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Pubblicato il 07/01/2014

AFGANISTAN: TRANSIZIONE ALLE PORTE CON MOLTE INCERTEZZE SUL FUTURO DEL PAESE.

PARMA- Anche le Nazioni Unite temono che l’Afghanistan si trasformi in uno stato con un’economia basata sul traffico dell’oppio. Così la pensano i britannici i cui capi delle forze armate affermano che c’è la forte possibilità che i talebani tornino al potere a partire dalle elezioni regionali di Maggio. Alcuni alleati ISAF credono che il Paese , nonostante siano stati armati e addestrati 350mila uomini, non ha la forza di resistere ai talebani. I fatti in Iraq,dove i qadeisti hanno ripreso una città simbolo, lasciano pensare ad ipotesi anche più complesse e difficili per l’Afghanistan.
Il ministro dell’Interno Angelino Alfano, in visita al contingente italiano ad Herat, ha assicurato: «Non abbandoneremo questo Paese». Lo ha promesso anche alla procuratrice capo della regione, Maria Bashir, che aveva chiesto espressamente che la comunità internazionale non tradisca l’Afghanistan. Solo ieri i militari ISAF hanno intercettato una bambina di dieci anni imbottita di esplosivo kamikaze, per volere di un capo talebano. Sembra addirittura che nella regione di Helmand, proprio dove i comandanti britannici si dicono pessimisti, i soldati afgani facciano già la ronda insieme a colleghi talebani.

Il presidente Hamid Karzai continua a rimandare la firma dell’accordo di sicurezza con l’Amministrazione americana, e questo rinvio rende alquanto confuso il futuro delle missioni occidentali in Afghanistan.
Gli Usa, irritati, hanno minacciato di ritirare tutti i soldati, in assenza dell’accordo. Lo stesso è accaduto due anni fa in Iraq: il Pentagono ha riportato a casa i soldati perché non era stato trovato un accordo con il governo di Bagdad sulla loro presenza nel paese. Eppure la storia si ripete, se nn chiariti in anticipo i punti chiave della assistenza militare. Prova ne sia che , nonostante il Segretario di Stato John Kerry e il capo del Pentagono Chuck Hagel assicurino che gli Usa non manderanno più soldati sul territorio iracheno, devono inviare masswicce quantità di armi ai soldati di Bagdad in lotta con al Qaeda a Falluja

COSA VUOLE KARZAI
Karzai aveva posto condizioni assi onerose agli Usa prima di arrivare a un accordo che lascerebbe nel Paese un contingente di alcune migliaia di soldati americani ed europei. Nonostante tutto non ha firmato entro la fine di dicembre, com’era previsto. Sembra volgia lasciare al suo successore il compito di chiudere l’accordo.

Le elezioni presidenziali sono in aprile e fino a quel momento regnerà incertezza.

Karzai sta prendendo decisioni assai irritanti per gli alleati: una di queste è mettere in libertà 650 detenuti della prigione di Bagram. Fra questi ci sono 88 individui che gli Usa considerano ad alto rischio, uomini che hanno ucciso soldati alleati e afgani, compiendo stragi. Nell’accordo che Karzai e gli Usa avevano raggiunto c’era il passaggio dell’amministrazione della prigione di Bagram nelle mani di Karzai, ma con la promessa che nessun detenuto ad alto rischio sarebbe stato messo in libertà.

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