed il Capo di Stato Maggiore delle Difesa della FYROM in Aprile.








 
 
 
 
 
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IRAQ: CRISTIANI PERSEGUITATI DAGLI ISLAMICI
Mercoledì, 6 Agosto 2014
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PARMA- In Iraq si fa sempre più grave la situazione dei cristiani, costretti a fuggire dalle proprie abitazioni come avvenuto prima a Mosul, poi in diverse altre città del nord, nella piana di Ninive, come Sinjar, Telkef, Batnaya e Telleskuf. Le milizie islamiste sunnite dell'Isis hanno imposto di fatto un Califfato dove vige una rigida sharia, costringendo le minoranze alla fuga o al pagamento di una tassa (la jizya, da imporre a tutti gli "infedeli"). Di fronte a un dramma senza fine, il patriarca di Baghdad si rivolge in modo diretto alle potenze internazionali, bchiedendo loro di "liberarsi degli egoismi personali" e di unirsi al fine di raggiungere una "soluzione politica e pacifica" che sia in grado, essa sola, di mettere fine ai conflitti. Queste "potenze" - che Sako non nomina direttamente -, devono "esercitare in modo vigoroso la loro pressione" verso quanti "sostengono a livello economico" e intrecciano "legami militari" con gli islamisti. L'obiettivo è quello di "tagliare alla radice le fonti di violenza e di radicalizzazione".

Sako si appella anche al mondo islamico, dicendosi "scioccato e indignato" per la mancanza di una "presa di posizione vigorosa" dei musulmani e dei loro leader nei confronti del movimento terrorista, che - avverte il patriarca - rappresenta una "minaccia anche per gli stessi musulmani". E avverte che i cristiani iracheni hanno un "bisogno vitale di un aiuto umanitario urgente", oltre che di una "protezione vera ed efficace" e "permanente".

Colpi di artiglieria contro la cintura dei villag­gi cristiani che non ha sorpreso nessuno do­po che con gli altoparlanti delle moschee i fon­damentalisti dell’Isis per giorni avevano an­nunciato l’intenzione di scacciare anche gli ultimi cristiani. Presa domenica Sinjar, ora i guerriglieri del Califfato hanno messo in atto un vero accerchiamento degli storici insedia­menti. Sinora solo i peshmerga curdi avevano abbozzato una difesa organizzata della popo­lazione, ma dopo la sconfitta a Sinjar si sono ritirati. Non resta che la fuga: in macchina per per chi è fortunato, a piedi con pochi bagagli a mano per tutti gli altri.

 
 
 
 
 
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ISTAT E MINISTERO DELL'INTERNO : IN ITALIA CI SONO QUATTRO MILIONI DI EXTRACOMUNITARI "REGOLARI"
Martedì, 5 Agosto 2014
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PARMA-I dati, forniti dal ministero dell'Interno, elaborati in un report dell'Istat, sono chiari : i cittadini non comunitari regolarmente presenti in Italia al primo gennaio 2014 sono 3.874.726, il 3% in piu' (110mila unita') rispetto all'anno precedente.

I paesi di cittadinanza piu' rappresentati
Marocco (524.775),
Albania (502.546),
Cina (320.794),
Ucraina (233.726)
Filippine (165.783)

che rappresentano il 45,1% del totale dei cittadini non comunitari presenti.

Il 23,9% degli stranieri non comunitari regolarmente soggiornanti sono minori.

Tra le prime dieci cittadinanze per numero di presenze, la comunita' cinese e' quella che ha fatto registrare il maggiore incremento in termini assoluti (oltre 16mila unita') con una variazione percentuale del 5,3%.

Le donne rappresentano il 49,2% della presenza, ma la componente femminile e' tradizionalmente molto variabile a seconda delle collettivita' considerate: prevalente per Ucraina (79,9%) e Moldova (67,1%), in netta minoranza per Bangladesh (28,4%) ed Egitto (29,5%).

Si conferma in costante crescita il numero dei soggiornanti di lungo periodo, di persone cioe' con un permesso a tempo indeterminato: nel 2013 erano 2.045.662 (54,3% sul totale dei cittadini non comunitari presenti), nel 2014 sono 2.179.607 (il 56,3% della presenza regolare).

Il centro nord conta il 37% di presenti con un permesso rilasciato o rinnovato nel nord-ovest, il 27,9% nel nord-est e il 23,2% al centro; meno del 12% ha un permesso rilasciato o rinnovato nel Mezzogiorno.

La regione in cui si collocano prevalentemente gli stranieri non comunitari e' la Lombardia (26,5%), seguita da Emilia-Romagna (12,1%) e Veneto (11,5%). Le province nelle quali si concentra la presenza non comunitaria sono Milano, Roma, Brescia, Torino, Bergamo e Firenze.

In lieve flessione il numero di nuovi permessi di soggiorno concessi: durante il 2013 ne sono stati rilasciati 255.646, il 3,2% in meno rispetto all'anno precedente. Il calo dei nuovi arrivi ha interessato le donne (-5,0%) piu' degli uomini (-1,4%). Rispetto al 2012 aumentano le nuove concessioni di permessi per lavoro (+19,3%), mentre diminuiscono i permessi per famiglia (-10%), quelli per studio (-12%) e quelli per asilo/motivi umanitari (-16,5%). A testimonianza di migrazioni che corrispondono spesso a progetti di vita, oltre l'82% dei cittadini non comunitari regolarizzati durante il 2003 e' ancora regolarmente presente a gennaio del 2014: quasi l'80% dei regolarizzati durante il 2003 (anno della "grande regolarizzazione") rimasti nel nostro Paese ha convertito l'iniziale permesso con scadenza in uno di lungo periodo.

Continua a crescere la quota di "nuovi" italiani: nel 2012 si sono registrate 65.383 acquisizioni di cittadinanza, il 91,9% delle quali ha riguardato persone che avevano in precedenza la cittadinanza di un paese non comunitario. Hanno acquisito la cittadinanza italiana soprattutto marocchini (14.728) e albanesi (9.493).

Sempre nel 2012, le acquisizioni di cittadinanza per residenza da parte di persone originarie di paesi non comunitari sono state 22.844 (38%), quelle per matrimonio 17.835 (29,7%).Per le donne il matrimonio resta la modalita' largamente prevalente per l'accesso alla cittadinanza: il 47% del totale per la popolazione femminile, solo l'11,2% per quella maschile.

 
 
 
 
 
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IL MINISTRO PINOTTI A HERAT
Martedì, 5 Agosto 2014
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Herat, 5 agosto 2014. Con la resa degli onori militari sulle note di “Dimonios” - il celebre inno della brigata “Sassari” - e la deposizione di una corona al monumento ai 53 soldati italiani Caduti nel corso della missione Isaf, è cominciata stamane a Herat la visita del ministro della Difesa Roberta Pinotti al contingente italiano in Afghanistan.

Il ministro Pinotti, accompagnato dal capo di Stato Maggiore dell’Esercito generale Claudio Graziano, è stato accolto ieri al suo arrivo dall’ambasciatore italiano a Kabul Luciano Pezzotti, dall’Italian Senior Representative (la massima autorità militare italiana presente nel teatro operativo afghano), generale Antonio Satta e dal generale Manlio Scopigno, comandante del Train Advise Assist Command West, il comando multinazionale ed interforze di Isaf su base brigata “Sassari”, schierato nella regione occidentale del Paese.

Sempre ieri, il ministro della Difesa ha incontrato il governatore della provincia di Herat ed i vertici delle forze armate afghane della regione ovest i quali, anche a nome del ministero della Difesa afghano, hanno espresso profonda gratitudine nei confronti del Governo italiano per l’attività di formazione e di addestramento svolta nei confronti delle forze di sicurezza afghane, il supporto fornito nella condotta delle operazioni, specialmente in occasione dello svolgimento della fase elettorale, e per l’importante opera di ricostruzione e sviluppo realizzata in questi anni nella provincia di Herat.

Stamane, invece, il ministro della Difesa ha preso parte ad una riunione informativa sui progressi della missione e sulle prospettive inerenti al ballottaggio per l’elezione del successore del Presidente Karzai.

Il titolare della Difesa ha poi incontrato Maria Bashir, procuratore capo della provincia di Herat, prima donna a ricoprire tale incarico in Afghanistan, da anni in prima linea nella lotta all’illegalità e per l’affermazione dei diritti delle donne.

Al centro dei colloqui, i passi in avanti compiuti dalle donne nella società afghana come dimostra l’alta percentuale di coloro che si sono recate in massa alle urne per esercitare il proprio diritto di voto nell’auspicio che il futuro Presidente dell’Afghanistan, con l’aiuto della comunità internazionale, sappia dare risposte concrete ai reali bisogni del Paese.

Successivamente, il ministro ha salutato i militari di tutte le specialità delle Forze Armate italiane schierati nella piazza Italia di “Camp Arena” ai quali ha manifestato l‘apprezzamento e la gratitudine del Governo, del Parlamento e del popolo italiano “per lo straordinario impegno, professionale ed umano, profuso in Afghanistan. Una missione che nel tempo si è evoluta ma che è sempre stata caratterizzata da storie di persone capaci di consolidare sentimenti di profonda vicinanza e fratellanza tra il popolo afghano e il popolo italiano. L’Italia – ha aggiunto il ministro - è orgogliosa di voi. Siete la miglior carta d’identità del nostro Paese all’estero”.

Nel sottolineare i tratti distintivi dell’operato dei soldati italiani, il ministro ha affermato che “il contingente italiano può guardare con soddisfazione al successo della delicata fase elettorale svoltasi nella propria area di responsabilità. In questa fase, niente affatto priva di rischi, le forze armate afghane hanno svolto un lavoro egregio sotto il profilo della sicurezza, come testimoniano i dati relativi all’alta percentuale di votanti, il 58% degli aventi diritto al voto, contro il 31% del 2009. Un risultato straordinario se si pensa che ben il 44% è stata la percentuale di donne che si sono recate alle urne”.

In merito a una possibile, futura presenza militare italiana al termine della missione Isaf, con la formazione del nuovo esecutivo, sarà possibile affrontare le questioni ancora aperte, quali le firme dell’accordo bilaterale con gli Stati Uniti e del SOFA (Status Of Force Agreement) con la Nato, indispensabili cornici giuridiche per la permanenza delle nostre forze dopo il 2014, seppur largamente ridotte nei numeri e con compiti solamente addestrativi e di formazione.

Durante la visita il ministro ha incontrato anche alcune rappresentanti dell’imprenditoria femminile di Herat che, all’interno della base, hanno allestito una mostra espositiva di prodotti caratteristici dell’artigianato locale, realizzati anche grazie ai numerosi progetti di microcredito avviati negli anni dal Provincial Reconstruction Team italiano.




 
 
 
 
 
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IL NUMERO DI GIUGNO DELLA RIVISTA FOLGORE
Martedì, 5 Agosto 2014
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Parma- E' in spedizione il numero di Luglio della rivista Folgore che contiene numerosi aggiornamenti sulla intensa attività cerimoniale dell'Associazione e molte informazioni che riguardano i Reggimenti in armi.

Leggete la versione eletronica

 
 
 
 
 
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FESTA DI SPECIALITA'
Martedì, 5 Agosto 2014
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PARMA- La celebrazione della ricorrenza del 72mo della Battaglia di El Alamein avverrà quasi certamente il 31 Ottobre 2014 , Venerdì. Come nel 2013, il Sabato successivo sarà concesso agli amici della Brigata di ritrovarsi alla Rotonda di Ardenza.

Faremo seguito con ulteriori informazioni.


