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Pubblicato il 28/12/2014

AFGANISTAN: DOPO 13 ANNI LA NATO E GLI AMERICANI CHIUDONO LE MISSIONI DI COMBATTIMENTO . INIZIA “RESOLUTE SUPPORT”

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PARMA- I costi sono stati giganteschi. Basti pensare che al 31 dicembre, la permanenza per sei mesi, a truppe ridotte, è costata all’Italia 185.082.639 euro.

L’Italia schiera ad oggi 1.411 soldati, dislocati principalmente nella base di Herat e per il resto a Kabul.
l’Isaf, la International Security Assistance Force della Nato che per 13 anni ha affiancato le forze di Kabul nella lotta contro i talebani, chiude.

“Insieme abbiamo portato il popolo afghano fuori dal buio della disperazione e gli abbiamo dato speranze per il futuro”
, ha dichiarato il comandante dell’Isaf, il generale americano John Campbell, durante la cerimonia blindata a Kabul, “per l’Afghanistan comincia una nuova fase in cui la Nato e le forze di sicurezza afghane (Ansf) lavoreranno insieme per un futuro migliore”. “Avete reso l’Afghanistan più forte e i nostri Paesi più sicuri”, ha dichiarato Campbell rivolgendosi alle truppe della forza multinazionale.

L’addio è stato tenuto segreto fino all’ultimo per evitare attentati.
Dal primo gennaio la missione di combattimento dell’Isaf, che ha subito 3.485 morti dal 2001, sarà rimpiazzata da una missione di “addestramento e supporto” della Nato.
Si completa così il passaggio della responsabilità della sicurezza ai 350.000 uomini dell’esercito afghano.

Il timore è quello di una ripetizione dell’Iraq, dove il ritiro delle truppe americane nel 2011 ha sprofondato il Paese nel caos.
Un brutto indizio lo dànno le vittime civili, per lo più da attacchi talebani, che sono aumentate del 19% nel 2014, 10 mila solo a novembre, mentre quelle tra gli uomini della polizia e dell’esercito sono state 4.600.

Un’altra inquietante previsione la suggerisce il caos politico del paesei: l’Afghanistan non ha un governo da tre mesi e ci sono minacce di incriminazione per il nuovo presidente Ashraf Ghani e il premier Abdullah Abdullah che non hanno completato il passaggio parlamentare per il nuovo esecutivo di unità nazionale.
L’Italia è ancora presente in Afghanistan con 1.411 soldati, dislocati principalmente nella base di Herat e per il resto a Kabul, che nei prossimi mesi saranno gradualmente ritirati.


Tre mesi fa Ghani aveva promesso che in 45 giorni avrebbe reso pubblica la lista dei nuovi ministri, una promessa vana dato che non è mai riuscito a mettersi d’accordo con l’ex rivale alle presidenziali Abdullah. E mentre la politica va male, l’economia va peggio:prosciugato dalla guerra, il paese è al collasso.

La missione ISAF è nata nel 2001; l’Italia ne fa parte dal 2003. Il numero massimo di uomini saranno inviati nel 2011: 130 mila militari da 50 Paesi di tutto il mondo. Il suo compito è stato quello di assistere il governo afghano nel mantenimento della sicurezza a Kabul e in tutto l’Afghanistan, favorire lo sviluppo delle strutture di governo, estendere il controllo del governo su tutto il Paese, supportare gli sforzi umanitari, di risanamento e di ricostruzione dell’Afghanistan, contribuendo ad assicurare il necessario quadro di sicurezza agli aiuti civili apprestati dall’Unione Europea e dagli organismi internazionali.

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