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Pubblicato il 28/04/2014

28 APRILE 1945: VENGONO UCCISI BENITO MUSSOLINI E CLARETTA PETACCI

ACCERTAMENTI STORICI ORMAI ACQUISITI COME CREDIBILI

PArMA- Il 28 aprile 1945, tra le 9 e le 10 del mattino, Benito Mussolini, dopo essere stato ferito con un colpo di pistola al fianco, nella stanza dove, inerme prigioniero, era rinchiuso, venne trascinato in canottiera mezze maniche nel cortile della casa dei contadini De Maria in quel di Bonzanigo (Tremezzina), ed ivi ucciso con altri otto colpi di armi da fuoco.
In quei giorni Sandro Pertini chiedeva di “ammazzarlo come un cane tignoso”.

La verità più credibile sulla morte di Mussolini risulta dalla testimonianza della signora Dorina Mazzola, al tempo abitante a meno di 150 metri da quella casa, una testimonianza che, a differenza di tante altre versioni, strampalate e indimostrate, trova molti riscontri in alcuni rilievi di ordine tanatologico, balistico e del vestiario indosso al cadavere, nonchè è indirettamente confermata dall’incrocio di varie testimonianze tra cui un racconto di Savina Santi, la vedova di Guglielmo Cantoni (Sandrino), uno dei due partigiani che erano stati di guardia a Mussolini e la Petacci nascosti in quella casa.
Disse la signora Santi, a Giorgio Pisanò, che il marito gli aveva riferito:
<>.
(Cfr.: G. Pisanò: “Gli ultimi cinque secondi di Mussolini” il Saggiatore 1996).

Oggi, con le strumentazioni moderne abbiamo avuto la certezza, analizzando la foto del cadavere in terra a Piazzale Loreto, che quel giaccone o pastrano indosso al cadavere del Duce è totalmente privo di fori o strappi che invece avrebbero dovuto esserci se fosse stato attinto da colpi di arma da fuoco. Ergo, Mussolini venne ucciso con altro abbigliamento, in altro orario e luogo e quindi buttato cadavere ai piedi del cancello di Villa Belmonte a Giulino di Mezzegra. Una prova oggettiva e irrefutabile.

Nel momento di essere ucciso l’ex Duce gridò in faccia ai suoi assassini “Viva l’Italia” come fu, con doloroso e reticente parto, riferito nell’ottobre del 1990 dopo 45 anni di omertà e menzogne, da quel Michele Moretti (Pietro) il partigiano comunista presente ai fatti (Cfr.: Giorgio Cavalleri: “Ombre sul lago” Ed. Piemme 1995).

Il Moretti, pur ribadendo la solita versione comunista di Walter Audisio (la “vulgata” come la definì Renzo De Felice) oramai pienamente sconfessata, così riferì al giornalista, scrittore e amico Cavalleri, quei momenti:
<<...Mussolini non apparve troppo sorpreso e, quando ebbe l’arma puntata contro di sé, gridò con foga: “Viva l’Italia!”>>.
E a domanda del giornalista aggiunse: <>.

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