 
 
 
 
 
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RADDOPPIO PARZIALE DEL CANALE DI SUEZ
Martedì, 5 Agosto 2014
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CAISO- L'Egitto ha annunciato un parziale raddoppio del canale di Suez per evitare che in un tratto di 72 chilometri (sui 193 in totale) la navigazione resti a senso unico alternato. L'annuncio è stato dato in diretta tv a Ismailia dal presidente dell'Authority che gestisce il canale, Ihab Mamish.

Il parziale raddoppio del canale di Suez rappresenta un terzo del valore di un progetto da 12 miliardi di dollari che comprende fra l'altro tunnel, cantieri navali, "stazioni di servizio" per i cargo ma anche resort per passeggeri. Lo ha precisato il presidente dell'organismo che gestisce il canale, il generale Mohab Mamish. Il canale parallelo, ha precisato ancora il dirigente, ridurrà il periodo di attesa delle navi da 11 a 3 ore riducendo gli enormi costi causati agli armatori dai ritardi e aumentando gli introiti per l'Egitto (+2,59% la stima minima). Il generale ha annunciato che l'esercito sarà incaricato di eseguire, in un anno, lo scavo del nuovo canale.

L'idea del parziale raddoppio del canale risale ai tempi del presidente-rais Hosni Mubarak ed era stato rilanciato sotto il presidente Mohamed Morsi che però era stato bersagliato da critiche perchè sembrava che l'appalto sarebbe stato dato al Qatar, il maggiore alleato del leader politico dell'ormai bandita Fratellanza musulmana. In un discorso alla cerimonia di presentazione, il presidente Abdel Fattah al-Sisi ha sottolineato che il nuovo progetto è diverso da quello dell' "vecchio regime". Sisi ha annunciato che l'esercito "supervisionerà" l'intero progetto. Il finanziamento sarà realizzato con l'emissione di azioni acquistabili solo dagli egiziani, ha annunciato il presidente.

 
 
 
 
 
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CAMBIO ALLA BRIGATA ALPINA TAURINENSE
Martedì, 5 Agosto 2014
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Il tenente colonnello Massimo Tripodi è il nuovo comandante del Reparto Comando e Supporti Tattici della Brigata alpina Taurinense.

È subentrato al tenente colonnello Pasquale Cersosimo, nel corso di una cerimonia tenutasi nella sede del reparto, alla caserma Monte Grappa, presente il comandante della Brigata alpina Taurinense, generale Massimo Panizzi. Negli ultimi due anni di attività operative e addestrative, il Reparto Comando ha affiancato tutte le operazioni della Brigata Taurinense, sia all'estero, partecipando alla missione Isaf in Afghanistan, sia sul territorio nazionale nell'ambito dell'operazione «Strade Sicure». Determinantel'impegno del Reparto nell'organizzazione dell'ultima edizione dei Ca.S.T.A. (campionati sciistici Truppe Alpine) disputatisi sulle Montagne Olimpiche torinesi. Il tenente colonnello Tripodi proviene dal comando della Taurinense, dove ha svolto il proprio incarico all'ufficio operazioni.

 
 
 
 
 
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A BELLUNO I CAMPIONATI MONDIALI E IL TROFEO "CITTA' DI BELLUNO" DI PARACADUTISMO
Martedì, 5 Agosto 2014
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BELLUNO- Da venerdì alle 8 a domenica alle 15 l’aeroporto “Arturo Dell’Oro” di Belluno ospiterà la quarta tappa della Coppa del Mondo 2014. Organizzati dall’Associazione paracadutismo Belluno che, in sinergia con l'Aereo club , mette in palio il 25° Trofeo Città di Belluno.


I concorrenti saranno oltre 250, in rappresentanza di 19 nazioni: Italia, Austria, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Danimarca, Emirati Arabi uniti, Finlandia, Francia, Germania, Olanda, Oman, Polonia, Qatar, Repubblica Ceka, Romania, Slovacchia, Slovenia, Svizzera e Ungheria.

Le gare assegneranno anche i titoli di campione italiano. «Abbiamo lavorato intensamente – spiega Corrado Marchet, presidente dell’Associazione paracadutismo Belluno che la scorsa primavera ha proposto la Dolomiti cup, altro evento di carattere internazionale - si tratta di un evento che ha già raggiunto un bel traguardo, il quarto di secolo e che nel corso di tutto questo tempo ha saputo diventare un punto di riferimento nel panorama del paracadutismo internazionale.

Anche quest’anno sono tanti gli stranieri presenti a Belluno: si stanno allenando all’ aeroporto già da qualche giorno e nel fine settimana daranno spettacolo. Uno spettacolo che non è solo sportivo ma, ne siamo convinti, rappresenta anche una formidabile occasione promozionale per il territorio bellunese tutto».


 
 
 
 
 
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POLIZIA. TAGLI ECCESSIVI ?
Lunedì, 4 Agosto 2014
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PARMA- E' stato presentato oggi, da due organizzazioni sindacali di settore. un rappporto chiamato “Le condizioni di vita e di lavoro degli operatori di Polizia tra Spending-Rewiev e domanda di sicurezza.”

Il dato che appare più evidente + la diminuzione numerica delle forze e l'aumento dell’età media del personale e dei mezzi.

Dal 2009 ad oggi i tagli imposti al Dipartimento di pubblica sicurezza sono nell'ordine di 300 milioni annui e la Spending review ha programmato ulteriori detrazioni fino al 2015.
Riassunto:

PERSONALE

Sono in media 350 gli agenti che ogni anno vanno in pensione o sono riformati. Dal 2006 al 2013, si è passati dai 103.000 agenti in servizio, a 95.000 unità complessive.

La causa di questa pesante contrazione nell’organico – oltre 12mila unità in meno per la sola Polizia di Stato- sta nel blocco del ricambio, ridotto del -50%, al punto che semnbra ineluttabile il progressivo abbandono delle periferie per concentrare le risorse nelle grandoi città.

Come avevamo detto nell aprefazione, aumenta l’età media degli iperatori, ora attestata sui 45 anni.

I sindacati attribuiscono questo innalzamento anche a causa dell’assunzione obbligatoria dei volontari dell’esercito,unica via di ingresso in Polizia, che genera l’aumento dell’età media di accesso. Provenendo dalla ferma obbligatoria, l’età media degli allievi agenti è superiore ai 26 anni mentre, per funzioni e compiti, l’età più corretta di ingresso sarebbe 20anni.
Età medie per funzioni nelle forze dell'ordine:

62 anni dirigenti superiori;
59 anni dirigenti generali;
53 anni primi dirigenti;
45 anni direttivi;
50 anni ispettori;
48 anni sovrintendenti;
41 anni assistenti ed agenti
Gli attuali allievi agenti hanno un età superiore ai 26 anni in media

RETRIBUZIONI
Gli effetti dei blocchi di promozioni e scatti di anzianità, che perdurano dal 2012 e che si estendono anche all’anno in corso producono una mancata erogazione media mensile di circa 300 Euro lordi per singolo operatore
Il blocco delle retribuzioni e in generale i tagli alle competenze accessorie hanno determinato richieste verso quelli uffici che per il tipo di servizio possono pagare delle ore di straordinario maggiore, come i Reparti Mobili e quelli di Prevenzione Crimine.
La migrazione ha creato un impoverimento di importanti risorse umane da uffici molto delicati, privandoli di memorie storiche e di particolari competenze.

MEZZI, SEDI E STRUMENTI
Il parco auto è obsoleto. La manutenzione e' affidata al buon cuore dell' ufficio motorizzazione. I pacchetti aggiuntivi di accordo con officine non e' valido per tutte le autovetture.

Le sedi sono spesso in stabili civili o sullo stesso pianerottolo di appartamenti abitati, come nel caso del Commissariato San Ferdinando di Napoli dove si assiste alla convivenza dell’Ufficio di Polizia, ubicato al terzo piano di un vecchio stabile, con le sedi di uffici, case di cura per anziani e abitazioni. Mancano le risorse per fare i lavori di manutenzione ordinaria (tinteggiatura, lucidatura pavimenti, cambio illuminazione etc). Le pulizie dei commissariati, luoghi dove per definizione sono ricevuti i cittadini e dove transitano spacciatori, clochard e arrestati, non sono giornaliere e vengono effettuate per poche ore.

Le dotazioni sono vecchie e spesso non personali come i caschi per i servizi di ordine pubblico e non vengono sostituiti; in più non sono in dotazione personale con prevedibili carenze igieniche. Le divise della Polizia stradale hanno subito un netto taglio insieme ad equipaggiamenti e di mezzi, con la conseguenza che il Personale, soprattutto di nuova assegnazione, è senza divisa della Specialità, costretto, per uscire in servizio, a farsele prestare dai colleghi più anziani

I computers sono vecchi, a volte donati da altri enti. Accade che grosse aziende , o grossi enti statali, donino alla Polizia i loro vecchi computer (Es. L'Enel a Palermo), o che alcuni lavori di ristrutturazione siano finanziati da esterni,.come ha fatto Confindustria per un ala della Squadra Mobile a Palermo.




 
 
 
 
 
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NOTIZIE DALLA ASD TEAM FOLGORE PARACADUTISTI - CORSA IN MONTAGNA
Lunedì, 4 Agosto 2014
by webmaster




PARMA- 2 AGOSTO 2014
Paolo Robuschi e Walter Amatobene, già del 185mo rgt art par, e Michele Polzella, sergente maggiore in servizio alla Cp Avio ma già art par, hanno effettuato un duro allenamento sull'appennino tra Emilia e Liguria, per tracciare un nuovo sentiero Folgore verso il Mare. Il bilancio finale è di kmt 58, con un dislivello totale di + 2885m , percorsi in 9 ore di corsa e 2 ore totali tra riposi e uscite di sentiero. Totale autosufficienza alimentare e di acqua, salvo un approvvigionamento ad una sorgente.

I tre sono partiti alle 05:00 del 2 Agosto dal Passo della Cisa, con direzione Liguria. L'obbiettivo era di percorrere circa 60 chilometri e fare una ricognizione ai sentieri che portano verso il mare di La Spezia, contrassegnandoli per rendere più agevoli le future corse su quelle montagne da parte del gruppo TEAM FOLGORE.

Il percorso potrebbe essere paragonato alle montagne russe, con saliscendi spaccagambe, passaggi molto pendenti e continui imprevisti generati dallo stato di abbandono dei sentieri.

I tre hanno perso diverse volte la traccia GPS di riferimento, con faticosi rientri superando pendenze molto accentuate.
L'itinerario: Passo della Cisa ( 900 mslm) - Passo del Brettello
(1200 mslm) Monte Molinatico ( 1554 slm) - Passo dei Due Santi ( Pontremoli- 1550 slm), Bergugliana ( 900 mslm) Bergassana (1000 mslm).

Chilometri percorsi 58, dislivello totale 2885+.

Lo scopo dell'allenamento era anche quello di segnare i sentieri, alcuni ormai Quasi invisibili, invasi da erbacce, rovi e tronchi d'albero. Sono stati apposti oltre 100 contrassegni catarifrangenti ultra adesivi. .


