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Pubblicato il 04/09/2020

AFGANISTAN: LA “MIA GALLINA” DIVENTA UN NOME

foto : donne afgane

PARMA – In Afganistan è stato preannmunciato da alcune associazioni di attiviste che sarà approvata una legge per la quale non si potrà più definire una donna my goat o my chicken ( la mia gallina, ndr). Le usanze afgane infatti prevedono che la donna non abbia il diritto ad essere chiamata con il suo nome , visto che tutt’ora pronunciarlo in pubblico è tabù, quasi un insulto. Di conseguenza, anche la umiliante legge in base alla quale nei certificati di nascita dei figli probiva di indicare il nominativo della madre, sarà abrogata. Gli osservatori sono convinti, però, che gli afghani, soprattutto nei centri rurali, non accetteranno la novità così facilmente, perché moglie e madri sono considerate una proprietà intima che non si deve esporre.
E’ Herat il primo distretto dove si sta sviluppando positivamente il percorso verso il riconoscimento della identità delle donne, dopo che nella stessa città era iniziata la battaglia contro l’uso del burqa. Citare il nome della donna è una vittoria simbolica ma importante, dopo che dagli anni 90 i talebani avevano ristretto le donne nelle case privandole dei diritti fondamentali come l’istruzione e il lavoro retribuito.
L’Afganistan moderno sta cambiando e convivono in quel grande paese molte sfaccettature: milioni di ragazze oggi frequentano scuole e università in tutto il paese e le donne svolgono importanti lavori governativi, ma ancora oggi , ad esempio, sulle tombe, le donne non hanno diritto al nome, visto che è consentito solo quello dei parenti maschi.
Secondo le attiviste afgane, tra le quali studentesse di teologia- confermano che nell’islam non c’è nulla che limiti l’identità delle donne.

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