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Pubblicato il 26/09/2016

ASSOCIAZIONE POLIS APERTA PER MILITARI GAY: MOLTI ISCRITTI. ARCIGAY: “SONO ALMENO 15MILA” I MILITARI GAY ITALIANI

PARMA- Polis Aperta, associazione dei gay italiani in divisa dichiara che ha oltre duecento iscritti ma che il numero di gay in uniforme ha numeri ben diversi.
Dice Polis: “Molti sono agenti di polizia locale e finanzieri delle città del nord, poi alpini e imbarcati in Marina”.

Dice Simonetta Moro, in polizia locale a Bologna e presidente dell’associazione:” nostro obiettivo è aiutare chi lo desidera a uscire dal silenzio”.
Fabio Pellegatta, presidente di Arcigay Milano dichiara che la percentuale è identica a quella della società civile, ovvero il 5 percento. Secondo questa valutazione, su 310mila poliziotti, agenti penitenziari, finanzieri, carabinieri e forestali, i gay sarebbero 15.500. A cui si aggiungono altri 3.595 omosessuali su 71.900 soldati (carabinieri esclusi).

I gay in divisa si sono dati appuntamento a Milano per il 10 ottobre, in un convegno alla Casa dei Diritti che mira a “spezzare uno dei tabù più duri da sconfiggere”.

L’iniziativa ha il patrocinio del Consolato degli Stati Uniti, che con Israele sono fra i Paesi che hanno adeguato la legislazione militare all’inclusione di gay e tranS

Fra gli ospiti, un transessuale ex agente del Mossad e la trans 49enne Stefania Pecchini, agente di polizia locale nel Milanese. Polis Aperta chiede al governo investimenti in formazione, per “contrastare l’omofobia, diffusa e tenuta sotto silenzio”, L’ufficio deputato a combattere le discriminazioni nelle forze di polizia è Oscad. Dal 2015 ha formato 60 funzionari e ufficiali di polizia di Stato.

Altri corsi sono previsti nelle scuole del corpo a Vibo Valentia, Campobasso e Peschiera del Garda. “Forze dell’ordine e forze armate sono specchio del Paese – dice il vicequestore Stefano Chirico, responsabile di Oscad – il sentimento sui temi della diversità non è differente da quello generale”.
“Con i transgender le polizie locali sono tolleranti. Nelle forze armate, Guardia di finanza compresa, il comma 9 , al contrario, definisce i disturbi della identità come ostativi all’arruolamento, sercondo una impostazione introdotta dal ministero della Difesa nel 1999.
La tabella delle “infermità neuro-psichichiche” cita “i disturbi sessuali e disturbi dell’identità di genere attuali o pregressi”. Quindi, niente assunzione.

“Io, dipendente del ministero dell’Interno in ruolo civile, non ho problemi – dice Sarah Musolino, transessuale – nei ruoli operativi è diverso”.

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