Molto trascurata è apparsa l'area che va dal Passo dei Due Santi verso Bergugliana, dove è stato necessario orientarsi ad angolo di rotta e individuare, con fatica, l'uscita da aree fortemente pendenti, infestate da rovi spinosi che hanno "ben lavorato" sulle gambe dei tre.
Il supporto logistico è stato curato dal paracadutista Gregorio Mazzolini, che ha "esfiltrato" i tre a Bergassana, condividendo una parte del percorso. Grazie Gregorio.... Prossimo appuntamento entro 8 giorni. Continuatre a seguirci anche su FACEBOOK


 
 
 
 
 
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IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'OMAN VISITA SMD
Lunedì, 4 Agosto 2014
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Roma, 4 agosto 2014



Il Capo di Stato Maggiore della Difesa riceve in visita il Generale Ahmed bin Harith bin Nassir Al-Nabhani Capo di Stato Maggiore del Sultanato dell’Oman
L’Ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, Capo di Stato Maggiore della Difesa ha ricevuto, a “Palazzo Caprara” il Generale Ahmed bin Harith bin Nassir Al-Nabhani Capo di Stato Maggiore del Sultanato dell’Oman.
Il precedente incontro tra i due Ufficiali, risale al febbraio 2013 a bordo di nave San Marco nel corso di una visita all’Unità navale impegnata nell’operazione NATO di antipirateria Ocean Shield. Al centro dei colloqui odierni l’intensa attività di cooperazione regolata, tra i due Paesi, da un Memorandum d’Intesa nel settore della Difesa.

Dopo un esame della situazione internazionale caratterizzata da numerosi crisi e che presuppone un incremento della cooperazione internazionale, è stato fatto un punto sullo stato delle attività congiunte effettuate dalle Forze Armate dei due Paesi.

A fronte di una già consolidata attività che vede impegnate EI, MM, AM e CC è stata ribadita la comune volontà di rafforzarla ulteriormente nei settori dello scambio informativo, dell’addestramento e della formazione.

L’Ammiraglio Binelli ha, in particolare, ringraziato il CHOD Omanita per il supporto fornito alle Unità italiane impiegate nell’Oceano Indiano.

Il Generale Al-Nabhani proseguirà la sua visita in Italia recandosi presso il Comando Operativo di Vertice Interforze e presso il Comando in Capo della Squadra Navale.





 
 
 
 
 
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LA GUERRA SI STA MANGIANDO IL PIANETA
Lunedì, 4 Agosto 2014
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PARMA- Il Peace Report 2014 dell’Institute for Economics and Peace, rileva che negli ultimi 7 anni su 22 indicatori di bellicosità , 18 sono peggiorati. Sono esplosi i conflitti in Ucraina e Israele-Palestina, si sono aggravate le guerre civili in Siria, Sud Sudan, Repubblica Centrafricana, Libia e Congo ex belga.

Il terrorismo è dilagato in Afghanistan, Pakistan, Nigeria, Somalia, Iraq e nelle Filippine.

Escalation militare tra governi e cartelli della droga in Messico e Colombia.

Perfino l’Europa (Oscar della pace all’Islanda) è scossa da tumulti e focolai. A rischio nel mondo 500 milioni di persone (200 vivono con meno di 2 dollari al giorno).

L’Iep calcola «l’impatto economico della violenza sull’economia globale nel 2013 a 9.8 trilioni (migliaia di miliardi) di dollari, pari all’11.3 per cento del Pil mondiale, con un incremento di 179 miliardi rispetto al 2012 (+3.8 per cento) ovvero una crescita dello 0.4 per cento del PIL». Nel frattempo, l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati ha denunciato per la prima volta nel 2013 un numero di “sradicati” sopra i 50 milioni (51.2), 6 più del 2012. Soprattutto a causa del conflitto in Siria. Illuminante qualche giorno fa un titolo del Financial Times sul crollo del «vecchio ordine» e la «legge delle tribù e delle sette», i jihadisti dello Stato islamico dell’Iraq e Levante (Isil) come i tagliagole ultra-qaedisti di Boko Haram in Nigeria.


IL MEDIO ORIENTE
In Medio Oriente infuria il conflitto tra Israele e Hamas, mentre continua la guerra in Siria. I ribelli contro il regime di Bashar al-Assad combattono sotto diverse bandiere dal marzo 2011: oltre 200mila morti, 9.3 milioni gli sfollati, 3.8 i profughi nei paesi confinanti. In Iraq i guerriglieri sunniti di Abu Bakr al-Baghdadi (Isil) hanno conquistato Tikrit (la città di Saddam) e Mosul, massacrato cristiani e marciato su Baghdad, difesa da governativi sciiti e peshmerga iraniani col supporto inedito degli Stati Uniti. Intanto i curdi iracheni si sono asserragliati nel loro Stato-che-non-c’è, al Nord.

In Afghanistan,

prove generali del nuovo governo con la missione alleata Isaf che sta per concludersi senza avere stroncato la resistenza talebana. Nella penisola arabica, l’esercito dello Yemen dà la caccia a Al-Qaeda e agli sciiti Houthi. Il Pakistan, con l’aiuto dei droni americani, si affanna a stanare alqaedisti in Waziristan. E al confine tra i due Kashmir, pakistano e indiano, si riaccende la contesa tra i due paesi con morti e feriti. A Est, il Myanmar (ex Birmania) battaglia con gli eserciti per l’indipendenza del Kachin e dello Shan Nord, e decine di musulmani muoiono negli scontri coi buddhisti (oltre 10mila gli sfollati).

Nelle Filippine,
jihadisti di Abu Sayyaf provano a imporre la sharia a suon di bombe e kamikaze (21 morti il 29 luglio in un solo attacco, a Sulu). Il governo firma la pace col Fronte islamico di liberazione Moro ma premono altre sigle separatiste. In Asia, colpi d’artiglieria tra le due Coree e alta tensione Tokyo-Pechino per le isole Senkako/Diaoyu, sotto controllo del Giappone ma rivendicate dalla Cina. Cina e India sono alle prese coi secessionisti musulmani: Pechino con gli Uiguri dello Xinjang, Delhi con quelli del Kashmir. In Assam e Orissa agiscono gruppi indipendentisti e maoisti contro i federali indiani.


La resistenza islamica in Russia opera in Cecenia e Daghestan.
Incidenti nel Nagorno-Karabakh, enclave armena in Azerbaigian, tengono aperta la disputa tra l’azera Baku, forte di 4 risoluzioni Onu contro l’occupazione armena, e l’Armenia il cui intero budget statale è inferiore al budget degli azeri per la difesa. In Europa c’imbattiamo nell’Ucraina e nella guerra di secessione dei filo-russi di Donetsk.

AFRICA
Ma il vero inferno è in Africa, continente in crescita affogato nel sangue dei conflitti religiosi, tribali e per il controllo delle risorse. Gli alqaedisti del Maghreb puntano a creare uno Stato islamico tra Algeria, Mauritania, Libia e Mali. Il crollo del regime di Gheddafi ha favorito in Libia l’ascesa di milizie islamiste con la proclamazione del Califfato a Bengasi contro il generale in pensione Haftar. In Mali è dovuta intervenire la Francia contro i jihadisti alleati dei ribelli Tuareg. In Uganda, Kenya, Somalia, scatenate le milizie islamiste Al-Shabaab. A Mogadiscio stanno uccidendo i deputati uno a uno, anche una celebre cantante (sono già 5). A Nairobi hanno fatto 68 morti in un centro commerciale, e moltiplicato i raid contro autobus e alberghi a ridosso della Somalia da cui provengono.

POLITICA DEL TERRORE
Scaramucce di frontiera tra Somaliland e Puntland, nel Corno d’Africa. In Nigeria, gli islamisti di Boko Haram massacrano i cristiani nei villaggi, e rapiscono e stuprano le studentesse. Nella Repubblica centrafricana la maggioranza è cristiana ma prevalgono le milizie islamiche di Séléka ed è guerra con le bande cristiane Anti-Bakakas, tra massacri e perfino sospetti di cannibalismo, nonostante la presenza di 3mila caschi blu, 6mila soldati dell’Unione africana e 2mila francesi in un paese ricco di uranio, petrolio, oro, diamanti, energia idroelettrica. Nella Repubblica democratica del Congo (ex Zaire) continua la cosiddetta «guerra mondiale d’Africa» che coinvolge vari paesi, col Ruanda dietro i ribelli M23 e i fuoriusciti Hutu ruandesi in azione. Nel paese, 400mila donne vengono stuprate ogni anno. In Uganda “regna” da 28 anni Museveni, in guerra al nord, nel Katanga (migliaia i morti). Infine, il neonato Sud Sudan ha dovuto battersi con 7 gruppi armati in 9 dei suoi 10 Stati e ultimamente è devastato dal divorzio tra il presidente Kiir e il suo ex vice, Riek Machar. Diecimila i morti negli scontri etnici tra Dinka e Nuer.

 
 
 
 
 
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GLI INCURSORI HANNO RICORDATO IERI IL MARESCIALLO BAGLIONI
Domenica, 3 Agosto 2014
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PARMA- Ieri, 2 Agosto, una delegazione del nono reggimento Col Moschin , composta dal Comandante , Sottufficiale di Corpo ed un gruppo di volontari, si sono recati in località Passo Sella dove fra le 10 e le 10.30 si è stat celebrata una messa in suffragio del Primo Maresciallo Silvio Baglioni deceduto proprio in quella data di un anno fa.

 
 
 
 
 
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TASK FORCE FENICE: CAMBIO DI COMANDANTE DELLA PREZIOSA TASK FORCE DI SUPPORTO ALLE TRUPPE DI TERRA
Domenica, 3 Agosto 2014
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AFGHANISTAN: CAMBIO AL VERTICE DELLA TASK FORCE “FENICE” DEL CONTINGENTE ITALIANO DI ISAF- VERI ANGELI CUSTODI DELLE TRUPPE A TERRA

Herat, 3 agosto 2014. Con la resa degli onori agli stendardi di combattimento del 7° reggimento AVES “Vega” di Rimini e del 5° reggimento AVES “Rigel” di Casarsa della Delizia (PN), ha avuto luogo a Herat la cerimonia di avvicendamento tra il colonnello pilota Giuseppe Potenza e il parigrado Giuliano Innecco al comando della Task Force “Fenice”, la componente ad ala rotante del Train Advise Assist Command West, il comando Nato a guida italiana su base brigata "Sassari" che opera nella regione ovest dell’Afghanistan.

PERSONALE MOTIVATO E QUALIFICATO RENDONO IL REPARTO ECCELLENTE
“Se la “Fenice” ha operato con successo lo si deve alla coesione e all’altissima professionalità di tutto il personale”, ha affermato il colonnello Potenza nel suo discorso di commiato.

SALVATAGGI MEDEVAC - ESFILTRAZIONI DI TRUPPE- MISSIONI OPERATIVE
Dal 2005, anno di impiego dell’Aviazione dell’Esercito in Afghanistan, la Task Force “Fenice” ha varcato la soglia delle 20.000 ore di volo ed effettuato più di 7.000 missioni a favore delle unità della coalizione ed in supporto alle forze di sicurezza afghane.

Durante i sei mesi di missione trascorsi agli ordini del colonnello Potenza i “baschi azzurri” hanno operato con elicotteri CH-47 “Chinook” .

Proprio il CH47 è un velivolo indispensabile nelle missioni di supporto logistico, di infiltrazione ed esfiltrazione delle forze speciali della coalizione e nelle attività di rifornimento d’urgenza ai posti di controllo delle forze di sicurezza afghane,.

In dotazione alla FENICE ci sono anche gli elicotteri A 129 "Mangusta" , con compiti di esplorazione e scorta ai convogli terrestri di Isaf e ai MI-17 afghani, gli elicotteri impiegati per il trasporto delle urne e dei rappresentanti delle commissioni elettorali nei distretti più remoti e a rischio del paese ed elicotteri multiruolo NH-90, univo velivolo preposto all’evacuazione medica di feriti.

