EL ALAMEIN

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Pubblicato il 07/11/2008

ROMMEL E I PARACADUTISTI DI EL ALAMEIN

PARMA- Spigolando tra la posta elettronica di un salvataggio di alcuni mesi orsono, abbiamo trovato un articolo che ricevuto dall’amico Maurizio Pinna, figlio dell’indimenticabile Tano, artigliere paracadutista di El Alamein.

Era stato inviato nei giorni della polemica della palma fotografata su un mezzo militare in Iraq.

Ecco l’articolo


Erwin Johannes Eugen Rommel

Novembre 1944
al POW CAMP 305 arriva la notizia della morte di Rommel

Il 14 ottobre 1944 ad Herlingen moriva suicida il Feldmaresciallo Rommel, l’amato comandante dell’Afrika Korps, detestato dagli ufficiali più preoccupati della loro carriera che del destino dei Reparti loro affidati, adorato dai semplici soldati con cui divideva il rancio ed i pericoli.
La notizia arrivò al 305 POW CAMP verso la fine di ottobre attraverso i giornali inglesi.
La morte era stata ufficialmente causata dalle ferite riportate nel mitragliamento avvenuto a Luglio durante una sua ispezione sul fronte interno della Francia, dove aveva riportato una frattura al cranio e la parziale cecità di un occhio.
La verità, ossia il suicidio, indotto per salvare la famiglia dal processo per tradimento a seguito dell’accusa di una sua partecipazione indiretta nel complotto che culminò nell’attentato ad Hitler, si venne a sapere solo dopo alcuni anni la fine della guerra.
Al pow camp 305 la notizia fu una di quelle che più colpirono gli animi.
Tra i prigionieri il Magg. Sammarco, della Div. Brescia, originario di Milano, ricordato anche da P. Caccia Dominioni come uno dei pochi gerarchi del PNF che invece di starsene nelle pinete agordine o sulle spiagge versiliesi aveva indossato la divisa e raggiunto la prima linea, restandoci fino alla fine, scrisse la poesia che segue.

Tano la copiò, anche in questo caso i piccoli fogli trasparenti vennero salvati e riportati in Patria, ora sono lì, accanto a tutti gli altri.
Molti anni fa Tano, come scrisse poi a Sepp Armbruster, ufficiale di ordinanza di Rommel, inviò la poesia al figlio del Feldmaresciallo quando era Sindaco di Stoccarda.
La risposta di Manfred Rommel non si fece attendere, e non fu formale.
Anche questa lettera è ancora conservata.


Salmo della speranza

in memoria del GeneralFeldmarshal
Erwin J. Rommel

Rommel è morto!
Rommel!

Nel nostro cuore
rimbomba il grave rullo funebre
che viene dalla sua tomba.
Là nel pallido Nord

Fanti della Savona,
carristi dell’Ariete,
Brescia, Trieste, Folgore.
Legioni della sete.
Rommel è morto!
Rommel!

Non più
la sua Cicogna sorvola la battaglia
e porta il Comandante,
tra soffi di mitraglia,
in mezzo ai suoi soldati.

Non più
dall’autoblinda,
ritto nel polverone,
traccia la strada impervia
che il fuoco del cannone spalanca
alla Vittoria.
Non batte più l’intrepido cuore del Generale.
Vedo
nell’ombra gotica di un’ampia cattedrale
compiersi il rito funebre.

Guizzano le baionette
nel tremolio dei ceri,
schiere di veterani, impietriti, severi,
e la folla in ginocchio.

Poi
ritmati
sul lento rullare dei tamburi,
risuonano gli accenti
alti,solenni,puri
del Salmo millenario

Nell’insondata tenebra,
di là da questa vita,
la voce del tuo Popolo
colma di infinita speranza
Ti accompagna.

Sono madri che pregano,
le madri dei Caduti
di Tobruk, d’Ain el Gazala,
dei ragazzi perduti
da Stalingrado a Brest.

Sanguina la Germania
chiusa in un cerchio ardente,
e la tua spada giace
sul tumulo recente.

Ma la speranza vive!

Vive
tra le rovine dei vecchi borghi in fiamme,
vive in questa prece,
che innalzano le madri
con le parole antiche.

“In te speravit Domine”
ed il salmo promette dall’arco
preparate spaventose saette
sul nemico irrompente.

“Multiplicati sunt”
che importa se i nemici gonfiano
come marosi,
se le mitragliatrici non bastano a falciarli?
Se nei limpidi cieli
che narrano la tua Pace
o Signore
quel rombo di stormi
mai non tace.

E’ viva la speranza.

Pian piano
all’imbrunire
la chiesa resta vuota,
solo la Guardia
veglia,
irrigidita, immota
intorno al catafalco

Ed ecco
dal profondo,
dalle oscure navate,
Legioni silenziose
sfilano
incolonnate
davanti al Maresciallo.

Passa la Novantesima di fanteria leggera,
passano gli adolescenti della Camicia Nera,
quelli di Bir el Gobi,
passa la Trento lacera
che insaguinò ogni pista,
da Sirte al Minareto,
e fu distrutta
in vista del Mare d’Alessandria.

I Morti di Alamein,
i Morti di Bardia
i Morti
i Morti invitti,
in lunga teoria
salutano la bara,
dileguano nel buio,
non dicono parole di trepida preghiera.

Ma raggia come un sole
nei volti
la speranza
Radiosi volti esangui.

Qualcuno ne ravviso.
Fermo compagno
dimmi,
dimmi se al tuo sorriso posso credere,
anch’io!
Dimmi quello che sai.
Ascoltami, t’imploro!

Sen’vanno.
Non rispondono

Ed il mattino d’oro già investe le vetrate.

E’il giallo sole d’Africa:
Ogni cosa svanisce.

Non rullo di tamburi,
è il mio cuore
che scandisce

Rommel è morto!
Rommel!

Ma sulle mie ginocchia
l’antico Libro giace,
lieve fruscio di fogli,
come alla brezza piace

“Eructavit cor meum.”


Maggiore Sammarco
I° Btg. 19° Rgt Ft. Div. Brescia
Novembre 1944
305 P.O.W. Criminal Camp Meadle East – Egypt – El Kassasine

Testo raccolto e conservato in originale
dall’art. parac. Gaetano Pinna della 3 ^poi 2^ Btr.
I° Gr. del 185° Rgt. Art. Parac.
P.o.w. n.346966 – 305 Criminal Camp –
El Kassasine – Regione dei Laghi Amari – Egitto

Stemma dei Veterani dell’Afrika Korps
Una spilla dei veterani con l’antico simbolo venne regalata da Sepp Armbruster, rappresentante in Italia dei veterani dell’Afrika Korps, a Tano Pinna nel ricordo dell’amicizia continuata in guerra e dopo, tra soldati che si batterono, con onore e coraggio, in terra d’Africa.

Nella lettera a Sepp,ringraziandolo del piccolo grande regalo,Tano scrisse: “Salvai dalla prigionia la divisa di guerra, ed ora è piegata accanto alla bandiera dell’Italia e dell’Istria, ed il tuo graditissimo regalo è accanto alle mie tre medaglie”.

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