OPINIONI

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Pubblicato il 24/04/2019

25 APRILE 1944: MUSSOLINI INCONTRA I PARTIGIANI A MILANO. PERTINI: “QUI CI VUOLE UN BAGNO DI SANGUE”

Pio Bruni, 100 anni,milanese, è stato testimone vivente degli ultimi giorni del Fascismo. Era Ufficiale di collegamento del Generale Cadorna (il comandante militare del CNL) e fu l’organizzatore dell’incontro che Mussolini propose al Comitato di Liberazione nazionale, il 25 aprile 1945, presso l’Arcivescovado, per trattare una resa onorevole. Ufficiale del Reggimento Savoia Cavalleria, Pio Bruni ha partecipato alla carica di Isbuscenskij, sul fronte russo, nell’agosto del 1942.

Ecco il suo racconto

All’inizio fui avvicinato da Gianriccardo Cella, che era amministratore delegato dell’Isotta Fraschini, la nota ditta automobilistica all’epoca produttrice dei motori per Savoia-Marchetti. Mi riferì di essere in contatto con il notaio di Mussolini, in quanto Cella stesso desiderava acquistare il palazzo in cui aveva avuto sede Il popolo d’Italia

Cella, grazie a tali approcci, era venuto a sapere che il Duce sembrava intenzionato a trattare la resa. Raccontai ogni cosa a Cadorna e si cercò, quindi, di organizzare un incontro. Il pomeriggio del 25 aprile 1943 – insieme a Cella e a bordo di una vecchia Isotta Fraschini – accompagnai Mussolini all’arcivescovado… ed è vero: per un poco fui l’unico presente all’incontro, in attesa dell’arrivo di altri personaggi. Mussolini era uno straccio, accasciato sullo stesso divano rosso su cui sedeva anche Schuster. Io rimasi in piedi. L’arcivescovo aveva una voce caratteristica, molto suadente. Gli parlò di San Benedetto, di Napoleone. Mussolini replicò di essere preoccupato per le sorti di quanti l’avevano seguito fino a quel momento. Schuster non gli diede rassicurazioni particolari, ma tentò di convincerlo ad avere fiducia. Giunsero le altre persone che avrebbero dovuto presenziare all’incontro: Cadorna, Lombardi, Marazza. Arrivò anche Graziani, il quale dichiarò che non si potevano prendere decisioni importanti senza avvisare i Tedeschi. I toni della conversazione erano tutto sommato distesi e improntati al rispetto reciproco. Subito dopo giunse la notizia che i nazisti avevano firmato la resa. Mussolini, con uno scatto si alzò: “Ci hanno tradito un’altra volta.” Non ho mai compreso a cosa si riferisse di preciso. In ogni caso l’incontro venne interrotto… Mussolini e altri del suo seguito se ne andarono e in quel momento entrò Pertini. Era chiaramente contrario a ogni trattativa con il Duce e rivolto all’arcivescovo Schuster disse: “Qui ci vuole un bagno di sangue, bisogna che queste persone la paghino.”

Non ho nessuna certezza, ma credo che – udite queste parole – uno del seguito di Mussolini sia uscito subito per raggiungere il Duce e avvisarlo. Mandarono anche me, raggiunsi la Prefettura – dove sarebbe dovuto essere Mussolini – per fermarlo… ma era già partito. Le cose, poi, andarono come sappiamo. Ci fu l’episodio sp di Piazzale Loreto, con lo scempio dei cadaveri di Mussolini, della Petacci e di altri gerarchi. Cadorna mandò sul luogo alcuni carabinieri e un gruppetto di ufficiali, fra cui il sottoscritto. Fu uno spettacolo che non avrei voluto vedere. La ferocia della folla. Una grossa delusione.

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