LE IMMAGINI OFFERTE DA RC- WEST

 
 
 
 
 
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UNIFIL: ESERCITAZIONI IN POLIGONO PER LE FORZE ITALIANE E LIBANESI
Domenica, 3 Agosto 2014
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Shama (Libano) . Alcuni giorni orsono i caschi blu italiani della Joint Task Force Lebanon, appartenenti all' 11° reggimento bersaglieri, hanno svolto un’esercitazione a fuoco presso il poligono di Ebel Es Saqi, nel sud del Libano, cui hanno preso parte i colleghi dell’esercito libanese. I nostri soldati in teatro operano nell’ambito della Task Force di ITALBATT, unità di manovra del contingente italiano, su base reggimento “Lancieri di Novara”, alle dipendenze del colonnello Elio Babbo.

Oltre all’attività in poligono, i programmi addestrativi predisposti dai militari italiani a beneficio di quelli libanesi comprendono corsi sul riconoscimento degli ordigni e delle mine (UXO and Mine Awareness), sulle tecniche di controllo della folla (Anti Riot and Crowd Control Techniques) e sul Primo Soccorso (Basic Life Support).
Il supporto alle Forze Armate Libanesi è uno dei compiti principali assegnati al contingente UNIFIL dalla Risoluzione 1701 delle Nazioni Unite, unitamente al monitoraggio della cessazione delle ostilità e all’assistenza alla popolazione locale; attività per le quali i militari della Brigata Ariete, di cui i “Lancieri di Novara” fanno parte, si sono a lungo preparati in patria e svolgono qui con professionalità, trasparenza e imparzialità.









 
 
 
 
 
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AVIOSUPERFICE A ORBETELLO: CITTADINA DIVISA TRA PRO E CONTRO I DECOLLI
Domenica, 3 Agosto 2014
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ORBETELLO «Siamo esasperati, subiamo una continua violenza e abbiamo perso la nostra tranquillità». Così dicono gli abitanti di Patanella, Quattro strade, Falde dei poggi, Pinalti, Parrina. E a turbare la pace bucolica di questi cittadini sarebbe, come dagli stessi segnalato, l’attività di lancio dei paracadutisti che si sta svolgendo nell’aviosuperficie Costa d’Argento lungo la strada provinciale della Parrina. Secondo gli abitanti di queste località vicine all’aviosuperficie l’attività produrrebbe «un intollerabile inquinamento acustico e ambientale e, i continui atterraggi e decolli _ spiegano gli abitanti_- rendono ingrato lo svolgersi della giornata». A sentire il titolare dell’albergo ristorante Vecchia Maremma non ci sarebbe nessun fastidio anzi _ sostiene _«questa attività porta movimento, nessun cliente si è mai lamentato e per noi è una iniziativa in più sul nostro territorio». Le attività turistiche, dunque, sono favorevoli a chi ha portato e porta sul territorio turismo. Le iniziative scarseggiano e il lancio dei paracadutisti porta movimento. Insoma, per certi versi è anche una attratttiva. I cittadini però ritengono intollelerabili i passaggi a bassa quota nelle fasi di atterraggio e decollo e chiedono alle autorità competenti di vigilare e controllare tutte le autorizzazioni in modo da verificare che l’attività, che si svolge dalle 8,30 alle 20,30, goda di tutti i permessi richiesti dalla legge. Ai cittadini delle zone indicate fanno poi eco quelli del Guinzone e alcuni anche della zona del Priorato. Il Wwf invece, che in passato aveva fatto segnalazioni sul sorvolo della laguna di ponente afferma: «Quest'anno mai contravvenuto a questo divieto e possiamo solo parlare del fastidio del rumore. Va da sé – prosegue il Wwf – che certe attività devono essere compatibili all’ambiente in cui si svolgono». La scuola di paracadutismo ha però _ spiega una persona dello staff _ tutte le carte in regola e l’aviosuperfice è riconosciuta da Enac: «Abbiamo una concessione fino a fine agosto, capiamo il disturbo ma è una cosa temporanea. Siamo in regola con tutto, non sorvoliamo la laguna e comunque sappiamo che non va sorvolata a meno di 1500 piedi e cerchiamo di passare lontani dalle abitazioni. Chiediamo solo un po’ di pazienza in fondo portiamo turismo nella zona». I

 
 
 
 
 
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BEIRUT: I AL QUAEDA AL CONFINE CON LA SIRIA. MORTI OTTO SOLDATI LIBANESI
Domenica, 3 Agosto 2014
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TRIPOLI-LIBANO- Si scalda anche la frontiera tra Libano e Siria.

Proprio ieri notte 8 soldati libanesi sono rimasti uccisi in un combattimento con uomini armati nella regione di Arsal, alla frontiera con la Siria, innescati ieri dall'arresto di un membro del Fronte Al-Nusra, branca siriana di Al-Qaida schierata nel fronte dei ribelli anti-Assad. Le operazioni contro gli infiltrati sono proseguite fino a stamattina. L'incursione era scattata dopo che un miliziano di Al-Nusra era stato sorpreso entro i confini del Libano e fermato dalle forze di Beirut.

Una aliquota del 187mo Reggimento paracadutisTi era partita alcuni giorni orsono come rinforzo del contingente UNIFIL.

 
 
 
 
 
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NOTIZIE DALLA ACCADEMIA DI MODENA
Domenica, 3 Agosto 2014
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i Cadetti del 194mo Corso "coraggio" ricevono la abilitazione al lancio nel settembre 2013


MODENA- Cerimonia di fine biennio per i Cadetti del corso Coraggio.

giovedì scorso. nell'aula magna del palazzo ducale.
Gli allievi in quella occasione hanno consegnato al generale comandante Tota, al suo ultimo mese di servizio alla Accademia, prima di andare allo stato maggiore Esercito , il gagliardetto del 194°corso.

«QUELLA del militare è una vita difficile e caratterizzata da tanti sacrifici -afferma il generale Tota- ma questi giovani uomini sono fortemente attaccati ai valori della vita militare tanto che, prima di lasciare l'accademia, gli alunni finanzieranno il restauro del monumento di Ciro Menotti.

12 MILA RICHIESTE PER 255 POSTI
Quest'anno sono aumentate le richieste di ingresso, che si aggirano attorno alle 12 mila. La selezione terminerà a metà agosto e resteranno 255 iscritti. I miei allievi sono il ricordo più bello che porterò con me».

Durante il comando del generale Tota sono stati stanziati 19 milioni di euro per rifare i tetti, la piscina, completare la pulizia delle facciate e sistemare le camerate degli allievi alla Montecuccoli, la caserma unita al Palazzo Ducale dal famoso ponte dei sospiri.

"Pensate che l'ultima volta che qualcuno ha messo mano agli stanzoni io ero allievo», dice Tota

Il futuro dell'accademia
« nei prossimi anni cambieranno tante cose. Infatti c'è in arrivo l'accordo con il Comune, che prevede la cessione della caserma Pisacane in cambio della caserma Setti, ove sposteremo il nostro reparto supporti e logistica. Dalla cessione ricaveremo anche le sostanze per trasformare la caserma Fabrizi, che attualmente ospita i maneggi e dove, fino a non molti anni fa, c'erano circa 100 cavalli e 400 soldati, in un centro residenziale per allievi e ufficiali. Ora sono rimasti 42 cavalli ed il progetto è quello di trasferirli proprio nella caserma dell'areonautica, dove sarà realizzato un grande maneggio all'aperto. Quello vecchio diventerà un auditorium mentre il più grande, sempre alla caserma Fabrizi, una spaziosa palestra che intendiamo aprire alle scolaresche».

«Lo scorso anno abbiamo avuto 19mila visitatori -dice il Comandante- mentre l'anno precedente erano stati 14mila e quest'anno li abbiamo già superati».

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MUORE UN FANTE DI EL ALAMEIN
Domenica, 3 Agosto 2014
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Grisignano di Zocco-Vicenza- Muore un

Gianni Dal Pozzo
classe 1913


Era maestro dei scuola elementare .
Ieri mattina si è spento serenamente nella sua casa di Mestrino, all´età di 100 anni.
Cugino di un altro veterano di guerra, Cristiano Dal Pozzo, l´alpino centenario di Rotzo, Gianni era nato il 13 dicembre 1913, dieci giorni dopo suo cugino.
Insieme avevano vissuto in scenari di guerra diversi, fino a superare assieme nel dicembre scorso il secolo di vita.

Educare i ragazzi per lui era una missione, al punto che chi l´ha conosciuto lo paragonava al maestro del libro Cuore. Appresa la notizia della scomparsa, il sindaco ne parla con commozione. «Abbiamo perso una figura storica, ma soprattutto un autentico maestro di vita con grandi qualità umane. Non è retorico dire che Gianni Dal Pozzo ha impartito a centinaia di giovani la passione per la conoscenza». Il maestro aveva smesso d´insegnare solo tre anni fa, quando si dedicava all´istruzione di giovani stranieri. Lui che conosceva tre lingue amava dire: «La cultura vive con noi e dopo di noi. Ecco perché bisogna coltivarla e amarla».
Mente lucida fino all´ultimo, raccontava dettagli della sua vita, come questo: «Erano le 10,30 del lontano 4 novembre 1942 sul fronte di El Alamein quando vedemmo un ufficiale neozelandese spuntare da una duna col mitra spianato. Intorno a noi si era appena consumata una carneficina. Ci arrendemmo! Per noi finiva la guerra, mentre iniziava il periodo ancora più duro della prigionia in India». Ritornato in patria si rifece una vita, con la lunga carriera come maestro elementare nel Vicentino e Padovano. Ma è a Grisignano che il ricordo del “maistro” è cosa viva, lasciato come eredità nelle centinaia di suoi alunni che oggi lo piangono. I funerali martedì alle 10.30 nella parrocchiale di Mestrino.

 
 
 
 
 
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PRECIPITA UN AMX VICINO AL PAESE DOVE ABITA IL PILOTA: INCHINO?
Domenica, 3 Agosto 2014
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PARMA- Un AMXsi è schiantato in Molise. Il pilota, F.S., di 35 anni è riuscito a salvarsi lanciandosi con il paracadute mentre il velivolo veniva avvolto dalle fiamme e precipitava.

Stava sorvolando Carovilli, in provincia di Isernia. Era venerdì ed era decollato da Pratica di Mare, nel territorio di Roma. Poco dopo l’ora di cena il caccia si è schiantato contro alcuni alberi, in Molise, andando completamente a fuoco. Il pilota, come detto, è riuscito a scamparla lanciandosi con il paracadute e riuscendo ad atterrare in autonomia.

Un’ambulanza lo ha portato in ospedale a Roma, anche se non lamenta ferite gravi ma solo ustioni.

«Siamo in attesa di conoscere i risultati dell’inchiesta», ha detto il colonnello Achille Cazzaniga, delegato ai rapporti con la stampa. La ricostruzione e il possibile “inchino”. F S , originario di Carovilli ma residente con la moglie e i due figli a Vasto marina, venerdì mattina era partito da Pratica di Mare, dove ha la base il 14° stormo intitolato alla memoria del tenente pilota Sergio Sartof, ed era diretto alla base di Istrana, vicino Treviso. Da accertare perché stesse sorvolando proprio Carovilli. Un passaggio sopra i tetti di casa che poteva trasofrmarsi in dramma, tando da far evocare un “inchino” nei cieli simile a quello che in mare, secondo molti, fu la causa del naufragio della Costa Concordia.

 
 
 
 
 
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I STAFFETTA DELLA MEMORIA ALPINA
Domenica, 3 Agosto 2014
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PARMA- Segnaliamo una bella iniziativa degli alpini di cui ci informa un paracadutista congedato della BAO, Giampiero Ciocchetta,capogruppo delle penne nere di San Giovanni in Lupatoto.

