CRONACA DELLA CONSEGNA DEI BREVETTI 
AI  REDUCI  DELLA FOLGORE 
a cura del Serg.Magg.Par E.CAMOZZI
El Alamein - (pubblicato il 10.07.00)


Il colonnello Bertolini, comandante della SMIPAR,  ha confezionato le cose in modo tale da farci quasi venire un infarto collettivo per le emozioni che ci ha procurato e la sensibilità con cui ce le ha offerte. Non per niente é un paracadutista figlio di un folgorino che ha trascorso la prigionia con me al 305 P.O.W. Camp. E che dire poi del cap. Pellegrin. Credo che non ci sia paracadutista che non conosca la sua grande capacità tecnica unita 
ad una profonda umanità  e comunicativa. Con te e con queste altre due persone é stato bello lavorare e costruire quella che, secondo il mio presidente e tutti gli altri partecipanti, é stata definita la più bella manifestazione del paracadutismo italiano dal 1942 ad oggi.
Partiti da Trieste alle otto di mattina, siamo arrivati a Pisa alle quattordici. Non sapevamo ancora come e dove si sarebbe svolta la manifastazione. Infatti il tempo era capriccioso e non sapevamo ancora se il Padreterno ci avrebbe dato o no una mano. Alle quindici Pellegrin, che si era sempre tenuto in contatto con noi, ci telefonò che ci recassimo con una cerata urgenza ad Altopascio. Dopo trequarti d'ora eravamo sul campo di lancio. Ci inquadrarono con gli accademisti che avevano già eseguito il terzo lancio ed erano anche loro in attesa del brevetto. Alle quattro e mezzo un aereo scaricò cinque paracadutisti.
Discesa in formazione, apertura di uno stendardo con le insegne della scuola di paracadutismo, arrivo perfetto a terra. Fra i cinque c'erano 
Pellegrini ed il colonnello. Quest'ultimo si tolse dal petto un pacco di buste ed iniziò subito un breve discorso. Disse che aveva portato a terra, tenendole sul cuore, le buste contenenti i documenti del brevetto di noi anziani. Arringò i giovani futuri ufficiali  dicendo che dovevano sentirsi fieri di avere il brevetto assieme a chi, giovani come loro, più di mezzo secolo prima vevano eseguito i lanci e che ora, con umiltà e vanendo da molto lontano, venivano a chiedere l'attestato di paracadutismo.Disse altre cose che mi auguro siano state registrate 
perchè la commozione era tanta ed il groppo in gola influiva negativamente sulle facoltà mnemoniche.Ci chiamò infine davanti al podio e ci vennero consegnati i brevetti. Walter, non metterti a ridere, ma ero talmente emozionato che non riuscivo nemmeno a strihgere le mani che mi venivano tese, e la voce si rifiutava di uscire dalla gola per dire grazie. Se fossi stato io solo ad essere in quelle condizioni, sarei andato di corsa in ospedale. Lo erano tutti e questo mi ha consolato.
Quell'accidentato di colonnello aveva poi inventato l'ultima meravigliosa tortura. Noi vecchiacci dovevamo distribuire ed appuntare i brevetti sui petti degli accademisti.. Ti farò vedere il nastro che quel cattivaccio di Pellegrin ha fatto ,  con un particolare riguardo per me. Tutto da ridere. Con le mani che si muovono poco e male causa l'artrite e gli ottantanni, mani tremanti per l'eccitazione e l'emozione, con una spilla fornita di un maledetto aggeggio che io non conosco e quindi non riuscivo ad aprire, dovevo appuntare il brevetto sulla parte destra del busto. Io naturalmente facevo tentativi pazzeschi per metterla a sinistra, come usavamo noi,ad un allievo che guardava perplesso i miei tentativi ed un Pellegrin che mi diceva, riprendendomi:" Dagli, dagli dentro, metti L'ago dritto. Fagli sangue, così si ricorderà sempre di te." L'ho deluso, non ho ucciso nessuno, ma ne ho brevettati pochi. Dopo di che vino e tarallucci e spumante e il colonnello che ci ha ordinato di essere presenti all'alza bandiera del giorno sucessivo. Alla sera Pellegrin, con
la sua squisita sensibilità, ci invitò alla pizzeria della SMIPAR ,dove era presente tutta la sua famiglia che aveva preparato un ricco buffet freddo.  La mattina dopo, come da ordini,alle otto eravamo presenti all'alza bandiera. Perdonami Walter, se d'ora in poi sarò impreciso , ma sono stati d'animo che non si possono descrivere, perché qualsiasi cosa uno dice é sempre poco. Lo squillo della tromba che ti annuncia l'alza bandiera... la bandiera che lentamente sale mentre i ragazzi cantano l'inno nazionale... il colonnello che parla di te ai ragazzi ... e
poi, accidenti, accidenti, ordina l'ammassamento con la sfilata davanti a noi. Davanti c'era il mio Presidente Rinaldo Massi, uno che ha regalato un braccio alla R.S.I., il forgiatore delle nuove leve di paracadutisti triestini, direttore tecnico dell'A.N.P.d'I di Trieste Giorgio Just, che fungeva da alfiere. Lui funge sempre per qualcosa. Durante il viaggio 
da autista, nelle cene sociali da cuoco e nelle mille altre funzioni necessarie per tenere viva l'Associazione.E' cominciata la sfilata. Basta...Gli occhi, chissà perché erano carichi d'acqua. Forse il caldo...
Passavano ed il comandande dava l'attenti a... giravano la testa di scatto... e ci guardavano... noi,nove... loro mille...ci guardavano.

Emilio Camozzi

 


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