OPINIONI

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Pubblicato il 10/12/2018

BRAVI SOLDATI E URLATORI AL NOCINO DI GRIDI DI BATTAGLIA

Italiani brava gente.
di Corrado Corradi

Da un commilitone in vena di ricordi di quando si era giovani ricevo questa fotografia che ritrae un vecchietto evidentemente somalo vestito in maniera approssimativa come un soldato italiano, a prima vista potrebbe sembrare una foto folcloristica in realtà é molto di più, testimonia e conferma un detto un po’ trito e ritrito e spesso mal interpretato «italiani brava gente».

Quel vecchietto era un ascaro italiano; si, uno di quei fedeli ascari della fascistissima canzone «me ne frego!» e che nell’ultima rima dice «c’é un ascaro che é allegro, é negro ma parla in italiano, per far veder che parla bene, proprio come si conviene ripete a perdifiato tutto il di’… me ne frego, non so se ben mi spiego, me ne frego, fo’ quel che piace a me».

Nel 1993 a Mogadiscio si presento’ agli Incursori del «Nono» un vecchietto somalo piuttosto malandato dicendo di essere stato un «ascaro» italiano.
Gli incursori, lo adottarono subito, lo ripulirono, lo vestirono con una uniforme un po’ improvvisata, gli diedero un vecchio moschetto, allestirono una tendina da campo per lui all’interno della base, e gli diedero un nome di battaglia: Sciré.

A mio avviso questa vicenda testimonia che noi italiani siamo brava gente.

Vediamo perché:
• Quel vecchietto, per almeno una sessantina d’anni aveva portato nel cuore quelli che erano i suoi colonizzatori presentatisi in casa sua in armi, cio’ sta a significare che quei colonizzatori armati che cantavano quella canzoncina dai tratti goliardici di cui sopra e quella più nota che diceva «faccetta nera… schiava tra gli schiavi… il tricolore sventola per te… ti porteremo a Roma liberata… dal sole nostro tu sarai baciata…» forse non erano cosi’ cattivi come vulgata post bellica vuole ma… erano brava gente, che in Somalia, Etiopia ed Eritrea, a differenza di altri colonizzatori avevano portato il benessere e la civiltà (consultare i Calendari Atlante De Agostini del decennio 1930-40 per rendersene conto)
• Il soldato vero é il contrario di Rambo; il soldato vero si distingue da quello farlocco perché é efficace e micidiale ma non é mai spietato e sa essere riconoscente… proprio come il soldato italiano che sempre ha saputo onorare quel «italiani brava gente» ma mai ha mancato di scucire l’ammirato rispetto del nemico (El Alamein, Nikolajevka, Izbushenski; Malta, Suda, Gibilterra, Nettuno, etc).

Inoltre, il soldato vero non scade nella figura rambesca e grand-guignolesca delle urla demenziali come «sterminio», «massacro», «distruzione»… e nemmeno é propenso a urlare ad ogni pié sospinto il suo grido di battaglia ma lo centellina per le grandi occasioni…

I soldati che urlano ad ogni pié sospinto, abusano del loro grido di battaglia e sono spietati, di solito sono quelli che combattono a battaglia finita, quelli che mentre si combatteva erano presso le salmerie… non é brava gente.

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