STORIE DI ORDINARIA "FOLLIA" DA EL ALAMEIN 
 di Emilio Camozzi 
(10.01.01)

Scriverò una serie di racconti di cui non sono stato testimonio oculare. Li descriverò così come mi sono stati riferiti da chi li ha vissuti. Poiché molti di costoro sono ancora vivi, può darsi che siano ricordati in modo differente o siano stati visti con una differente ottica da chi me li ha riferiti. Posso quindi solo assicurare che i fatti sono avvenuti. L'unica differenza può essere sul "come". 
 

M.O.V.M OMERO LUCCHI 
 

Comanda il plotone mortai della compagnia comando del settimo battaglione. E' uno di quei sardi che quando si ficcano in testa un'idea che giudicano valida, non glie la levi neanche a picconate. Se poi l'idea concerne un azione di guerra, più le probabilità di lasciarci la pelle sono alte, più forte è la determinazione che lo spinge ad eseguirla. 

Pare che Romel abbia deciso di attaccare Alessandria aggirandola dal Sud. La Folgore è all'estremo Sud dello schieramento, ed ha quindi il compito di farsi una scarpinata non da poco, inglesi permettendo. Un reparto del genere, se non fosse di paracadutisti che hanno notoriamente dei mezzi di trasporto molto più comodi e veloci, userebbe le quattro ruote, specie per i lunghi percorsi nel deserto. Ma tant'è, poiché non ci sono né ruote, né ali né eliche, meglio usare gli stivaletti da lancio, che ti cuociono e ti piagano il piede, per fare una cinquantina di chilometri. Che cavolo! Un paracadutista è un paracadutista, e la preparazione fisica e atletica deve essere tale da riderci sopra ai cinquanta chilometri, piedi permettendo. Il settimo battaglione avanza sotto i costoni che delimitano le depressioni di El Quattara. Viaggia più speditamente degli altri battaglioni poiché il terreno è più duro ed il piede non affonda nella sabbia. La resistenza inglese é debole. Il battaglione si arresta per prendere fiato ed aspettare così gli altri. Poco più avanti, dietro le dune si nota un turbinio di polvere. Lucchi decide di andare a vedere di cosa si tratta. Prende una jeep 

catturata qualche giorno prima agli inglesi, alla quale aveva fatto adattare un nostro mortaio. Le munizioni sono già caricate, il sergente, uno dei pochi che sappia guidare una macchina , è al suo posto guida, chiama il caporale Busettini, quello che mi ha raccontato il fatto, ed a tutta velocità vanno verso un passaggio fra le dune dove si vede il polverone. Durante il tragitto Busettini prepara il mortaio. Lucchi gli dice di sistemarlo per il tiro diretto. Arrivano nella gola e appare subito evidente in che casino si sono cacciati. Bren-cars, jeepponi, carri armati, artiglierie in fase di approntamento. 

Il testa e coda del sergente è perfetto. Una jeep li insegue per un tratto di strada, ma un colpo di mortaio ben diretto ne stronca le velleità. Una gragnuola di colpi li circonda. 

Uno colpisce la macchina e la rovescia. I tre sono sbalzati a qualche metro . Lucchi e Busettini sono quasi senza calzoni, il primo colpito ai glutei e l'altro fra le gambe ed ai testicoli. Sono coperti di sangue ed in stato di semi incoscienza. Il sergente, apparentemente intero, deve avere qualche frattura e si lamenta. Arriva una jeep e ne scendono tre inglesi. Con una baionettata finiscono il sergente. Rigirano gli altri due che pur nella semi incoscienza si rendono conto di quanto sta succedendo e fingono di essere morti, poi se ne vanno. Gli inglesi rispettano i morti. E' per questo che prima uccidono i vivi. Tutti i reparti della Folgore che stavano avanzando, si arrestano. Subodorano l'imboscata. Busettini soffre atrocemente, e appena gli inglesi sono fuori portata, urla il suo dolore. Lucchi sente e si avvicina al suo caporale. Se i nostri avanzano anche solo per ricuperare i feriti, nascosti dalle dune gli inglesi sforacchiano la zona. Decide di rientrare fra i nostri portandosi appresso Busettini. Tenta di alzarsi in piedi, ma è dura. Si aiuta con il mitra che fortunatamente aveva a tracolla e gli è rimasto sotto il corpo. Prende l'altro ferito per i piedi e lo trascina sulla sabbia. E' calata la sera , ed i nostri si accorgono troppo tardi dei due. Hanno già fatto un mezzo chilometro quando arrivano i portaferiti. Busettini avrà occasione di rivedere e ringraziare il suo tenente venti giorni dopo, alla stazione di Napoli. Viaggeranno su treni della Croce Rossa differenti. Lucchi va in un convalescenziario in Liguria. L'altro è stato trasferito in un manicomio di Firenze per avere tirato un vaso da notte pieno ad una suora che insisteva a recitare il Rosario invece di curarlo. Forse perché le ferite erano sistemate in luoghi vietati al culto. 



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