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Pubblicato il 06/08/2020

BEIRUT – PARLA DANILO COPPE ESPLOSIVISTA DEL PONTE MORANDI: ESPLOSI RAZZI E MUNIZIONI ALTRO CHE FERTILIZZANTI

PARMA- Danilo Coppe è un esperto di esplosivi. I lettori ricorderanno che è stato co-protagonista insieme al Nono Reggimento Col Moschin, della demolizione del ponte morandi . La analisi dei filmati e delle detonazioni lo inducono a pensare che quel deposito a Beirut non fosse di nitrato di ammonio. Lo dichiara alla Gazzetta di Parma, essendo Coppe parmigiano.


«Tutto quello che è stato detto finora sulle esplosioni avvenute a Beirut non coincide con quello che si osserva».
In primis, il nitrato di ammonio non c’entrerebbe con le violente esplosioni. «Una esplosione di nitrato di ammonio avrebbe colorato l’atmosfera di giallo – osserva
Coppe, presidente dell’Istituto ricerche esplosivistiche – invece dalle immagini si nota un colore ben più scuro, un rosso che non corrisponde al nitrato di ammonio ma a un materiale come il litio, usato come propellente per i razzi da guerra». Non solo. 2750 tonnellate di nitrato di ammonio scoppiando rilascerebbero vapori gialli. Secondo l’esplosivista parmigiano Coppe, il colore rossastro della nuvola corrisponde a quello causato dai composti di litio usati nei propellenti dei razzi
militari. Prima del boato principale invece erano esplose munizioni Per ottenere un disastro di quelle proporzioni bastavano dieci tonnellate di esplosivo ad alto potenziale- Secondo le deduzioni di Coppe quello esploso a Beirut sarebbe un deposito di armamenti
»
«Il crepitio che si poteva notare tra una esplosione e l’altra era quello di munizioni, probabilmente cartucce per kalashnikov che esplodendo hanno alzato la
temperatura nelle vicinanze fino a provocare la seconda esplosione » .

IL CAPORALE CALDARULO STA BENE

“Ricordo un boato fortissimo, indescrivibile.Gli avvenimenti si succedevano molto velocemente. Subito dopo l’esplosione c’è stato un attimo di smarrimento, abbiamo fatto un controllo tra noi per vedere se qualcuno stava peggio degli altri e ci siamo rasserenati. Io non mi ero nemmeno accorto della ferita: avevo un po’ di sangue dalla mano, ma niente di trascendentale. La cosa che tuttora ci preoccupa è la situazione della popolazione libanese. Non è stata una bella esperienza, ma noi siamo stati fortunati, altre persone purtroppo no”. Così il caporal maggiore capo scelto dell’Esercito Italiano Roberto Caldarulo racconta le fasi dell’esplosione a Beirut.

“I soccorsi sono stati quasi tempestivi nonostante la strade non fossero al massimo della praticabilità. La cosa bella è stata vedere la colonna del contingente italiano di Unifil quando è venuta prenderci. È stato bellissimo: il viaggio un po’ lungo, siamo arrivati in base verso l’alba”.

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