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Pubblicato il 05/04/2018

ADDIO JIMMY- CANE CON LE STELLETTE

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EROE DEL LAVORO

Libero(ed. Nazionale, ed.Milano) pag. 15 del 05/04/2018

ILARIA PEDRALI
Era il veterano dei cani anti esplosivi. È morto in missione. Il cane Jimmy, un pastore belga Malinois di 11 anni ha perso la vita in Libano mentre cercava esplosivi da disinnescare sui veicoli in ingresso presso la base di Shama, sede del Comando del Settore Ovest della missione Unifil. Dopo oltre 10 anni di onorato servizio era prossimo alla pensione. Purtroppo per lui un malore lo ha stroncato e a nulla sono valsi i tentativi di rianimarlo. Jimmy, noto anche con il nomignolo «Gamais», era in forze al contingente dell’Esercito Italiano, inquadrato presso il Gruppo cinofili del Centro militare veterinario di Grosseto. Il suo valore militare e il suo fiuto eccezionale lo hanno portato nei più disparati teatri di guerra, dall’Afghanistan al Kosovo. In tutta la sua carriera militare questo commilitone a quattro zampe aveva portato alta la bandiera italiana nel mondo per ben sei volte. DRAMMA IN UN TWEET Un tweet dello Stato Maggiore della Difesa ha annunciato la morte di Jimmy, augurandogli buon viaggio. Una nota diffusa subito dopo il decesso ha spiegato che «la scomparsa di uno di questi militari a quattro zampe determina sempre costernazione per la loro preziosa e insostituibile opera, volta a garantire la sicurezza e l’incolumità dei propri commilitoni umani». Jimmy si è accasciato proprio mentre cercava bombe pericolose per i paracadutisti della Folgore che dopo dieci anni nel 2017 è tornata in Libano per assume il comando del Settore Ovest della missione Unfil, nella quale undicimila Caschi Blu dell’Onu vegliano sul cessate il fuoco fra Israele e il Paese dei Cedri. Circa 1200 militari italiani contribuiscono alla missione e Jimmy li proteggeva. Il suo era un ruolo che da quando è entrato in vigore nelle missioni internazionali ha assunto sempre maggiore responsabilità. Jimmy, poi, era speciale e dei tanti soldati a quattro zampe era uno dei più amati di tutto l’Esercito Italiano, tanto che i parà lo hanno salutato al grido «uno di noi!». VERA ECCELLENZA La presenza delle unità cinofile nel contingente, infatti, oltre a essere di fondamentale importanza, rappresenta anche un modo per stemperare le tensioni all’interno delle truppe nei momenti di relax. I cani come Jimmy negli anni sono divenuti un’eccellenza per l’Esercito, al punto che l’unità è diventata un vero e proprio battaglione, e un esempio per i reparti dei Paesi alleati i cui rappresentanti spesso chiedono di apprendere le tecniche di addestramento per le loro unità cinofile. Jimmy, in quanto pastore belga Malionois, era un cagnolone affettuoso, vispo e vivace. Sempre pronto all’azione e in grado di servire l’Esercito nelle missioni più versatili. Ma quello in cui eccelleva era la ricerca degli IED, gli ordigni esplosivi improvvisati, spesso fatali ai nostri militari. Anni fa, in Afghanistan riuscì a sventare un ordigno piazzato dai ribelli a Farah, sedendosi in mezzo alla strada e impedendo ai militari di passare e di saltare in aria. Il suo fiuto ha salvato la vita a moltissimi soldati italiani, e con il suo conducente aveva instaurato un legame profondo. Si pensava che dopo la pensione, da veterano, sarebbe stato affidato a lui, come spesso accade per i cani delle unità cinofile in forze all’esercito. Così non è stato perché la morte lo ha colto di sorpresa. Inutile il tempestivo intervento del Caporal Maggiore Capo dell’Esercito, e quello dell’Ufficiale veterinario del contingente. VICINO ALLA PENSIONE Jimmy, in cane con le stellette, non ce l’ha fatta ed è morto martedì mattina sul campo, mentre era in servizio. Era entrato nell’esercito quando era poco più che un cucciolo, nel Gruppo Cinofili del Centro Militare Veterinario di Grosseto, un centro unico nel suo genere, e in pochissimo tempo era diventato un militare a tutti gli effetti. Grazie al feeling che si era instaurato con il suo conducente, con il quale ha condiviso tutta la sua carriera militare e con cu si apprestava a trascorrere gli anni della pensione. Un rapporto, il loro, fatto empatia, gioco, addestramento, obbedienza, ma soprattutto di amore e fiducia reciproca. Finito troppo in fretta.

Il Tirreno ed.
sezione: GROSSETO data: 5/4/2018 – pag: 20
Autopsia sulla salma del “cane eroe”
Jimmy ha avuto una crisi respiratoria: è il primo quattro zampe del Cemivet a morire durante una missione all’estero

di Francesca Gori
GROSSETO
Sarebbe dovuto rientrare in Italia con il suo collega parà tra una paio di settimane e sarebbe andato finalmente in pensione. Jimmy, il cane cresciuto e addestrato al Cemivet, che fiutava gli esplosivi accompagnato dal suo conduttore, un caporal maggiore capo di Pistoia, è il primo cane dell’Esercito ad essere morto durante una missione all’estero. Aveva quasi 11 anni, era ancora giovane, e tra pochi giorni sarebbe stato finalmente libero dal servizio. Invece, il suo cuore due giorni fa si è fermato in Libano, là dove era arrivato quasi sei mesi fa e dove le condizioni, anche climatiche, non sono delle peggiori. Jimmy, per il Centro militare veterinario di Grosseto, non era solo un cane. Era uno dei soldati, al pari di tutti gli altri quattro zampe addestrati e affidati ai loro conduttori, con i quali si crea un legame indissolubile. Un legame che, quando si spezza, viene vissuto come un lutto, come se fosse morta una persona di famiglia. Succede nelle case di chi adotta un cane e succede anche negli alloggi dei militari che con i loro cani stabiliscono un legame fortissimo. Al Cemivet di Grosseto, la morte di Gamain è arrivata come un fulmine a cielo sereno. Il cane era stato sottoposto a tutte le visite di rito ed era sanissimo. Due giorni fa stava svolgendo un regolare turno di servizio per il controllo anti-esplosivo sui veicoli in ingresso alla base di Shama, sede del comando del Settore Ovest di Unifil, affidato all’Italia dove attualmente c’è la Brigata Paracadutisti Folgore. Gamain, come lo chiamavano i militari del Cemivet ha cominciato a respirare con affanno e il suo conduttore ha chiamato immediatamente il veterinario che si è messo in contatto con il collega del Cemivet. Nonostante i tentativi di rianimarlo, Jimmy non ce l’ha fatta e in Libano, alla base militare dove si è consumato il dramma, è ancora in corso l’autopsia per stabilire l’esatta causa della morte anche se l’ipotesi più probabile è quella del malore. Ora al Cemivet stanno cercando di capire se la salma o almeno le ceneri del pastore belga potranno essere riportate in Italia, in base alle leggi in materia sanitaria vigenti nel Paese nel quale stava operando. I cani in forza al Cemivet, che operano in tutte le missioni di pace nelle quali è presente il contingente italiano, sono un centinaio. Diversi hanno raggiunto la pensione: Jimmy avrebbe fatto lo stesso se non fosse stato ucciso da quel malore sotto gli occhi del suo collega umano con il quale aveva vissuto quasi in simbiosi.

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