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Pubblicato il 05/02/2019

BERGOGLIO NEGLI EMIRATI: NON ILLUDIAMOCI di Corrado Corradi

Flemmatizziamo le aspettative e cerchiamo di non dare una eccessiva importanza all’incontro del Papa con le autorità religiose e politiche del mondo arabo-islamico riunitesi in Abou Dhabi il 04 febbraio scorso.

Le dichiarazioni d’intenti che giocoforza costituiscono il fulcro dell’incontro sono quasi scontate:
• «Siamo fratelli pur essendo differenti».
• Il comune punto di partenza é il «riconoscere che Dio è all’origine dell’unica famiglia umana» ;
• Il giusto atteggiamento «non è né l’uniformità forzata, né il sincretismo conciliante» ;
• ma la via da percorrere, è quella della «composizione dei contrasti e della fraternità nella diversità».

Tuttavia, si sappia che nulla potrà essere concordato in tale incontro perché nessuno dei 7 emiri che stanno a capo della federazione degli EAU detiene una benché minima legittimità religiosa e il Dott. El Tayeb Rettore dell’Università Moschea El Azhar de Il Cairo in fondo é un ‘oulema (dotto nella religione islamica) e Imam (colui che guida la preghiera) solo più importante ed ascoltato degli altri ‘Oulema e Imam del mondo arabo-islamico sunnita.

Il Papa invece, é il vicario di Cristo su questa terra ed é a capo del cattolicesimo pertanto non ha sostanzialmente incontrato nessuno del pari suo, non ha incontrato nessuno in grado di parlare univocamente per il mondo arabo-islamico sunnita perché nessuno dei presenti ne é titolato inquanto privo della necessaria legittimità religiosa.

A mia conoscenza (e ritengo di conoscerlo bene l’Islam avendolo bazzicato -da cattolico sempre più convinto- dal lontano 1965) l’unica figura che detiene la legittimità religiosa equivalente a quella del Papa é il Sovrano marocchino, che vanta una discendenza diretta da Mohammad ed é riconosciuto come «Amir al Mouminine» ossia «Principe dei Fedeli» il quale, in Marocco é garante anche per la libertà religiosa della nutrita comunità ebraica e di quella, meno numerosa, cristiana.

Il discorso dell’Imam El Tayeb, é stato un discorso, come si usa dire ai nostri tempi, decisamente «inclusivo», ha espresso la miglior tolleranza della religione islamica (quella tolleranza spesso tradita non solo dall’islamismo militante ma anche da importanti paesi del mondo arabo islamico… arabia Saudita in testa) ha sollecitato le comunità non musulmane a sentirsi pienamente integrate ma si é ben guardato dal definire jihadisti (ossia combattenti per l’Islam) i terroristi che hanno colpito in Europa e ha ribaltato il discorso sostenendo che si sono usati attentati compiuti da terroristi per buttare discredito sull’Islam… tutto cio’ é nell’ottica della più ortodossa takiya (dissimulazione).

Riprendo a memoria un articolo scritto qualche tempo fa da un giornalista marocchino (e che ho archiviato nella mia libreria ma che in mezzo a libri, riviste, giornali riguardanti l’Islam non riesco più a trovare) che diceva più o meno: fino a che l’Islam non avrà il coraggio di ammettere che i terroristi che urlano Allahu-Akbar sono musulmani che sbagliano, tuttavia sono musulmani, mai riuscirà a risolvere il problema del jihadismo.

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