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Pubblicato il 18/08/2019

AIUTO AD UN PARACADUTISTA DEL CAPAR CHE DEVE OPERARE LA SUA BAMBINA NEGLI USA PER EVITARE LA AMPUTAZIONE

Siamo stati informati stamattina di un caso che colpisce un paracadutista in servizio al Capar.
La sua storia è stata confermata da fonti interne.

Tutto è cominciato poco più di 2 anni. Jo , questo è il nome della bambina il cui caso Vi sottoponiamo,è nata con una serie di problemi: le mancavano due costole, ma soprattutto le è stata diagnosticata l’emimelia tibiale bilaterale. Contro ogni previsione, la piccola con il passare del tempo comincia a gattonare, ma è troppo piccola per poter essere trasportata su una carrozzina. Le viene ora applicato un tutore, per un’ora al giorno, che le permette di compiere piccoli passi, affinché le sue ossa possano rafforzarsi subendo il carico giusto.
L’unica via perseguibile sarebbe stata quella dell’amputazione.

“Abbiamo saputo di un bimbo polacco, Bartek Bulat, nato con la stessa patologia di Jo che dopo essere stato operato in Florida ha camminato, è cresciuto ed ora va persino in bicicletta”, racconta Irene, che ha deciso di rivolgersi al Paley Institute di Palm Beach dopo che in Italia le avevano dato poche speranze per sua figlia.
Negli Usa, invece, la piccola dovrebbe sottoporsi ad un intervento, con il quale le verrebbero letteralmente ricostruite le ossa mancanti. “Sono stata anche a Bologna da uno specialista – continua Irene – ma ciò che ci ha proposto non avrebbe migliorato la qualità della vita di Jo, perché avrebbero creato gambine più corte, senza la possibilità di piegarsi”. Così, il prossimo settembre la bimba insieme ai genitori volerà in Polonia, dove verrà sottoposta ad un visita per saperne di più sull’intervento da subire in America.
500MILA EURO
“Non sappiamo ancora quale sarà la cifra da pagare, ma ci hanno detto che si aggira intorno ai 500mila euro”. Da qui, la decisione di lanciare campagne di raccolta fondi online ed eventi benefici per raccogliere quanto più denaro possibile.

“A sinistra Jo deve sistemare il ginocchio, riallineare la caviglia e unire i due peroni presenti per far sì che il peso del corpo possa essere sostenuto. A destra, è presente soltanto un perone. Questo ha causato un’incurvatura dell’osso presente, che si è andato a posizionare più in alto di dove dovrebbe, la gambina risulta dunque più corta. Ginocchio, caviglia, lunghezza e curvatura sono dunque tutte da sistemare”, spiega ancora Irene, che conclude: “Jo non è l’unica bimba in questa situazione, ci sono anche Thalia e Giovanni, le cui storie sono molto simili. Spero che un giorno mia figlia si renda conto che è ho fatto davvero di tutto per lei. Se c’è anche solo una minima possibilità che lei possa camminare devo perseguirla”.



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