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Pubblicato il 03/01/2023

80mo DI EL ALAMEIN- LE RIFLESSIONI DI UN CARRISTA CHE HA VIAGGIATO INSIEME AI PARACADUTISTI

Il viaggio ad El Alamein

In occasione della ricorrenza dell’80° della battaglia di El Alamein, dal 19 al 23 ottobre 2022 ho partecipato, con un gruppo di paracadutisti e simpatizzanti, ad un viaggio commemorativo ad El Alamein. Il presidente dell’Associazione Nazionale Carristi, il Generale Sabato Errico mi ha onorato porgendomi il labaro dell’Associazione. Il gruppo di paracadutisti, ha voluto onorare i nostri commilitoni con una particolare iniziativa, un lancio sulle alture dell’Himeimat. Il labaro mi ha accompagnato in questa “missione” commemorativa e l’ho portato nei luoghi simbolo di quella battaglia.

L’organizzazione è stata curata dal giornale www.congedatifolgore.com diretta da Walter Amatobene e dal Progetto El Alamein ”, che si occupa dal 2009 dei luoghi della Battaglia con Università di Padova e Onorcaduti. L’aspetto logistico è stato curato dal Team Folgore Paracadutisti ODV.


Il Rotary di Montecatini è stato uno degli sponsor benemeriti della ristrutturazione del MUSEO di El Alamein.

Il gruppo di 64 persone era composto da paracadutisti, da un carrista (il sottoscritto), di militari, ex militari e civili. Tale iniziativa ha avuto il suo “clou” nella sessione di lancio per 42 di questi.

I “cugini” paracadutisti mi hanno fatto sentire uno di loro, accogliendomi e fraternizzando gradevolmente.

L’esercito egiziano ha concesso il permesso per far alloggiare presso l’Hotel militare coloro che si sono lanciati. Le autorità militari egiziane hanno messo a disposizione le basi, l’aeroporto, l’aereo, gli istruttori e il materiale. Nella base addestrativa dell’aeroporto adiacente l’Hotel, i paracadutisti hanno potuto fare per 2 gg attività di ricondizionamento propedeutico al lancio. Il 20 ottobre 2022 l’equipaggio, composto da 42 paracadutisti italiani più 10 paracadutisti e istruttori egiziani hanno raggiunto, in circa 70 minuti tramite il volo su un C130H, il punto del lancio; due istruttori egiziani hanno chiesto di portare in volo la bandiera italiana e a seguito del lancio è stato riconosciuto un brevetto di lancio egiziano.

Il giorno 20 ottobre i paracadutisti giunti dall’Italia si sono lanciati su quota 105 e sulle alture dell’Himeimat, dove nel 1942 l’assalto di 106 mezzi corazzati della 7^ divisione britannica fu respinto rendendo leggendario questo angolo di deserto.

Per realizzare l’iniziativa è stato necessario ottenere i permessi dalle autorità egiziane, dalle forze di sicurezza, nonché la scorta della polizia turistica; le autorità Egiziane hanno supervisionato tutte le attività commemorative, tra le altre anche un concerto presso il cimitero tedesco.

La cerimonia conclusiva, presso il Sacrario Italiano, ha previsto una messa a suffragio dei caduti; al termine sono intervenuti il Capo di SME Generale Pietro Serino e l’allora sottosegretario alla difesa, On. Stefania Pucciarelli.

Intorno all’altare si sono posizionati: la bandiera di Assoarma, il labaro dell’Associazione Nazionale Carristi, di cui fieramente sono stato portatore, il labaro dell’Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia, il labaro del Genio, il labaro del Rotary.


Se le vittorie fanno la storia e cambiano i destini dei popoli, ci sono, a volte, delle sconfitte che, per come si realizzano, creano il mito; El Alamein è una di queste. In quel deserto si è consumata una pagina gloriosa della storia umana di giovani ragazzi italiani che si sono opposti ad un soverchiante nemico per proteggere la ritirata delle forze tedesche. L’impari numero di soldati, la scarsezza di rifornimento e l’inferiorità degli armamenti hanno reso difficile, e per questo ancor più eroica, la tenace resistenza e controffensiva dei nostri soldati. Carristi, paracadutisti, bersaglieri, fanti, genieri, tutti uniti in un tragico e glorioso destino.