Il 13 e il 14 Settembre, in occasione del Raduno del Triveneto delle penne nere, la Commissione allo Sport della Sezione di Verona, ha organizzato una staffetta podistica composta da Alpini, denominata "La Staffetta della Memoria Alpina".
Il Testimone partirà da Caporetto domenica 07 settembre e a tappe giornaliere, fermandosi per strada nei vari Sacrari e monumenti che ricordano la prima Guerra Mondiale, arriverà a Verona sabato 13 per fare l'ingresso in Arena, prima della serata dei Cori e Fanfare Alpini.

 
 
 
 
 
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NUOVA MISSIONE MILITARE IN AFRICA PER I FRANCESI
Venerdì, 1 Agosto 2014
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PARMA- E' operativa da oggi la nuova forza militare francese Barkhane. Si tratta di un nuovo dispositivo militare nel Sahel in sostituzione della missione Serval, in Mali, e di Epervier, in Ciad. L’operazione è stata annunciata il mese scorso dal presidente François Hollande, per il potenziamento della “lotta al terrorismo” in una fascia più ampia dei paesi del Sahel, in partenariato con il “G5” costituito da Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger e Ciad.

Concretamente Barkhane – dal nome delle dune scolpite a forma di mezzaluna dal vento – è una forza militare d'elite costituita da 3000 soldati, di cui per ora mille dispiegati a Gao, in Mali e altri 1200 a N’Djamena. Si muovono in squadre ridotte costituite da forze speciali in grado di spostarsi in modo più fluido e rapido da un paese all’altro.

L’intera operazione sarà diretta dalla capitale del Ciad, sede dello stato maggiore regionale. Le altre basi principali sono stabilite a Gao, Niamey e Ouagadougou mentre alte basi operative avanzate si localizzano a Faya-Largeau (Ciad), Madama (estremo nord del Niger) e Tessalit (nord del Mali, confine con l’Algeria).

La nuova forza ha in dotazione tre droni, sei caccia bombardieri, 20 elicotteri da combattimento, dieci aerei da trasporto, più di 200 veicoli oltre a una rete capillare di informatori. Nessuna scadenza è stata stabilita per il mandato affidato a Barkhane, sotto il comando del generale Palasset.

“Si tratta di concentrare al posto giusto il numero di forze necessarie per far fronte alle minacce persistenti dei terroristi nel Sahel” ha dichiarato il colonnello Giles Jaron, portavoce dello stato maggiore delle forze armate.


 
 
 
 
 
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IL CALIFFATO AVANZA: DOPO SIRIA E IRAQ ORA TOCCA ALLA LIBIA
Venerdì, 1 Agosto 2014
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PARMA-La Libia ha il suo Califfato. Le milizie islamiste, sanguinarie e senza scrupoli hanno assunto il controllo della seconda città più grande del paese, Bengasi, ex roccaforte dei ribelli, da cui è partita la rivoluzione appoggiata dall’Occidente contro Muammar Gheddafi nel 2011. I jihadisti hanno dichiarato di aver creato un «emirato islamico».

SCONFITTO IL GOVERNO.
L’annuncio arriva dopo che il gruppo qaedista Ansar Al Sharia ha sconfitto le truppe governative alleate dell’ex generale Khalifa Haftar, che mesi fa ha lanciato l’operazione “Dignità” proprio per spazzare via le milizie islamiste e che sarebbe fuggito in Egitto «per riorganizzarci». I combattimenti, che vanno avanti da settimane e hanno già causato più di 200 morti in 15 giorni, hanno visto però il trionfo delle diverse forze islamiste riuniste nel Consiglio della Shura dei rivoluzionari di Bengasi.

«SHARIA DI DIO IMPOSTA A TUTTI»
Mohamed Al Zahawi, leader di Ansar Al Sharia, lo stesso gruppo che l’11 settembre 2012 ha assassinato l’ambasciatore americano a Bengasi Chris Stevens, ha elogiato i suoi uomini «per la vittoria e la conquista», aggiungendo in un comunicato: «Bengasi ora è un emirato islamico e da oggi dovrà sottostare alla nostra legge. La sharia di Dio sarà imposta a tutti gli abitanti della città, a prescindere dalla loro nazionalità».

GUERRA ANCHE A TRIPOLI
I combattimenti, intanto, stanno andando avanti anche a Tripoli, dove le milizie islamiste provenienti da Misurata si stanno scontrando con il debole esercito governativo appoggiato dalle milizie di Zintan, alleate con le truppe dell’ex generale Haftar. Mercoledì gli scontri si sono fermati per un giorno per permettere ai vigili del fuoco di spegnere l’incendio appiccato a un’enorme sito di stoccaggio di combustibile contenente oltre 6,6 milioni di litri di carburante. Ieri i combattimenti sono ripresi e missili e colpi di artiglieria hanno anche colpito due quartieri della capitale, senza causare vittime.

RESPONSABILITÀ DELL’OCCIDENTE
La Libia è sempre più vicina al disastro mentre l’Occidente la abbandona: quasi tutte le ambasciate straniere infatti sono state evacuate. Il nuovo emirato di Bengasi è stato creato a soli due mesi di distanza dalla conquista di Mosul da parte dello Stato islamico, con la conseguente instaurazione del califfato. E come per i terroristi iracheni è stato facile entrare nel paese, martoriato da dieci anni di attentati e scontri in seguito all’invasione americana del 2003, così per quelli libici non è stato difficile conquistare Bengasi tre anni dopo il sostegno americano ed europeo, condito dai missili della Nato, alla cosiddetta “Primavera araba”.

 
 
 
 
 
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++++++ESCLUSIVO++++++++IL VIDEO DEL 185mo ARTIGLIERIA PARACADUTISTI "AL LAVORO"
Venerdì, 1 Agosto 2014
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PARMA- Pubblichiamo in esclusiva sul canale Youtube di Congedatifolgore le immagini della "validazione" del Gruppo artiglieria Paracadutisti del 185mo Reggimento.


Ecco l'articolo che avevamo pubblicato per commentarlo:

Bracciano, . Nelle giornate del 13 e 14 maggio, presso il poligono di Monteromano (VT), il 185° Reggimento artiglieria paracadutisti “Folgore” ha condotto un’esercitazione a fuoco tesa ad incrementare le capacità operative dell’Unità.

L’attività, ha visto impiegato al completo il 1° Gruppo del 185° reggimento, con due batterie mortai pesanti rigati da 120mm ed elementi della Batteria Sorveglianza e Supporto Tecnico e della Batteria Comando e Supporto Logistico, cui si è aggiunto il plotone mortai pesanti lisci del 187° reggimento paracadutisti “FOLGORE”.

Le dodici armi schierate hanno erogato un aderente fuoco di supporto ad una unità di manovra del 187° Reggimento Paracadutisti rappresentata da due Comandanti di Plotone e relativi Comandanti di squadra paracadutisti, che hanno chiamato al fuoco su obiettivi non predisposti, le diverse unità di tiro, realizzando collegamento tattico e cooperazione, muovendo direttamente sul terreno, lungo le direttrici di attacco a posizioni nemiche.

L’esercitazione è proseguita lungo l’arco notturno, durante il quale, sotto un’inaspettata grandinata e successivo temporale, “Diavoli Gialli” e “Sparvieri” hanno alternato interventi con bombe illuminanti e ad alto esplosivo.

Nell’occasione è stato impiegato per la prima volta un ATV (All Terrain Vehicle) a sei ruote quale veicolo leggero multiruolo per il traino del mortaio ed il trasporto del relativo munizionamento.

L’esercitazione è inquadrata nel più ampio impiego dell’unità di artiglieria paracadutista a supporto delle forze di manovra della Brigata Folgore.

atutore. Serg. art. par Fabrizio Agostinello 185mo Reggimento Artiglieria Paracadutisti Folgore

 
 
 
 
 
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POLIGONI MILITARI: ESERCITAZIONE SOLO VIRTUALE IN SARDEGNA IN SETTEMBRE
Venerdì, 1 Agosto 2014
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Poligoni militari: Stato maggiore difesa - esercitazione multinazionale “VEGA 2014” basata su simulazione elettronica.

Nessuna esercitazione a fuoco. Non ancora approvata la programmazione.

In merito alle notizie recentemente pubblicate da alcuni organi di stampa, si precisa che il programma delle esercitazioni che si svolgeranno in Sardegna nel secondo semestre del 2014 non è stato ancora approvato.

L'esercitazione "VEGA 2014", di cui si parla, si svolge annualmente a Decimomannu in Sardegna ed è inserita, di massima, nella programmazione per la prima decade di dicembre.

Per tale attività, di fatto, non è stata ancora completata la fase di pianificazione dell’esercitazione che, comunque, non prevede azioni a fuoco né utilizzo di armamenti (anche inerti) ma esclusivamente attività simulata.

Le attività di pianificazione dell’esercitazione multinazionale si svolgeranno a settembre e solo in quella sede verranno confermate le nazioni partecipanti.

 
 
 
 
 
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ANNIVERSARIO DELLA MORTE DELL'INCURSORE PARACADUTISTA , MARESCIALLO SIILVIO BAGLIONI
Venerdì, 1 Agosto 2014
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di Paolo Comastri


PARMA- Ricorre oggi il 1.o anniversario della scomparsa del Maresciallo incursore paracadutista Silvio Baglioni, caduto ai piedi dello Spigolo del Pollice sulla «Punta delle cinque dita» del Sassolungo, tra la Val Gardena e la Val di Fassa, in Trentino.

Si trattava di un'escursione classica della zona, una via aperta all'inizio del secolo scorso, che si snoda su un percorso di tre ore e 250 metri di dislivello.

Silvio Baglioni era assieme ad un collega incursore paracadutista; i due si trovavano ad Arabba per un ciclo addestrativo.

Una via considerata “facile” che Baglioni ha scalato peraltro decine di volte; poi il destino gli si è materializzato nella sua forma più tragica e crudele con un appiglio inspiegabilmente ceduto. A quel punto l’inevitabile caduta nel vuoto nonostante Baglioni fosse regolarmente assicurato e legato alla corda che purtroppo però si è lacerata a causa del violento sfregamento contro alcune taglienti rocce.

Ricordato da tutti in Brigata Folgore come un soldato dalle straordinarie doti caratteriali ed umane, dotato di un grande coraggio ed altruismo, il maresciallo Baglioni, venne insignito nel 2007 della medaglia d’argento al valore dell’esercito.


Questa la motivazione:


"Incursore scelto del 9° reggimento d'assalto paracadutisti "Col Moschin", impegnato quale comandante di distaccamento operativo presso il Joint special forces task group della TF Nibbio nell'ambito dell'operazione "Enduring Freedom" in Afghanistan, durante una delicata missione informativa nell'abitato di Khowst, veniva fatto oggetto di una imboscata e sottoposto al lancio di due ordigni esplosivi.

La sua immediata reazione riusciva ad evitare che qualcuno dei suoi uomini fosse ferito o che i mezzi rimanessero danneggiati.

Successivamente, evidenziando una straordinaria prontezza ed un'ammirevole capacità di analisi, riusciva ad individuare l'autore dell'azione e, nonostante l'atteggiamento manifestamente minaccioso della folla circostante, si lanciava alla cattura dell'attentatore con parte del distaccamento operativo, riuscendo brillantemente nell'intento.

Contemporaneamente, in considerazione del fatto che un ordigno era rimasto inesploso nel mezzo della strada cittadina, costituendo elemento di altissimo pericolo anche per la popolazione, ordinava ad alcuni dei propri uomini di isolare l'area, garantendo l'incolumità dei presenti, comunicando con solerzia le informazioni dell'accaduto e quelle relative agli aspetti tecnici dell'ordigno, nonché assicurando il dispositivo fino al successivo arrivo dei rinforzi.

