Pubblicato il 29/09/2021
ARCAS- ARMI INDIVIDUALI DEI SOLDATI ISPIRATE DAI VIDEOGIOCHI

E’ in circolazione il video promozionale del sistema di controllo per armi individuali denominato ARCAS ( AI-Powered, Computerized Solution for Assault Rifles) che vorrebbe aiutare il soldato coinvolto in combattimento nell’analizzare lo scenario e prendere decisioni sull’ingaggio degli avversari.
Il costruttore segue la politica di sviluppo più recente del controllo totale del campo di battaglia, per individuare e segnalare le minacce sia al soldat che alla centrale di controllo connessa con videocamere montate sul corpo del combattente. Qui si va oltra: il sistema consente anche di ottimizzare le traiettorie di tiro, agganciare i bersagli e avere informazioni visuali sul funzionamento dell’arma e sull’interazione con l’ambiente. Le informazioni sono diffuse anche agli altri membri della squadra in azione.
Cade la distanza anche visuale tra realtà e virtuale: il “nemico” non è più un corpo ma una icona sul sistema di puntamento, circondata da numeri, dati telemetrici e segnali di trasmissione. Siamo entrati nel mondo dei videogiochi e creeremo soldati diversi da come li immaginiamo.
Un joystick miniaturizzato è posizionato sull’impugnatura anteriore del fucile e le immagini che il soldato vede su uno schermo sul suo occhio, sono quelle di un videogioco.
Dopo l’111 settembre 2001 e dopo tutti gli eventi terroristici di cui è stata oggetto l’America , c’è stato il panico: la paura di non avere abbastanza strumenti di controllo e anticipazione delle mosse del nemico . Da qui la collaborazne tra mondo elettronico dei videogiochi che ha sfruttato la enorme potenza dei nuovi computer che hanno messo sul mercato videogiochi realistici e “terribili”, per come danno la sensazione di sterminare senza fatica gi obiettivi.
E’ cambiata la percezione dell’uccidere il nemico perchè il nemico è diventato crudele e asimmetrico e si cerca di inquadrarlo in uno schermo, farlo diventare una icone per annientarlo senza gli scrupoli che si potrebbero avere fissandolo negli occhi.
Ma la “macchina” di cui dispone il soldato, potrebbe togliere alle sue azioni la umanità a cui siamo abituati?
Sistemi come ARCAS proteggono il soldato ed eliminano eventuali errori su quale bersaglio colpire, riducendo il margine di errore persino sul percorso da fare e su quanti colpi è meglio sparare. Sepriamo che i libri ispirati alla deumanizzazione del soldato non abbbianmo ragione, quando descrivono il combattente dietro l’arma, come un mero supporto biologico che deve solo eseguire ordini che gli arrivano sullo schermo davanti agli occhi, prodotti da piattaforma matematico/ tecnologica.
La elevata autonomia operativa di una macchina creerà una nuova giurisprudenza sulla sua responsabilità autonoma rispetto a chi la utilizza? Verranno riconosciute colpevoli le macchine e non il soldato, in caso di errore e di eventuali “danni collaterali”? L’autodeterminazione individuale e la valutazione del nemico , fino ad oggi affidate al buon combattente, diventeranno un fatto di convenienza matematica passando su uno schermo e “obbigando” a sparare. S il soldato non seguirà “lordine” del sistema, potrà essere considerato colpevole di non avere eseguito l’azione più conveniente pe ril computer?
Ci sarà bisogno di soldati sempre più umani e capaci, perchè il primo nemico potrebbe diventare proprio la ignoranza tecnologica o la mancanza di “aggiornamenti” del sistema oppure una banalissima “batteria scarica” che potrebbe interferire sui comportamenti di squadra e individuali e costringere il soldato, disabituato al puntamento e al combattimento tradizionale, a cessare l’azione, o compierla facendo errori gravi, se non mortali ( per lui ed i suoi commiitoni).