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Pubblicato il 31/12/2021

CAPODANNO: ORIGINI ANTICHISSIME-LE TRADIZIONI PIU’ DIFFUSE NEI SECOLI E NEL MONDO

il 1 gennaio è stato considerato il primo giorno dell’anno a partire dal 46 a.C. con l’introduzione del calendario giuliano. Prima dell’istituzione del calendario promulgato da Giulio Cesare, infatti, il primo giorno dell’anno coincideva con il primo giorno di marzo.

I primi festeggiamenti risalgono alla festa in onore del dio romano Giano – nome da cui deriva quello del mese di Gennaio – che si festeggiava subito dopo i Saturnali, le feste romane per il dio Saturno, che chiudevano l’anno. Durante i secoli successivi, nonostante molti paesi europei avessero impiegato il calendario giuliano che fissava Capodanno il 1 gennaio, in realtà la data del 1 giorno dell’anno cambiava da zona a zona. Ad esempio in Inghilterra, Irlanda, Pisa e Firenze il Capodanno di celebrava il 25 marzo. In Spagna, invece, il primo giorno dell’anno era fissato al 25 dicembre, in corrispondenza con il Natale. In Puglia, Calabria e Sardegna si festeggiava il 1 settembre, che equivaleva al 14 settembre nel calendario gregoriano.


Simboli e usanze legate al Capodanno:
•Durante la notte tra il 31 dicembre e il 1 gennaio, si indossa biancheria intima rossa. L’origine di tale pratica è controversa: secondo un’antica leggenda cinese, durante il Capodanno il Nian, una feroce bestia divoratrice di uomini, riemergeva dagli abissi e gli uomini cinesi, per spaventare e rimandare il demone da dove era venuto, usavano indossare il colore di cui la bestia aveva paura: il rosso. Per quanto riguarda la tradizione romana, pare che già nel 31 a.C., sotto l’impero di Ottaviano Augusto, uomini e donne romani utilizzassero indumenti rossi durante il Capodanno romano come simbolo di potere, amore, salute e fertilità;

•I botti in passato avevano il preciso intento di scacciare gli spiriti maligni che si scatenavano nel momento di transizione tra il vecchio e il nuovo anno;

•Il rituale che consiste nel gettare le cose vecchie e rotte dalla finestra simboleggia l’abbandono del superfluo per un nuovo inizio, auspicando un anno migliore del precedente. Il lancio dei piatti e dei cocci è simbolo di liberazione dal male accumulato durante l’anno che sta per volgere al termine.

•Il melograno simboleggia la fedeltà coniugale e la fecondità, ecco perché va mangiato l’ultima notte dell’anno con le persone care;

•Le lenticchie, oltre che simbolo di sostentamento fisico e mentale, per via della loro forma circolare ed essendo difficilmente quantificabili, sono un inevitabile richiamo ai soldi. Simboleggiano un anno ricco di abbondanza;

•Nella tradizione alchemica, la forma ovale della noce, quando è ancora racchiusa nel mallo, ricorda l’Uovo Filosofico, in cui la Materia viene preparata per il compimento della Grande Opera. Il frutto, però, è l’allegoria stessa dell’essere umano: il mallo rappresenta la carne, il guscio le ossa, il dolce e candido gheriglio l’anima;

•Immancabile il rito della bottiglia da stappare: a casa, il tappo che salta energicamente dalla bottiglia regala (si dice) il matrimonio entro 1 anno a chi ne è colpito e, in ogni caso, evoca ricordi, tanto che molti scrivono su di esso la data per poi conservarlo. Al ristorante la procedura corretta prevede che si sollevi il tappo producendo solo un sibilo ma si sa, a San Silvestro uno strappo alla regola è concesso;

•A tavola non manca l’uva perché “chi mangia uva a Capodanno, conta i quattrini tutto l’anno”: per via dei suoi acini, tale frutto è simbolo di abbondanza e prosperità, oltre ad essere legato, nella religione cristiana, all’Ultima Cena, per cui simbolo di salvezza e grazia del cielo;

•Il vischio per tradizione va colto non con la mano sinistra, colpendolo con un bastone o una freccia ed afferrando il cespo al volo prima che tocchi terra. Questa tradizione si ispira al simbolismo del vischio stesso: una pianta semi-parassita e sempreverde che vive sui rami del pino silvestre, del melo, del pero e della quercia. Il vischio era anche la pianta associata alla dea anglosassone Freya, sposa del dio Odino e protettrice dell’amore e degli innamorati. Tradizione vuole che chi sta sotto il vischio si baci per avere la sua protezione eterna, simbolo della vita e dell’amore che sconfigge la morte: per cui due innamorati che si baciano sotto un ramoscello della pianta terranno lontani da loro problemi e difficoltà, mentre se nel periodo natalizio una ragazza che si trova sotto il vischio non viene baciata dal suo amato, non si sposerà per l’intero anno a venire. Il vischio era usato dai Druidi nei sacri cerimoniali e nelle cerimonie di purificazione, mentre i Celti ritenevano che la pianta nascesse dove era caduta una folgore, simbolo di discesa divina.

•Tra i cibi portafortuna, da nord a sud, tra le portate del cenone, gli italiani non rinunciano allo zampone, essendo carne grassa e nutriente di maiale, rappresenta l’abbondanza, pertanto mangiarlo nella notte tra il 31 dicembre e l’1 gennaio è auspicio di un nuovo anno molto prosperoso.

strenne: ricevere molti regali, infatti, è simbolo di abbondanza per tutto l’anno. L’uso presso i Romani si chiamava “streniarum commercium”.

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