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Pubblicato il 28/07/2018

25MILA BOMBE INESPLOSE IN ITALIA

In Italia ci sono circa 25mila bombe inesplose. Residui del milione di ordigni sganciati durante le due guerre mondiali sul nostro Paese.
Circa il 10% delle oltre 378 mila tonnellate , lanciate dagli “alleati” dal ’40 al ’45 (Raf e Usaf ) non è esploso per difetti di fabbricazione o condizioni ambientali sfavorevoli. Sono ordigni armati e pronti al funzionamento, la cui instabilità è aggravata da fattori esterni come la erosione ed il clima.
Non esiste un posto in Italia dove possiamo dire con certezza che non ci sia stato un bombardamento: il grosso potremmo individuarlo nelle aree di Montecassino all’area di confine tra il Lazio, l’Abruzzo e il Molise, la costa Anzio-Salerno, la zona alpina del Trentino e Friuli Venezia Giulia. Senza contare le periferie delle grandi città come Roma, Milano, Torino, Genova, Bologna. Poi restano gli ordigni piccoli interrati a migliaia quali granate e bombe a mano e durante la guerra civile

Esercito protagonista delle bonifiche e della informazione
Subito dopo la fine della seconda guerra mondiale l’esercito italiano appena ricompattato ha cercato di bonificare il più possibile la superficie del terreno da bombe, granate e campi minati presenti nel nostro Paese. Chi ha una certa età ricorderò i manifesti appesi nele scuole e nei comuni che davano sommarie istruzioni su come comportarsi in caso di ordigni. Si contano a migliaia i mutilati che hanno subito la eplosione di una bomba maneggiata con leggerezza.
L’ultimo di una serie di incidenti è avvenuto il 16 febbraio: un uomo è morto alla periferia di Bologna dopo aver maneggiato un ordigno, trovato in cantina. Non è difficile trovar ordigni e non sono mai innocui. L’Esercito italiano con un lavoro meticoloso, continuo e spesso ignorato dai mass media , bonifica il territorio o si occupa di far brillare le bombe con operazioni complesse e pericolose.

Gli interventi di brillamento .

Sono circa 100 operatori altamente addestrati nel Centro di Eccellenza C-Ied di Roma e dislocate in 12 reggimenti Genio in tutto il Paese.



una parte importante del lavoro è la bonifica preventiva. «Ogni volta che si decide di scavare per un’opera pubblica fino ai 5 metri di profondità, dalla Tav alla metro C di Roma, la legge ci obbliga a intervenire», racconta Lorenzo di Bella, addestratore degli operatori Cmd. Per gli interventi più complessi con ordigni di grandi dimensioni in zone densamente popolate, il costo medio può arrivare anche a 20mila euro.

IL COMPLESSO LAVORO DEGLI ARTIFICIERI
«Parliamo più di neutralizzazione che di esplosione, il nostro obiettivo principale di limitare gli eventuali danni», dice Di Bella. «In base al contesto pianifichiamo se distruggere nel sito la bomba o trasportarla in un luogo. Dipende se stiamo nel centro di Roma o in una campagna sperduta». L’ordigno viene fatto esplodere all’interno di una buca o dentro delle vasche fatte con agglomerati di fil di ferro e sacchi di iuta. Oppure creiamo delle sovrastrutture che funzionano come delle buche, cioè con l’obiettivo di contenere gli effetti dell’esplosione dell’ordigno». Dopo la bonifica, l’Esercito controlla che tutta la zona sia priva di ordigni. «Certo se una bomba è sotto 30 metri non possiamo saperlo, ma manderei mio figlio a giocare senza problemi nella zona bonificata dall’Esercito» conclude di Bella

artificieri.ottavo

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