In tale contesto, dimostrava una professionalità e una lucidità straordinarie nel momento del pericolo e, ancorché sottoposto ad azione ostile, metteva in luce eccezionali doti di coraggio e di capacità di comando. Magnifico esempio di sottufficiale dell'Esercito che con la sua azione ha dato lustro e prestigio alla Forza armata ed al Paese in un contesto internazionale".

Khowst (Afghanistan), 12 aprile 2003




 
 
 
 
 
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AFGANISTAN: PER RICOSTRUIRE CI VORRANNO PIU' SOLDI CHE IN EUROPA DOPO LA SECONDA GUERRA MONDIALE
Venerdì, 1 Agosto 2014
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PARMA-Un rapporto del governo degli Stati Uniti ha rivelato che il costo di ricostruzione in Afghanistan ha superato la quantità di denaro speso rimettere in piedi l'Europa dopo la seconda guerra mondiale

In Afganistan ci sono livelli senza precedenti di corruzione e sprechi che hanno portato il costo della ricostruzione ben oltre quello del piano Marshall.
A causa di questi costi insiostenibili, viene salutata con apprezzamento la decisione delle truppe occidentali di lasciare il paese alla fine dell'anno.


I contribuenti americani hanno speso sessantuno miliardi di dollari dal 2002. La Gran Bretagna, solo per progetti di ricostruzione oltre ottocentonovanta milioni di sterline. L'operazione militare, invece, è costata l'America duecentonovantasei miliardi e alla Gran Bretagna 22 miliarsdi di sterline ( 28 miliardi di euro)


La corte dei conti speciale per l'Afganistan che controlla le spese degli Stati Uniti in Afghanistan dice che la maggior parte dei progetti sono stati compromessi da "scarsa pianificazione, costruzione scadente, guasti meccanici e la supervisione inadeguata".


I numeri diffusi al congresso degli stati uniti dicono che il Piano Marshall costò l'equivalente di 61 miliardi di dollari ai prezzi di oggi.


Negli anni scorsi gli americani affidarono al PRT italiano di Herat la realizzazione di alcuni progetti perchè dichiararono che il nostro sistema di gestione realizzò un abbattimento dei costi del 60% rispetto a quelli americani per fare le stesse cose in altre zone del paese asiatico. Ecco cosa scrivevamo nel 2010


EFFICIENZA E RAPIDITA' ITALIANA AL PRT
12 SETTEMBRE 2010
WWW.CONGEDATIFOLGORE.COM



Anche Karl Eikenberry,ambasciatore Usa a Kabul ha visitato Herat ed è rimasto più che esterrefatto. I lavori affidati dagli USA al Prt italiano erano già in piedi al 70%.
«Il nostro punto di forza" sostiene Aresu - "sta nella contrattazione e nella capacità di seguire i cantieri. Noi paghiamo una scuola di 8 classi 120 mila euro, in altre province afghane si arriva a contratti di 250mila così quando i costruttori arrivano ad incassare un margine di guadagno accettabile, al 60% dei lavori non hanno più interesse a finirlo».
Da 5 anni esiste un un registro delle imprese con relativa lista nera: chi sgarra non lavora più per noi, conferma il colonnello ARESU.
Gli afghani soffrono di corruzione, ma la loro responsabilità non supera il 7-8% del totale, parlando di ricostruzione operata dai contingenti ISAF.
Di 30 miliardi di euro destinati all'Afghanistan dall'assistenza internazionale fino al 2009 circa il 70-80% non è mai arrivata alla popolazione afghana ed è invece tornata in varie forme ai Paesi che li avevano stanziati. Senza ruberie per costruire tutte le 6mila scuole che mancano all'Afghanistan potrebbero bastare 700 milioni di euro, più o meno una settimana di spese per la guerra».

 
 
 
 
 
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SPECIALE DI ANALISI DIFESA SUL 17mo STORMO INCURSORI DELL' AERONAUTICA
Venerdì, 1 Agosto 2014
by webmaster


PARMA- Segnaliamo un bell'articolo di Antonio Scarpitta, giornalista e fotografo esperto di materie militari, autore di numerosissimi articoli sulle più importanti riviste del settore.
Anche in questo caso ci fa conoscere a fondo la realtà del 17mo Stormo incursori dell'aeronautica:


ANALISI DIFESA del 3 Agosto 2014
di Antonio Scarpitta

Al momento della sua ricostituzione nel secondo dopoguerra, l’Aeronautica Militare italiana si ritrovò fortemente impegnata a perseguire i propri compiti prioritari, per cercare di dar vita, praticamente dal nulla, ad una rinnovata linea di aerei da caccia, da attacco e, con l’ingresso nella NATO, anche da strike nucleare. In questo contesto il sogno di far rinascere, tra i propri Reparti, anche un’unità di paracadutisti-sabotatori in grado di rinverdire i fasti e gli allori degli ADRA, gli Arditi Distruttori Regia Aeronautica distintisi nelle ultime fasi della guerra in Africa Settentrionale per le audaci incursioni contro obiettivi alleati, dovette restare nel cassetto.
Solo nel 1970 si ebbe un fugace tentativo di costituire un Gruppo di Formazione Reggimento A.M., che doveva incorporare un battaglione di specialisti in missioni di sabotaggio. Nasceva così il “Battaglione Azzurro”, i cui primi volontari iniziarono ben presto un intenso addestramento presso l’aeroporto di Guidonia.
Per vari motivi il progetto venne però rapidamente abbandonato ed il personale brevettato fu assegnato, sempre a Guidonia, alla nuova “Sezione Paracadutisti dell’Aeronautica Militare”, dove diede vita alla pattuglia dei FALCHI BLU, un team dimostrativo di paracadutismo acrobatico che avrebbe ottenuto ben presto numerosi riconoscimenti in ambito nazionale ed internazionale.
Accanto a questi compiti propagandistici la squadra acrobatica manteneva però anche funzioni operative di rilievo, che spaziavano dalla sperimentazione di tecniche e materiali alla partecipazione, in veste di istruttori di aviolancio di salvataggio, ai corsi di sopravvivenza in mare ed in montagna che l’Arma Azzurra iniziava ad organizzare per i propri equipaggi di volo.
Sul finire degli anni ’90 si andava nel frattempo delineando una nuova necessità operativa: quella di creare e rendere operativi dei nuclei di Aerosoccorritori di elevato profilo psico-fisico e maggiori competenze tattiche, in grado di svolgere, accanto ai tradizionali compiti nelle missioni SAR di ricerca e soccorso, anche missioni di Combat SAR per il recupero di equipaggi abbattuti oltre le linee ed in territorio controllato dal nemico (in uno scenario bellico tendenzialmente lineare).


clicca sulla foto per leggere l'articolo

 
 
 
 
 
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LA AVIAZIONE SVIZZERA COMPIE 100 ANNI
Giovedì, 31 Luglio 2014
by webmaster



BERNA Con una cerimonia "semplice ma colma di ricordi ed emozione" sono stati celebrati oggi a Berna i 100 anni dell'aviazione militare svizzera, ai suoi albori composta di nove piloti agli ordini di un capitano di cavalleria e con apparecchi in parte requisiti a una mostra internazionale. La cerimonia - indica una nota del Dipartimento federale della difesa (DDPS) - si è svolta in presenza del ministro Ueli Maurer sul terreno del Beundenfeld, attiguo al "Pentagono" elvetico, "nel medesimo luogo in cui si incontrarono per la prima volta questi pionieri".

Il consigliere federale, accompagnato dall'attuale comandante delle Forze aeree Aldo C. Schellenberg, "non si è limitato a tracciare una retrospettiva, ma ha anche volto lo sguardo al futuro", rilevando che anche allora "avremo bisogno di un esercito moderno con Forze aeree moderne".

La cerimonia si è conclusa "con un omaggio sotto forma di sfilata aerea", nella quale la Patrouille Suisse, il PC-7 TEAM e un F/A-18 hanno accompagnato un Morane D.3800, un caccia svizzero del 1939. C'è stato anche un lancio effettuato dagli esploratori paracadutisti. Il centenario - indica ancora il DDPS - verrà ancora celebrato "sotto forma di evento popolare su larga scala" in occasione dell'AIR14, nei fine settimana del 30 e 31 agosto e del 6 e 7 settembre a Payerne (VD).
Nel suo comunicato, il Dipartimento della difesa rammenta gli inizi dell'aeronautica militare elvetica, fatti risalire al 31 luglio 1914, la data - all'alba della Prima Guerra Mondiale - in cui entrò in carica il comandante della nuova unità aerea, il capitano di cavalleria Theodor Real, un appassionato di aviazione. Anche se - ricorda il DDPS - già dagli inizi del XX secolo volavano nel cielo diversi dirigibili con i colori svizzeri.¨

All'ufficiale vennero messi a disposizione mezzi alquanto limitati. In una prima fase furono requisiti tre aerei esposti ad una mostra internazionale. Come hangar fu utilizzato un padiglione per dirigibili nella zona di Berna-Beundenfeld, mentre una fattoria nelle vicinanze fungeva da ufficio dell'acquartieramento. I piloti, provenienti per la maggior parte dalla Svizzera romanda, portarono con sé il proprio apparecchio e il proprio meccanico. Si ritrovarono a Berna all'inizio di agosto del 1914. I loro nomi - rammenta il DDPS - erano Audemars, Bider, Burri, Compte, Cuendet, Durafour, Grandjean, Lugrin e Parmelin.

 
 
 
 
 
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SUBACQUEI DEL COMSUBIM IMPEGNATI NELLE RICERCHE SUL COSTA CONCORDIA
Giovedì, 31 Luglio 2014
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LA SPEZIA- - Ci sarà anche il gruppo operatori subacquei del comando incursori della Marina Militare della Spezia nella squadra che dal 5-6 agosto si metterà alla ricerca dell'ultimo disperso della Costa Concordia, affondata all'isola del Giglio e arrivata a Genova la settimana scorsa.

Le attività di ricerca prenderanno il via dopo che sarà realizzato un secondo accesso sicuro a bordo della zona prodiera del relitto, oltre quello già realizzato nella zona poppiera. Questo anche per soddisfare la necessità di garantire accessi separati alle squadre di ricerca, rispetto a quello utilizzato dagli operai del cantiere e dopo che sarà stata ultimata la predisposizione sulla banchina della diga foranea di strutture per la logistica dei team interforze di ricerca.

Oltre ai subacquei spezzini ci saranno infatti i Vigili del fuoco, la Guardia Costiera, la Guardia di Finanza e i carabinieri di Genova, ai quali si aggiungeranno sulla banchina sia presidi medico-sanitari forniti dal 118, sia squadre di emergenza in caso di evacuazione immediata di operatori contusi o in caso di caduta in acqua. In tutto dovrebbero operare sul relitto circa cinquanta operatori al giorno, suddivisi in sei team che verosimilmente potrebbero operare contemporaneamente sui tre "ponti-bersaglio".

 
 
 
 
 
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ARQUA' PETRARCA-PADOVA: GIORNATA DEI PARACADUTISTI
Giovedì, 31 Luglio 2014
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BEVANDE ENERGETICHE . SAI COSA BEVI?
Giovedì, 31 Luglio 2014
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Una ricerca dimostra che la maggior parte dei giovani ignora come sono fatti gli energy drink. L'inchiesta del Salvagente aiuta a fare chiarezza.




Il successo delle bevande energizzanti è legato alla notevole concentrazione di caffeina presente, che, combinata con la taurina e con una serie di altre sostanze stimolanti, che spesso contengono altra caffeina, dovrebbe permettere a chi le beve di vincere la fatica e lo stress, accelerare il metabolismo, migliorare l’efficienza del proprio organismo e la capacità di concentrazione, e addirittura galvanizzare il morale.

