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Pubblicato il 01/01/2019

ACCUMULA PUNIZIONI E RIFIUTA UNA MESSA DI SUFFRAGIO : CONGEDATO

tribunale militare di Verona
Dopo l’ultimo episodio di insubordinazione , il più grave moralmente, un caporalmaggiore dell’Esercito è stato processato a Verona dai competenti organi giudiziari militari per disobbedienza pluriaggravata e condannato fino all’ultimo livello che ha sancito che la sentenza diventi definitiva. Nei suoi confronti è scattata la perdita del grado per rimozione e la cessazione dal servizio permanente.

L’ ultimo episodio che ha suscitato la grave censura:

avrebbe dovuto partecipare alla messa ricordare un commilitone morto, ma un militare di origini campane all’epoca dei fatti in forza alla caserma dell’Esercito di Motta di Livenza (Treviso) si era rifiutato adducendo, come motivazione, il fatto di essere non credente e appellandosi alla Costituzione.

Era il 2013 e la sanzione venne firmata dalla Direzione generale per il personale militare del Ministero della Difesa. La scorsa settimana è stata pubblicata la risposta del tribunale al ricorso presentato dal militare, dichiara che bene ha fatto l’Esercito e condanna il soldato al pagamento di mille euro di spese processuali. I giudici della ultima istanza hanno stabilito che il provvedimento di espulsione esso dall Esercito descrive la gravità del comportamento ed elenca i tanti precedenti. Si tratta di una evidente incompatibilità con il grado rivestito e lo status di militare VSP , costituendo “una violazione dei principi di gerarchia che improntano l’ordinamento militare tale da minare il rapporto di fiducia, appare esente da censure e non contrasta con i principi di proporzionalità e gradualità” .

A sostegno della decisione del tribunale militare anche una serie di precedenti punizioni ,. descrivendo “un soggetto che ha riportato, nel corso della sua pur non lunghissima carriera nell’Esercito, un rilevante numero di sanzioni disciplinari e ripetute valutazioni negative da parte dei superiori, almeno nella parte iniziale della carriera”. Per quanto concerne il rifiuto a partecipare alla messa perché ateo, i giudici hanno rilevato come il militare non si fosse in alcun modo preoccupato di avvisare i superiori di non essere credente. Non essersi dichiarato ateo precedentemente “induce a dubitare che nell’episodio l’interessato abbia realmente inteso tutelare i propri diritti costituzionalmente garantiti della libertà di pensiero e religiosa, inclusa l’obiezione di coscienza”.

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