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Pubblicato il 04/05/2020

4 MAGGIO 1861 – 4 MAGGIO 2020 : IL GENERALE MARCO BERTOLINI SALUTA L’ESERCITO ITALIANO


di Marco Bertolini


Il 4 maggio del 1861, 159 anni fa, l’Armata Sarda diventava Esercito Italiano. Un cambio di denominazione importante che attribuiva l’aggettivazione “Italiano” allo strumento più importante ed emblematico della nostra sovranità; che consegnava ad una Nazione ricca di innumerevoli tradizioni e antichissime lingue una sola Patria nella quale riconoscersi. Non si trattava unicamente di un passaggio formale, quindi, ma di un atto sostanziale col quale il Regno d’Italia si affermava quale protagonista della Storia, non solo come fruitore di scelte altrui, non solo come passivo strumento di politiche determinate da potenze estranee. Da allora non è passato molto tempo se lo confrontiamo alla storia millenaria dell’Italia, ma tanti avvenimenti si sono succeduti, scanditi sistematicamente dall’impegno e dal sacrificio dei Soldati italiani, in Italia e all’estero, in due Guerre mondiali, in avventurose ed esaltanti imprese coloniali e nelle attuali operazioni fuori area. Molto sangue è stato versato per il sogno di un’Italia degna del suo passato e in grado di proporsi nel suo contesto geopolitico come protagonista con il quale fare i conti. Ci sono state fasi alterne, alle quali grandi successi e grandi sogni si sono riproposti dopo drammi e delusioni tremende. E sempre i nostri soldati sono stati in prima linea, pagando spesso il prezzo di manchevolezze altrui, lasciando ad altri la soddisfazione piccina di appropriarsi senza averne titolo dei loro meriti e, magari, di criticarne l’operato in nome di uno spocchioso antimilitarismo che si è fatto strada man mano che le pance si riempivano e le anime si inaridivano.
159 anni di valore, quindi, condensati nelle mille e mille decorazioni attribuite alle Bandiere di Guerra delle nostre unità, la massa delle quali non più in vita in ossequio ad una contrazione dello strumento militare in controfase rispetto al momento storico che viviamo, e concentrate nel Museo delle Bandiere all’Altare della Patria. Non muti ed inutili testimoni di vicende finite e dimenticate, ma sintesi di una storia gloriosa, che sarebbe giusto riconoscere anche formalmente appuntandole materialmente sulla Bandiera dell’Esercito, da pochi decenni simbolo unico di tutta la Forza Armata.
Ma, come dicevo, 159 anni sono pochi in confronto alla storia millenaria dell’Italia e non cominciarono allora i sacrifici dei Soldati italiani. Per questo, l’Esercito è erede di una tradizione ben più antica, della quale furono protagonisti i Soldati che si sacrificarono anche per le piccole Patrie pre-unitarie e che versarono il loro sangue, combattendosi spesso gli uni contro gli altri, in obbedienza ad una voce del Dovere che non è cambiata nonostante l’alternarsi di chi la articolava. Il Dovere non ha, infatti, padroni. Né età.
Festeggiamo pure, quindi, la data che con la nuova aggettivazione ci attribuì una nuova dignità, senza però dimenticare la dignità non inferiore di chi venne prima e che, col suo sacrificio, affermò la nobiltà del nostro popolo, a prescindere dal fronte sul quale si era battuto.
Viva l’Esercito Italiano, quindi, e viva i Soldati italiani di tutti i tempi. Viva l’Italia.




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