In realtà le conseguenze certe, se si consumano energizzanti in quantità, sono insonnia, tachicardia, ansia, mal di stomaco, irritabilità, secchezza delle fauci e tutti gli altri effetti collaterali di un’intossicazione da caffeina.

UNO SU MILLE RISCHIA L'INFARTO SE ASSUME LA BEVANDA SOTTO SFORZO
Non solo: l’Anses, l’Agenzia nazionale per la sicurezza sanitaria francese, l’anno scorso ha messo in guardia dal rischio infarto per le persone che hanno predisposizioni genetiche non diagnosticate (1 individuo su 1.000) e ha bocciato il consumo degli energy drink in associazione con gli alcolici e durante sforzi fisici, sconsigliandolo ai bambini e agli adolescenti, alle donne in gravidanza e allattamento, agli individui sensibili alla caffeina o affetti da patologie cardiovascolari, renali, epatiche, o da disordini neurologici.

SPINTA CONSUMISTICA MOLTO FORTE
Nel mondo il mercato degli energy drink cresce senza sosta: se ne bevono circa 6 miliardi di litri l’anno ed entro il 2018 la cifra dovrebbe raddoppiare. In Italia la frenata è arrivata nell’ultimo anno, complice la crisi, ma i margini di guadagno restano immensi. Basta pensare che nei paesi europei considerati “maturi”, come Polonia, Germania e Gran Bretagna, il consumo annuale pro-capite oscilla tra 8 e 15 lattine, da noi è fermo a 1,5.

ADOLESCENTI E GIOVANISSIMI CATTURATI DAL MITO DELLA ENERGIA
Target dichiarato: sportivi, manager, camionisti, autisti, e soprattutto studenti universitari. Ma i consumatori più accaniti sono adolescenti e giovanissimi. Per questo la competizione si gioca a colpi di icone e parole d’ordine mutuate dal mondo dei teenagers.

Ma che c’è nelle lattine? Se si guarda la lista degli ingredienti si capisce perché gli energy drink si assomiglino un po’ tutti.


Analizzati 8 fra i più diffusi, è emerso che tutti contengono la stessa dose di caffeina e taurina: in una lattina da 250 ml ci sono sempre 80 mg della prima, equivalenti a un espresso, e 1.000 mg della seconda. In tutti viene aggiunta una concentrazione di vitamine del gruppo B che supera di molto il fabbisogno giornaliero, tanto zucchero e una sostanza che dovrebbe amplificare l’effetto energizzante, come il guaranà, il ginseng, il mate, l’inositolo o il glucuronolattone. L’unica differenza nelle bibite è la scelta del colorante.
Tutti, insomma, cercano di personalizzare il prodotto senza modificare la formula vincente lanciata in Occidente negli anni 90 da Red Bull, ancora oggi leader indiscusso di mercato con oltre l’80% delle vendite in Italia.


Le usano ma non le conoscono


Ma cosa ne sanno i consumatori più giovani, che proprio di queste bevande fanno un vasto uso?
Ci sono ragazzi che non riescono neppure a distinguere un energy drink da una bibita piena di sali minerali come il Gatorade, e ci sono ragazzi che le bevande energizzanti le consumano quotidianamente, in alcuni casi anche 3-4 al giorno. Pochissimi sanno di cosa sono fatte, perché non leggono tabelle nutrizionali e lista degli ingredienti; ma quando le bevono hanno quasi tutti delle aspettative elevatissime, tanto che nella stragrande maggioranza dei casi sono delusi di non provare gli effetti promessi dalla pubblicità. E 7 su 10 ignorano quanto siano deleteri gli effetti del consumo degli energy drink insieme agli alcolici, ma quasi uno su due può rientrare a casa ubriaco quando esce a far baldoria con gli amici.


Una ricerca su un gruppo di 400 giovani

Questi, in sintesi, i risultati di una ricerca pubblicata dalla rivista Salvagente e realizzata su un gruppo di 400 giovani tra i 16 e i 20 anni di un liceo di Acerra, in provincia di Napoli, dal dipartimento di Farmacia dell’Università Federico II, presso i Laboratori di Chimica degli Alimenti diretti dal professor Alberto Ritieni.

“Il tema di questo studio è nato da precise richieste dei ragazzi, durante un lavoro su corretta alimentazione e rischio obesità che stavamo realizzando in questo liceo”, spiega al Salvagente il docente napoletano. Gli studenti hanno chiesto di poter lavorare su questo argomento, hanno elaborato un questionario a partire dalle loro curiosità più significative e lo hanno sottoposto ai propri compagni in forma anonima.
“Tra i giovani l’assunzione di cocktail a base di energy drink e superalcolici è una moda molto diffusa”, prosegue il professor Ritieni, “per questo è necessario sviluppare programmi educativi che spieghino i potenziali effetti sulla salute di queste bevande assunte da sole o in combinazione con l’alcol”.

 
 
 
 
 
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IL QUINTO REGGIMENTO RIGEL TORNA IN AFGANISTAN
Giovedì, 31 Luglio 2014
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PORDENONE- Ieri mattina, il quinto reggimento Rigel dell’Aviazione dell’Esercito ha lasciato il suolo italiano per un turno in Afghanistan. Alle 8, immediatamente dopo la cerimonia dell'alza bandiera, lo stendardo di combattimento del Rigel, con il comandante, colonnello pilota Giuliano Innecco e lo staff del comando di Reggimento ha lasciato l’aeroporto Baracca, salutato dal comandante della Brigata Aeromobile Friuli, generale di Brigata Bettelli e da una rappresentanza della sezione Anae Rigel con il presidente, colonnello Andrea Santarossa.

Un picchetto armato ha reso gli onori militari. Il motto in lingua friulana del 5° Reggimento è “Il mio spirt ator ti svole”. «E noi auguriamo che lo Spirito d’Italia e del Friuli Venezia Giulia aleggi attorno agli equipaggi del Reggimento, porti loro fortuna e onore e li li riporti a casa sani e salvi» ha detto il colonnello Andrea Santarossa

 
 
 
 
 
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AL QUAEDA SI E' FINANZIATA CON I RAPIMENTI DI EUROPEI, ITALIANI INCLUSI
Giovedì, 31 Luglio 2014
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Dal 2008 a oggi Al Qaeda e diverse sue branche in vari continenti hanno incassato almeno 125 milioni di dollari dal business del sequestro di persona.



La rete internazionale di Al Qaeda è finanziata in larga parte dal denaro che gli europei pagano per riscattare connazionali sequestrati in giro per il mondo. Ma ufficialmente nessun paese, Italia compresa, ammette mai di avere pagato un gruppo terrorista in cambio della liberazione di un proprio cittadino. Tra i nostri connazionali c'è chi era in paesi a rischio pe rlavoro, ma molti semplicemente per turismo o giornalismo, ignorando le raccomandazioni della farnesina o dei nostri contingenti militari all'estero.

Solamente lo scorso anno il rilascio di europei ha fruttato 66 milioni di dollari a gruppi terroristici internazionali. I principali governi europei pagano, mentre Stati Uniti e Gran Bretagna, "tengono duro" davanti alle richieste di Al Qaeda e pagano quasi sempre con la vita degli ostaggi.

Dura la reazione di alcuni esponenti del governo Usa. «Gli europei hanno molto di cui devono rendere conto», afferma Vicki Huddleson, ex vicesegretario di Stato responsabile per gli affari africani nonchè ambasciatore in Mali nel 2003.

In quell’anno il governo di Berlino pagò 5 milioni di dollari per il rilascio di un cittadino tedesco sequestrato in Mali. La Germania non ha mai ammesso di avere pagato un riscatto. Ha sempre sostenuto di avere versato la somma a un’organizzazione locale che aiuta gli indigenti.

Una delle immagini più visibili nell’articolo del New York Times ritrae Maria Sandra Mariani, turista italiana di San Casciano in Val di Pesa che fu rapita in Algeria nel 2011 (foto).

L’articolo ripercorre nei dettagli l’odissea della Mariani che fu liberata insieme ad altri due ostaggi spagnoli. Sono 8 milioni di euro. Secondo i calcoli del Times il paese europeo che ha pagato più di qualsiasi altro è la Francia. 58,1 milioni di dollari. La Svizzera ne ha pagati 12,4, la Spagna 11 e l’Austria 3,2. Per l’Italia non ci sono dati precisi ma c’è un riferimento al fatto che il nostro ministero degli Esteri nega di avere mai pagato per la liberazione di ostaggi.

Stessa dichiarazione fatta spesso dai ministeri degli Esteri in Austria, Francia, Germania e Svizzera. «I sequestri di persona sono diventati il modo più sostanziale per finanziare il terrorismo», aveva affermato nel 2012 David Cohen, sottosegretario al Tesoro. «Ogni negoziato incoraggia un negoziato successivo». Nel 2003 un sequestrato europeo valeva 200.000 dollari. Ora vale in media 10 milioni.

 
 
 
 
 
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FRANCIA E INGHILTERRA ABBANDONANO LA LIBIA
Giovedì, 31 Luglio 2014
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TRIPOLI- Francia e Inghilterra escono dalal Libia: i loro provvedimenti sono stati drastici, con l'evacuazione dei cittadini via mare e la chiusura della rappresentanza diplomatica. La Francia ha scelto di seguire la strada già presa dagli Stati Uniti e chiudere la propria ambasciata in Libia, in considerazione di una crisi che si fa sempre più acuta e ha convinto numerosi Paesi a misure straordinarie per garantire la sicurezza degli stranieri.

Quaranta cittadini francesi e sette britannici hanno lasciato ieri la Libia a bordo di una nave, seguendo il piano già elaborato nei giorni scorsi da Parigi.

Stessa cosa avevano fatto un centinaio di italiani, che sono stati scortati da nostro personale addetto alla sicurezza fino al confine con la Tunisia via terra.
Impossibile lasciare il Paese in aereo da Tripoli, da quando violenti scontri tra milizie rivali hanno coinvolto la zona dell'aeroporto.

Ancora aperta l'ambasciata italiana, per rispondere alle possibili esigenze di concittadini che ancora si trovassero nel Paese. Una scelta simile per l'Egitto, che ha deciso di raddoppiare il proprio personale presente sul confine tra Tunisia e Libia per agevolare le operazioni di quanti sono in partenza.

Il nostro contatto all'ambasciata ci riferisce di una situazione non ancora di pericolo imminente, sebbene la attenzione sia molto elevata ed il piano di evacuazione d'urgenza pronto.



 
 
 
 
 
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IL NOTIZIARIO DEL 186mo REGGIMENTO
Mercoledì, 30 Luglio 2014
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SIENA- Come consuetudine, il 186mo Reggimento pubblica un riepilogo delle principali attività che hanno riguardato i suoi uomini.



cliccate sulla copertina

 
 
 
 
 
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PIOGGIA DI MILIONI DI EURO ALLE ONG
Mercoledì, 30 Luglio 2014
by webmaster



PIOGGIA DI MILIONI DI EURO PER LE ONG

ROMA- Il Comitato Direzionale per la cooperazione allo sviluppo, riunitosi ieri alla Farnesina sotto la presidenza del Vice Ministro Lapo Pistelli, ha approvato il finanziamento di nuove iniziative per circa 39 milioni di euro.

Tra le più rilevanti figurano il finanziamento di 12,9 milioni di Euro per un programma mirato alla resilienza alla siccità e la sicurezza alimentare in Etiopia ed un contributo di 7,7 milioni all’Afghanistan Reconstruction Trust Fund della Banca Mondiale.

