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Pubblicato il 14/02/2014

15 FEBBRAIO 1944 : GLI AMERICANI BOMBARDANO L’ITALIA E DISTRUGGONO CASSINO


15 FEBBRAIO 1944- Settant’anni fa, le truppe angloamericane si aprirono la strada verso Roma a colpi di bombardamenti sulle città, provocando un numero di morti tra i civili assai superiore a quelli provocati dalla guerra stessa. Montecassino fu una delle loro più sanginose ed inutili azioni distruttive .

La attenzione delle truppe che risalivano la penisola si concentrò sul monte che ospitava la famosa Abbazia, che, a dire dei loro strateghi, era indispensabile distruggere per arrivare alla Capitale.

Il luogo fondato da san Benedetto e divenuto faro dell’Eu­ropa, in quel periodo era un punto nodale del­la linea Gustav. Gli Alleati lo rasero al suolo senza prevedere soluzioni alternative ed utilizzando risorse sproporzionate.

Il bombardamento iniziò alle 9,45 del 15 febbraio ’44. Nella prima ondata cento­cinquantadue ‘fortezze volanti’ B-17 sgancia­rono tonnellate di bombe incendiarie ad alto potenziale. Presto la montagna fu in fiamme. Verso le 13, altra ondata di bombe, sganciate da una novantina di bimotori seguiti dall’arti­glieria. Le conseguenze furono drammatiche. Centinaia di profughi, anche bambini, ri­paratisi nell’edificio nei giorni precedenti, pe­rirono arsi vivi.

Il New York Times lo de­scrisse come il più incredi­bile assalto mai diretto con­tro un unico edificio. Segui­rono tre mesi di combatti­menti contro i tedeschi trincerati fra le macerie che resistettero oltre ogni previsione.
Ancora una volta la potente macchina logistica americana fu arrestata da un pugno di soldati.

Gli alleati arrivano alla somità con i gurkha nepalesi del generale Francis Tuker. Sarebbe bastato aggirare l’abbazia per risparmiare tante vite umane, ma il piano fu scartato dai vertici della V Armata al­leata, comandata dal generale Mark Clark che fu incalzato dal pedante generale neozelandese Ber­nard Freyberg: si decise per l’inspiegabile, inutile e sanguinoso attacco frontale.

Il sospetto è che non fu solo dei militari la decisione criminale di assassinate civili e militari ormai vinti e distruggere con una valanga di bombe un monumento così importante.

Una operazione così sleale nei confronti dei civili e deicombattenti nemici, du definita «una necessità militare» da inglesi e neo­zelandesi ma giudicata dagli a­mericani, solo tempo dopo, «un tragico errore»: i tedeschi non avevano militarizzatio il luogo sacro ma le «immediate vicinanze».

Churchill «non poteva non sapere» ed è anche inspiegabile, secondo gli storici, il «silenzio» di Pio XII dopo la distru­zione, che il gesuita Peter Gumpel motiva in chiave di­plomatica, giustificandolo nella preoc­cupazione per un bombardamento di Roma, che gli angloamericani non avrebbero esitato a fare, viste le migliaia e migliaia di vittime dei bombardamenti a danni di un “alleato”, al solo scopo di evitare l’impegno dul terreno delle proprie truppe, non altrettanto combattive ed efficaci come il nemico.
Una tregua fina­lizzata allo sgombero dei civili ed un sopral­luogo di osservatori neutrali, avrebbero potu­to evitare il dramma.

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