FLASH DI GUERRA 5°
LA RITIRATA
(12.12.00) 

(Continuazione) 
Sdraiati fra casse, bidoni e sacchi, abbiamo a disposizione il ben di Dio, quanto di meglio la piazza possa offrire. I bidoni sono sigillati, numerati . Un'etichetta indica il giorno di riempimento e la provenienza. Contengono acqua e provengono dall'Inghilterra. E pensare che hanno l'Egitto e tutto il Medio Oriente a disposizione per attingere acqua. La nostra migliore proveniva, dicevano, da pozzi scavati nell'interno del deserto, a un chilometro circa dal mare. L'acqua arrivava in questi pozzi parzialmente privata delle sue parti saline e veniva >immessa in bidoni che già avevano contenuto nafta e benzina. Il mezzo litro che giornalmente ci distribuivano era quindi leggermente salato e con un deciso sapore di carburante! Con quello che costava la benzina!.. Ci hanno messo a disposizione casse aperte di carne in scatola, il cui contenuto sa ancora dei prati in cui il bestiame era stato allevato. Le nostre scatolette potevano partecipare alla fiera dell'antiquariato. Erano tutte datate anteriormente il 1918. Ci dicevano di non mangiare quelle che si erano gonfiate. La scelta dovevamo farla noi, perché buone o guaste quello era il numero. Te la sostituivano solo se qualcuno non andava a ritirarle. In tal caso sapevi chi ringraziare e piangere. Le loro pagnotte sono bianche, fresche e conservate in contenitori isolati dall'aria. Come le apri si diffonde nell'aria un profumo come quello che alle cinque di mattina si diffondeva nei pressi delle panetterie. Con le nostre pagnotte ci potevi fare uno studi di botanica, zoologia e anche mineralogia. Andava dal giallastro al grigio chiaro, a seconda del contenuto di sabbia, dei vari tipi di farine e del numero di insetti in esse contenuto. L'avevamo voluto. In uno dei suoi discorsi rivolti a folle oceaniche radunate in ogni piazza d'Italia, Mussolini aveva chiesto:" Volete burro o cannoni?", tutti avevano risposto:" Cannoni", qualcuno forse con un piccola e prudente esitazione. Beh, diciamocelo. Un po' di burro non ci sarebbe stato male. Non parliamo poi delle confezioni di biscotti di vario tipo, di cioccolata, di caramelle, roba di cui non è possibile fare il confronto semplicemente perché noi non l'avevamo. In mezzo a questa Bengodi, con due inglesi che si danno da fare per andare alla maggior velocità possibile per una pista impervia in direzione delle nostre linee, non chiediamo di più al cielo. A mezzogiorno sosta per il pranzo. I nostri due anfitrioni non vogliono nemmeno che scendiamo dal camion. Ci preparano un buona zuppa calda, estratta dalle loro scatolette, ed un ricco spezzatino di salsicce con patate. Una pennichella di un'ora, e poi via di nuovo nella stessa direzione. Gli inglesi seguono la loro avanzata, noi speriamo di agganciarci alla nostra ritirata. Alle cinque sosta per il tè. E' un rito al quale gli inglesi non rinunciano nemmeno se stanno combattendo all'arma bianca. Di nuovo partenza, ma molto più lentamente. Temono di incappare in qualche mina lasciata come ricordo dai fuggitivi. Alle otto sosta per la notte. Non se la sentono di procedere allo scuro per via delle mine. Non possono nemmeno accendere i fari. Scendiamo. Per prima cosa vogliono rendersi conto dello stato dei nostri piedi. Sono in ottima forma ed anche le piaghe sono quasi rimarginate. Altra pomata, altre bende ed un leggera fasciatura. Poi cena: spezzatino di corned-beef con fagioli, dolce. Poi lasciano il tendone del camion attaccato ad un lato e ripiegano l'altro, agganciandolo a terra. Ottengono così una capiente tenda in cui tutti possiamo dormire . Quattro cassette di birra ed una di whisky ci servono prima come sedile, poi come guanciale. Iniziamo poi una piacevole conversazione che si protrae fino a mezzanotte. Tra le altre cose ci dicono anche che loro sanno benissimo che noi vorremmo arrivare alle nostre linee. Loro non hanno nulla in contrario che noi lo facciamo, e che se vogliamo, possiamo andarcene anche subito. Ce lo sconsigliano perché se i nostri si sono fermati hanno già predisposto i campi minati, se continuano a scappare non siamo in condizione di raggiungerli con i nostri mezzi. Alle prime luci del giorno successivo saremmo partiti ed avremmo deciso sul da farsi. Mentre si parla, girano bottiglie di birra e di whisky. E' un vero peccato lasciarle piene. A mezzanotte, come è l'uso per tutti i soldati del mondo, si canta "Lily Marlen". Un quarto d'ora dopo è un sonoro e soddisfatto russare. Alle prime luci dell'alba, come preventivato, tutti in piedi. Ricca colazione poi via. Direzione ovestSdraiati fra le casse, tentiamo di riagganciare le fila dei sogni interrotti. Ci riusciamo, quasi. Il camion si ferma. Mettiamo la testa fuori. Siamo in mezzo ad una decina di camion inglesi. I due inglesi ci chiamano. Scendiamo. Ci dicono:"Spiacenti, vi stimiamo troppo per permettervi di continuare a combattere. Saremmo arrivati al punto che, per fare il nostro dovere, o voi avreste dovuto ammazzare noi o noi avremmo dovuto ammazzare voi. Così invece possiamo restare amici. Uno di questi camion vi porterà in campo di concentramento". Ci strinsero la mano e se ne andarono. Si vedeva però che avevano avuto voglia di abbracciarci. Noi un pò meno. Però oggi li abbraccerei volentieri. Il nostro comportamento non è certo stato all'altezza di un Rambo o compagni. Un regista americano avrebbe fatto fuori o gli uni o gli altri, a seconda di come gira il vento. A nostra discolpa, al di là di ogni coinvolgimento psicologico o sentimentale, c'è il fatto che nessuno di noi aveva mai guidato una macchina qualsiasi. Sinceramente però non so come, anche sapendo guidare un camion, ci saremmo comportati. Forse una nostra reazione sarebbe avvenuta se loro ci avessero trattato da nemici. Così non è stato e noi non possiamo strappare l'ammirazione di nessuno.--.  

Emilio Camozzi


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