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Pubblicato il 23/01/2020

23 GENNAIO 1120 NASCONO I TEMPLARI

23 GENNAIO 1120: NASCONO I “CAVALIERI TEMPLARI”.
di Gaetano Canetti

Adulteri, assassini, ladri, spergiuri: i peggiori.
Il confessore non dava loro l’assoluzione e, in casi estremi, li costringeva ad una ammenda durissima ma necessaria: il viaggio in Terra Santa.
Dopo mesi e mesi (se non anni) di cammino, di furti subiti, di stenti e pericoli, i Pellegrini che, da Giaffa, andavano a Gerusalemme per espiare, arrivavano su di un promontorio.
Di là avevano, d’improvviso e inaspettatamente, la prima mirabile visione della città e la speranza della redenzione dei propri peccati: “il Monte della Gioia” o “Mons Gaudii”.
Erano arrivati.
Ma molti non arrivavano neppure, rimanendo vittima di imboscate a volte letali da parte dei “Saraceni” che infestavano le strade malsicure.
Anche dopo il 1099, anno in cui i Crociati avevano conquistato Antiochia, Edessa, Gerusalemme e fondato i relativi Stati, le stragi di Pellegrini si susseguivano.
Ma il problema non era la semplice loro morte, come oggi saremmo portati a pensare…
No.
Il problema era che perissero prima di essersi ripuliti l’anima (“in stato di peccato mortale” come afferma ancora oggi il Catechismo si è condannati all’Inferno per l’eternità).
Difficile da comprendere tale urgenza oggi, 900 anni dopo, nel nostro mondo senza Gesù.
Eppure…
Era necessario, impellente, combattere e assicurare le strade con la spada affinché i Pellegrini raggiungessero il Santo Sepolcro e potessero rimediare ai propri peccati chiedendo perdono.
Combattere manu militari per assicurare il tragitto verso Gerusalemme, dunque, significava combattere per assicurare le anime a Gesù e strapparle a Satana: questo lo scopo dei “Pauperes commilitones Christi templique Salomonis”, più comunemente chiamati TEMPLARI.
Il primo documento certo di fondazione dell’Ordine Templare riguarda il concilio di Nablus 23 Gennaio 1120 indetto da Baldovino II Re di Gerusalemme.
Il nome deriva dalla sede assegnata ai Cavalieri da Baldovino II stesso sul Monte Moriah (dove sorgeva il Tempio di Gerusalemme definitivamente distrutto dalle truppe romane di Adriano nel 135 d.C.), la ex Moschea di Al Aqsa, ribattezzata “Tempio di Salomone” dai Crociati e adibita a loro residenza.
Ugo de Payns, località nei pressi di Troyes nella Champagne, e Goffredo di Saint Omer ne sono i fondatori, due nobili francesi.
Quale la caratteristica peculiare di queste nuove truppe al servizio del Papa?
Sono monaci (devono fare voto di obbedienza, povertà e castità) ma allo stesso tempo sono soldati (cavalieri terribili e temuti per il loro coraggio e disprezzo della vita).
La Regola monacale ricalca quella benedettina cistercense ed il teologo, che ne appoggerà la nascita con l’introduzione De Laudae Novae Militiae, sarà nientemeno che San Bernardo di Chiaravalle.
Rinunciare a tutti i beni propri vivendo di offerte (saranno infinite), privarsi delle donne, obbedire al Papa, per scortare vivi i Pellegrini a Gerusalemme e poter garantire a Cristo le loro anime.
Un doppio combattimento dunque: contro i vizi e contro gli uomini senza Gesù che insidiano i credenti in viaggio verso di Lui.
Solo doveri dunque?
No, anche un diritto: il “diritto alla Prima Linea” in battaglia campale a difesa della Vera Croce, la reliquia della croce a cui fu inchiodato Gesù conservata, allora, nel Santo Sepolcro.
Descrive così l’esposizione della Vera Croce il cronista musulmano del tempo Al Imad:
“Davanti a questa croce, adagiata o drizzata, inalberata, ogni cristiano si prostra in preghiera; pretendendo che sia fatta del legno sul quale fu appeso il dio che essi adorano. L’hanno rivestita di oro fino, tempestata di perle e pietre preziose. Ne fanno uso nei giorni di grande pericolo e nella celebrazione delle feste rituali. Quando esce scortata dai sacerdoti e portata dai capi, tutti i cristiani accorrono e si stringono in folla attorno ad essa; a nessuno è lecito abbandonarla e chiunque si rifiuti di seguirla paga con la vita (…) E’ prescritto di adorarla; è il loro dio, davanti alla quale le fronti si piegano nella polvere e che le labbra benedicono. Dinanzi ad essa rimangono estatici, alla sua presenza non osano alzare gli occhi e si umiliano, alla sua vista cadono in estasi e nel guardarla levano lamenti. Per essa sacrificano la vita, da essa attendono la salvezza.”
Il loro motto: “NON NOBIS DOMINE, NON NOBIS, SED NOMINI TUO DA GLORIAM”.
Il loro canto prima della battaglia: “DA PACEM DOMINE”

Da pacem Domine
in diebus nostris
quia non est alius
qui pro nobis
nisi Tu Deus noster

Gaetano Canetti

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