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Pubblicato il 05/11/2021

4 NOVEMBRE 1942 : “CARRI ARIETE COMBATTONO”

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LA BATTAGLIA DI EL ALAMEIN – L’ARIETE SI IMMOLA!
Il 5 novembre del XX Corpo d’Armata erano rimasti solo i tre Comandi divisionali, una batteria da 75/27 e due carri M del 132° Reggimento, due battaglioni ad organici ridotti del 66° fanteria della Trieste, due compagnie bersaglieri della Littorio.
(Estratto da A. Bondesan e T. Vendrame (2015) – El Alamein. Rivisitazione del campo di battaglia tra mito e attualità, Cierre Edizioni, 516 p.)

Il 2 NOVEMBRE anche l’Ariete, ultima riserva di Rommel dislocata nel settore sud a supporto del X Corpo d’Armata, riceveva l’ordine di portarsi nel critico settore nord. La situazione dell’ACIT, però, era divenuta insostenibile; il 3 novembre, quando la vittoria alleata appariva ormai inevitabile, Rommel fu costretto a predisporre il piano per una ritirata organizzata assegnando all’Ariete il compito di posizionarsi in zona Deir el Murra-Bir el Abd per proteggere il ripiegamento.
Fu così che, immolandosi a difesa delle truppe in ritirata, anche l’Ariete andò incontro alla distruzione.

Alle 15,30 del 4 NOVEMBRE l’ultimo radiomessaggio lanciato dal radiofonista Carlo Volonte recitava: «Carri armati nemici fatta irruzione a sud dell’Ariete. Con ciò Ariete accerchiata. Trovasi circa cinque km nord-ovest Bir el Abd. Carri Ariete combattono».
Poi più nulla: un agghiacciante silenzio che, lasciando presagire la catastrofe, sanciva la fine dei combattimenti. Dopo la battaglia, il nemico riconobbe il valore dell’indomita Ariete che, con pochi e scadenti carri armati, aveva tenuto superbamente testa all’impeto della 7a Divisione Corazzata britannica.

Lo stesso Rommel nelle sue memorie rende omaggio allo straordinario coraggio della veterana unità che a nord-ovest di Bir el Abd superò se stessa nell’ultimo memorabile combattimento della sua storia. In quanto alla Littorio, molto toccanti sono le considerazioni del suo Comandante dell’epoca, Gen. Gervasio Bitossi, riportate nella relazione del Comando Divisionale:
<< Il carro M si era già dimostrato notevolmente superato sotto tutti gli aspetti. I nostri carristi sapevano anche che i carri avversari potevano aprire un tiro preciso contro di loro a distanza quasi doppia di quella necessaria ad un efficace impiego del cannone da 47 installato sul carro M [...]

Queste considerazioni ridondano a gloria ed onore dei carristi della Littorio che da soli, o in unione ai camerati tedeschi, si sono prodigati senza esitazione in un’impari battaglia […].
In questa strenua lotta resta ancora da domandarsi per quale forza morale i carristi hanno tenuto fronte ai carri e all’artiglieria avversaria quando l’esperienza di tutte le guerre ha dimostrato che non vi è morale che non crolli di fronte alla evidente inferiorità del proprio armamento rispetto a quello avversario!>>
Nel pomeriggio del 4 novembre l’Afrika Korps era in ritirata lungo la via Balbia, il XX ed il XXI Corpo d’Armata italiani avevano cessato di esistere, il X era abbandonato a sé stesso nel deserto per mancanza di mezzi di trasporto.

Tra gli ultimi a cedere furono i fanti paracadutisti superstiti della Folgore (trecentoquaranta degli iniziali cinquemila uomini giunti qualche mese prima dall’Italia) che, dopo aver resistito “oltre ogni limite delle possibilità umane” (come commentato dalla stessa BBC inglese) per ben tredici giorni ai margini della spettrale depressione desertica di El Qattara, ricevettero dal nemico l’onore delle armi.

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