EL ALAMEIN

Condividi:

Pubblicato il 23/12/2010

25 DICEMBRE 1944: DUE LEONI DELLA FOLGORE TENTANO LA FUGA DAL CAMPO INGLESE PER NON COOPERATORI

l’Artigliere paracadutista di El Alamein Gaetano Pinna, a Tarquinia

PARMA- Riceviamo dal Figlio Maurizio, un racconto tratto dai
Dai diari dell’artigliere Paracadutista, Leone di El Alamein, Gaetano Pinna scomparso il 24 Dicembre 2005. Pubblicandolo oggi, rendiamo omaggio all’indimenticato “Tano” e al rimpianto Glauco Vigentini, regalando ai lettori un prezioso documento.


25 dicembre 1944
Villaggio Luigi di Savoia

E’…festa.
La cucina del campo ha preparato qualcosa di più, noi poi abbiamo completato con le nostre…riserve, frutta sciroppata, cioccolato, qualche bottiglia di vino.
Grammofono e dischi hanno chiuso la festa. E’ il terzo Natale africano, il terzo tra i reticolati. Da quando siamo partiti da Barce, otto maggio, non ho ricevuto una cartolina da casa, non ho scritto una cartolina a casa. Sono passati 8 mesi! Se non si riceve la posta dicono che sono i tedeschi che non la spediscono, ma …è colpa dei tedeschi se gli inglesi non ci danno il necessario per scrivere?
Sbaglierò, ma credo che faccia parte di un piano e di una tattica ben precisa: non scrivere, non ricevere posta possono essere determinanti per un prigioniero posto davanti all’alternativa della cooperazione. Questa mancanza di notizie è la faccia più triste di questo Natale.

Altra notizia che mi farà ricordare questo Natale è la tentata fuga di Glauco e Roberto De Jure.

Il 24 sera, tardi, ad un certo momento qualcuno del gruppo cerca Glauco. Si gira, si chiede, Glauco è introvabile. E’ stato visto girare con De Jure ed ora non si trova neanche lui. Glauco parlava spesso della possibilità di fuggire. Era convinto che da Bengasi sarebbe stato facile scappare. Partivano giornalmente aerei dal campo d’aviazione per l’Italia e da porto partivano navi sempre per l’Italia. Sarebbe bastato introdursi in qualche modo e viaggiare come clandestini. Giunti a Napoli o altrove bastava scendere a terra e…sparire, un gioco con il casino che ci sarà in Italia ora!
Glauco è stato sempre un po’ facilone, si fida sempre …della fortuna. Canta sempre una nota canzone triestina:”…che la vada ben, che la vada mal, sempre allegria e mai passion, viva la e poi bon!…” Pensiamo: “…se sono fuggiti avranno lasciato un biglietto!”. Cerchiamo tra la roba di Glauco, tra la roba di De Jure…niente.

Andiamo nella mia cameretta per decidere il da farsi senza far trapelare nulla al i fuori del gruppo. Per caso muovo la copertina e trovo un biglietto. E’ di Glauco, c’è scritto:” Caro Tano, ho deciso di scappare assieme a de Jure. Andiamo a BenGasi dove prenderemo un aereo, pOi la fortuna ci aiuterà. Domani forse sarò a casa, andrò a casa tua e da Ario. Non dir niente a nessuno.
Buon Natale a tutti. Glauco” Ci guardiamo in faccia allibiti.
Venturi dice subito di distruggere il biglietto e di ritornare in mezzo agli altri. Domani forse ne parleremo. Così passiamo in piedi tutta la nottata di Natale. Non sono ancora le sei del 25 dicembre quando mi svegliano dei colpi secchi, qualcuno bussa alla mia…finestra.
Apro: è Glauco!