All’Afghanistan è rivolto anche un contributo di oltre tre milioni di euro per il programma nazionale nel campo della formazione professionale.

Un pacchetto di progetti per oltre 3,2 milioni di euro è destinato al Sudan e comprende, oltre ad un progetto mirato alla riduzione della povertà negli Stati di Kassala e Red Sea, anche interventi da realizzarsi con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), con l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) e l’Unhcr, prevalentemente concentrati negli Stati Orientali del Paese.

Il Comitato Direzionale ha approvato anche iniziative connesse alla crisi siriana, tra cui un contributo all’Unrwa di due milioni di euro per il sostegno ai profughi palestinesi ospitati in Siria, Giordania e Libano.

Nel quadro dell’impegno della Cooperazione italiana nel campo delle emergenze si inserisce anche il contributo di due milioni di euro alla Global Facility for Disaster Reduction and Ricovery, che mira a ridurre la vulnerabilità ai disastri naturali

 
 
 
 
 
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RASSEGNA STAMPA : QUELLI CHE ONORANO IL BASCO di Ebe Pierini
Mercoledì, 30 Luglio 2014
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ITALIAN NEWS del 30 Luglio 2014
Quelli che onorano il basco amaranto

di Ebe Pierini

Giugno, aeroporto di Pristina. Scendo dal volo che mi ha portata in Kosovo. Mi avvio verso il terminal dove mi attendono i militari che mi condurranno a Pec. Devo raggiungere Villaggio Italia, la base che ospita il Multinational Battle Group West. Lo zainetto mimetico sulle spalle. Quello di tante avventure. Quello con lo scratch con il mio nome cucito a mano da un sarto afghano. Mentre cammino mi si affianca un soldato. Era sul mio stesso volo. “Dottoressa, io e lei è destino che ci incontriamo in tutti i teatri operativi del mondo”. Lo guardo. Sorrido ma non riesco a mettere a fuoco il suo volto. Lui capisce. “Era seduta davanti a me sull’elicottero che da Shindand ci ha riportato ad Herat, a gennaio”. Sorrido. È vero. Ero in Afghanistan a gennaio. Ero su quel volo. Mi stupisce che si sia ricordato del mio volto tra tanti. Ma immagino sia dovuto al fatto che sono una civile, sono una donna. Facendo un po’ di ordine nella mente ripesco l’immagine di tre soldati, con una mitragliatrice appesa al collo, con lo sguardo duro ed impenetrabile che ti attraversa da una parte all’altra, seduti davanti a me su un CH47. Non lo avrei mai riconosciuto se non fosse stato lui ad avvicinarsi. “Scusa, a che reggimento appartieni?”. “185°”.

Ah, ok. Ho capito tutto, non ti chiedo altro”. Ho fatto una domanda cretina. Avrei dovuto capirlo da sola. È un soldato del 185° reggimento paracadutisti ricognizione acquisizione obiettivi “Folgore”. È un parà. È uno di quelli che fanno lavori complicati, difficili, che rischiano la vita. Davvero, non per finta. Ci salutiamo. Un ultimo sorriso. Non gli chiedo dove va. Non gli chiedo di cosa si occupa. So che non potrebbe rispondermi o, se lo facesse, sarebbe una risposta di circostanza. Il loro motto è “Videre nec videri”, vedere senza essere visti. Io prendo la via di Pec e lui si mescola agli altri e non lo vedo più.

È solo l’ultimo delle decine di paracadutisti che ho incrociato nella mia vita di giornalista embedded. Un incontro che mi è tornato alla mente in questi giorni dopo le polemiche scoppiate a seguito di un video che mostra un piccolo gruppo di militari della Folgore che intona un canto di epoca fascista. Quando accadono certe cose il problema reale è che si tende a generalizzare. Non si isola chi sbaglia ma si estende la colpa anche a chi non c’entra. Una goliardata che se non fosse finita in un video sarebbe morta lì, con l’ultima parola di quel canto. Ci sarà un’indagine interna. Qualcuno sarà punito. Ma quel che più è grave è che, per l’errore di pochi, si getta fango su un reggimento, su una brigata, su quello che la Folgore ha rappresentato per la storia del nostro Paese. Prima di partire la prima volta per l’Afghanistan mi sono preparata con i parà, a Valle Ugione, la loro area addestrativa. Vita dura, tenda, umidità, razioni kappa. E poi trattamento prigionieri per sapere affrontare il malaugurato caso di una cattura in teatro operativo. Legata, incappucciata, segregata per ore. Da loro ho imparato ad affrontare con più freddezza le situazioni di rischio, le paure, le difficoltà. Da loro ho imparato come gestire certe eventuali emergenze, come evitare di mettere a rischio la mia vita e quella degli altri. Mi hanno sparato addosso con proiettili pieni di vernice rossa che, all’impatto con il corpo, esplodono e ti danno il senso del danno che ne farebbe uno vero. Ricordo ancora i lividi causati da quei colpi sulla mia pelle e nel contempo ricordo gli insegnamenti di quei parà grazie ai quali ora so come difendermi da un cecchino.

La prima volta che sono partita per l’Afghanistan ho fatto il viaggio con i ragazzi della Folgore. Trascorsi la notte su uno scalino di cemento, quando l’area transiti di Al Bateen era solo una stanza con qualche sedia di plastica bianca. Ricordo il caporale della Folgore che era seduto a fianco a me su quello scalino e che insisteva per cedermi il suo giubotto in goretex per proteggermi dall’umidità della notte. Li ho visti al lavoro tra le strade insidiose e polverose dell’Afghanistan i ragazzi del generale Masiello quando c’era la Folgore alla guida del contingente italiano, nel 2011. Li ho visti sudare, faticare, rischiare ma non li ho mai sentiti lamentarsi. In Afghanistan ho incrociato lo sguardo del comandante della Task Force 45, l’unità che raggruppa le nostre Forze Speciali in teatro operativo, mentre lo intervistavo. Un paracadutista del 9° reggimento Col Moschin. Un soldato coriaceo, determinato. Di quelli dei quali è vietato rivelare il nome e mostrare il volto. Uno di quei soldati che c’è ma non si vede perché opera nel silenzio.

Quel basco amaranto l’ho visto adagiato sul capo di decine di altri paracadutisti, lo scorso ottobre, nella base avanzata La Marmora, a Shindand. Coi ragazzi del 183° reggimento “Nembo” ho condiviso pasti, alloggi, vita. Sono uscita con loro in pattuglia. Li ho seguiti in silenzio, con lo sguardo. Ho rubato il loro impegno, la loro dedizione, il loro attaccamento alla bandiera, il loro senso del dovere e dell’onore e li ho appuntati con una biro sul mio taccuino a quadretti. Li ho accompagnati durante le delivery, le distribuzioni di aiuti umanitari nelle scuole e nei villaggi. Ho ascoltato le lezioni che hanno tenuto in aule piene di piccoli afghani per metterli in guardia dal pericolo delle mine e degli ordigni bellici inesplosi che si trovano lungo le strade e nei campi. A vegliare su ogni mio passo c’erano Luca e Linda, i due paracadutisti che avevano il compito di scortarmi. Ogni mio passo era un loro passo. Gli angeli custodi di chi, come me, ha bisogno di vedere, di provare, di capire. Ci sono tornata a gennaio a Shindand e ho ritrovato i parà del 183° reggimento. Mi sono sentita di nuovo a casa, in famiglia. E nuovamente ho condiviso le mie giornate e le mie esperienze con loro. Lì, in quell’angolo di Afghanistan dove i nostri soldati erano continuamente sotto tiro da parte dei talebani. Dove il lancio di razzi da parte del nemico era continuo, dove gli attacchi con arma da fuoco alle pattuglie erano all’ordine del giorno, dove gli ied erano un incubo costante. Un giorno il colonnello Franco Merlino, comandante del “Nembo”, mentre ci trovavamo sulla Smeraldo, una delle strade che si snodano dalla Highway One, si è inginocchiato e, con un dito, mi ha disegnato nella polvere il tragitto che stavamo compiendo indicandomi tutti i punti nei quali i suoi paracadutisti avevano subito attacchi. E in quel piccolo solco tracciato nella sabbia chiara e soffice ho letto tutte le volte in cui i parà del 183° erano scampati alla morte. “Non è il colore del basco che fa il paracadutista ma sono il modo di comportarsi e la professionalità di un soldato che colorano quel basco di amaranto” mi ha raccontato il comandante Merlino parlandomi dei suoi soldati. “Ripeto sempre loro che chi li guarda deve capire che sono paracadutisti osservandoli al lavoro ed averne la conferma perché, guardando nella tasca della loro mimetica, vede spuntare il color amaranto e il fregio che li contraddistingue”. Ho ascoltato quelle parole e ho sorriso perché nella semplicità di quel concetto c’era racchiuso tutto il senso di una scelta di vita, di un giuramento. Ora, alla luce di tutte le polemiche sollevate dal video dell’inno fascista, ho ripensato a quella frase. Ho ripensato alle centinaia di soldati che non compaiono in quei fotogrammi e che, per la proprietà transitiva, sono stati accomunati a chi ha cantato quelle strofe. Ho ripensato alle centinaia di soldati che ho visto al lavoro in Afghanistan, dei quali ho condiviso piccole frazioni di missione, dei quali ho apprezzato la caparbietà e il coraggio e mi è venuto in mente quel basco amaranto che sbucava dalla tasca della loro mimetica.

 
 
 
 
 
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COSTA CONCORDIA. IL GENIO NAVALE HA FATTO LA STESSA COSA , NEL 1916, CON MAZZE E SCALPELLI
Mercoledì, 30 Luglio 2014
by webmaster


PARMA- L'operazione costa concordia non è una novità: qualcosa di simile era già stato fatto, quasi un secolo fa, per la nave da battaglia Leonardo da Vinci, saltata in aria nel porto di Taranto la sera del 2 agosto 1916 per sabotaggio. La nave, di quasi 25.000 tonnellate, si era rovesciata, causando la morte di 248 membri dell'equipaggio. Le sue sovrastrutture si erano contorte conficcandosi nel fondo del Mar Piccolo e solo una piccola parte della carena emergeva: molto peggio della Costa Concordia, la cui sorte fu determinata solo da un errore umano mentre la fine della Leonardo è costata ai servizi segreti austro-ungarici un milione di lire di allora.

Una squadra di solo sei palombari, istruita e diretta dal Capitano Armando Andri, ingegnere del Genio navale, palombaro lui stesso e abilissimo operaio meccanico, usando mezzi che facevano sorridere anche allora e cioè trapani, mazze e scalpelli, perché il taglio ossiacetilenico era ritenuto ancora poco sicuro sott'acqua, è riuscita, spianando e tappando le due grandi falle e tagliando le sovrastrutture, a rendere possibile il galleggiamento, sempre lavorando con lo scafandro.

Utensili di nuovo tipo, adatti a facilitare il difficilissimo lavoro, venivano di volta in volta inventati dall'Ing. Andri e fabbricati negli arsenali della marina militare. Calcoli fatti a mano. Scarso il denaro.

La parte più lunga dei lavori, lo svuotamento e la ricostruzione dello scafo, in vista di una sua possibile trasformazione in portaerei, è stata eseguita facilmente, all'asciutto e in pinea sicurezza, dagli operai, tutti italiani, del bacino di Taranto nel quale era stata immessa. L'ing. Andri, che più volte aveva rischiato la vita perché si riservava i lavori più pericolosi, in particolare quelli che richiedevano l'uso degli esplosivi, veniva nominato Cavaliere della Corona d'Italia. Solo a 85 anni è stato promosso Contrammiraglio del Genio navale, nel ruolo d'onore