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Pubblicato il 30/03/2018

ARABIA SAUDITA: TUTTO CAMBIA NIENTE CAMBIA? DISSIMULAZIONE O INNOVAZIONE?

di Corrado Corradi

Su «La Bussola Quotidiana» dEL 29 Marzo c’é un articolo dell’ottima Souad Sbai in cui, con tutte le riserve della sua onestà intellettuale, la brava giornalista marocchina evidenzia che «Sta succedendo qualcosa nel mondo arabo, di cui con ogni probabilità non si ha ancora piena contezza. Il principe Salman vuole modernizzare l’Arabia Saudita, cuore del mondo sunnita wahabita, con una serie di riforme che potrebbero cambiare la società e spezzare i legami con il jihadismo».
L’articolo della Sbai fornisce degli spunti di riflessione interessanti e che fanno ben sperare ma… siamo sicuri che quella del principe Salman sia veramente un’apertura e non invece una manovra mirata a fornire agli USA e ai loro vassalli (fra i quali anche noi) le giustificazioni atte a sostenere un paese musulmano che grazie ad un principe illuminato é diventato «presentabile» (l’Arabia Saudita) contro un altro che, a tutti i costi, si vuole che sia «impresentabile» (l’Iran sciita)? Al quale l’arabia Saudita sembra essere intenzionata a muovere guerra per due ragioni sostanziali che s’intersecano: la prima, difficilmente assimilabile da noi europei perché di carattere squisitamente religioso, é attribuibile al reddae rationem tra sunniti e sciiti per dirimere l’annosa questione della «fitna» (la scandalosa rottura dell’unità in seno al mondo islamico) non più dilazionabile stante l’importanza regionale (e questa é la seconda ragione) acquisita dall’Iran sciita.
A ben guardare quelle «aperture» sono solo di facciata (infatti l’accesso integralista ed intollerante all’Islam nel paese saudita non é stato intaccato) e non erano più procrastinabili, e gli arresti, con confisca dei beni (e che quantità di beni! Quasi il PIL di un paese), sono soprattutto serviti a rimpinguare le casse dello stato in vista di un imminente incremento di spese militari e ad allontanare dalle stanze dei bottoni una sequela di principi (ben oltre il centinaio) che erano suscettibili di condizionare non poco i nuovi equilibri regionali ed internazionali voluti dal giovane Salman.
La realpolitik, quella che concede deroghe alla legge di Dio, esiste anche nei paesi più religiosi del mondo arabo islamico, si chiama «takiya», ossia la dissimulazione.

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