Oltre al lancio, il gruppo “congedati Folgore” è stato promotore di varie attività, quali un seminario tenuto dal prof. Bondesan che ha illustrato le varie fasi e i luoghi della battaglia di El Alamein.


Durante la visita al “Museo di Guerra di El Alamein”, dove sono esposti oggetti ed armamenti degli eserciti dell’Asse e degli Alleati, ho osservato da vicino il grande squilibrio tra gli armamenti degli Alleati e quelli dell’Asse, solo quelli tedeschi sembrano all’altezza. Solo il valore dei nostri ragazzi è riuscito a sopperire la sperequazione di corazzatura e calibro dei nostri M13 rispetto agli enormi Shermann e Grant. E’ emblematico osservare lo scafo di un carro Shermann, colpito ben 8 volte ma mai forato, fermato probabilmente solo per un colpo ai cingoli.

Nel deserto, nei luoghi della battaglia, ho osservato le trincee, i ripari e taluni resti delle piccole fortificazioni di difesa. Con deferenza e rispetto ho camminato sulle orme dei nostri soldati di 80 anni fa; è’ stato un ritornare ai momenti tragici che hanno scritto la storia dei nostri gloriosi ragazzi.
Inoltre, siamo stati sui luoghi simbolo di quelle tragiche battaglie: lungo la via dell’acqua, sulle postazioni di Deir El Taqa, Naqb Rala, El Taqa, dove hanno combattuto le nostre divisioni “Ariete” e “Littorio”, unitamente ai bersaglieri, ai genieri e ai fanti tutti. Sull’Himeimat, 400 uomini comandati dal T. Col. Giuseppe Izzo, si sono coraggiosamente contrapposti al soverchiante nemico.

Quelle postazioni e quelle sabbie ancora raccontano di umili e semplici storie quotidiane e di immense gesta eroiche.


Solo lontanamente si può immaginare quello che si è scatenato tra quelle sabbie.
Durante la visita alle postazioni nel deserto, mi è sembrato di udir ancora il vociare di quei giovani ragazzi che consumano il fugace rancio e raccontano, chi della propria mamma, chi della propria terra, chi della fidanzata. Nell’imminenza dell’ineluttabile, un ordine improvviso e perentorio che allarma e induce tutti ai propri pezzi, pronti a respingere, a colpire, a difendere sé, il commilitone e l’orgoglio di essere italiano. Poi l’inferno si materializza su di loro. E’ l’attacco, d’ora in poi la storia di loro dovrà parlare. Il siciliano, il toscano, il romano, il napoletano, ora uniti per sempre in un unico destino, fare la storia loro malgrado. All’improvviso mi accorgo che è una suggestione, mi sembra di star lì con quei ragazzi, probabilmente quelle sabbie, intrise di sangue e storia ancora riescono a insinuarsi nei pensieri evocandomi sensazioni, immagini e forti emozioni.

Nel Sacrario Italiano entro piano, piano, con devoto silenzio osservo i marmi dove sono tumulati i nostri ragazzi, l’emozione è unica e irripetibile, mi sento di colpo accolto, avvolto, abbracciato. Grazie ragazzi per avermi, per un attimo, fatto sentire uno di voi. L’andar via so che è un arrivederci.
Ho ancor nella mente, i tristi versi del Foscolo de “I Sepolcri”, chissà se “all’ombra dei cipressi e dentro l’urne confortate di pianto è forse il sonno della morte men duro?”.


Chi torna da El Alamein, spesso porta con sé un po’ di sabbia a ricordo delle gesta degli eroici ragazzi, ma il segno più grande e indelebile rimane nello spirito. Un viaggio ad El Alamein è un percorso che cambia chiunque, nel cuore e nell’anima. Non si può essere più gli stessi dopo un viaggio ad El Alamein.

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Dottor Aniello IZZO

Psicologo Psicoterapeuta
Ten. Fanteria carrista di complemento in congedo
Giudice Onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Roma
Precedentemente Responsabile U.O. TSMREE e U.O. Centro Diurno Adolescenti della Asl Roma 6

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