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Pubblicato il 04/11/2022

4 NOVEMBRE 1942- FINISCE LA BATTAGLIA DI EL ALAMEIN

Nelle prime ore del giorno 4 Novembre 1942 , la V brigata indiana scatena un fulmineo attacco che ha pieno successo a otto chilometri a sud di Tel el-Aggagir,a Nord del fronte. Montgomery è in piena avanzata e ha aggirato proprio da Nord lo sbarramento anticarro italo-tedesco. Il generale tedesco von Thoma, in prima linea, si consegna agli inglesi: non si è più sentito di condividere il massacro imposto da Hitler ai suoi uomini. Alle 15.30 giunge a Rommel un messaggio: la divisione italiana “Ariete” non esiste più, si è immolata per tenere le posizioni. Gli inglesi hanno aperto una breccia ampia venti chilometri. Alle 8 di sera, quando apprende che la brigata corazzata britannica è già arrivata alla litoranea, Erwin Rommel decide l’unica soluzione possibile: la ritirata.

LA “VITTORIA” DELLA FOLGORE

La Folgore accoglie con sgomento la notizia: la loro parte di Fronte non era stata violata e i Paracadutisti avrebbero combattuto ancora.L’ordine è di ripiegare verso ovest. Inizia nella notte il doloroso e drammatico ultimo atto dei Leoni della Folgore , catturati il 6 novembre 1942 con le armi in pugno , assetati, feriti, combattivi, senza munizioni ma non vinti, dopo sessanta chilometri di marcia forzata che ne aveva esaurito le ultime energie rimaste.
“Comandante abbiamo ancora i pugnali!” , disse uno di loro quando il colonnello Camosso disse a Zanninovich di inquadrare la forza con i cingolati inglesi a qualche centinaia di metri.


Erano le 14.35 quando ciò che restava della Divisione Folgore venne catturata dagli inglesi, dopo che i Paracadutisti avevano distrutto tutte le proprie armi e sparata l’ultima cartuccia.
Il rapporto del colonnello Camosso, più alto in grado di quel gruppo di Paracadutisti , terminerà con queste parole:


Non un solo drappo bianco. Nessun uomo ha alzato le braccia. 32 ufficiali e 262 paracadutisti, feriti e stremati, erano ancora nei ranghi, con le armi in pugno, in piedi, quando il nemico li ha catturati privi di acqua e rifornimenti da 7 giorni, e senza munizioni, e dopo avere risposto con l’ennesimo “folgore!” agli inviti ad arrendersi a braccia alzate».
Estratto dalla relazione del Colonello Camosso, riportata da Bechi Luserna ne “I ragazzi della folgore” e da Paolo Caccia Dominioni in “El Alamein 1933-1962

 

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