Mi passa un pacco e poi entra dalla finestrella, seguito da de Jure. Sono sorridenti ma, ad osservarli bene, hanno gli occhi stanchi.
Appena entrati vorrei investirli di domande ma mi viene solo:” Come state? Come è andata? All’infuori del nostro gruppo nessuno sa niente.” “Bene – risponde Glauco – nessuno dovrà sapere della fuga, questo pacco te lo manda Quadrio, è un dolce, questi sono fazzoletti e te li manda Agnul Pascoli” Si mettono a sedere sulla branda, sono stanchi. “Vuoi sapere come è andata? – riprende Glauco – Bene, poteva finire peggio, potevamo essere sopra la Sicilia o in fondo al mare. Avevamo pensato di arrivare al campo d’aviazione di Bengasi, data la notte di vigilia di Natale speravamo in una sbornia generale degli inglesi, forse le sentinelle al campo erano assenti…e se c’erano saranno state sbronze.

Io pensavo di mettermi al posto di pilotaggio e de Jure doveva subito darsi da fare con la radio di bordo. Tutte le volte che andavo a Bengasi studiavo la strada, passando vicino al campo sapevo tutte le postazioni di guardia, anche le posizioni solite di parcheggio degli aerei lungo le piste. Avevo pensato ad un bimotore, avevo escluso i caccia. Mi ero procurato le taniche di benzina per arrivare a Bengasi, avevo preparato la macchina, studiato l’orario.
Pegola! A Bengasi il campo era allagato e gli aerei non c’erano!
Prima di arrivare a Bengasi abbiamo fatto un incontro pericoloso, avevamo appena passato Tocra quando abbiamo notato sulla strada due inglesi, dai gesti si capiva che chiedevano un passaggio. Erano ufficiali. Mi fermano e chiedono di dargli un passaggio per Bengasi.


Ecco Glauco nell’ottobre 2006, presso il Museo dei Paracadutisti
Ottantacinquenne sempre con il suo sorriso guascone ed occhi celesti,
182 cm di altezza e…se passa una bella ragazza…si gira sempre.
Un eterno “mulo”, anche nel …suo necrologio che dettò al nipote
prima della scomparsa, il 22 luglio 2007.

Aeroporto di Bengasi, bimotori Baltimore parcheggiati, foto di dicembre ’43,
forse, proprio quelli “adocchiati “ da Glauco per la sua fuga.


Per fortuna avevamo vestiti in modo che potevamo passare per inglesi, pantaloncini e camicia cachi! Io parlavo fingendomi brillo, così nascondevo il mio limitato inglese, mentre de Jure fingeva di dormire. Quando sono scesi mi hanno ringraziato ed abbracciato…erano più carichi loro di vino che una botte!
Vista la impossibilità di scappare abbiamo ripreso la strada del ritorno.
Nel piano di fuga non avevo lontanamente previsto il ritorno al campo, così appena passato il villaggio Oberdan ci siamo trovati senza benzina. Sapevo che al villaggio D’Annunzio, poco distante, c’era un campo di prigionieri. Così sono arrivato a piedi al campo.
Alle guardie nere che mi hanno fermato ho spiegato l’accaduto… a modo mio! Mi hanno lasciato passare, Ci hanno dato la benzina, abbiamo mangiato e bevuto con loro, poi Quadrio mi ha dato il dolce, Pascoli i fazzoletti. Poi siamo partiti. Ripeto, è andata male, ma poteva finire peggio!” Piccolo particolare, Glauco non ha mai pilotato un aereo, ha solo una grande passione e messo insieme un po’ di articoli e libri di aviazione…! Con lui è proprio:”…che la vadi ben, che la vada mal, sempre allegria e mai passion, viva la e poi bon!…” Metto il dolce, una magnifica torta, sotto la branda in attesa del pranzo di domani, nel pacchetto di Pascoli ci sono 12 fazzoletti ed un bigliettino:” Caro Pinna, ti mando questi fazzoletti, non sapevo cosa mandarti, spero che ti saranno utili. Auguri di buon Natale a te e a tutti gli amici. Angelo Pascoli”

Leggi anche